I dati dell'eclisse sono qui
Total Lunar Eclipse of 18 Aug, 1114 AD
1114_08_18.gif
L'inghilterra è un pochino sul bordo dentro la prima fascia ma dallo schema non riesco a capire se da quel punto è stata totale o meno
Edit:Sono andato alla fonte
Five Millennium Canon of Lunar Eclipses: -1999 to +3000
The bottom diagram in each figure is an equidistant cylindrical projection map of Earth showing the geographic region of visibility at each phase of the eclipse.This is accomplished using a series of curves showing where Moonrise and Moonset occur at each eclipse contact.The map is also shaded to indicate eclipse visibility.The entire eclipse is visible from the zone with no shading. Conversely, none of the eclipse can be seen from the zone with the darkest shading.
e c'è anche la figura
Screenshot_2020-05-28 TP2009-214172 pdf - 5MCLE-Text10 pdf.png
Sembra che sia stata vista totale.
Ultima modifica di zoomx; 28/05/2020 alle 18:12
E' verooooo, io pensavo anche a quella del 18....
Total Lunar Eclipse of 5 May, 1110 AD
Vista tutta
1110_05_05.gif
Beccata in pieno. Chissà se esiste qualcosa di scritto in Italia o nel resto d'Europa.
Edit: libro del 2013
Physics and Astronomy of the Moon - Google Libri
Screenshot_2020-05-28 Physics and Astronomy of the Moon.png
A quanto pare è successo altre volte e potrebbe essere dovuto ad altre cause?
Ultima modifica di zoomx; 28/05/2020 alle 18:43
Nel mio commento cito altre eclissi lunari in cui la luminosità della luna ha teso a zero, e tutte sono precedute un anno prima da una potente eruzione vulcanica. E' citata tra quelle l'eclissi del 1642 lì indicata.
Circa invece il fenomeno opposto, cioè l'esaltazione del colore, non saprei davvero a cosa imputarla...forse condizioni di visibilità ottimale nel cielo? Non dimentichiamoci che noi sappiamo il resoconto di osservatori di una data area geografica del mondo, ma non sappiamo come l'abbiano osservata altri da altre zone. Magari, per dire, in Inghilterra non si vedeva bene quanto in Italia, a parità di eclissi. Ma non saprei.
Ora visto che sono completamente a digiuno di astronomia, eclissi e quant'altro, mi piaceva aprire una digressione, in questo bellissimo thread, circa le implicazione del paleoclima sulla distribuzione della vegetazione attuale, proprio partendo dai periodi caldi precedenti l'ultima glaciazione.
Una volta, in biblioteca comunale a Lanciano, mi capitò sotto le mani una vecchia ma splendida pubblicazione sulla flora del touring club italiano ( esaustiva per chi volesse acculturarsi sulla flora spontanea in Italia, seppure parecchio datata).
Essa passa in rassegna i vari livelli vegetazionali italiani ( dalla flora mediterranea a quella nivale delle cime alpine) e mi colpì il fatto che parlando della flora dei Colli Euganei, la definì come un'isola mediterranea in piena Pianura Padania sopravvissuta alle glaciazioni e quindi precedente a queste ( o perlomeno all'ultima wurmiana).
Probabilmente all'epoca ( 1958) non si aveva ancora la completa consapevolezza che successivamente al ritiro dei grandi ghiacciai del Wurm, c'erano stati periodi ben più caldi di questo attuale e che quindi la vegetazione mediterranea si era potuta insediare ( magari in modo misto) anche in pianura, arrivando a colonizzare i Colli Euganei con lecci ed altre termofile, rimanendo isolata nel successivo raffreddamento che perdura tuttora. ( oggi, nonostante il GW la vegetazione mediterranra non può colonizzare in modo spontaneo la Pianura Padana.
Accogliendo invece l'ipotesi di quella vecchia e gloriosa pubblicazione, dovremmo pensare che in piena glaciazione con il ghiacciaio del Garda attestato sulle morene in piena pianura, potessero resistere lecci sui colli Euganei in mezzo ad una tundra o ad una taiga di abeti rossi nel caso migliore.
Viceversa quella pubblicazione è utile per altri versi, perché ci attesta la presenza bell'abete rosso in Appennino fino al sud in epoca romana , quando oggi è presente in forma relitta solo in certe sperdute valli dell'Appennino tosco-emiliano ( valle del Sestaione) per cui la sua scomparsa è stata più causata dalla pressione antropica ( uso del legno) che dal riscaldamento post glaciale che ha fatto restringere fortemente la sua area di vegetazione nell'Italia peninsulare.
PArli di questo?
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Il volume "la Flora" della serie Conosci L'Italia?
Una bellissima serie! Ne ho alcuni volumi compreso questo.
Purtroppo i vulcani, al di fuori dell'Etna, il Vesuvio e pochi altri (forse quelli giapponesi), non hanno registrazioni storiche decenti, anzi, per molti sono assenti proprio. Le datazioni, quindi, devono essere effettuate per via stratigrafica e soprattutto radiometrica. E le indagini storiche non bastano.
Prendendo ad esempio l'Etna solo recentemente alcune colate storicamente attribuite a certi anni sono invece risultate di epoche completamente diverse grazie alle indagini radiometriche.
Siccome i vulcani sono tanti e alcuni stanno sott'acqua ci vorrebbe una enorme campagna di ricerca per raccogliere campioni e datarli. Magari qualcuno tirasse fuori una scoperta come la PCR e altre che hanno rivoluzionato l'analisi del DNA!
eccellente quel sito per le eclissi
C'ho la falla nel cervello
Molto interessante!
Ho trovato questo:
Il Mediterraneo sui Colli Euganei - La Rivista della Natura
Sarebbe un "relitto" dell'Optimum Olocenico, e comunque questa macchia mediterranea si avrebbe solo in limitate zone sul versante esposto a meridione e al sole.
La spiegazione della loro presenza credo sia trovabile in più fattori.
Innanzitutto la linea di costa: come sappiamo, dopo la fine della glaciazione, il livello del mare salì vertiginosamente fino a raggiungere un massimo circa 6000-7000 anni fa. I segni di questa trasgressione marina (cioè innalzamento del livello del mare) si trovano ovunque. Qui in Puglia si stima che la linea di costa fosse fino a 6 metri più in alto rispetto all'attuale.
I Colli Euganei sono già adesso non distanti dalla Laguna Veneta e dal mare Adriatico. Nell'Optimum Olocenico, quando l'ingressione marina raggiunse il suo culmine, ecco come si presentava la linea di costa:
Screenshot_2020-05-31 Late-Pleistocene-and-Holocene-evolution-of-the-North-Adriatic-Sea pdf.png
Le distanze dai Colli Euganei erano ridotte a circa 13-14 km, e se a ciò aggiungiamo la presenza di lagune sotto-costiere possiamo arrivare anche a 12 km di distanza. Direi sufficiente perchè i Colli Euganei, almeno una loro parte, risentisse degli influssi miti del mare e in generale ricadesse sotto il territorio della macchia mediterranea che ha avuto modo di raggiungerli per prossimità alla costa degli stessi.
Con il ritorno di fenomeni di regressione del livello del mare, cioè di abbassamento, le distanze sono tornate ad aumentare e quella macchia appare ora isolata e apparentemente "fuori posto". Tuttavia anche oggi i colli veneti risentono di un clima decisamente più mite della pianura in inverno, essendo sopraelevati e quindi spesso fuori dallo strato di inversione termica.
Credo che un mix tra geostoria e climatologia del luogo possa spiegare questa particolarità davvero curiosa!
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