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  1. #91
    Vento fresco
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Il futuro del nucleare è infatti la fusione, solo che ci vorrà ancora tempo.
    Quello a fissione direi proprio di no
    Il primo reattore sperimentale a fusione che si prevede possa effettivamente produrre energia è in costruzione in Francia, si chiama ITER, e si prevede di iniziare a produrre il plasma a 150 milioni di gradi nel 2025 e di ottenere la fusione per il 2035. In Cina esistono già reattori a fusione funzionanti, ma nessuno di essi produce energia (hanno tutti un bilancio energetico netto negativo). Se l'esperimento ITER andrà bene esiste già una tabella di marcia per la costruzione del primo reattore a fusione da connettere ad una rete elettrica (si chiama DEMO), ma per la produzione di energia si va già oltre il 2050.
    Un reattore a fusione ha dei costi enormi e dei tempi di costruzione lunghissimi: si tratta di costruire una struttura in grado di confinare del plasma a 150 milioni di gradi entro un campo magnetico generato da superconduttori mantenuti a 7 K (7 gradi sopra lo zero assoluto), il tutto assorbendo l'enorme quantitativo di radiazioni gamma che si generano nel processo. Per questo, anche con tutto l'ottimismo possibile, è assolutamente da escludere che si possa ottenere energia da fusione su scala industriale prima del 2080.
    Sarebbe energia pulita e priva di controindicazioni? Sì e no.
    E' pur vero che non ci sarebbe il "problema" delle scorie radioattive, e questo è ciò che rende la fusione attraente per tutti i critici della fissione. Non è vero invece che si tratti di un processo che non produce radiazioni: ne produce invece un notevole quantitativo, soprattutto neutroni e raggi gamma (le più difficili da schermare).
    I neutroni infatti modificano la struttura nucleare di tutto ciò che toccano, rendendo radioattivi anche materiali solitamente inerti (si parla di attivazione neutronica). Non si tratta evidentemente di problemi insormontabili, soprattutto andando ad analizzare quelli che sarebbero i vantaggi della fusione nucleare (quantità di energia spaventevole ad esempio), ma indubbiamente la posizione di chi è contrario alla fissione, ma favorevole alla fusione, risulta un po' contraddittoria.
    Ci sarebbero chiaramente anche svantaggi. Per la difficoltà e per i costi di costruzione, la fusione richiede una produzione centralizzata: questo la rende ideale ad alimentare luoghi densamente popolati e con molte grandi industrie in aree metropolitane enormi. Una popolazione dispersa su un territorio molto ampio (pensiamo al Canada, all'Australia, alla Russia) richiede una produzione energetica de-centralizzata, dal momento che il trasporto di energia causa una perdita della stessa. Per questo, anche se la fusione fosse a portata di mano (e per il momento non lo è), sarebbe comunque importante continuare la ricerca sulle energie rinnovabili e sui reattori a fissione modulari.

  2. #92
    Brezza leggera
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da MarcoSarto Visualizza Messaggio
    Ciao, per quanto riguarda i primi dubbi...
    grazie
    prendo nota di queste info ... e stiamo a vedere.

  3. #93
    Brezza leggera
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    intanto oggi è uscito il sesto attesissimo rapporto IPCC. Niente di nuovo, come ci si aspettava.
    Carina ed esauriente questa versione clandestina di sintesi estrema che pare sia stata trafugata dal prof. Andrew Dressler:

    sintesi.jpg

  4. #94
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da MarcoSarto Visualizza Messaggio
    Sarà il costo allora? Non proprio, perché se consideriamo il costo sul ciclo vita di una fonte di energia, scopriamo che il nucleare è estremamente competitivo con le altre fonti energetiche [6], soprattutto se a fine vita (40-60 anni), i parametri di sicurezza consentono un'estensione della licenza operativa degli impianti (fino a 60-80 anni). In quel caso il nucleare diventa la fonte energetica più conveniente.
    Attualmente però tutte le poche centrali in costruzione hanno il sostegno economico di stato, curioso visto la loro convenienza economica. Inoltre ancora non vedo i conti per lo smaltimento delle scorie. LA centrale più vecchia in funzione è quella svizzera di Beznau che però è stata ferma dal 2015 al 2018 per cui ha quasi 50 anni. Tutte le altre più vecchie sono state fermate. Quindi arrivare a 60-80 anni è ancora un desiderata, non la norma.

    Citazione Originariamente Scritto da MarcoSarto Visualizza Messaggio
    Arriviamo poi alla critica allo stoccaggio di CO2 nel sottosuolo
    Il sottosuolo non è proprio a tenuta stagna, mi sa. Prima o poi quella CO2 ritornerà in atmosfera. La CO2 va legata in qualche modo a qualche minerale, tutte le altre strade sono rimandare il problema al futuro.

    Citazione Originariamente Scritto da MarcoSarto Visualizza Messaggio
    parlare delle scorie nucleari come argomento contro il nucleare è abbastanza ridicolo
    Dopo 70 anni di nucleare ancora non esiste nessun deposito operativo. Onkalo, forse il primo, diverrà operativo nel 2025. Non male per un problema ridicolo. L'Italia non ha nessun luogo papabile per scorie di primo livello, trovandoci al confine tra la placca africana e quella europea. La Sardegna, unico luogo stabile geologicamente (forse) ha il problema di essere un'isola. Ancora non abbiamo deciso per quelle di secondo e terzo che siamo obbligati a realizzare volenti o nolenti.
    Probabilmente faremo prima a riciclare in qualche modo le scorie. Ma ancora non c'è una soluzione pronta, solo dei desiderata. E sono passati 70 anni.


    Di fusione nucleare ne sento parlare da quando ero bambino, ma c'è da dire che anche di razzi se n'è parlato per decenni prima di vedere una vera applicazione. Militare, le V2.

  5. #95
    Vento fresco
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da zoomx Visualizza Messaggio
    Attualmente però tutte le poche centrali in costruzione hanno il sostegno economico di stato, curioso visto la loro convenienza economica. Inoltre ancora non vedo i conti per lo smaltimento delle scorie. LA centrale più vecchia in funzione è quella svizzera di Beznau che però è stata ferma dal 2015 al 2018 per cui ha quasi 50 anni. Tutte le altre più vecchie sono state fermate. Quindi arrivare a 60-80 anni è ancora un desiderata, non la norma.


    Il sottosuolo non è proprio a tenuta stagna, mi sa. Prima o poi quella CO2 ritornerà in atmosfera. La CO2 va legata in qualche modo a qualche minerale, tutte le altre strade sono rimandare il problema al futuro.



    Dopo 70 anni di nucleare ancora non esiste nessun deposito operativo. Onkalo, forse il primo, diverrà operativo nel 2025. Non male per un problema ridicolo. L'Italia non ha nessun luogo papabile per scorie di primo livello, trovandoci al confine tra la placca africana e quella europea. La Sardegna, unico luogo stabile geologicamente (forse) ha il problema di essere un'isola. Ancora non abbiamo deciso per quelle di secondo e terzo che siamo obbligati a realizzare volenti o nolenti.
    Probabilmente faremo prima a riciclare in qualche modo le scorie. Ma ancora non c'è una soluzione pronta, solo dei desiderata. E sono passati 70 anni.


    Di fusione nucleare ne sento parlare da quando ero bambino, ma c'è da dire che anche di razzi se n'è parlato per decenni prima di vedere una vera applicazione. Militare, le V2.
    Ciao, ho già toccato questi temi in altri interventi che ti consiglio di leggere, specie riguardo alle scorie, alla CCS, ai numerosi luoghi papabili ad esempio in Italia per la costruzione di un deposito Nazionale e altre caratteristiche tecniche (in questa discussione e in "Temperature globali").
    Le centrali in costruzione non sono poche, e in realtà si tratta di una tecnologia in forte espansione (immagine 3), considerata anche la fondamentale importanza nelle previsioni dell'IPCC.
    Per quanto riguarda invece l'aspetto economico, possiamo dire che:
    - La componente maggioritaria del costo dell'energia sono gli interessi sui prestiti per la costruzione del reattore;
    - Questi ultimi hanno tassi alti per ragioni politiche: il nucleare è impopolare e quindi viene giudicato un investimento a rischio perchè una vittoria elettorale di un partito contrario a questa tecnologia potrebbe causare lo shutdown anticipato di un programma nucleare (come è accaduto d'altronde in Italia);
    - Il prezzo dell'energia è anelastico rispetto a quello del combustibile.

    Dunque il nucleare sarebbe ovviamente molto più conveniente economicamente se ci fosse convergenza politica sul suo utilizzo, se lo stato decidesse di sussidiare l'utilizzo di questa tecnologia con prestiti a tasso zero e se non ci fosse l'attuale forte opposizione popolare. Ma anche alle condizioni attuali il nucleare è così sconveniente? No.
    Un reattore nucleare ha tempi di costruzione lunghi (minimo 5 anni, con l'aggiunta che in Europa spesso le proteste popolari allungano i tempi di costruzione delle grandi opere, e di questo ne avevo già parlato), e richiede investimenti iniziali massicci (almeno 5 miliardi di euro), ma ha un vantaggio rispetto ad una centrale a carbone o a gas: il costo del combustibile è praticamente nullo. Un kg di Uranio può infatti arrivare a costare centinaia di volte di più di un kg di Carbone o di Gas naturale, ma produce una quantità di energia decine di migliaia di volte superiore.
    Questo implica che i costi vivi di una centrale nucleare operativa siano nettamente inferiori a quelli di una centrale a combustibili fossili (immagine 1). Dunque il break-even point di una centrale nucleare è molto più distante nel tempo (solitamente tra i 15 e i 20 anni dall'inizio della costruzione), ma una volta recuperato l'investimento iniziale una centrale nucleare è estremamente vantaggiosa - soprattutto se si tengono in dovuto conto i costi passivi delle centrali a combustibili fossili dovuti alle emissioni inquinanti e climalteranti.
    In particolare, una volta che le rate del prestito sono state tutte restituite (solitamente dopo 20-30 anni dall'inizio della vita operativa) il basso costo del combustibile spinge la convenienza economica di una centrale nucleare molto in alto, soprattutto se si considera che oggi le licenze di operatività dei reattori partono da una durata minima di 60 anni e alcune licenze inizialmente di 40-50 anni sono state estese fino ad 80.
    Dunque il problema è, ancora una volta, prettamente politico: il nucleare prevede investimenti maggiori e tempi di ammortamento più lunghi, ma alla lunga conviene. I combustibili fossili invece restano la scelta migliore sul breve termine, dal momento che hanno costi iniziali molto inferiori e tempi di costruzione più brevi, e dunque un break-even point molto più vicino nel tempo.
    E non solo. Più banalmente, dai dati OCSE, si può avere un ulteriore prova del fatto che il nucleare non è economicamente sconveniente come si ritiene di solito (è funzione dei tassi di interesse, immagine 2).
    Investimenti mirati ed intelligenti, con visione di lungo termine, potrebbero quindi rendere il nucleare non solo la chiave della decarbonizzazione del settore energetico (aspetto di "poca" importanza che tralasciamo), ma anche una scelta conveniente in chiave economica, che porterebbe ad un abbassamento finale della bolletta elettrica per tutti (es. Francia).
    Immagini Allegate Immagini Allegate

  6. #96
    Brezza tesa
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Su una Aviation Week & Space Technology ho letto un articolo sull'idrogeno.
    Riassumendo:
    Airbus é intenzionata ad utilizzare gli aerei attuali con "piccole" modifiche alimentati ad idrogeno, piuttosto che passare all'elettrico, nel 2025 cominceranno i test e dal 2035 gli aerei entreranno in servizio.
    Per avere una densità di energia sufficiente occorre utilizzarlo in forma liquida a -252° C, con annessi problemi di stoccaggio e trasporto.
    Ma il problema maggiore sarà produrlo in modalità green ed in quantità sufficiente.
    Pensano di produrre l'idrogeno direttamente in aeroporto, così da ridurre i problemi legati al trasporto.
    Piuttosto che utilizzare l'elettrolisi, che richiede moltissima energia e grandi centrali, si utilizzerebbe la pirolisi con plasma ad alta energia per ottenere o idrogeno e grafite o idrogeno ed acetilene, quindi l'idrogeno verrebbe utilizzato per gli aerei ed i mezzi di terra e la grafite o l'acetilene rivenduta a chi ne ha bisogno.
    Un reattore di 8 m3, di 80 kw produrrebbe 1 tonnellata di idrogeno al giorno.

    Altri propongono di produrre 40-50 kg di idrogeno estraendolo dalla combustione di 1 ton di rifiuti organici (ci sono già test in funzione), così da risolvere anche il problema dello smaltimento dei rifiuti, visto che, per esempio l'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi produce 24 ton di rifiuti al giorno.

  7. #97
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da ldanieli Visualizza Messaggio
    intanto oggi è uscito il sesto attesissimo rapporto IPCC. Niente di nuovo, come ci si aspettava.
    Carina ed esauriente questa versione clandestina di sintesi estrema che pare sia stata trafugata dal prof. Andrew Dressler:

    sintesi.jpg
    Quel "you" sarà riferito anche al prof stesso visto che anche lui inquina...
    Irritante alquanto.

  8. #98
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    Quel "you" sarà riferito anche al prof stesso visto che anche lui inquina...
    Irritante alquanto.
    in questo caso "you" è chiaramente riferito ai "policymakers", ma volendo vi si possono includere le tante persone che negli ultimi trent'anni hanno irresponsabilmente e colpevolmente ignorato gli allarmi lanciati dalla comunità scientifica (con un posto d'onore, o meglio di disonore, che andrebbe riservato agli economisti di orientamento neoliberista).
    Ultima modifica di ldanieli; 17/08/2021 alle 06:05

  9. #99
    Uragano L'avatar di Alessandro(Foiano)
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da ldanieli Visualizza Messaggio
    @MarcoSarto

    grazie, interessante.
    Personalmente da buon incompetente in materia mi guardo bene dall'esprimere una posizione: sul tema energia nucleare quindi resto agnostico (con una moderata tendenza a simpatizzare per una tecnologia a basse emissioni di CO2).

    Però da uomo della strada di domande inevitabilmente me ne faccio. I mega impianti (tipo Olkiluoto per capirsi) non sembrano avere oggettivamente un grande futuro (costi enormi, tempi decennali di costruzione ecc).
    Di reattori piccoli modulari e di reattori autofertilizzanti sento parlare da un pezzo: ma se sono così promettenti perchè queste tecnologie non sono ancora decollate? Nel mondo intendo, non parlo del caso Italia.
    Un'ultima cosa: il sequestro (geologico o in altro modo) del CO2 in sè potrebbe essere una buona idea. Il problema è la pratica. Finora sono stati collezionati dei gran fallimenti, parliamo di una tecnologia che si è dimostrata costosa e inaffidabile, da quanto ho capito. Chiarisco che questa non è la mia opinione di profano, ma quella di Nicola Armaroli, direttore di ricerca su questi temi, del CNR.

    Il sequesto della CO2 è una tecnologia applicabile dall'industria petrolchimica, magari il parere di Armaroli escludeva l'utilizzo di giacimenti sotterranei già esistenti:



    Poi visti tanti commenti sull'altro argomento demografico:

    il principale danno economico prodotto dall’ambientalismo consiste nell’indurre a ridurre la natalità.
    Se impostiamo l’economia sui consumi individuali e prevalentemente voluttuari, una società senza figli,
    senza famiglia, fatta di individui asessuati o dalla sessualità polivalente che lavorano per consumare e consumano per lavorare è senz’altro attraente per gli operatori economici senza scrupoli.
    Ma se guardiano all’economia vera, vediamo che se non c’è la famiglia e se non si mettono al mondo figli il sistema in generale non regge:

    è di fondamentale importanza economica la famiglia che è scuola di lavoro, motivo di risparmio, ammortizzatore sociale nelle crisi,capitale sociale, educazione alle virtù civiche, trasmissione delle conoscenze e delle competenze tra le generazioni.La carenza di nuovi nati provoca mancanza di visione del futuro da parte di una società anziana, costi improduttivi, dipendenza dalle istituzioni politiche, stagnazione della creatività nel lavoro.

    La decrescita economica indica un blocco del progresso e della produzione di ricchezza, come se l’essere tutti più poveri fosse di per sé garanzia di giustizia e pace.

    Che tutti gli uomini siano uguali per dignità essenziale è vero. Ciò però non significa che siano uguali per dignità morale, né che siano uguali per condizioni di vita.

    Anche sul tema delle risorse si è imposta una falsa idea nell'opinione pubblica.
    Come sempre l'obiettivo è l'uomo: ci si è convinti che le risorse si stiano esaurendo a causa dell'eccessivo consumo, ma le cose non stanno affatto così. L'uomo consuma ma anche produce molto di più: le risorse infatti non sono definite dalla natura, come ci vogliono far credere, ma dall'uomo che con la sua intelligenza e creatività sa usare gli elementi della natura.
    Ultima modifica di Alessandro(Foiano); 18/08/2021 alle 13:48

  10. #100
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da Alessandro(Foiano) Visualizza Messaggio
    Io capisco benissimo quello che scrivi, ma è falso dire che inquinamento e emissioni la risorsa umana non le abbia ridotte. Produciamo molte meno emissioni anche per estrarre il combustibile fossile grazie alla tecnologia generata dalle solite risorse umane.
    L'esempio della Germania è micro e non macro.
    In Europa stiamo diminuendo l'inquinamento:

    Immagine


    purtroppo le persone negli ultimi decenni sono sempre più concentrate nelle aree urbane che sono anche le zone più inquinate da sempre, dalla rivoluzione industriale che è così.

    Comunque dobbiamo finirla qui per rispetto di chi ha aperto la discussione che dovrebbe rimanere meteorologica.

    L'informazione fa sempre confusione tra meteorologia e quind evento meteo e climatologia. Si attribuisce spesso al clima ogni evento meteorologico estremo.

    L'errore è quello di non considerare le emissioni e l'inquinamento prodotti lungo TUTTA la filiera delle differenti tecnologie (il ciclo vita). Ricordo che anche molte tecnologie ''verdi'', ad ''impatto zero'', sono in realtà definite tali solo perchè l'inquinamento generato per realizzarle o smaltirle è stato delocalizzato là dove le normative sono meno stringenti e garantiscono costi di produzione più concorrenziali.

    Consumption-based accounting of CO2 emissions | PNAS

    Questa la situazione europea, che ti consiglio di tenere d'occhio:

    electricityMap | Live CO₂ emissions of electricity consumption

    L'esempio della Germania è esemplare per comprendere l'impatto ambientale di decisioni avventate e non ragionate.
    Immagini Allegate Immagini Allegate

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