non si potrà certo farlo finché si derubricherà ogni variabilità cosiddetta naturale come semplice rumore di fondo
io però mi stupisco che si debba ragionare ancora su oscillazioni interne "a priori", come se non esistessero i fenomeni di interrelazione accennati nell'altro td
che ovviamente sono incidenti in un modo sulle sst e in altro sul resto della colonna oceanica
Sul queste ricostruzioni ci sono ancora moltissime incertezze, visto che sembrano confliggere fortemente con le evidenze archeologiche relative all'insediamento vichingo in groenlandia.
Ad esempio un recente paper ipotizza un andamento opposto, non sono riuscito a trovare una versione open ma l'abstract mi sembra molto chiaro.
https://pubs.geoscienceworld.org/gsa...dFrom=fulltext
More positive δ18O values are found between 900 and 1400 CE, indicating a period of warmth in South Greenland superimposed on late Holocene insolation-forced Neoglacial cooling, and thus not supporting a positive NAO anomaly during the MCA. Highly variable δ18O values record an unstable climate at the end of the MCA, preceding Norse abandonment of Greenland.
Qui si può trovare una presentazione più divulgativa.
https://www.eurekalert.org/pub_relea...-sst020519.php
Una NAO negativa sarebbe anche molto più coerente con il forcing pacifico.
Sicuramente i vulcani a nell'ultima parte del mwp, a partire da metà XIII secolo, hanno avuto un ruolo importante, il segnale delle eruzioni vulcaniche nei dati strumentali moderni è fortissimo e potrebbero spiegare la forte variabilità evidenziata da questo articolo in quel periodo.
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Si, mi era risaltata infatti l’enorme differenza (conclusioni diametralmente opposte circa la NAO) con quanto invece tu ipotizzavi circa l’andamento durante la PEG e il Medioevo.
C’è da dire che la ricostruzione di Ortega è meno estrema di quella di Trouet, è fondamentalmente riduce il periodo di NAO positiva predominante a 1200 e 1300 (XIII e XIV secolo). Gli insediamenti vichinghi cominciarono verso il 1000 (stando alla saga di Erik il Rosso), e Ortega nemmeno riesce a spingere così lontano a ben vedere con le ricostruzioni, quindi ciò non esclude sia stato un periodo di NAO negativa (in effetti prima del 1100 pare fosse molto negativa anche in quella ricostruzione).
In effetti gli insediamenti vichinghi diminuirono dopo il 1200 e furono abbandonati verso il 1350.
Insomma, forse le due ricerche possono venirsi incontro.
Ho trovato questa interessantissima serie di slide che citano modelli climatici, dati paleoclimatici e ricostruzioni (anche fondate sulla storia dell'Impero Bizantino) del periodo 800-1300, fondamentalmente l'ultima fase dell'Impero Romano d'Oriente. Si concentra ovviamente su Anatolia, Egeo e Grecia.
Molto pratica la divisione in periodi cinquantennali, elencando per ognuno di esso il numero di eventi freddi e caldi riportati dalle fonti storiche, nonchè gli eventi di siccità o periodi molto piovosi sempre tratti dalle fonti umane.
Dato che la stabilità politica dell'impero bizantino dipendeva strettamente dall'agricoltura che era la principale fonte di reddito, ne deriva che quanto meno per la pluviometria dell'area si hanno forti evidenze della correttezza delle fonti storiche.
Tra i proxy ve ne sono diversi, alcuni da cave, uno dall'Egeo (M2) e altri dall'analisi dei pollini. E' stato ricavato un profilo dell'andamento delle precipitazioni durante l'estate (Maggio-Settembre) e durante l'inverno (Ottobre-Marzo/Aprile).
Anche un profilo delle SST egee.
E' mostrata anche una simulazione climatica globale circa la MCA (chi è che dice che si trattasse di un'anomalia locale? Dal modello adoperato, Landrum et al 2013, risulta globale, e abbastanza forte nelle aree artiche e settentrionali dell'emisfero boreale).
La ricerca non dice nulla sulla tendenza alla NAO (limitandosi a indicare i periodi di NAO positiva prevalente stando a Trouet da una parte, e a Mann dall'altra, ma adesso bisognerebbe aggiungere quella di Ortega), ma credo si possa intuire: direi abbastanza in sicurezza che il periodo 1050-1100 è compatibile con un quadro di NAO negativa (eventi caldi presenti, come anche quelli freddi, e periodo molto piovoso). Allo stesso modo il periodo 951-1000.
Dal 1100 al 1200 periodi siccitosi frequenti, così come anche eventi freddi. Compatibile con quadro di NAO positivo. Dal 1175 al 1200 frequenti siccità invernali. Anche le SST egee erano più alte.
SST alte anche (aumento di 1°) nel periodo 901-950, che in effetti è compatibile con quadro di NAO positivo (più frequenti eventi siccitosi e freddi, specie in inverno).
Sugli altri periodi non saprei che dire, forse c'era più variabilità. E' segnalata una lunga siccità tra 1020 e 1040 a Costantinopoli e in generale nell'impero. Al tempo stesso tra 1000 e 1050 sono segnalati anche periodi molto piovosi.
Vi lascio con il link :
https://climatechangeandhistory.prin...mann_et_al.pdf
Si in effetti il contrasto è soprattutto con la ricostruzione di Trouet, quella di Ortega è abbastanza coerente.
La PDO è fortemente negativa dal 700 a poco prima del 1100, quindi la fase fortemente negativa della nao dovrebbe terminare poco dopo l'inizio di quella ricostruzione. Attorno al 1200 c'è una fase fortemente positiva della PDO, che avrebbe comportato un netto rialzo NAO, poi reso più prolungato dalla forte attività vulcanica del secolo successivo.
Bisogna inoltre considerare che la relazione tra PDO e NAO non è lineare, ma è fortemente mediata dai cicli propri del nord Atlantico. Anche il progressivo raffreddamento dell'Atlantico dopo il 1200 potrebbe aver contribuito ad un rialzo della NAO.
Un peggioramento delle condizioni climatiche Groenlandesi è inoltre coerente con il cambiamento della dieta degli abitanti nel corso del XIII secolo, con la scomparsa dei bovini e in generale la riduzione degli animali allevati e un aumento della carne di foca.
http://nyheder.ku.dk/alle_nyheder/20...a._AD_1450.pdf
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Ultima modifica di snowaholic; 10/01/2020 alle 21:18
Visto che stiamo un po' sviando verso epoche più recenti rispetto al Pliocene cui ci stavamo dedicando, ne approfitto per pubblicare finalmente le mie ricerche sull'Eemiano.
Il 95% del lavoro lo avevo già fatto il mese scorso, selezionando studi e stendendo il seguente resoconto. A causa però della mia brutta tendinite e poi delle feste non ho avuto nè tempo nè possibilità (nè voglia a una certa ) di sistemare le conclusioni e di editare il tutto.
Vi auguro buona lettura, come sempre evidenzierò le parti più salienti in grassetto.
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PARTE 1: INTRODUZIONE
Pur avendo abbandonato il Pleistocene, credo sia interessante e doveroso concludere con una parentesi sull'Eemiano. Lo faccio adesso che trattiamo il Pliocene non a caso: infatti molti scienziati guardano con molta attenzione a questi due periodi della storia climatica della Terra, essendo stati i periodi più caldi degli ultimi 5 milioni di anni, per vedere cosa attenderci nel prossimo futuro dal GW. Infatti entrambi i periodi non dovrebbero avere medie lontane da quelle che si prospettano per il 2100.
Ma su queste analogie torneremo in un altro intervento.
Per ricostruire l'Eemiano questa ricerca è esemplare, un vero tesoro per ricchezza e completezza di informazioni:
The last interglacial climate: comparing direct and indirect impacts of insolation changes | SpringerLink
Ho scelto essa per la completezza nonchè per il buon modello che utilizza. Ma questo modello, come scriverò nelle conclusioni, presenta diversi limiti, e probabilmente sottostima di 1-1,5° l'anomalia reale che si ebbe nell'Eemiano.
Ciononostante è ottima
Intanto le definizioni: l'Eemiano (o più propriamente il Penultimo Interglaciale, "Last Integlacial" o LIG in inglese) è stato il penultimo interglaciale del Pleistocene, nonchè il periodo più caldo almeno degli ultimi 3 milioni di anni o quasi, superiore in magnitudo anche all'Optimum Olocenico. Esso durò da 129 a 116mila anni fa, e le cause sono arcinote: il forcing orbitale. L'insolazione infatti raggiunse il suo apice a 65°N in estate proprio durante il LIG, con valori nettamente superiori di decine di W/m2 rispetto al picco d'insolazione dell'Olocene. Il picco assoluto si è verificato, in particolari, circa 125mila anni fa. La ricerca dunque sceglie proprio questo "istante" del passato per eseguire le sue simulazioni climatiche, aspettandosi che il picco nel riscaldamento artico sia occorso proprio 125ka anni fa. In effetti, a sostegno di questo, vengono i dati della carota NEEM, estratta dalla Groenlandia nord-occidentale e risalente fino all'Eemiano (una delle poche aree ad essere sopravvissute al disgelo del penultimo interglaciale), che mostra un picco del warming tra 128 e 124 mila anni fa.
Inoltre i proxy sul livello del mare (e.g. Kopp et al. 2013) suggeriscono che il livello del mare raggiunse il suo massimo (stabile, con diminuzione dello scioglimento dei ghiacci) proprio attorno a 125ka anni fa. Insomma, la scelta del periodo cronologico pare azzeccata e corretta
Il modello usato impiega questi valori orbitali e di composizione atmosferica:
Eccentricità Obliquità Precessione (ω+180°) CO2(ppm) CH4 (ppb) N2O (ppb) LIG (Eemiano) 0.040013 23.798° 307.14° 276 640 263 1850 d.C (PI) 0.016764 23.459° 100.33° 285 791 275
Complessivamente, i forcing orbitali si traducono nel seguente andamento dell'insolazione nei vari mesi nell'anno:
E' un grafico davvero ottimo perchè rende il parametro dell'insolazione su tutto il globo
Sull'asse delle ordinate infatti è riportata la latitudine (dal Polo Nord al Polo Sud), mentre su quello delle ascisse i mesi dell'anno.
La legenda con i colori mostra bene le anomalie rispetto all'epoca preindustriale (fondamentalmente ad oggi).
Si nota bene come nell'emisfero boreale ci fosse un picco massimo di insolazione tra Giugno e Luglio, con anomalia fortemente positiva rispetto ad oggi. L'anomalia era invece negativa ad Ottobre e Novembre, e verso l'Equatore anche in tutto l'inverno.
Nell'emisfero meridionale invece anomalie negative durante la loro estate (nostri mesi invernali) e positive durante il loro inverno.
Quanto ho descritto è necessario ricordarselo: il clima della LIG era infatti più caldo, ma al tempo stesso più estremo. Nelle latitudini intermedie quali le nostre infatti in inverno faceva anche più freddo in alcuni mesi. Al tempo stesso in Antartide il fatto che l'insolazione massima fosse nel loro inverno ne attenuava gli effetti, con un warming molto meno intenso.
Sulla destra, infine, un grafico che mostra l'anomalia complessiva per latitudine dell'intero anno:
- ai poli (90°N/S): +2,5 W/m2
- a 40/45°N-S (le nostre latitudini): +0,20 W/m2 (praticamente identica a oggi)
- all'Equatore: addirittura -0,5 W/m2
Ultima modifica di burian br; 10/01/2020 alle 04:33
PARTE 2
I DATI PALEOCLIMATICI DEI PROXY
Analizziamo ora i risultati, ma prima di farlo, diamo uno sguardo ai proxy e alla ricostruzione sulla base di essi da un ensemble di 16 modelli (proxy a cura di Turney and Jones [2010]; McKay et al. [2011])
Ed ecco le sorprese cui accennavo!
Stando all'insolazione, infatti, abbiamo valori sotto la media odierna ai Tropici! Ed ecco quindi come il clima fosse più fresco in generale alle latitudini tropicali. Il tutto favorito e esaltato da un forte monsone, tanto che le aree ad esso soggette (Africa subsahariana e India/Sud-est asiatico) sono le zone con l'anomalia negativa maggiore (fino a -2° stando ai modelli).
Al tempo stesso, dai proxy e dai modelli, si evince come il warming nell'emisfero australe non fosse significativo. Il che non vuol dire che non ci sia stato: ricordo infatti che le anomalie sono rispetto al 1850-1880, cioè all'epoca preindustriale! Ciò significa che l'emisfero australe dell'Eemiano fosse più fresco o al più identico a oggi come temperatura media!
I proxy suggeriscono un clima più fresco anche nell'Atlantico extratropicale, fino alle Azzorre.
Entrambi (proxy e modelli) concordano infine su un pesante warming dell'Artico e dell'Europa, ma differiscono tra loro per la magnitudo: fino a +5/7° rispetto all'epoca preindustriale stando ai modelli, ma sulla base dei proxy con punte anche +9/10° in alcune zone (dunque 4/5° più caldi rispetto ad oggi).
Questa "sottostima" del warming da parte dei modelli spiega parte della discrepanza che dicevo tra dati paleoclimatici, che suggeriscono anomalie positive ben più intense, e simulazioni che invece vedono una situazione non dissimile da quella attuale o al massimo lievemente più calda.
PARTE 3
RICOSTRUZIONE DEI MODELLI MATEMATICI
Quanto visto è in discreto accordo con la simulazione della ricerca che stiamo esaminando :
Le aree con puntini sono quelle in cui non si riscontrano differenze statisticamente rilevanti con il giorno d'oggi.
Ma andiamo nel dettaglio, perchè questo studio fantastico lo consente : ecco a voi le anomalie termiche per stagione, con affianco anche un grafico sul dF, cioè sulla differenza tra l'insolazione di oggi e quella dell'Eemiano per ogni stagione relativamente a tutte le latitudini (in W/m2, naturalmente):
DJF= inverno; MAM= primavera; JJA= estate; SON= autunno. Dalle iniziali dei mesi di ogni stagione.
Possiamo dunque eseguire delle prime conclusioni, quanto meno sull'aspetto termico.
L'anomalia globale risulta +0,5°C rispetto all'epoca preindustriale. La temperatura media del mondo, dunque, non sarebbe stata differente da quella del trentennio 1961-90. Il risultato è in accordo con le altre ricostruzioni modellistiche di cui una sintesi abbiamo visto sopra, che vedono il picco caldo dell'Eemiano 0,0 ± 0,5°C rispetto al 1880.
Ma in realtà considerando tutti gli enormi distinguo che si devono fare, non è nulla di eccezionale, nè invalida il fatto che nel nostro emisfero sia stato di certo un periodo ben più caldo anche rispetto al nostro caldo mondo del 2020.
Infatti, come detto, se da un lato il warming fu pesantissimo in Artico e alle latitudini circumpolari, dall'altro si ebbe un diffuso raffreddamento delle latitudini tropicali, che non dimentichiamo essere ben più vaste in termini di superficie! Non dobbiamo infatti pensare in termini di proiezioni da planisfero: la Terra è (quasi) sferica, e le latitudini tropicali ne rappresentano la maggiore superficie!!
Inoltre nell'emisfero sud il clima non appare nè dai proxy nè dai modelli più mite di oggi, anzi. In pratica fu un riscaldamento intenso e superiore a quello tuttora in corso solo nella fascia tra i 30° e i 90°N.
Il modello restituisce le seguenti anomalie medie annuali:
- +0,7° per il NH
- +0,2° per il SH
Nell'Artico, addirittura, ben +2,4° di warming, che oscillano dai +1,8° della primavera ai +2,9° dell'estate.
IL PACK ARTICO
Il responso non si fa attendere sull'estensione del pack polare:
Si può dunque già evidenziare che in inverno il ghiaccio artico fosse meno esteso rispetto ad oggi. Interessante che le anomalie riguardino all'incirca le medesime zone di oggi! Ovvero il mare di Barents, mare di Bering, e la costa orientale del Canada.
In estate in pratica le anomalie erano paragonabili ai nostri minimi di oggi! In effetti le simulazioni riportano in estate circa +3° in Artico rispetto all'epoca preindustriale. Ricordiamoci infatti che anche le anomalie nell'estensione appena analizzate lo sono rispetto al 1880! Ecco perchè le anomalie rispetto all'estate appaiono interessare aree che nemmeno 40 anni fa erano occupate da pack!
Colpisce anche l'anomalia fortissima autunnale, che in effetti risentiamo anche oggi! 2019 docet!
Davvero affascinante la conclusione della perdita del ghiaccio autunnale!
In pratica l'aumentata insolazione estiva, nonostante nell'Eemiano come abbiamo visto era seguita a Ottobre e Novembre da un'anomalia negativa di -30 W/m2 dell'insolazione sempre in Artico (!) rispetto ad oggi, era sufficiente a sciogliere abbastanza ghiaccio da alterare i normali rapporti di feedback albedo-oceano e non solo, ad accumulare il calore in eccesso nelle acque artiche, riscaldandole e necessitando di più energia per determinare il raffreddamento, che risulta rallentato. In autunno e inverno la presenza di meno ghiaccio limita l'albedo complessivo dell'Artico, risultando in una minore perdita di calore.
Per di più le acque più calde trasferiscono calore all'atmosfera, e ciò spiega come l'Artico fosse caldissimo per tutto l'anno, e non solo in estate e nei periodi di maggiore insolazione rispetto a oggi. Non solo, il maggiore caldo in Artico influenzava ovviamente le masse d'aria che essendo meno fredde determinavano anomalie positive, meno nette, anche nelle aree circumpolari:
Despite the reduced insolation, substantial warming is seen across high northern latitudes during fall (September–October–November; SON). The continuation of warming after the summertime insolation increase is related to the increased melt of sea ice during summer, which reduces the sea ice extent throughout the year. The loss of sea ice impacts the surface energy budget by lowering the surface albedo and reducing the insulating layer between the ocean and the atmosphere (Stroeve et al. 2012). During summer, the heat uptake by the ocean is increased following the insolation anomaly and the surface albedo feedback, which is more efficient due to the increased LIG insolation. In fall and winter, the sea ice reduction allows increased heat transfer from the ocean to the overlying atmosphere, and the heat flux is further strengthened by the anomalously warm ocean surface. The LIG experiment reveals a substantial increase of the turbulent heat flux upwards from the ocean surface during fall (SON) and winter (DJF), which peaks in the areas of sea ice loss (not shown). This combined effect of the warmer ocean and loss of sea ice causes the sustained warming through fall and winter [as found by previous studies of Arctic sea ice loss (Vihma 2014; Pedersen et al. 2016a)]. Tuenter et al. (2005) and Otto-Bliesner et al. (2013) have previously shown how increased summer insolation invokes a year-round sea ice loss that contributes to Arctic warming throughout the year.
ANTARTIDE
In Antartide il warming interessava soprattutto l'oceano Antartico, per la minore estensione del pack. Quasi illeso il continente, dove non si apprezzano scostamenti significativi, in quanto il calo dell'insolazione nell'estate (DJF) porta a una media termica -1/-3° che viene compensata dalla media più alta (per la maggiore insolazione) di +1/3° durante l'inverno (JJA).
Le ragioni del warming dell'oceano meridionale sono dunque le medesime viste già poco sopra.
NORD ATLANTICO
Per la regione del Nord Atlantico la ricerca evidenzia anche come il riscaldamento oltre ad essere di certo legato alla minore estensione del pack, dall'altro è dovuto pure a un rinforzo dell'AMOC proprio in quest'epoca. A dimostrazione di ciò l'incremento nella salinità media che simula. In realtà poco chiaro è come si comportasse l'AMOC, perchè in teoria lo scioglimento delle calotte boreali avrebbe dovuto indebolirlo. Ma sorvoliamo.
TROPICI
Per quanto concerne i Tropici, abbiamo visto come molte aree videro un clima più freddo di oggi di sicuro, stando anche ai proxy. Considerando l'intera area tropicale (da 23°N a 23°S) l'anomalia calcolata dal modello è di +0,02°, vale a dire nessun incremento termico rispetto all'epoca preindustriale (dunque più freddo di oggi di sicuro).
Come già detto parte del considerevole raffreddamento in alcune zone è conseguente all'intenso monsone:
Le mappe illustra la simulazione delle precipitazioni, espresse in mm/giorno di anomalia (cioè quanti mm al giorno cadevano in meno o in più nell'Eemiano rispetto all'epoca preindustriale). Per ricavare dunque l'anomalia annua basta moltiplicare i valori riportati per 365.
Ultima modifica di burian br; 10/01/2020 alle 16:34
PARTE 4
CONCLUSIONI
Quanto vi ho fatto vedere è una ricostruzione. Da prendere dunque come spunto. L'Eemiano è un periodo lungo migliaia di anni, e volerlo uniformare a una media standard è riduttivo ed errato. Non dimentichiamoci che l'Olocene in sè ha attraversato diverse fasi tra alti e bassi, e già abbiamo enormi difficoltà a renderle tutte, figuriamoci pretendere di sapere come fosse climaticamente il mondo oltre 120mila anni fa.
Eppure sono spunti, come dicevo, che consentono di farsi un'idea della situazione che sebbene non rispecchi esattamente la realtà, permettono di cercare di capirla e di immaginarla.
Le simulazioni inoltre hanno dei forti limiti:
Questo grafico mostra l'anomalia dell'Olocene, usando una media plurisecolare che appiattisce tutta la varianza ed è abbastanza limitante. E' un buon modo per far capire come deve essere interpretata ogni media circa l'Eemiano.
A sinistra sono riportate le stime delle medie (con quegli spaziatori in neretto) di diversi ricercatori sull'Eemiano sulla base dei proxy.
Come si nota non c'è accordo unanime.
McKay (MC) stima che il LIG fosse caratterizzato da medie globali tra +0,0 e +1,5° quelle preindustriali (all'incirca come oggi).
Turney e Jones (TJ) restituiscono stime molto più alte, vicine ai +2°, valore ancora molto lontano anche rispetto ad oggi.
Un'altra stima (CH, non so a chi si riferisca ) calcola medie +1,5/2° superiori al 1880. Confermano in pratica la ricostruzione di Turney e Jones.
La ricerca da cui ho tratto le simulazioni restituiva un'anomalia di +0,5° a livello globale rispetto all'epoca preindustriale. In accordo dunque con MC, ma non con CH e TJ. Ulteriore dimostrazione delle distanze dovute con cui si devono leggere i modelli.
La principale differenza pare concernere le latitudini artiche, che stando ai proxy vedevano anomalie ben più esorbitanti di quelle date dal modello. Proxy che danno anomalie +9/11° rispetto al XX secolo in Siberia.
Sottostimato forse anche il caldo nell'emisfero australe.
In sintesi: i modelli sono ottimi per stimolare la fantasia offrendo un pizzico di realtà, ma sono ancora ben lungi dal riprodurre bene i proxy, che evidenziano un mondo ben più caldo anche rispetto a questi anni 2000.
Ricordo un'ultima cosa, infine: nell'Eemiano l'anomalia globale era praticamente per la stragrande maggioranza a carico dell'emisfero boreale. Per cui, anche se le anomalie dell'optimum eemiano fossero, su scala planetaria, le medesime di oggi, a livello emisferico boreale rimarrebbero ben più alte.
Ultima modifica di burian br; 10/01/2020 alle 04:35
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