Fioritura di cactacee sul balcone
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Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 02/05/2021 alle 09:22
Faggeta in valle pesio oggi pomeriggio a 1200 e a 1300 metri
anno 2008:1176 mmanno 2009:1222,5 mmanno 2010:1265 mm
...Always looking at the sky...
E che magari le sapesse riconoscere anche il turista, le specie protette.
Per proteggere una pianta, è importante innanzitutto che non venga raccolta; la guardia che lo becca e riconosce il cadavere, può anche fare tutte le sanzioni di questo mondo, ma non la resuscita.
La protezione si rivolge innanzitutto ai potenziali danneggiatori di una specie, quindi prima dell'ignoranza delle guardie andrebbe stigmatizzata quella dei turisti.
A parte che ormai non si guarda più alla singola specie, ma a tutto il contesto che ne permette l'esistenza. Terra terra: se proteggo l'orchidea pincopalla rarissima, ma secco fuori tutta la banale pineta che gli faceva ombra e preservava l'umidità, l'orchidea soccombe, protettissimamente, ma soccombe.
Se vai a guardare la normativa e lo spirito dei SIC, questo discorso dell'insieme balza evidente: gli habitat di importanza comunitaria e quelli prioritari sono associazioni di vegetali, spesso banali per noi, ma che vengono ormai sistematicamente protette nel loro insieme ogniqualvolta riconosciuti come integri e con elevate caratteristiche di naturalità. In pratica, si tutela l'associazione di specie che concorrono tutte assieme a costituire uno specifico habitat, che può comprendere - ma anche no - al proprio interno anche alcune specie rare o endemiche. Ma il cardine della tutela è l'insieme, proprio in quanto portatore e generatore di biodiversità, sia per quanto riguarda le specie vegetali, che le faune la cui presenza è da esse resa possibile.
L'era dell'unicità conservata in teca di cristallo è ormai sorpassata.
Con buona pace anche degli autoctoni, che, profondi conoscitori della realtà del "loro" territorio, hanno in passato estinto bellamente tutto ciò che non faceva comodo o non era conveniente; per non parlare delle lande delle piste da sci, terra bruciata anche d'estate, che sino almeno agli anni '80 del secolo scorso sono proliferate col sostegno delle comunità locali esperte degli equilibri ecologici dei luoghi, e la lotta vana degli universitari cittadini chiusi invece nei loro uffici senza sapere di cosa stavano parlando...
Ho capito bene: i forestali hanno abbattuto abeti bianchi maturi o autorizzato privati a farlo, in modo da rendere il bosco produttivo?
E quale delle due versioni?
In ogni caso, se i tronchi erano arrivati alle dimensioni commerciali ottimali, mi sembra una cosa normale. La forestale dovrebbe appunto indirizzare il taglio commerciale degli alberi in modo da rendere il bosco redditizio, senza comprometterne la durata.
Purtroppo in molti casi non si osserva ciò (vedi ceduo matricinato che si risolve in pura rovina, oppure piantagioni di ottime conifere da fusto lasciate decadere senza sfruttarle)
Ultima modifica di alnus; 03/05/2021 alle 00:03
Vedi Alnus, quel bosco di abeti bianchi che a tratti diventa una faggeta abetina, è raro perché non piantato dall'uomo, ha degli esemplari enormi, dei veri giganti, che sembrano sequoie, nella parte più bassa e fresca ad 800 m.
Si estende sui monti poco elevati che dividono la media val di Sangro in Abruzzo dal Molise.
In un bosco raro di abeti, non si dovrebbe fare produzione di legname ma solo proteggere l'ambiente boschivo da qualsiasi manomissione.
Quei monti non hanno una piovosità troppo elevata ,essendo posti sul versante adriatico e quindi l'abetina è dislocata, con precisione chirurgica, solo sui versanti nord ed est tra gli 800 e 1500 m. di quota, mentre i versanti sud ed ovest sono privi di boschi ,oltre i 900 m. ( dove arrivano le querce) perché sono pendii troppo aridi per i faggi e gli abeti.
Quindi quel bosco primigenio, con abeti vecchi di diversi secoli, è un bosco relitto e raro.
Il taglio forse avrà pretesti silvocolturali ma è stato uno scempio.
Ovvio che non hanno toccato i patriarchi.
Se non sbaglio quella è pure una riserva.
I tagli li aveva fatti direttamente la forestale qualche anno fa.
Prima dell'autunno andrò a dare un'occhiata.
A mio modo di vedere la produzione di legname la devono fare solo sui boschi artificiali, non sulle foreste relitte.
Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 05/05/2021 alle 23:03
In questo caso (è forse l'abetina di Rosello?) sono d'accordo con te. Se ci sono rari abeti di interesse ambientale particolare, è ovvio che non si pensi alla produzione.
Ma allora quei tagli avevano un intento di mantenimento e miglioramento per i "patriarchi".
Magari hanno fatto bene, ma non vorrei che avessero fatto come in tanti posti dell'Appennino emiliano, dove con la storia delle matricine fanno più danni che altro. Infatti un fusto che è cresciuto per tanti anni nel folto e si trova d'improvviso isolato, ha grandi possibilità di schiantarsi per vento e neve. La sua unica esigenza era di allungarsi verso l'alto, per non farsi rubare il suo piccolo fazzoletto di cielo dai fusti circostanti. Perciò il tronco è esile e debole, d'altra parte a sorreggerlo pensavano appunto gli alberi attorno. Che d'un tratto vengono completamente a mancare.
E' tutta una questione di misura: se togli una minoranza di piante va bene, ma se lasci in piedi un fusto ogni venti o trenta, come hanno fatto qui per le matricine, quelle finiscono quasi sempre male. E il colpo d'occhio non ne giova affatto
Ultima modifica di alnus; 04/05/2021 alle 20:35
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