Prova a riflettere un attimo con un approccio un po' più concreto: se in termini astratti, anche in base alla percezione secondo cui il consumo di suolo sembra continuare ad aumentare, la previsione dell'"esponenzialità" potrebbe avere senso, in termini empirici mi sembra quantomeno improbabile (per dire un eufemismo) avere il 50% dei suoli occupato...occupato da cosa? Negli Stati sviluppati, anche per via della stabilizzazione del numero di abitanti, non vedo tutte queste esigenze di espansione, costruzione e consumo di suolo, non come nel dopoguerra e nel periodo del boom economico, a me sembra abbastanza evidente. Le abitazioni quelle sono dato che la popolazione non aumenta, effettivamente molti continuano a provare a costruire strutture per esercitare nuove attività economiche in generale ma queste da sole non è che sono in grado di "consumare" tutto quel suolo, ma proprio no (poi trovo che il dibattito sul consumo di suolo sfoci spesso in estremizzazioni palesi, ad esempio qualcuno si lamenta addirittura per il consumo di suolo di rifugi e bivacchi montani: ma che impatto potrà mai avere nel concreto un'occupazione di un'area così ristretta nel contesto di un territorio sconfinato? Eppure ho visto costruire bivacchi che non poggiano sul terreno giusto per risparmiare quei due metri contati posti tra l'altro in alta quota su terreno persino privo di vegetazione......)
Per il resto, dato che hai citato in un altro post gli allevamenti intensivi, torno a fare emergere il problema di un approccio apposto: se passi dagli allevamenti intensivi all'agricoltura intensiva (è inevitabile, se non vuoi uno devi prenderti l'altro, sia a livello locale che a livello globale non le sfami migliaia o miliardi di persone senza occupare suolo, anzi ovviamente l'agricoltura intensiva lo aumenterebbe senza alcun dubbio).
In generale, credo che si debba adottare una prospettiva meno ideologica. Vanno anche bene le ideologie, ma poi devono essere tradotte nel concreto con il rispetto di parametri e economici, di benessere sociale e così via: anche il PIL non è un'opinione, non è un'invenzione di qualche capitalista con i baffi, ma è strettamente correlato al benessere sociale. In più non capisco come si potrebbe usare e per quali scopi un indice alternativo
gentile ale 97
forse vivendo in Sardegna (una regione che al confronto con la Lombardia può apparire essenzialmente disabitata) si può avere la "percezione" che il consumo di suolo sia un qualcosa di ideologico.
Credimi non è lo è. Non c'è nulla di più concreto e meno ideologico del problema cementificazione (sarà un caso se gli inglesi il calcestruzzo lo chiamano "concrete"?)
Ci sono aree come la provincia di Monza dove circa la metà del suolo è interamente occupata da costruzioni e buona parte della fascia pedemontana lombarda, che corre lungo i grandi assi autostradali sta subendo la stessa sorte. Il paesaggio è completamente deturpato, le isole di calore crescono, la bruttezza e la banalità dilagano, il traffico perenne sulle strade, servizi ecosistemici che smettono di funzionare, campagne smembrate, intere aree che perdono completamente la loro indentità...
Forse prima di scrivere di argomenti che non si conoscono sarebbe bene informarsi. ISPRA lancia allarmi da anni sui danni anche economici del consumo di suolo.
Un paio di link che potrebbero esserti d'aiuto:
Il consumo di suolo, una calamita innaturale - Icona Clima
Consumo di suolo, l'Italia rischia 99 miliardi di euro e la nostra sicurezza
In India sì, ma i cinesi hanno un reddito pro capite che ormai è un terzo nel nostro in termini nominali, probabilmente più vicino al 50% a parità di potere d'acquisto. Il reddito medio cinese non è lontano da quello della Calabria o dei Paesi dell'Europa orientale.
Ma soprattutto inquinano molto più di noi, sempre in termini pro-capite, quindi non si può dire che abbiano bisogno di inquinare di più per uscire dalla povertà.
E come la Cina ci sono molti altri Paesi a medio reddito, come la Malesia, Singapore, Taiwan, Cile, Uruguay, Messico che non sono certo poveri. Evitiamo l'errore di pensare che fuori dall'occidente ci siano i barbari, ormai da anni non è più così.
Un metodo molto banale per recuperare la CO2 atmosferica, senza ricorrere alla tecnologie che lo estraggono dall'atmosfera, sarebbe favorire la riforestazione di ampie aree, processo che la natura già porta avanti da sola quando una zona è abbandonata.
Volevo postare ieri un articolo di Avvenire in cui si diceva che negli ultimi anni, per la prima volta da secoli (!), in Italia la superficie forestale ha superato quella per pascoli e campi agricoli, tanto che ora il 36% della superficie è ricoperta da foreste!
Insomma, ci sono ampi margini perchè in molte zone del mondo ciò possa accadere con evidenti benefici in termini di riassorbimento della CO2, pur avendo molti più abitanti del passato e pur avendo stili di vita molto migliori.
Al di là delle estremizzazioni sui rifugi e bivacchi, ti basterebbe fare un giro nella costa gallurese per osservare l'enormità di seconde case costruite negli anni, che rimangono vuote per buona parte dell'anno. È un problema reale e serio. No, purtroppo la cosa assurda è che la cementificazione sembra essere slegata dalla crescita demografica. Decine di progetti, complessi edilizi, centri commerciali in programma, le autostrade sono piene di camion, e invece di spostare, in parte, le merci sui treni, pensano a costruirne nuove. A proposito dell'agricoltura estensiva, anche gli animali vanno nutriti. Il 70% della superficie agricola dell'UE serve a sfamare gli animali
Lui parlava del 50% di occupazione del suolo (in termini di cementificazione) a livello nazionale, quindi discutere dell'hinterland di Milano (che ho ben presente) non ha alcun senso.
Inoltre si parla di aumento ("esponenziale") del consumo di suolo: quello dell'hinterland di Milano e di tutte le altre aree metropolitane ormai è già stato attuato ma presumibilmente non aumenterà a dismisura in futuro, anzi lo escludo. (e comunque il consumo di suolo così elevato non è altro che la conseguenza di un'elevata popolazione e in particolare di un'elevata sua concentrazione in un'area che ha permesso negli ultimi decenni le migliori opportunità economiche, favorendo pertanto l'espansione dell'area metropolitana in questione). Nient'altro.
No ma hai ragione, è effettivamente un problema.
Solo che io parlavo dell'ipotesi di crescita infinita di consumo dei suoli, appunto: e non credo in questa ipotesi sinceramente nonostante tutto.
Come fai notare, tra l'altro, la Sardegna è uno dei territori in cui il consumo di suolo, seppur quantitativamente più modesto di altre aree magari, è quasi sempre decisamente evitabile (la costruzione delle abitazioni nelle aree metropolitane per dare una casa a tutti è ahimè necessaria ed è stata necessaria negli scorsi decenni, le seconde case da occupare magari tre settimane all'anno no). Infatti intendevo mettere in luce solo alcune estremizzazioni, non contestare l'esistenza del problema, assolutamente.
Per quanto riguarda l'agricoltura estensiva e gli animali quello che dici è vero, ma di certo il passaggio dagli allevamenti intensivi non produrrebbe una riduzione del consumo dei suoli direi
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