spazzatura sarebbe un complimento che una roba del genere non si merita.
Chiunque può verificare che si tratta di un articolo totalmente senza senso; si cita un'articolo del "Vancouver Sun" del 1978 (?!) e poi compare un grafico con le anomalie della T di Reykjavik confrontate all'indice amo.
Le anomalie della città islandese (rispetto a quale riferimento non è specificato, ci mancherebbe) sono comprese in tutto il novecento tra 3.5 e 6.5° C (?!) .... per poi farneticare su fantomatici spettri di massima entropia... Le supercazzole di amici miei erano una cosa molto più seria, ma per favore.
Scusa eh, ma le leggi le cose prima di postarle o sei solo un troll che si sta divertendo qui dentro?
no, perchè il dubbio viene e nel caso forse il moderatore potrebbe dire qualcosa.
Che il Giappone sia stato salvato da una serie di eventi fortunati mi sembra esagerato, le strutture di contenimento hanno resistito e la fuga di materiale radiattivo è stata limitata nonostante la totale fusione del nocciolo ( @MarcoSarto potrà essere certamente più preciso). Nonostante la centrale fosse stata costruita a fine anni 60 l'edificio si è comportato esattamente come previsto in caso di incidente.
La centrale di Fukushima non era sicura e questo già si sapeva prima del 2011, c'erano già stati report che avevano evidenziato queste criticità e nonostante questo non venne fatto nulla per metterla in sicurezza (e ci sono stati anche processi penali per questo).
Ad ogni modo una centrale moderna non sarebbe stata vulnerabile a quel tipo di guasto da quel che ho capito, visto che prevedono lo spegnimento automatico anche in assenza di corrente elettrica. E anche nel caso di Fukushima c'è voluto un terremoto di magnitudo 9.1 con uno tsunami colossale per produrre danni seri, niente a che vedere con il livello di sismicità italiano.
Il problema della plastica è il fatto di essere un materiale estremamente economico, leggero e resistente, non è semplice da sostituire. I materiali alternativi ci sono e sono utilizzati sempre di più, però ci sarà bisogno di tempo prima che siano competitivi in termini di costo e raggiungano i volumi necessari per sostituire la plastica su larga scala. È giusto cominciare dalle cose che sono a maggior rischio di dispersione nell'ambiente come già fatto con i sacchetti. Inoltre uno dei vantaggi della plastica è la funzione di conservazione degli alimenti, in questo ha ancora un forte vantaggio anche rispetto alle alternative compostabili e ridurre lo spreco alimentare ha un grande beneficio ambientale, quindi serve una valutazione ponderata su questo. Comunque a me la ricotta in tripla confezione non la danno, generalmente prendo la confezione compostabile senza sacchetto.
Il grafico riguarda l'Italia, se prendi un arco di tempo un po' più lungo il rallentamento è più evidente.
Consumo_suolo_2.png
Sono d'accordo sul fatto che non sia abbastanza, ma se non c'è un intervento normativo è difficile accelerare i tempi, pur essendo complessivamente in calo demografico le esigenze cambiano e allo stato attuale spesso costa meno usare terreni nuovi che riutilizzare quelli già cementificati (che spesso rimangono abbandonati). L'obiettivo europeo è azzerare il consumo di suolo entro il 2050 e allinearlo alla crescita demografica entro il 2030, quindi noi dovremmo azzerarlo entro il 2030 visto che siamo in calo demografico. Anche negli altri Paesi mi aspetto un rallentamento, che seguirà il rallentamento della popolazione mondiale nei prossimi anni, ma non è in ogni caso un processo rapido.
Il PIL (pro-capite quantomeno) può crescere all'infinito perché l'innovazione tecnologica genera nuove attività che non erano possibili in precedenza e consente di diminuire il consumo di risorse, già solo in ambito informatico, biomedico e biotecnologico ci sono cambiamenti rapidissimi. Il passo fondamentale da fare sarà quello di ridurre l'utilizzo di materie prime tramite il riciclaggio sistematico dei materiali e l'efficientamento dell'utilizzo delle risorse naturali. Non sono temi particolarmente nuovi, c'è già una iniziativa europea in merito dal 2011, adesso è il momento di accelerare drasticamente il cambiamento.
Resource Efficiency - Environment - European Commission
Gli strumenti da mettere in campo non mancano, ci sono anche tecnologie sperimentali per utilizzare le vecchie discariche per l'estrazione di materie prime ad esempio, che consentirebbero allo stesso tempo di bonificare le discariche e di ridurre l'estrazione di materie prime vergini, un po' come il nucleare di quarta generazione che potrebbe riutilizzare le vecchie scorie.
Il progresso tecnologico rende difficile anzi immaginare come possa non esserci crescita infinita (sempre pro-capite, se cala la popolazione è un altro discorso).
Ultima modifica di snowaholic; 05/09/2021 alle 12:56
Esattamente, con l'aggravante che il limite alla popolazione individuato da Malthus è decisamente più fondato perché è direttamente collegato all'utilizzo di risorse finite, le persone per vivere hanno bisogno di cibo e per produrlo servono terreni agricoli e le sostanze nutritive necessarie per la crescita delle piante, la terra è una risorsa scarsa e un limite a quanto cibo si possa produrre probabilmente esiste, anche se Malthus aveva drasticamente sottovalutato il potenziale di miglioramento dell'agricoltura.
Quando si parla di PIL invece ci si riferisce ad un concetto economico astratto e non a beni materiali, quindi la capacità di produrre valore economico non ha nemmeno questo tipo di vincolo teorico. Se prendiamo un qualunque modello di crescita del PIL ci sono elementi chiaramente vincolati (popolazione e risorse naturali) ma la componente tecnologica non lo è, quindi esiste la possibilità di stabilizzare o ridurre le altre due lasciando crescere solo quella.
Ultima modifica di snowaholic; 05/09/2021 alle 16:42
Riesci a rispondere nel merito alle critiche di idanieli?
A parte che di questo Zavatti ho trovato due lavori inerenti la meteorologia. Gli altri si occupano di astronomia
Si vis pacem, para bellum.
Mi piace moltissimo il tuo punto di vista. Anch'io sono un sostenitore dell'ambientalismo tecnologico e del nucleare in primis.
Tuttavia ogni volta che cerco di argomentare in favore del nucleare, mi viene posta la seguente domanda: "eh ma le scorie? Come le smaltiamo le scorie?".
Essendo sinceramente ignorante in materia, che risposta dai/dareste a questo quesito?
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
La risposta è che il nucleare di quarta generazione produce pochissime scorie e molto meno pericolose, non peggio dei rifiuti radioattivi ospedalieri.
Anzi i reattori di quarta generazione potrebbero essere utilizzati per riciclare le scorie prodotte dalle vecchie centrali, quelle che altrimenti rimarrebbero attive per millenni.
In Italia questo è il tipo di reattori di cui sarebbe interessante discutere, è una tecnologia molto diversa e molto più sostenibile per la capacità di utilizzare diversi elementi per la fissione.
Innanzitutto grazie mille, è sempre bello trovare ambientalisti che hanno realmente a cuore il problema. Per le scorie, dato che è una questione che viene sollevata sempre, ti giro qualche link di siti/studi (ce ne sono moltissimi) per approfondire e il mio piccolo intervento di alcune settimane fa.
Deposito Nazionale: Scriviamo insieme un futuro piu sicuro per Italia
Patent clustering and network analyses to explore nuclear waste management technologies - ScienceDirect
International nuclear waste management framework - ScienceDirect
Nuclear Waste Can Be Reduced by Recycling and Transmutation - ScienceDirect
The effectiveness of full actinide recycle as a nuclear waste management strategy when implemented over a limited timeframe – Part I: Uranium fuel cycle - ScienceDirect
https://www.sciencedirect.com/scienc...jS0Gc-zIHuY3G8
In breve i consigli sono: sottolinea il fatto che di scorie radioattive se ne producono letteralmente pochissime. Con 1 kg di combustibile si può arrivare ad ottenere la stessa energia di 3000 tonnellate di carbone (o 1200 tonnellate di gas). Ogni anno nel mondo vengono utilizzate 70000 tonnellate di Uranio, e per fare un paragone, immettiamo in atmosfera 35-40 miliardi di tonnellate di gas dovuti alla combustione degli idrocarburi (CO2 e non solo). Le 70000 tonnellate potrebbero sembrare una grande quantità, ma l'Uranio è un elemento estremamente denso, e quindi in termini di volume si tratta in realtà di quantità minime; tutte le scorie radioattive prodotte fino ad ora nel mondo potrebbero stare in un campo da football americano riempito ad un'altezza di tre metri.
Si tratta quindi di rifiuti che, oltre ad essere riciclabili, sono solidi, compatti e facili da stoccare.
In Francia ogni cittadino produce 1200 kg di rifiuti, di cui 100 kg di rifiuti speciali (rifiuti tossici o che comunque richiedono di essere smaltiti in maniera particolare e non possono essere gettati in discarica). Di questi 100 kg di rifiuti speciali soltanto 1 kg sono i rifiuti radioattivi dovuti alla produzione di energia elettrica da nucleare. Dato che però i rifiuti radioattivi di basso e medio livello richiedono solo di essere stoccati temporaneamente, perchè perdono la loro radioattività nel giro di qualche anno/decennio, le "vere" scorie radioattive che durano migliaia di anni sono quelle di alto livello. Queste ultime ammontano ad appena 11 grammi pro-capite, poco più di una parte su diecimila rispetto al totale dei rifiuti tossici prodotti annualmente da un cittadino francese. Per visualizzare meglio questo dato, se utilizzassimo energia nucleare per ogni singola esigenza della nostra vita (dall'elettricità domestica alla ricarica di un'auto elettrica o all'alimentazione dei trasporti pubblici), il volume di scorie radioattive prodotte nel corso di tutta la nostra vita sarebbe pari a quello di una lattina di Coca-Cola.
Nell'immagine 1 ecco tutti i rifiuti radioattivi di medio e alto livello prodotti dalla Svizzera in 45 anni. La stanza è grande più o meno come una palestra da basket, c'è ancora parecchio spazio vuoto e le persone possono sostare in presenza dei contenitori senza doversi dotare di dispositivi di protezione.
Altro elemento su cui "puntare" è il fatto che la vera pericolosità dei rifiuti nucleari è dovuta all'effetto sull'uomo, e non sull'ambiente, ma in questo non sono diversi da moltissimi altri rifiuti tossici che l'umanità produce a livello industriale: dagli scarti della raffinazione degli idrocarburi ai rifiuti speciali prodotti dalle industrie farmaceutiche, dai pesticidi ai liquami tossici prodotti dalla lavorazione delle terre rare (con le quali si fanno i circuiti dei cellulari, le batterie e i pannelli solari). La differenza è che la quantità di scorie radioattive che si producono è notevolmente inferiore a quella dei rifiuti tossici dovuti a qualsiasi altro tipo di industria.
Un altro punto è che la componente più pericolosa tra i prodotti di fissione è lo Iodio 131, che ha un tempo di dimezzamento di appena 8 giorni. L'Uranio esausto, che resta invece radioattivo per tempi molto lunghi, è molto meno tossico: innanzitutto perchè i tempi di decadimento così lunghi sono proprio dovuti ad un'emissività radioattiva bassa, e in secondo luogo perchè il principale modo di decadimento dell'Uranio è l'emissione di particelle alfa, che sono estremamente facili da schermare (la nostra pelle è più che sufficiente allo scopo). Per avere effetti sulla salute da emissioni alfa occorre avere irradiazione interna, cosa che si potrebbe verificare solo se l'uranio venisse ingerito o inalato, il che implica che l'unica cosa a cui bisogna fare realmente attenzione nello stoccaggio delle scorie radioattive è la possibile contaminazione di falde acquifere. Ma anche in quel caso i rischi sarebbero ridotti; c'è uno studio finlandese molto interessante sul "worst case scenario" del 2009 che faceva la seguente stima:
-Supponiamo che un sito di stoccaggio di scorie nucleari progettato per durare decine di migliaia di anni sia costruito male e dopo appena mille anni inizi a disperdere materiale radioattivo nell'ambiente
-Supponiamo che la radioattività non venga assorbita da rocce circostanti, ma contamini una falda acquifera.
-Supponiamo sopra quella falda acquifera venga ad un certo punto costruita una città nell'anno 12.000 DC (ovvero quando la falda ha raggiunto il massimo della contaminazione possibile)
-Supponiamo che gli abitanti di quella città consumino solo cibo e acqua provenienti da quella zona e spendano tutto il loro tempo nel singolo metro quadro dove la radioattività ambientale è più alta.
Se anche tutto questo si verificasse la dose equivalente di radiazioni assorbita da un abitante della città del futuro sarebbe di appena 0,0002 mSv all'anno (l'equivalente di due banane).
https://www.osti.gov/etdeweb/servlets/purl/22134703
E tutto questo senza considerare che la componente più duratura delle scorie di alto livello è anche quella riciclabile dai moderni reattori veloci.
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