Ti é stato risposto che é un falso problema,< quello della crescita, in quanto l'efficientamento dei processi porta ad un aumento del PIL a fattori inalterati.
Anche per le risorse si può fare più o meno lo stesso discorso perché, per esempio, in alcune miniere stanno estraendo l'oro processando dagli scarti dei secoli scorsi al posto di fare nuove perforazioni.
Quindi i discorsi su risorse limitate ed in esaurimento, sono un po' da rivedere.
Di sicuro non si può pensare di estendere lo stile di vita da paesi sviluppati a tutti gli 8 miliardi di abitanti del pianeta e al tempo stesso non si può continuare con questo sistema economico/ambientale.
Parlane con i Giapponesi del nucleare...è sempre la solita storia, finchè non capita a te puoi sempre far finta che il problema non esista. Tra l'altro a Fukushima so che una serie di eventi fortunati hanno salvato il Giappone da una catastrofe totale, nel senso che ci sarebbe potuta essere la diaspora per quella nazione, nazione che tra l'altro io amo particolarmente. Il fatto che i nuovi reattori siano assolutamente sicuri bisognerà vederlo sul campo, dato che si sarà detta la stessa cosa anche per i reattori di Fukushima.
Detto questo, può essere che la plastica negli oceani sia dovuta soprattutto all'asia e ai paesi emergenti, bene, questo è un punto interessante. Il problema è il suo smaltimento e il suo riciclo, che comunque implica produzione di co2 consumo di suolo eccetera. E' sostenibile? Può essere che per un pò lo sia, ma se si aumenta ulteriormente la produzione credo di no. Non sarebbe meglio invece ridurre almeno un pò la quantità di plastica che produciamo? Servono veramente tutti quegli involucri al supermercato? Oggi si possono produrre materiali biodegradabili ed è auspicabile che al più presto vengano sviluppati nuovi sistemi di produzione da scarti alimentari ad esempio.
Quanto al consumo di suolo, a cosa si riferisce quel grafico? Italia? Da quel grafico il consumo di suolo non sta diminuendo, ma sta aumentando linearmente, il primo istogramma si riferisce al 2012 e poi c'è un salto di 3 anni. Questo da la falsa impressione che il tasso di crescita stia diminuendo. Può essere che in Italia il consumo di suolo non sia più esponenziale, e meno male! In teoria si sarebbe dovuto fermare già da tempo. Il fatto che sia lineare non mi rasserena per niente. A livello globale purtroppo non lo è, perchè la maggior parte dei paesi sta crescendo a ritmi esponenziali. In Italia, malgrado il PIL non stia quasi più aumentando da un bel pò, il consumio di suolo invece non si arresta, questo mette in evidenza come in questo paese ci sia un problema urgente riguardo a questo. Più che aumentare le aree naturali, aumentano le aree in cui l'agricoltura (spesso quella a gestione familiare e a basso impatto) è stata abbandonata, e non sempre questo è un bene, specie per un paese come il nostro. In ogni caso non voglio essere pessimista a tutti i costi, ma rimane il fatto che anche se gradualmente, dobbiamo immaginare il nostro sistema economico in equilibrio con l'ambiente. Quindi ti rimando la questione, come si raggiungerà questo equilibrio, e come pensi sia possibile che il PIL cresca all'infinito? Non c'è un limite a tutto questo? E soprattutto, perchè ti rifiuti di accettarlo? Semplicemente l'umanità se vogliamo che continui a prosperare, dovrà a un certo punto equilibrarsi con l'ambiente e per fare questo dovrà necessariamente non più espandersi, ma evolvere in armonia con esso. Sottolineo il termine EVOLVERE, perchè non è assolutamente detto che pur essendo in equilibrio debba stagnare l'economia e il benessere.
Bene, la tua seconda affermazione è quella che conta. Magari risulterà che il PIL cresce sempre, a me questo non interessa. L'importante è rendersi conto che a un certo punto, bisogna ridurre il consumo di suolo, di risorse e l'inquinamento. Gli economisti possono continuare a "sognare" con i loro grafici sempre verso l'alto, grazie a efficientamenti, scambi e transazioni di ogni tipo...ecc...Credo che il PIL debba comunque essere affiancato da altri indici, divenuti oggi più importanti rispetto al passato, ma non voglio entrare nel merito, perchè non sono un esperto.
Non vedo come si possa, nel 2021, discutendo di cambiamenti climatici e riscaldamento globale (argomento del thread) e possibili soluzioni, non parlare del nucleare nel mix energetico. Il fatto che tu per motivi ideologici e per una visione totalmente distorta del tema vada contro persino a grafici, dati e studi peer-reviewed postati più volte la dice lunga. Il bagno di umiltà potevi risparmiarlo, dato che ne dimostri tu il bisogno.
1) Le politiche verdi di cui parli devono avere applicabilità pratica ed economica, oltre che teorica. Un esempio concreto è stata la recente chiusura di alcuni reattori tedeschi con l'immediata costruzione di centrali a gas e a carbone, essendo le rinnovabili aleatorie adeguate per coprire i picchi energetici e non per il baseload di un Paese nella stragrande maggioranza dei casi (vedere il CF delle varie fonti energetiche, e considerare che persino una centrale termoelettrica ha un CF nettamente minore rispetto ad una centrale nucleare quindi il rimpiazzamento in termini di resa non è 1:1) ;
2) Ogni volta tralasci il fatto che ad oggi l'81% dell'energia a livello mondiale viene generata con i combustibili fossili, e quello che non si considera è il fattore decisionale. Appurate le specifiche di una centrale a carbone, le sue problematiche di impatto e di filiera, appurata la necessità di una larga riduzione dell'emissione di gas climalteranti (e di inquinanti, del disboscamento etc...), cosa ti rimane? Metti al vaglio le varie soluzioni realistiche (!), coadiuvando l'impatto ambientale, i costi, l'efficienza, l'impiantistica, le tempistiche e soprattutto ciò che dice la scienza. La domanda quindi è, quale sarebbe l'alternativa? I principali studi (già da tempo) ed enti internazionali (direi finalmente) si stanno sbilanciando sempre più verso un mix atomico e rinnovabile, e ti assicuro che in ambito universitario è sempre più scontato. Ti ricordo anche che non tiro l'acqua al mio mulino come hai detto tu dato che non ci guadagno proprio nulla, ma mi sono avvicinato a tali tematiche per motivi ambientali. Non credi sia più presuntuoso avere preconcetti che limitano un progresso tecnologico, umano e soprattutto ambientale? Tieni presente che il nucleare è diventato fondamentale in ambito medico, diagnostico e non, lo sarà anche per la desalinizzazione, per risolvere il problema del teleriscaldamento e queste sono soltanto poche applicazioni. Questo non significa che sia la "panacea a tutti i mali", ma non riconoscerne i benefici che già sta dando e in futuro darà lo trovo piuttosto grave.
3) Per quanto riguarda l'incidente di Chernobyl, senza entrare nei dettagli dell'accaduto, nonostante la catena allucinante di errori progettuali, gestionali, strutturali, tecnici e umani, il reale bilancio della catastrofe resta di alcune centinaia di vittime tra passate, presenti e future (dagli studi dell'UNSCEAR, della Chernobyl Tissue Bank e di molte università), molto inferiori rispetto ad eventi quali il disastro di Morbi, il disastro del Vajont o il crollo della diga di Banqiao, e certamente minuscolo rispetto al numero di morti causati ogni anno dall'inquinamento (9 milioni). Considerando anche che da quel momento in poi non sono più stati progettati reattori con coefficiente di vuoto positivo, sono stati introdotti sistemi di sicurezza totalmente passivi, che non possono venire disinseriti manualmente, è stato introdotto lo SCRAM automatico, sono state brevettate nuove leghe di combustibile con temperature di fusione più alte, è aumentato drasticamente il livello di controllo internazionale su ogni singolo impianto ed è stata resa obbligatoria la certificazione di tutti gli operatori di una centrale nucleare presso la IAEA. Pensa che nel report di Greenpeace si parla senza alcun fondamento scientifico di un numero minimo di vittime pari a 93.500, che potrebbe arrivare fino a 6 milioni.
Anche l'inabitabilità di cui parli in realtà è una bufala. I livelli di radioattività media si attestano intorno ai 6 mSv/anno (<<100 mSv fissati dall'OMS), dunque un valore inferiore rispetto a molte aree abitate del pianeta (ci sono però gli "hotspot" di cui ho già parlato...).
La zona di esclusione di Fukushima è stata inizialmente stabilita su tutte quelle aree che presentavano un valore di radioattività dell'aria superiore di oltre 1 mSv/annui sul fondo naturale, che nel mondo è generalmente compreso tra i 2-3 mSv/anno. Oggi i radionuclidi dispersi dall'incidente fanno sì che la radioattività sopra il fondo sia compresa tra 3 e 5 mSv/anno. La radioattività totale, contaminazione + fondo, è di circa 5-7 mSv/anno, che è all'incirca il valore del fondo di radiazione naturale ad Orvieto (non presenta tassi anomali di tumori alla tiroide, sterilità femminile, malformazioni congenite...). I limiti di esposizione alle radiazioni per le persone che vi lavorano sono infatti decisamente superiori. Il fatto che l'area di Fukushima sia tendenzialmente disabitata non dipende dal fatto che sia pericoloso viverci, ma dall'eccessiva prudenza del governo giapponese e dal fatto che molte persone hanno banalmente paura di tornare, complice la disinformazione subita relativamente ai rischi di radiazioni. Ad ogni modo, oggi gran parte della prefettura di Fukushima è già dichiarata nuovamente abitabile, essendo ormai l'area di alienazione più che dimezzata.
Per la scelleratezza della decisione del governo giapponese riguardante l'evacuazione sono stati fatti numerosi studi a riguardo, ad esempio questo:
https://www.sciencedirect.com/.../pii/S0957582017300782
Sui timori riguardanti la possibilità di terremoti esistono innanzitutto centrali nucleari in aree ben più sismiche dell'Italia, e vi è una ridondanza di sistemi di sicurezza che rende queste paure prive di fondamento. Vengono fatti stress-test di ogni genere prima che un reattore venga collegato alla rete elettrica, specie per testare l'incolumità dell'edificio di contenimento (a terremoti, attacchi aerei, persino missili). Il Giappone nel 2011 contava una cinquantina di reattori funzionanti, e alcune centrali sono state persino utilizzate come rifugio antisismico dai civili (ad esempio Onagawa).
Anche l'ultimo rapporto della IEA sottolinea l'essenzialità dell'uso di questa tecnologia per il raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2050, senza la quale i costi lieviterebbero (per rispondere anche ad @AbeteBianco ci sono diversi vantaggi anche dal punto di vista economico, come ad esempio l'anelasticità rispetto al prezzo del combustibile, costi vivi di una centrale operativa nettamente inferiori ad una centrale a combustibili fossili, no costi passivi legati ad inquinamento, licenze di operatività che vengono estese fino ad 80 anni; le problematiche, sono di carattere politico, legate ai tassi di interesse e dunque all'impopolarità; ne è un esempio Hinkley Point C) e la probabilità di successo diminuirebbe.
Ultima modifica di MarcoSarto; 04/09/2021 alle 12:31
Il concetto distorto di "crescita" presente nella società contemporanea è di fatto inestirpabile ed immodificabile, in quanto su di esso si basano buona parte delle giustificazioni alla strutturazione della società capitalistica contemporanea. Finché non si constaterà che la crescita infinita è impossibile su di un pianeta finito si dovrà continuare a sentire questa sciocchezza. A meno che, come alcuni non troppo velatamente lasciano intendere (si veda Musk) non ci trasformiamo in una sorta di enorme specie parassitaria a livello planetario, che spolpa i pianeti mano a mano che riesce a colonizzarli per non fare i conti con le proprie contraddizioni. C'è chi ritiene questo un'utopia, mentre personalmente la vedo come uno dei rischi più grandi del nostro secolo e di quelli che verranno...
Il fatto è che il limite alla crescita non è fisso ma dipende dagli strumenti tecnologici che possediamo che consentono di produrre ricchezza con un minore impatto ambientale.
Il discorso della crescita illimitata come problema assomiglia molto alla storia di Maltus, per il quale saremmo dovuti essere già tutti estinti a metà 800.
E' dunque pienamente possibile un mondo ancor più ricco di oggi senza però che aumenti l'impatto ambientale.
So che ha valore aneddotico e non scientifico, però posso riportarvi quella che è la mia esperienza: 20 anni fa, a mare, quando era mosso o agitato, spesso l'acqua era sporca non solo di alghe ma anche di bicchieri e buste di plastica, reti da pescatori (mia sorella si punse ad un amo di quelle reti mentre faceva il bagno), insomma era uno schifo.
Negli ultimi 10 anni non è più così, quando il mare è mosso è sporco solo di alghe, poi certamente le mareggiate trasportano rifiuti sulla costa (ahimè, quante volte sembrano discariche ambulanti ma è solo il frutto dell'inquinamento marino...) ma visivamente le cose sono enormemente migliorate. Purtroppo però restano ancora molti rifiuti vaganti da anni in pieno mare, tanto che ad Ostuni (qui vicino) stanno allestendo una sorta di "museo" con i rifiuti trovati e raccolti sulle spiagge cercando di ricostruirne l'uso e la storia nonchè l'anno di produzione.
Questa è una sciocchezza colossale di quelli che sono per la "decrescita felice". Comincia tu allora a tornare all'800, dove la maggior parte della gente faceva la fame e mangiava solo quel poco che coltivava, la miseria era diffusa. Però si produceva poca CO2, allora si che si stava bene!
A proposito di relazione lineare tra CO2 e clima:
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