Pagina 5 di 67 PrimaPrima ... 345671555 ... UltimaUltima
Risultati da 41 a 50 di 666
  1. #41
    Vento forte L'avatar di ale97
    Data Registrazione
    08/11/19
    Località
    Arbus (SU) 370 m/ Torino
    Età
    26
    Messaggi
    3,978
    Menzionato
    84 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da Copernicus64 Visualizza Messaggio
    Ma sono anche guarda caso i paesi dove il PIL aumenta meno. Va anche considerato che i nostri stati sfruttano risorse da altri paesi come nel caso dell'Italia, quindi anche per quello le cose vanno così bene, l'inquinamento e le ingiustizie sociali ahimè li esportiamo in altri paesi.

    Vorrei almeno farvi capire che proprio la crescita esponenziale dei capitali non è sostenibile, questo per me è chiaro come il sole. Io che ho più di 50 anni so perfettamente quello che sto dicendo. Basta farsi un giro su google earth ogni tot anni e si vede come le devastazioni aumentano a ritmo incalzante in quasi tutte le aree del pianeta. Quello che colpisce sono i nuovi impianti, i nuovi silos le nuove cave i nuovi disboscamenti che sono sempre almeno il doppio come dimensioni di quelli di 20 prima. E' proprio connaturato alla crescita esponenziale.

    E a questo BISOGNA PORRE RIMEDIO senza se e senza ma, al di la delle miopi ideologie politiche. Non è opinabile, è un fatto. Siccome la cosa mi sta molto a cuore (come dovrebbe stare a cuore a tutti), ho fatto vari giri del pianeta ultimamente per rendermi conto di questo e con molta amarezza vedo che l'andazzo è quello. In particolare Russia, Africa, Cina, Amazzonia, quasi tutte le aree tropicali ma in generale un pò ovunque, Italia compresa, a parte qualche area boschiva in espansione, più perchè ha avuto la fortuna di essere dimenticata che per altro.

    Ora, ammettendo che oggi siamo al 5-6% di urbanizzazione e cementificazione che sembra poco, questa è già raddoppiata dagli anni 2000 e diventerà il 12% nel 2040. Già qui si porranno problemi seri di sostenibilità. Ma cosa succederà nel 2060 quando la superficie sfruttata (non per l'agricoltura ma per attività industriali o abitative) sarà del 24%?. Nel 2080 sarà dei quasi il 50%. Forse non si arriverà nel 2100 al 100% perchè i disastri saranno tali e tanti che il sistema crollerà molto prima. Per adesso non c'è affatto un rallentamento di quest'andazzo, anzi. Vogliamo porvi rimedio prima che sia troppo tardi? E non sarebbe il caso di cambiare sto cavolo di PIL o sostituirlo con qualche indice più attuale non pensato da qualche illustre capitalista dell'800 con i baffoni ben pettinati? (in realtà non lo so ma era giusto per rendere l'idea dell'anacronismo! ).

    Se non ci saranno policies sovranazionali l'economia senza regole si comporterà come un gas in espansione in tutte le direzioni e a poco serviranno incentivi e cosucce del genere.

    Queste cose ovviamente andrebbero decise di comune accordo tra stati, è difficile ma prima o poi (meglio prima che poi) ci si dovrà arrivare. Noi cittadini intanto dovremmo fare le nostre scelte in termini di stile di vita e di privilegiare i prodotti e i sistemi a basso impatto, questo è di per se già molto importante e potrebbe incidere parecchio sulle scelte dei governi e del mondo produttivo.
    Prova a riflettere un attimo con un approccio un po' più concreto: se in termini astratti, anche in base alla percezione secondo cui il consumo di suolo sembra continuare ad aumentare, la previsione dell'"esponenzialità" potrebbe avere senso, in termini empirici mi sembra quantomeno improbabile (per dire un eufemismo) avere il 50% dei suoli occupato...occupato da cosa? Negli Stati sviluppati, anche per via della stabilizzazione del numero di abitanti, non vedo tutte queste esigenze di espansione, costruzione e consumo di suolo, non come nel dopoguerra e nel periodo del boom economico, a me sembra abbastanza evidente. Le abitazioni quelle sono dato che la popolazione non aumenta, effettivamente molti continuano a provare a costruire strutture per esercitare nuove attività economiche in generale ma queste da sole non è che sono in grado di "consumare" tutto quel suolo, ma proprio no (poi trovo che il dibattito sul consumo di suolo sfoci spesso in estremizzazioni palesi, ad esempio qualcuno si lamenta addirittura per il consumo di suolo di rifugi e bivacchi montani: ma che impatto potrà mai avere nel concreto un'occupazione di un'area così ristretta nel contesto di un territorio sconfinato? Eppure ho visto costruire bivacchi che non poggiano sul terreno giusto per risparmiare quei due metri contati posti tra l'altro in alta quota su terreno persino privo di vegetazione......)



    Per il resto, dato che hai citato in un altro post gli allevamenti intensivi, torno a fare emergere il problema di un approccio apposto: se passi dagli allevamenti intensivi all'agricoltura intensiva (è inevitabile, se non vuoi uno devi prenderti l'altro, sia a livello locale che a livello globale non le sfami migliaia o miliardi di persone senza occupare suolo, anzi ovviamente l'agricoltura intensiva lo aumenterebbe senza alcun dubbio).


    In generale, credo che si debba adottare una prospettiva meno ideologica. Vanno anche bene le ideologie, ma poi devono essere tradotte nel concreto con il rispetto di parametri e economici, di benessere sociale e così via: anche il PIL non è un'opinione, non è un'invenzione di qualche capitalista con i baffi, ma è strettamente correlato al benessere sociale. In più non capisco come si potrebbe usare e per quali scopi un indice alternativo

  2. #42
    Brezza leggera
    Data Registrazione
    25/10/05
    Località
    provincia di Como
    Messaggi
    472
    Menzionato
    0 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da ale97 Visualizza Messaggio
    Prova a riflettere un attimo con un approccio un po' più concreto: se in termini astratti, anche in base alla percezione secondo cui il consumo di suolo ...
    gentile ale 97

    forse vivendo in Sardegna (una regione che al confronto con la Lombardia può apparire essenzialmente disabitata) si può avere la "percezione" che il consumo di suolo sia un qualcosa di ideologico.
    Credimi non è lo è. Non c'è nulla di più concreto e meno ideologico del problema cementificazione (sarà un caso se gli inglesi il calcestruzzo lo chiamano "concrete"?)
    Ci sono aree come la provincia di Monza dove circa la metà del suolo è interamente occupata da costruzioni e buona parte della fascia pedemontana lombarda, che corre lungo i grandi assi autostradali sta subendo la stessa sorte. Il paesaggio è completamente deturpato, le isole di calore crescono, la bruttezza e la banalità dilagano, il traffico perenne sulle strade, servizi ecosistemici che smettono di funzionare, campagne smembrate, intere aree che perdono completamente la loro indentità...

    Forse prima di scrivere di argomenti che non si conoscono sarebbe bene informarsi. ISPRA lancia allarmi da anni sui danni anche economici del consumo di suolo.

    Un paio di link che potrebbero esserti d'aiuto:

    Il consumo di suolo, una calamita innaturale - Icona Clima

    Consumo di suolo, l'Italia rischia 99 miliardi di euro e la nostra sicurezza

  3. #43
    Uragano L'avatar di burian br
    Data Registrazione
    06/01/17
    Località
    Brindisi
    Età
    29
    Messaggi
    23,160
    Menzionato
    971 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da MarcoSarto Visualizza Messaggio
    Copernicus, per quanto riguarda la pericolosità ti consiglio di leggere i post (OT) in cui ne ho parlato nell'altra discussione, e chiedo anche, se possibile, ad un moderatore di accorpare quegli interventi per una questione di completezza.
    Capitolo scorie.
    Le scorie radioattive sono tutti quei prodotti che contengono isotopi radioattivi e che non possono venire riutilizzati (NB però reattori veloci). Per quanto riguarda l'industria nucleare civile parliamo sia di combustibile esausto (cioè con una quantità di fissile troppo bassa per consentire un tasso di reazioni stabile), sia altri materiali contaminati, anche provenienti da fasi diverse del ciclo del combustibile (processamento, arricchimento, trasporto ecc). Rifiuti radioattivi sono però anche prodotti da altre industrie, come ad esempio quella medica (sia le radioterapie che alcune tecniche di diagnostica per immagini usano radiosorgenti) o quella legata alla lavorazione delle terre rare (la cui estrazione produce scarti radioattivi, dato che i giacimenti di terre rare spesso si trovano vicino a depositi di Uranio e Torio) e questo significa che le scorie radioattive esistono anche in quei paesi in cui non è presente un programma nucleare civile. La IAEA ha suddiviso le scorie in 3 categorie:
    - Rifiuti a bassa attività: tutto ciò che ha una radioattività superiore alla soglia consentita per i rifiuti comuni, ma che non richiede schermature particolari per essere maneggiato o trasportato;
    - Rifiuti a media attività: tutto ciò che non ha una radioattività così alta da richiedere un raffreddamento, ma va comunque schermato anche durante il trasporto;
    - Rifiuti ad alta attività: tutto ciò che ha una radioattività sufficientemente elevata da richiedere un raffreddamento (i decadimenti generano calore).
    L'industria nucleare civile produce tutti e tre i tipi di scorie. Le barre di combustibile esausto e i liquidi derivanti dal riprocessamento di quest'ultimo sono rifiuti di alto livello. Tra i rifiuti di livello intermedio troviamo il cladding metallico all'interno del quale vengono incorporate le pastiglie di combustibile prima dell'inserimento nel reattore e le resine utilizzate durante il trattamento iniziale del combustibile. Qualunque altro tipo di materiale contaminato, inclusi i filtri dell'acqua di raffreddamento, le tute indossate dal personale, la strumentistica usa e getta ecc. viene considerato rifiuto di basso livello. Come vengono stoccati questi rifiuti?
    I rifiuti di basso livello hanno un'attività molto debole e di breve durata, e per questo vengono stoccati in depositi per alcuni mesi o al massimo qualche anno e poi possono essere smaltiti come rifiuti normali. I rifiuti di attività intermedia, hanno delle tempistiche più lunghe ma il procedimento dovrebbe essere analogo. Per motivi economici si preferisce mettere insieme i rifiuti di media ed alta attività, e stoccarli insieme (a parte in Francia, dove i rifiuti di media attività vengono stoccati separatamente). I rifiuti radioattivi di alto livello possono andare incontro a destini diversi. Dato che i tempi di decadimento sono molto lunghi, alcuni paesi come Finlandia e Norvegia (quest'ultima non ha nemmeno un programma di nucleare civile!!) hanno costruito depositi di profondità, in luoghi dove la geologia garantisce impermeabilità del terreno e non soggetto a sismi di grande intensità. Il deposito geologico di Onkalo è impressionante, ti consiglio di darci un occhio. Pensa che i contenitori sono stati progettati per non essere danneggiati dalle radiazioni in maniera significativa per oltre 100.000 anni. Gli altri paesi mantengono tali rifiuti in depositi di superficie, adeguatamente schermati, dato che i rifiuti di alto livello rappresentano una quantità minima del totale delle scorie prodotte (non vorrei dire una cavolata ma una roba tipo l'1% o anche meno).
    Importante anche considerare che i reattori veloci di cui si parlava sopra possono arrivare al riciclo completo del combustibile esausto, così che, tramite il riprocessamento, il materiale contenuto nelle scorie ad alta attività venga recuperato e riutilizzato.

    Nell'immagine il sito canadese di stoccaggio di rifiuti nucleari di livello intermedio e alto. In un singolo capannone sono contenute le scorie di 70 anni di nucleare civile dell'intera nazione, le quali riempiono poco più della metà del sito.
    Pensi che in un paese sismico come il nostro si correrebbero rischi di sorta? O con un'attenta gestione si eviterebbe qualsiasi problema?

  4. #44
    Vento fresco
    Data Registrazione
    24/12/17
    Località
    Roma
    Età
    36
    Messaggi
    2,463
    Menzionato
    476 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da MeTeo72 Visualizza Messaggio
    India e Cina fanno quasi 2,5 mld di persone, ma non tutte hanno un reddito medio alto, forse solo un centinaio di milioni, gli altri sono molto poveri (é una delle ragioni per cui hanno un tasso di crescita molto più alto dei paesi "sviluppati").

    Quindi sì il rapporto non é 1/10, sarà 1/8 o poco ci manca.
    In India sì, ma i cinesi hanno un reddito pro capite che ormai è un terzo nel nostro in termini nominali, probabilmente più vicino al 50% a parità di potere d'acquisto. Il reddito medio cinese non è lontano da quello della Calabria o dei Paesi dell'Europa orientale.

    Ma soprattutto inquinano molto più di noi, sempre in termini pro-capite, quindi non si può dire che abbiano bisogno di inquinare di più per uscire dalla povertà.

    E come la Cina ci sono molti altri Paesi a medio reddito, come la Malesia, Singapore, Taiwan, Cile, Uruguay, Messico che non sono certo poveri. Evitiamo l'errore di pensare che fuori dall'occidente ci siano i barbari, ormai da anni non è più così.

  5. #45
    Uragano L'avatar di burian br
    Data Registrazione
    06/01/17
    Località
    Brindisi
    Età
    29
    Messaggi
    23,160
    Menzionato
    971 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da EnnioDiPrinzio Visualizza Messaggio
    Bisogna cambiare mentalità: non è più possibile credere all'aumento infinito del Pil che si basa anche sull'aumento della popolazione " perché sennò non sapremo come pagare le pensioni "...
    Abbiamo già un numero sufficientemente alto di popolazione sulla Terra e molti Paesi sono in piena esplosione demografica.
    Non sono per la decrescita (in)felice ma per una sana politica di controllo delle nascite, ove serve, per evitare consumo di siolo ed inquinamento.
    La faccenda dei cambiamenti climatici, per com'è posta di solito, mi appassiona poco.
    Da che mondo è mondo, i cambiamenti climatici ci sono stati, ci sono e ci saranno.
    Il problema demografico è in realtà un non problema, a fine secolo le principali stime vedono una popolazione minore di quella di oggi dopo un picco nel 2060. E continuerà a decrescere nel secolo successivo riducendo l'impatto ambientale dell'uomo.

  6. #46
    Uragano L'avatar di burian br
    Data Registrazione
    06/01/17
    Località
    Brindisi
    Età
    29
    Messaggi
    23,160
    Menzionato
    971 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    Qui sulla parte climatica avrei da ridire, al momento gli ecosistemi e gli oceani stanno assorbendo circa il 50% delle emissioni antropiche, quindi le concentrazioni in atmosfera se riuscissimo a ridurre le emissioni in questa misura dovrebbero stabilizzarsi (e con esse rallenterebbe il riscaldamento globale). Nel lungo termine bisognerebbe puntare allo zero e in quel caso le emissioni dovrebbero gradualmente scendere su livelli più bassi. Riportare forzatamente le concentrazioni al livello pre-industriale non mi sembra necessario e nemmeno auspicabile, visto che viviamo in un pianeta con enormi masse continentali (e molti dei migliori terreni agricoli) collocati a latitudini elevate.

    La CCS applicata alle infime concentrazioni atmosferiche sarebbe uno spreco di energia enorme, sono molto più interessanti altre tecnologie come il calcestruzzo ad emissioni negative o tecniche agricole che aumentino il contributo di carbonio nel suolo. Nella fase di transizione potrebbe avere senso la CCS applicata alle centrali termiche, in quel caso le concentrazioni sono abbastanza alte da consentirne una cattura più efficiente, ma se si riuscisse ad evitarle direttamente (quindi evitando la fase estrattiva e di trasporto dei combustibili fossili) sarebbe tutto di guadagnato.
    Un metodo molto banale per recuperare la CO2 atmosferica, senza ricorrere alla tecnologie che lo estraggono dall'atmosfera, sarebbe favorire la riforestazione di ampie aree, processo che la natura già porta avanti da sola quando una zona è abbandonata.
    Volevo postare ieri un articolo di Avvenire in cui si diceva che negli ultimi anni, per la prima volta da secoli (!), in Italia la superficie forestale ha superato quella per pascoli e campi agricoli, tanto che ora il 36% della superficie è ricoperta da foreste!
    Insomma, ci sono ampi margini perchè in molte zone del mondo ciò possa accadere con evidenti benefici in termini di riassorbimento della CO2, pur avendo molti più abitanti del passato e pur avendo stili di vita molto migliori.

  7. #47
    Uragano L'avatar di burian br
    Data Registrazione
    06/01/17
    Località
    Brindisi
    Età
    29
    Messaggi
    23,160
    Menzionato
    971 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    E come la Cina ci sono molti altri Paesi a medio reddito, come la Malesia, Singapore, Taiwan, Cile, Uruguay, Messico che non sono certo poveri. Evitiamo l'errore di pensare che fuori dall'occidente ci siano i barbari, ormai da anni non è più così.
    Abbiamo mai smesso di pensarlo?

  8. #48
    Vento moderato
    Data Registrazione
    09/12/20
    Località
    SS
    Età
    29
    Messaggi
    1,343
    Menzionato
    41 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da ale97 Visualizza Messaggio
    Prova a riflettere un attimo con un approccio un po' più concreto: se in termini astratti, anche in base alla percezione secondo cui il consumo di suolo sembra continuare ad aumentare, la previsione dell'"esponenzialità" potrebbe avere senso, in termini empirici mi sembra quantomeno improbabile (per dire un eufemismo) avere il 50% dei suoli occupato...occupato da cosa? Negli Stati sviluppati, anche per via della stabilizzazione del numero di abitanti, non vedo tutte queste esigenze di espansione, costruzione e consumo di suolo, non come nel dopoguerra e nel periodo del boom economico, a me sembra abbastanza evidente. Le abitazioni quelle sono dato che la popolazione non aumenta, effettivamente molti continuano a provare a costruire strutture per esercitare nuove attività economiche in generale ma queste da sole non è che sono in grado di "consumare" tutto quel suolo, ma proprio no (poi trovo che il dibattito sul consumo di suolo sfoci spesso in estremizzazioni palesi, ad esempio qualcuno si lamenta addirittura per il consumo di suolo di rifugi e bivacchi montani: ma che impatto potrà mai avere nel concreto un'occupazione di un'area così ristretta nel contesto di un territorio sconfinato? Eppure ho visto costruire bivacchi che non poggiano sul terreno giusto per risparmiare quei due metri contati posti tra l'altro in alta quota su terreno persino privo di vegetazione......)



    Per il resto, dato che hai citato in un altro post gli allevamenti intensivi, torno a fare emergere il problema di un approccio apposto: se passi dagli allevamenti intensivi all'agricoltura intensiva (è inevitabile, se non vuoi uno devi prenderti l'altro, sia a livello locale che a livello globale non le sfami migliaia o miliardi di persone senza occupare suolo, anzi ovviamente l'agricoltura intensiva lo aumenterebbe senza alcun dubbio).


    In generale, credo che si debba adottare una prospettiva meno ideologica. Vanno anche bene le ideologie, ma poi devono essere tradotte nel concreto con il rispetto di parametri e economici, di benessere sociale e così via: anche il PIL non è un'opinione, non è un'invenzione di qualche capitalista con i baffi, ma è strettamente correlato al benessere sociale. In più non capisco come si potrebbe usare e per quali scopi un indice alternativo
    Al di là delle estremizzazioni sui rifugi e bivacchi, ti basterebbe fare un giro nella costa gallurese per osservare l'enormità di seconde case costruite negli anni, che rimangono vuote per buona parte dell'anno. È un problema reale e serio. No, purtroppo la cosa assurda è che la cementificazione sembra essere slegata dalla crescita demografica. Decine di progetti, complessi edilizi, centri commerciali in programma, le autostrade sono piene di camion, e invece di spostare, in parte, le merci sui treni, pensano a costruirne nuove. A proposito dell'agricoltura estensiva, anche gli animali vanno nutriti. Il 70% della superficie agricola dell'UE serve a sfamare gli animali

  9. #49
    Vento forte L'avatar di ale97
    Data Registrazione
    08/11/19
    Località
    Arbus (SU) 370 m/ Torino
    Età
    26
    Messaggi
    3,978
    Menzionato
    84 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da ldanieli Visualizza Messaggio
    gentile ale 97

    forse vivendo in Sardegna (una regione che al confronto con la Lombardia può apparire essenzialmente disabitata) si può avere la "percezione" che il consumo di suolo sia un qualcosa di ideologico.
    Credimi non è lo è. Non c'è nulla di più concreto e meno ideologico del problema cementificazione (sarà un caso se gli inglesi il calcestruzzo lo chiamano "concrete"?)
    Ci sono aree come la provincia di Monza dove circa la metà del suolo è interamente occupata da costruzioni e buona parte della fascia pedemontana lombarda, che corre lungo i grandi assi autostradali sta subendo la stessa sorte. Il paesaggio è completamente deturpato, le isole di calore crescono, la bruttezza e la banalità dilagano, il traffico perenne sulle strade, servizi ecosistemici che smettono di funzionare, campagne smembrate, intere aree che perdono completamente la loro indentità...

    Forse prima di scrivere di argomenti che non si conoscono sarebbe bene informarsi. ISPRA lancia allarmi da anni sui danni anche economici del consumo di suolo.

    Un paio di link che potrebbero esserti d'aiuto:

    Il consumo di suolo, una calamita innaturale - Icona Clima

    Consumo di suolo, l'Italia rischia 99 miliardi di euro e la nostra sicurezza
    Lui parlava del 50% di occupazione del suolo (in termini di cementificazione) a livello nazionale, quindi discutere dell'hinterland di Milano (che ho ben presente) non ha alcun senso.
    Inoltre si parla di aumento ("esponenziale") del consumo di suolo: quello dell'hinterland di Milano e di tutte le altre aree metropolitane ormai è già stato attuato ma presumibilmente non aumenterà a dismisura in futuro, anzi lo escludo. (e comunque il consumo di suolo così elevato non è altro che la conseguenza di un'elevata popolazione e in particolare di un'elevata sua concentrazione in un'area che ha permesso negli ultimi decenni le migliori opportunità economiche, favorendo pertanto l'espansione dell'area metropolitana in questione). Nient'altro.

  10. #50
    Vento forte L'avatar di ale97
    Data Registrazione
    08/11/19
    Località
    Arbus (SU) 370 m/ Torino
    Età
    26
    Messaggi
    3,978
    Menzionato
    84 Post(s)

    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da SsNo Visualizza Messaggio
    Al di là delle estremizzazioni sui rifugi e bivacchi, ti basterebbe fare un giro nella costa gallurese per osservare l'enormità di seconde case costruite negli anni, che rimangono vuote per buona parte dell'anno. È un problema reale e serio. No, purtroppo la cosa assurda è che la cementificazione sembra essere slegata dalla crescita demografica. Decine di progetti, complessi edilizi, centri commerciali in programma, le autostrade sono piene di camion, e invece di spostare, in parte, le merci sui treni, pensano a costruirne nuove. A proposito dell'agricoltura estensiva, anche gli animali vanno nutriti. Il 70% della superficie agricola dell'UE serve a sfamare gli animali
    No ma hai ragione, è effettivamente un problema.
    Solo che io parlavo dell'ipotesi di crescita infinita di consumo dei suoli, appunto: e non credo in questa ipotesi sinceramente nonostante tutto.


    Come fai notare, tra l'altro, la Sardegna è uno dei territori in cui il consumo di suolo, seppur quantitativamente più modesto di altre aree magari, è quasi sempre decisamente evitabile (la costruzione delle abitazioni nelle aree metropolitane per dare una casa a tutti è ahimè necessaria ed è stata necessaria negli scorsi decenni, le seconde case da occupare magari tre settimane all'anno no). Infatti intendevo mettere in luce solo alcune estremizzazioni, non contestare l'esistenza del problema, assolutamente.



    Per quanto riguarda l'agricoltura estensiva e gli animali quello che dici è vero, ma di certo il passaggio dagli allevamenti intensivi non produrrebbe una riduzione del consumo dei suoli direi

Segnalibri

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •