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  1. #71
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Citazione Originariamente Scritto da zoomx Visualizza Messaggio
    E' mattino e ancora magari non ho carburato

    Siamo arrivati a Leucade il 6 Novembre Siamo salpati quel giorno dopo aver cenato (quindi il 6) ; da lì, con austro dolcissimo e cielo sereno, navigammo quella notte e il giorno successivo (quindi il 7) e arrivammo pieni di gioia a Otranto (sempre il 7?), e con lo stesso vento il giorno dopo - ed era il 24 Novembre (non dovrebbe essere l'8?)- arrivammo all'ora quarta a Brindisi.
    Ha tagliato la parte centrale della lettera per evidenziare il punto di partenza e il punto di arrivo

    Qui per intero:

    Noi ci siamo divisi da te, come sai, il 2 Novembre. Siamo arrivati a Leucade il 6 Novembre e ad Azio il 7; lì ci siamo fermati l'8 per una burrasca. Da lì il 9 abbiamo navigato meravigliosamente verso Corfù. Siamo stati a Corfù fino al 15 trattenuti dal maltempo. Il 16 percorremmo 120 stadi (22 km) fino a Cassiope, il porto degli abitanti di Corfù, e lì siamo rimasti trattenuti dai venti fino al 22. Molti che per l'impazienza sono partiti di quei giorni hanno fatto naufragio.
    Siamo salpati quel giorno dopo aver cenato; da lì, con austro dolcissimo e cielo sereno, navigammo quella notte e il giorno successivo e arrivammo pieni di gioia a Otranto, e con lo stesso vento il giorno dopo - ed era il 24 Novembre - arrivammo all'ora quarta a Brindisi



  2. #72
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Per mettere bene a fuoco il contenuto della lettera è bene innanzitutto definire le coordinate geografiche e temporali in cui si sviluppa.


    Il percorso seguito da Cicerone può essere schematizzato in questo modo [1]:

    -Fam. XVI, 3, 1. 9, 1:


    • 2-7 novembre: Cicerone, partito da Patrasso il 2, arriva ad Alizia in Acarnania il 4 novembre, dove si ferma due giorni per aspettare il fratello. Il 6 novembre viaggia in vettura da Alizia a Leucade con sosta a Thyrreium di due ore (fam. XVI, 5, 1). La giornata del 7 è occupata per la tratta da Leucade ad Azio, ove giunge la sera.-Fam. XVI, 2. 3, 1. 9, 1
    • 8 novembre: sosta ad Azio per cattivo tempo
    • 9 novembre: Azio > Corfù.
    • 9-15 novembre: sosta a Corfù, nell’isola omonima, per cattivo tempo.
    • 16-22 novembre: Cicerone si reca per via di terra da Corfù a Cassiope sulla costa nord dell’isola, ove sosta per cattivo tempo.-Fam. XVI, 9, 2
    • 22 novembre sera - 23 novembre: Cassiope > Otranto: Nos eo die cenati solvimus; inde austro lenissimo caelo sereno nocte illa et die postero in Italiam ad Hydruntem ludibundi pervenimus eodemque vento postridie (id erat a.d. VII Kal. Dec. [24 novembre]) hora IIII Brundisium venimus.



    Questa una mappa (da me elaborata) che riassume le tratte del viaggio di Cicerone:

    Cicerone per Brindisi.png

    Ho riportato il tragitto seguito con le date. Ed ecco il secondo scoglio: le date appunto.



    E' necessario stabilire i paletti cronologici entro cui Cicerone si stava muovendo, elemento fondamentale per un'analisi meteorologica visti i pattern più o meno prevalenti a seconda delle stagioni.

    Sappiamo da quanto già scritto che non si trattava per davvero del Novembre attuale. Già, ma quale mese era dunque?

    Vediamo assieme:

    CORRISPONDENZA ASTRONOMICA secondo HOLZAPFEL 1885; GROEBE 1906; MARINONE 1950, 39-40 [2]

    Screenshot_2020-12-14 Calendario anno 50.png

    N.B: Queste date valgono SOLO per l'anno esaminato, il 50 a.C.


    Dobbiamo però ricordarci dei 3 giorni di ritardo del calendario giuliano rispetto al nostro.

    In sintesi, le date diventano in realtà queste:

    • 2 Novembre -> 15 Settembre
    • 6 Novembre -> 19 Settembre
    • 7 Novembre -> 20 Settembre
    • 8 Novembre -> 21 Settembre
    • 9 Novembre -> 22 Settembre
    • 15 Novembre -> 28 Settembre
    • 16 Novembre -> 29 Settembre
    • 22 Novembre -> 5 Ottobre
    • 24 Novembre -> 7 Ottobre


    Possiamo ora tradurre la lettera con le date moderne:


    Noi ci siamo divisi da te, come sai, il 15 Settembre. Siamo arrivati a Leucade il 19 Settembre e ad Azio il 20; lì ci siamo fermati il 21 per una burrasca. Da lì il 22 abbiamo navigato meravigliosamente verso Corfù. Siamo stati a Corfù fino al 28 trattenuti dal maltempo. Il 29 percorremmo 120 stadi (22 km) fino a Cassiope, il porto degli abitanti di Corfù, e lì siamo rimasti trattenuti dai venti fino al 5 Ottobre. Molti che per l'impazienza sono partiti di quei giorni hanno fatto naufragio.
    Siamo salpati quel giorno dopo aver cenato; da lì, con austro dolcissimo e cielo sereno, navigammo quella notte e il giorno successivo e arrivammo pieni di gioia a Otranto, e con lo stesso vento il giorno dopo - ed era il 7 Ottobre - arrivammo all'ora quarta a Brindisi, e nello stesso tempo con noi entrava in città Terenzia che ti stima moltissimo.



    I fatti si svolgono a cavallo tra estate e autunno astronomico, nell'arco di un mese tra la seconda metà di Settembre e la fine della prima decade di Ottobre secondo il nostro attuale calendario.




    [1] Patrasso > Otranto
    [2] Calendario anno 50
    Ultima modifica di burian br; 07/05/2021 alle 07:56

  3. #73
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Fissate le coordinate geografiche e temporali, possiamo schematizzare il viaggio segnandoci le annotazioni di carattere meteorologico inserite da Cicerone nel testo:

    - 21 Settembre: tempesta ad Azio
    - 22 Settembre: calma delle correnti che consente la navigazione verso Corfù
    - dal 23 al 28 Settembre: maltempo a Corfù
    - dal 29 al 4 Ottobre: condizioni sfavorevoli alla navigazione
    - dal 5 al 7 Ottobre: traversata del canale d'Otranto con vento da sud + arrivo a Brindisi


    Preavviso che mi focalizzerò sulla tratta successiva ad Azio, quindi ricostruiremo le configurazioni sinottiche dal 21 Settembre al 7 Ottobre 50 a.C (date ricostruite secondo l'attuale calendario), per un totale di due settimane. Non male se pensiamo che sto parlando di fatti accaduti 2070 anni orsono!

    Preavviso anche che da questo momento in poi mi riferirò alle date convertite, non a quelle ufficialmente presenti nella lettera.

    La tratta Patrasso-Azio sarà oggetto di una ricostruzione successiva, che sono in fase di elaborazione, in quanto necessita di un più attento ragionamento per essere eseguita.


    Per ora mi fermo qui per non mettere troppa carne sul fuoco: dal prossimo appuntamento infatti inizieremo l'analisi del testo, che è stata l'altra parte fondante del mio lavoro.

  4. #74
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    Fissate le coordinate geografiche e temporali, possiamo schematizzare il viaggio segnandoci le annotazioni di carattere meteorologico inserite da Cicerone nel testo:

    - 21 Settembre: tempesta ad Azio
    - 22 Settembre: calma delle correnti che consente la navigazione verso Corfù
    - dal 23 al 28 Settembre: maltempo a Corfù
    - dal 29 al 4 Ottobre: condizioni sfavorevoli alla navigazione
    - dal 5 al 7 Ottobre: traversata del canale d'Otranto con vento da sud + arrivo a Brindisi


    Preavviso che mi focalizzerò sulla tratta successiva ad Azio, quindi ricostruiremo le configurazioni sinottiche dal 21 Settembre al 7 Ottobre 50 a.C (date ricostruite secondo l'attuale calendario), per un totale di due settimane. Non male se pensiamo che sto parlando di fatti accaduti 2070 anni orsono!

    Preavviso anche che da questo momento in poi mi riferirò alle date convertite, non a quelle ufficialmente presenti nella lettera.

    La tratta Patrasso-Azio sarà oggetto di una ricostruzione successiva, che sono in fase di elaborazione, in quanto necessita di un più attento ragionamento per essere eseguita.


    Per ora mi fermo qui per non mettere troppa carne sul fuoco: dal prossimo appuntamento infatti inizieremo l'analisi del testo, che è stata l'altra parte fondante del mio lavoro.
    Bellissimo Burian, ma toglimi una curiosità la tua è semplice passione per la storia di Roma come è la mia, anche se io mi sono fermato più alla parte acquedotti reti fognarie ed opere ingegneristiche in generale o c'è di più, comunque complimenti

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  5. #75
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Citazione Originariamente Scritto da AcquaSacra Visualizza Messaggio
    Bellissimo Burian, ma toglimi una curiosità la tua è semplice passione per la storia di Roma come è la mia, anche se io mi sono fermato più alla parte acquedotti reti fognarie ed opere ingegneristiche in generale o c'è di più, comunque complimenti

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  6. #76
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Altre informazioni possono essere captate eseguendo un'attenta e profonda analisi del testo, persino dall'analisi grammaticale! In questo modo si colgono anche le più piccole sfumature delle espressioni e delle parole utilizzate, talvolta minime ma incredibilmente rivelatrici.

    Riprendiamo innanzitutto il testo latino originale, nello specifico la parte di nostra interesse:


    Nos a te, ut scis, discessimus a. d. IIII Non. Nov. Leucadem venimus a. d. VIII Id. Nov., a. d. VII Actium; ibi propter tempestatem a. d. VI Id. morati sumus. Inde a. d. V Id. Corcyram bellissime navigavimus. Corcyrae fuimus usque ad a. d. XVI K. Dec. tempestatibus retenti. A. d. XV K. in portum Corcyraeorum ad Cassiopen stadia CXX processimus; ibi retenti ventis sumus usque ad a. d. VIIII K. interea, qui cupide profecti sunt, multi naufragia fecerunt. Nos eo die coenati solvimus; inde austro lenissimo, caelo sereno nocte illa et die postero in Italiam ad Hydruntem ludibundi pervenimus, eodemque vento postridie id erat a. d. VII K. Dec. hora IIII Brundisium venimus, eodemque tempore simul nobiscum in oppidum introiit Terentia, quae te facit plurimi.


    Per facilitare l'analisi suddividerò il testo in due parti, in relazione al percorso di Cicerone; oggi analizzeremo la prima, in cui Cicerone racconta il viaggio da Azio a Cassiope, interamente in Grecia.
    Nel prossimo appuntamento vedremo invece l'analisi del testo relativa alla tratta sul canale d'Otranto fino a Brindisi.

    ---------------------------------------------------------------------



    Ad Azio Cicerone sostò un giorno propter tempestatem, ma già il giorno dopo, scrive, navigarono "bellissime" per Corfù.
    L'uso del termine "tempestatem" lascia intendere una giornata non solo ventosa e ostile alla navigazione, ma nettamente caratterizzata da condizioni meteorologiche pessime. Potremmo tradurla con l'italiano "tempesta", e ci suggerisce una vera ondata di maltempo, possiamo immaginare condita da temporali e vento forte.
    Il giorno dopo però tutto si era calmato: Cicerone esplicita chiaramente come la navigazione verso Corfù fu tranquilla con l'avverbio "bellissime".


    A Corfù, una volta arrivato, Cicerone restò diversi giorni trattenuto dalle tempeste (retenti tempestatibus). Faccio notare l'uso del plurale, a suggerire più giorni di tempeste (temporali e maltempo).


    A Cassiope, sulla costa nord di Corfù, furono poi trattenuti altri giorni dai venti (retenti ventis).

    La scelta lessicale è stavolta diversa: non più il sostantivo tempesta (con tutto il suo carico di significato), ma il "semplice" ventis. Ciò lascia ipotizzare che in quei giorni a costituire la principale preoccupazione sono stati i venti e non le condizioni meteorologiche perturbate avverse. Non è escluso che abbia piovuto, ma non deve essere stato qualcosa di significativo, altrimenti sarebbe stata giustificata la scelta di un vocabolo più adatto rispetto a ventis, che si riferisce alla sola ventilazione. Probabile dunque che in quei giorni non abbia piovuto continuativamente, se non addirittura che non abbia piovuto affatto.

    Riflettendo, è significativo l'uso del plurale ventis, invece del singolare vento (n.b: caso ablativo). Anche oggi in italiano l'uso del singolare "vento" è un riferimento al fenomeno fisico in sè, e in special modo alla sua intensità (es: Che ventaccio!; Non sono andato al mare perchè c'era vento).
    Il plurale (venti) è adottato invece per riferirsi alla meteorologia (basti pensare a "rosa dei venti"): ecco quindi che noi stessi diciamo ancora oggi che i venti non erano favorevoli alla navigazione.
    Cicerone, dall'analisi che ho esposto, potrebbe aver (inconsciamente?) scelto il plurale non per casualità, ma perchè implicitamente pensava non all'intensità del vento ostile alla navigazione, ma alla direzione di provenienza che la impediva, direzione che è variabile e dunque giustifica il plurale ventis.

    -----------------------------------------------------------------

    Quanto avete letto finora l'avevo scritto in alcune bozze che risalgono a Dicembre su appunti addirittura precedenti (se non ricordo male addirittura a Settembre, li avevo scritti nel caso me ne dimenticassi).
    La mia maggiore difficoltà infatti è stata comprendere appieno il significato di ventis, in quanto leggendo la parte successiva (qui cupide profecti sunt, multi naufragia fecerunt: molti che per l'impazienza sono partiti quei giorni fecero naufragio) l'idea che è più facile farsi è che ci fosse del maltempo con mare molto mosso, e che sia dunque l'intensità del vento, non la direzione, ad aver causato i naufragi.


    Poi proprio mentre iniziavo il thread, due settimane fa, sono andato a leggere le epistole precedenti scritte a Tirone, e ho avuto la conferma da parte dello stesso interessato (GRAZIE Cicerone ) che la mia ipotesi sul modo di interpretare "ventis" era quella corretta!
    Il 16 Novembre (secondo il calendario dell'epoca) scrisse infatti da Corfù questo:

    Splash Latino - Cicerone - Epistulae - Ad Familiares - 16 - 7


    Septimum iam diem Corcyrae tenebamur, Quintus autem pater et filius Buthroti: solliciti eramus de tua valetudine mirum in modum; nec mirabamur nihil a te litterarum, iis enim ventis istim navigatur, qui si essent, nos Corcyrae non sederemus.

    È già una settimana che (lett. Già per il settimo giorno) siamo fermi a Corcira, mentre (mio) fratello Quinto e suo figlio (sono) a Butroto. Siamo preoccupati per la tua salute in modo straordinario; (tuttavia) non mi meraviglio di non ricevere alcuna lettera da te,
    infatti si naviga da lì con tali venti che, se non fossero quelli, ci permetterebbero di non rimanere fermi (lett. noi non rimarremmo fermi) a Corfù.


    Cicerone in pratica ha risolto i miei dubbi: in modo lapalissiano ci sta "urlando" che per l'appunto la causa della mancata navigazione verso l'Italia sono i venti la cui direzione era sfavorevole, visto che sostiene che se non fossero quelli allora potrebbero salpare.

    E' un indizio fondamentale anche di carattere meteorologico, perchè ci suggerisce la direzione da cui provenivano i venti (nel caso in questione quadranti occidentali), ma ci torneremo in un post apposito perchè anche su questo, come vedrete, c'è da aprire un nuovo (piccolo) capitolo così come fatto per il calendario e per l'analisi del testo.
    Ultima modifica di burian br; 16/05/2021 alle 23:30

  7. #77
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    Altre informazioni possono essere captate eseguendo un'attenta e profonda analisi del testo, persino dall'analisi grammaticale! In questo modo si colgono anche le più piccole sfumature delle espressioni e delle parole utilizzate, talvolta minime ma incredibilmente rivelatrici.

    Riprendiamo innanzitutto il testo latino originale, nello specifico la parte di nostra interesse:


    Nos a te, ut scis, discessimus a. d. IIII Non. Nov. Leucadem venimus a. d. VIII Id. Nov., a. d. VII Actium; ibi propter tempestatem a. d. VI Id. morati sumus. Inde a. d. V Id. Corcyram bellissime navigavimus. Corcyrae fuimus usque ad a. d. XVI K. Dec. tempestatibus retenti. A. d. XV K. in portum Corcyraeorum ad Cassiopen stadia CXX processimus; ibi retenti ventis sumus usque ad a. d. VIIII K. interea, qui cupide profecti sunt, multi naufragia fecerunt. Nos eo die coenati solvimus; inde austro lenissimo, caelo sereno nocte illa et die postero in Italiam ad Hydruntem ludibundi pervenimus, eodemque vento postridie id erat a. d. VII K. Dec. hora IIII Brundisium venimus, eodemque tempore simul nobiscum in oppidum introiit Terentia, quae te facit plurimi.


    Per facilitare l'analisi suddividerò il testo in due parti, in relazione al percorso di Cicerone; oggi analizzeremo la prima, in cui Cicerone racconta il viaggio da Azio a Cassiope, interamente in Grecia.
    Nel prossimo appuntamento vedremo invece l'analisi del testo relativa alla tratta sul canale d'Otranto fino a Brindisi.

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    Ad Azio Cicerone sostò un giorno propter tempestatem, ma già il giorno dopo, scrive, navigarono "bellissime" per Corfù.
    L'uso del termine "tempestatem" lascia intendere una giornata non solo ventosa e ostile alla navigazione, ma nettamente caratterizzata da condizioni meteorologiche pessime. Potremmo tradurla con l'italiano "tempesta", e ci suggerisce una vera ondata di maltempo, possiamo immaginare condita da temporali e vento forte.
    Il giorno dopo però tutto si era calmato: Cicerone esplicita chiaramente come la navigazione verso Corfù fu tranquilla con l'avverbio "bellissime".


    A Corfù, una volta arrivato, Cicerone restò diversi giorni trattenuto dalle tempeste (retenti tempestatibus). Faccio notare l'uso del plurale, a suggerire più giorni di tempeste (temporali e maltempo).


    A Cassiope, sulla costa nord di Corfù, furono poi trattenuti altri giorni dai venti (retenti ventis).

    La scelta lessicale è stavolta diversa: non più il sostantivo tempesta (con tutto il suo carico di significato), ma il "semplice" ventis. Ciò lascia ipotizzare che in quei giorni a costituire la principale preoccupazione sono stati i venti e non le condizioni meteorologiche perturbate avverse. Non è escluso che abbia piovuto, ma non deve essere stato qualcosa di significativo, altrimenti sarebbe stata giustificata la scelta di un vocabolo più adatto rispetto a ventis, che si riferisce alla sola ventilazione. Probabile dunque che in quei giorni non abbia piovuto continuativamente, se non addirittura che non abbia piovuto affatto.

    Riflettendo, è significativo l'uso del plurale ventis, invece del singolare vento (n.b: caso ablativo). Anche oggi in italiano l'uso del singolare "vento" è un riferimento al fenomeno fisico in sè, e in special modo alla sua intensità (es: Che ventaccio!; Non sono andato al mare perchè c'era vento).
    Il plurale (venti) è adottato invece per riferirsi alla meteorologia (basti pensare a "rosa dei venti"): ecco quindi che noi stessi diciamo ancora oggi che i venti non erano favorevoli alla navigazione.
    Cicerone, dall'analisi che ho esposto, potrebbe aver (inconsciamente?) scelto il plurale non per casualità, ma perchè implicitamente pensava non all'intensità del vento ostile alla navigazione, ma alla direzione di provenienza che la impediva, direzione che è variabile e dunque giustifica il plurale ventis.


    Quanto avete letto finora l'avevo scritto in alcune bozze che risalgono a Dicembre su appunti addirittura precedenti (se non ricordo male addirittura a Settembre, li avevo scritto nel caso me ne dimenticassi).
    La mia maggiore difficoltà infatti è stato comprendere appieno il significato di ventis, in quanto leggendo la parte successiva (qui cupide profecti sunt, multi naufragia fecerunt: molti che per l'impazienza sono partiti quei giorni fecero naufragio) l'idea che è più facile farsi è che ci fosse del maltempo con mare molto mosso, e che sia dunque l'intensità del vento, non la direzione, ad aver causato i naufragi.


    Poi proprio mentre iniziavo il thread, due settimane fa, sono andato a leggere le epistole precedenti scritte a Tirone, e ho avuto la conferma da parte dello stesso interessato (GRAZIE Cicerone ) che la mia ipotesi sul modo di interpretare "ventis" era quella corretta!
    Il 16 Novembre (secondo il calendario dell'epoca) scrisse infatti da Corfù questo:

    Splash Latino - Cicerone - Epistulae - Ad Familiares - 16 - 7


    Septimum iam diem Corcyrae tenebamur, Quintus autem pater et filius Buthroti: solliciti eramus de tua valetudine mirum in modum; nec mirabamur nihil a te litterarum, iis enim ventis istim navigatur, qui si essent, nos Corcyrae non sederemus.

    È già una settimana che (lett. Già per il settimo giorno) siamo fermi a Corcira, mentre (mio) fratello Quinto e suo figlio (sono) a Butroto. Siamo preoccupati per la tua salute in modo straordinario; (tuttavia) non mi meraviglio di non ricevere alcuna lettera da te,
    infatti si naviga da lì con tali venti che, se non fossero quelli, ci permetterebbero di non rimanere fermi (lett. noi non rimarremmo fermi) a Corfù.


    Cicerone in pratica ha risolto i miei dubbi: in modo lapalissiano ci sta "urlando" che per l'appunto la causa della mancata navigazione verso l'Italia sono i venti la cui direzione era sfavorevole, visto che sostiene che se non fossero quelli allora potrebbero salpare.

    E' un indizio fondamentale anche di carattere meteorologico, perchè ci suggerisce la direzione da cui provenivano i venti (nel caso in questione quadranti occidentali), ma ci torneremo in un post apposito perchè anche su questo, come vedrete, c'è da aprire un nuovo (piccolo) capitolo così come fatto per il calendario e per l'analisi del testo.
    Bravissimo da applausi, vedi la differenza che fai è nel modo come ti esprimi sembra di viverlo, io mi sono letto tantissimi libri dell'epoca Romana ho menzionato le doti di ingegneristica ed idraulica che avevano facendo riferimento agli acquedotti con le loro pendenze gli archi che ancora non si sa che carico possano sopportare, alla Cloaca Maxima situsta nel centro di Roma con il suo sistema di smistamento delle acque che anche quello non lo hanno capito, hanno inventato il sifone al contrario, ma non riuscirei ha raccontarlo come fai tu, complimenti è un piacere leggerti

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  8. #78
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Citazione Originariamente Scritto da AcquaSacra Visualizza Messaggio
    Bravissimo da applausi, vedi la differenza che fai è nel modo come ti esprimi sembra di viverlo, io mi sono letto tantissimi libri dell'epoca Romana ho menzionato le doti di ingegneristica ed idraulica che avevano facendo riferimento agli acquedotti con le loro pendenze gli archi che ancora non si sa che carico possano sopportare, alla Cloaca Maxima situsta nel centro di Roma con il suo sistema di smistamento delle acque che anche quello non lo hanno capito, hanno inventato il sifone al contrario, ma non riuscirei ha raccontarlo come fai tu, complimenti è un piacere leggerti

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    Grazie

  9. #79
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    ...'azz... è consolante vedere che qualcuno dei nati post-giurassico sa ancora leggere il latino e vi si dedica non per costrizione scolastica!!! e soprattutto, che se la cava egregiamente!
    Nonostante mi sia impegnata, non ho ancora trovato un punto di traduzione su cui fare le pulci... ma non illuderti: ti sorveglio con la lente e il Georges-Calonghi sotto mano...

  10. #80
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    Predefinito Re: De tempesta praeteriti

    Ecco, io il latino l'ho odiato, ma se già allora mi fosse stato proposto un obiettivo simile sarebbe stato tutto diverso.

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