Molto bella la storia dell'approvvigionamento idrico di Palermo tramite l'acquedotto di Scillato. Un acquedotto che, ad iniziare dal 1900, iniziò ad immettere nella rete idrica della città, centinaia di litri al secondo di purissima acqua pura di sorgente delle Madonie. L'introduzione dell'acqua corrente abbondante e purissima fu necessaria dopo due terribili ondate di colera che avevano devastato la città negli anni precedenti. Ancora oggi Palermo si approvvigiona anche con quest'acqua ( e a volte non basta).
A titolo di informazione, ecco i quantitativi di neve fresca annua in cm caduti a Piano Battaglia, località carsica con dolina a 1570 metri di quota, in provincia di Palermo, dalla stagione di accumulo 2008-2009 a quella del 2014-2015: 292;141;180;454;426;237;446 (da fonte Meteomont).
Ultima modifica di Ghiacciovi; 16/04/2021 alle 20:05
I Monti Fanusi, Castellaro, Cozzo di Castellazzo, Balata di Caltavuturo, Cozzo Vituro, Monte dei Cervi, Cozzo Morto e Piano della Madonna, costituiscono il bacino imbrifero delle sorgenti di Scillato. La superficie interessata è di 30 Km. quadrati circa ed in queste zone non si presentano corsi d’acqua superficiali. Le acque vengono, infatti, raccolte da depressioni a imbuto, chiamate doline e convogliate in cavità sotterranea, dove scorrono come veri e propri fiumi. Tutto ciò avviene per la presenza delle rocce calcaree,costituite soprattutto da Carbonato di Calcio, formatesi a partire dal periodo Triassico. La cattura delle acque piovane e lo scioglimento delle nevi da parte del sistema sotterraneo di drenaggio affiora a quota 376,68 metri s.l.m., a monte del centro urbano di Scillato, in contrada Sorgive, dando luogo alle sorgenti Agnello, Bosco e Golfone. Si ritiene, comunque, che il bacino imbrifero del gruppo dei monti citati, non è il solo tributario delle sorgenti di Scillato, ma anche di altre sorgenti in zone di Collesano e Polizzi Generosa. Le acque sono state convogliate mediante cunicoli e gallerie attraverso il perforamento della montagna, ad un livello più basso di quello di affioramento perchè si potesse aumentarne la capacità, ed allacciate ad un edificio di presa o botte di riunione dove ha inizio la condotta idrica per Palermo che costituisce l’acquedotto. La media della portata delle acque degli ultimi anni è di 460 litri/secondo. Le acque sono molte fresche, la temperatura è intorno a 12 gradi centigradi.
Dipende, ognuno è un caso a sé stante. Dalle mie parti, ad esempio (sud Miano) viene captata una falda profonda, che ha la sua ricarica a monte, molto a monte; non è la vera e propria falda fossile, che sta più sotto, e pare sia salata. La falda superficiale a sua volta è bella vispa tutto l'anno, la si vede nelle varie cave attorno; si è innalzata rispetto al passato. Poi, quando piove tanto, si innalza ancora di più e ti ritrovi il box con piscina... Comunque, a voler vedere, anche la falda profonda è alimentata de monte, e chissà se conta di più la neve o la pioggia: probabile che date le distanze i vari picchi si attenuino nel tempo e si confondano sino ad avere quasi un tutt'uno omogeneo.
D'altra parte, a monte abbiamo le Alpi, con aree innevate e vaste aree solo pioggiate: quanto contribuisce l'uno e l'altro? L'appennino, da cui si è partiti, è una situazione completamente diversa, tanto per cominciare non ci sono pianure cioè c'è la montagna e poi l'acqua esce fuori subito...quindi si risente molto più direttamente dei vari picchi di precipitazione. Il problema è che non puoi fare la controprova: se sulla Maiella piovesse anche l'inverno anziché nevicare, cosa cambierebbe? come si comporterebbero le sorgenti? Questo è il punto... ahimé non verificabile. solo ipotizzabile attraverso modelli, che però li fai nel luogo e con i dati del luogo e punto. Tutti gli altri paragoni secondo me lasciano il tempo che trovano perché le variabili in gioco sono troppe.
Qui hai toccato - bravo, non ci avevo pensato - un altro punto che costringe a contestualizzare il singolo caso. Per i Romani, stiamo parlando di optimum climatico dell'Età Romana, che a quest'ora e dopo un tot di assaggi di liquorini non sono in grado di quantificare... però, ecco, il clima era diverso, quindi fare i conti sulla nevosità dell'Appennino attuale e correlarla al fatto che gli acquedotti romani andavano proprio lì...beh, è un salto troppo lungo, manca qualche punto d'appoggio. Magari andavano lì perché comunque le precipitazioni erano elevate, e anche se liquide comunque funzionavano.. boh? occorre stare sul singolo caso, secondo me, se no non se ne viene fuori...
Sì, però puoi anche avere disponibilità d'acqua e non avere consumo. Per dire, nell'oscuro Medioevo anche se non c'era in casa, avevano ereditato la tradizione romana dei bagni, e andavano a lavarsi fuori, o al fiume; nel civile Rinascimento pensavano che l'acqua danneggiasse il corpo, e quindi non si lavavano, usavano i profumi. A parità di disponibilità di acqua - non entro nel dettaglio, ipotizziamo che non ci siano grandi variazioni - il consumo crollò drasticamente.
Per non parlare dei nostri nonni... sino agli anni '60 era normale la doccia una volta la settimana anche avendo l'acqua calda in casa; oggi i consumi sono drasticamente aumentati, ma perché è cambiato il modello culturale, non perché sia aumentata l'acqua.
Ho fatto una ricerca veloce anche tra articoli accademici e tesi varie di una misura della perdita per evaporazione dopo fusione e sublimazione diretta ma nonostante se ne parli sempre ancora non trovo qualche dato medio.
Si, nel caso dell'Appennino Laziale devi considerare per prima cosa che ha una pluviometria notevole, è da quello che dipende l'elevata nevosità. Del resto, i Simbruini si chiamano così per questo motivo. Il fatto che l'acqua di Palermo venga dalle Madonie è dovuto alla stessa ragione. Poi io non parlerei di 3/4 mesi di siccità, almeno nel Centro Italia. I temporali pomeridiani in montagna non sono affatto rari.
Ultima modifica di SsNo; 17/04/2021 alle 20:24
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