
Originariamente Scritto da
Ghiacciovi
Allora, per tornare indietro e ricondurre il tutto ad alcune sintetiche considerazioni , direi questo:
- la pioggia e la neve contribuiscono entrambe all'approvvigionamento delle falde idriche dei massicci montani carsici;
- tuttavia, dato che qualcuno ha addirittura definito "superflua" la presenza della componente solida ( o neve che dir si voglia ), ricordo che esistono studi ben fatti che dimostrano come l'effetto della neve non sia importante in termini di maggiori quantitativi di rifornimento ma soprattutto in termini di latenza di afflusso verso i bacini di raccolta e verso le sorgenti interne dei massicci carsici. Siamo tutti d'accordo circa il fatto che nelle aree geologiche carsiche le rocce favoriscono la penetrazione di tutte le piogge che cadono ( con frazione di evaporazione e ruscellamento esigua o nulla), ma resta il fondato dubbio che il lento scioglimento della neve faccia si' che l'approvvigionamento da essa arrecato alle sorgenti, minore probabilmente in termini di flusso, sia maggiormente duraturo nei mesi che, al sud, sono quelli critici ( giugno, luglio, agosto) in cui NON PIOVE PER NULLA!
Forse, tra le tante chiacchiere che ci siamo detti, sembra sfuggito il mio concetto iniziale: l'acqua proveniente dallo scioglimento della neve ( Matese, Picentini, Maiella, Ernici, Simbruini, Carseolani, Orsomarso, Pollino, Nebrodi, Madonie ecc), arrivando "in basso" con tre mesi di ritardo, rispetto ai soli 30 - 40 giorni di quella delle piogge, pur essendo probabilmente poca ( non che nevichi chissa' quanto e chissa' su quali grandi superfici ), rende costante un minimo di approvvigionamento anche nei mesi estivi. L'ipotesi da verificare o confutare CON DATI, sarebbe questa. Nessuno mette in dubbio l'importanza della pioggia sui bacini carsici.
Altrimenti andiamo fuori tema. La neve , estrapolando, sarebbe come un qualcosa che garantisce, dentro le nostre montagne, un lento e costante flusso di pioggia anche quando non piove più ( come se ci fosse un "drizzly" britannico che bagna i prati costantemente tutti i giorni anche a giugno e luglio....acqua "poca ma buona" ).
La mia ipotesi sarebbe la seguente: la pioggia rimane il fattore essenziale, dirimente e critico. Tuttavia, laddove sia presente un massiccio montano in cui si depositano 2 - 3 metri di neve annua a stagione, la riserva ulteriore garantita dal lento scioglimento di questa frazione che arriva a rimpinguare gli accumuli interni che riforniscono le sorgenti a valle, nei mesi in cui le piogge sono cessate del tutto, qui avremo minori problematiche di carenza idrica.
A supporto di questa IPOTESI, noto che l'approvvigionamento idrico di quasi tutte le grandi metropoli Mediterranee ( che quindi insistono in zone a regime precipitativo con picco minimo nei 3 mesi estivi ), hanno i loro principali acquedotti provenienti da bacini montani dove in inverno nevica (Atlante, Sierra Nevada, Sistema Iberico, Sistema Centrale, Cordigliera Cantabrica, Pirenei, Alpi Liguri, Appennini, Monti Balcanici, Monti di Creta, Monti Siculi, Cipro, Turchia, Libano, Monte Hermon in Israele ecc. ecc. ecc. ).
Io dico che la neve rimane importante e che se, in futuro, non dovesse nevicare più ( come alcuni studi prevedono) sarebbe necessario urgentemente industriarsi per garantire gli approvvigionamenti in maniera diversa da quelli attuali, favorendo i grandi bacini artificiali ed i dissalatori di acqua marina

Segnalibri