beh ma se la mettiamo così solo il sole è una forzante
le variazioni di concentrazione di vapore e quindi di nuvolosità sono una riposta a situazioni contingenti
ma al di ciò il vapor acqueo è un punto cardine del sistema sia a livello di albedo che di effetto serra a seconda di come la si guardi
la quantità di vapore acqueo in atmosfera dipende dalla temperatura della stessa
se la temperatura aumenta, il vapore acqueo aumenta e diventa un feedback positivo
se la temperatura diminuisce, il vapore acqueo diminuisce e diventa un feedback negativo
se l'uomo non intervenisse solo il sole sarebbe una forzante, e parlo dei cicli sopradetti non di modificazioni del sole in se che sono poco significative, se non anche queste considerate in tempi geologici
a cui sarebbero da aggiungere modificazioni della distribuzione di terre a diverse latitudini ed altri fattori che sono significativi solo in tempi geologici
i vulcani sono forzanti nel breve termine, essendo la co2 vulcanica poco significativa e gli aerosol significativi solo in range di pochi anni
i gas serra di natura antropica sono certamente una forzante
Ultima modifica di paolo zamparutti; 13/10/2019 alle 21:27
whatever it takes
uhm
non è così lineare la questione, ne avevo parlato in altri td sull'impatto delle nubi in rapporto ai valori dell'albedo e dell'orl
la forzante solare non è solo la costante quindi ci andrei cauto a dire che l'effetto è insignificante
comunque preferisco non andare troppo ot
a quali studi (pubblicati) fai riferimento per le nubi?
whatever it takes
per quei dati mi ero appoggiato a del materiale di un corso di climatologia dell'unimi (dell'anno scorso eh, non 1920 ) vedrò di recuperare le fonti
comunque al netto dei pesi tra albedo e orl nel bilancio energetico è piuttosto intuitivo immaginare quanto possa incidere la formazione di nubi su alcuni aspetti
https://icdc.cen.uni-hamburg.de/fileadmin/user_upload/icdc_Dokumente/EUMETSAT-CMSAF/pfeifrothetal_TrendsandVariabilityofSurfaceSolarRadiationinE uropebasedonSurfaceandSatelliteBasedDataRecords_JGR-D_123_1735-1754_2018.pdf
comunque l'unica forzante esogena e quindi estranea al sistema terra è il sole
ripeto, se prendiamo il ragionamento in quei termini è ovvio che diventi l'unica
tutti gli altri possono essere considerati feedback interni (e tutti da feedback di risposta alla condizione x possono divenire forzanti per variazioni significative)
la biosfera è da sempre una componente del sistema, prima che ci fosse l'uomo e a maggior ragione ora
nulla di nuovo
Ultima modifica di Alessandro1985; 13/10/2019 alle 23:30
Stasera ho riguardato quel grafico, e ho pensato a una cosa: se le polveri sono state rilevate nei ghiacci, probabilmente li rivestivano in parte. Allora mi sono venute in mente le immagini dei ghiacci e delle nevi della Groenlandia ricoperte di fuligine che ne diminuisce l'albedo a causa del fatto che inscuriscono le superfici glaciali, portandoli a riflettere meno radiazioni, e piuttosto ad assorbirne.
Ho trovato questa ipotesi (Ellis et all, 2016):
Modulation of ice ages via precession and dust-albedo feedbacks
Sintetizzandola: quando la glaciazione avanza, si liberano più polveri. Queste ricoprono le calotte nel corso di millenni, abbassando l'albedo e il tasso riflettente delle superfici ghiacciate. L'inversione di tendenza si ha quando il forcing orbitale aumenta nettamente e contemporaneamente le calotte glaciali sono "impolverate" (diciamo così ). Ciò risponderebbe anche a una delle mie domande fatte ieri, cioè come mai ad alcuni aumenti dell'insolazione estiva nell'emisfero boreale in corso di glaciazione non corrisponde l'innesco della fine della stessa e il passaggio a un interglaciale: il motivo è che quegli aumenti capitano in periodi della glaciazione in cui la concentrazione di polveri non è ancora alta, e quindi i ghiacci sono ancora "puliti" e privi di polveri che ne riducono la capacità riflettente.
Non solo: lo studio avrebbe scoperto che la polvere deriva soprattutto dai deserti (a quanto hanno scoperto, quella delle carote della Groenlandia per la glaciazione di Wurm sarebbe soprattutto del Gobi, quella antartica proverrebbe dalla Patagonia). Deserti che avanzano quando i livelli di CO2 precipitano a concentrazioni sotto le 200 ppm, che sono quasi letali per molte piante (pare che molte muoiano quando in atmosfera ce n'è meno di 150 ppm). Per cui, morendo e decomponendosi, contribuirebbero alla desertificazione e all'emissione di polveri.
In poche parole, l'origine sarebbe lo stesso freddo che innescherebbe dei feedback "latenti": più ghiaccio significa più freddo, che significa maggiore "intrappolamento" della CO2 (la solubilità di un gas in un liquido è inversamente proporzionale alla temperatura: più fa freddo, più un gas -dunque anche l'anidride carbonica e i gas serra- vengono disciolti in acqua e quindi meno gas resta in forma di vapore). Questo determina oltre al gelo una maggiore desertificazione delle lande non ghiacciate prossime ai poli per morte delle piante che dalla CO2 dipendono, e quindi maggiori polveri che vanno a ricoprire i ghiacci e a ridurne l'albedo. Quando a questo feedback negativo si aggiunge la forzante solare (aumento significativo dell'insolazione per migliaia di anni) ciò determinerebbe maggiore sciogliemento dei ghiacci e quindi passaggio a un clima più caldo (interglaciale).
Che ne pensate?
Queste potrebbero intervenire nell'innesco di una glaciazione invece, riducendo ulteriormente l'albedo quando i ghiacci si espandono (come nell'attuale fase di "Neoglaciazione"). Forse il maggiore gradiente termico meridionale che determina l'avanzamento dei ghiacci per il calo dell'insolazione porta a un abbassamento dei fronti perturbati o a maggior frequenza di ciclogenesi che riducono l'albedo delle superfici non ancora ghiacciate e per di più causano precipitazioni nevose che rinforzano la crescita dei ghiacci e la favoriscono.
D'altronde tutto questo processo è ciò che accade nella stagione autunnale/invernale a livello emisferico.
So che man mano che avanzano i ghiacci diminuisce il livello dell'acqua disponibile sotto forma di vapore e quindi anche in forma di nubi (anche perchè le superfici ghiacciate divengono sede di anticicloni termici), quindi forse l'effetto che ipotizzo avrebbe senso solo nelle primissime fasi, quando si è ancora nella fase discendente di un interglaciale. Il meccanismo dopo si interromperebbe sia per i due motivi che ho appena esposto (meno acqua liquida e vapore, maggiore estensione di anticicloni termici) sia perchè l'abbassamento dei livelli del mare limiterebbe o annullerebbe le ciclogenesi in aree importanti, sia perchè si indebolirebbero le correnti calde oceaniche con un abbassamento generale delle temperature acquatiche.
E' un'ipotesi che butto lì, non so se ci sono ricerche in proposito.
Ultima modifica di burian br; 13/10/2019 alle 23:13
Comunque ringrazio anch'io Alessandro e chiunque stia intervenendo. E' un argomento appassionante, e che mi ha sempre affascinato, ma non avevo mai avuto l'occasione di "studiarlo" e parlarne con altri.
Segnalibri