Un conto è parlare di India, che non è ancora un potenza economica e tecnologica, è comunque sulla buona strada, ma la Cina è ben altra cosa.
È quasi la prima potenza al mondo sotto tutti i punti di vista, ma le sue emissioni sono una grandissima fetta di quelle mondiali.
Senza la Cina non si ottiene nulla.
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le previsioni sul suo utilizzo sono state sbagliate tanti anni fa, sulla sua disponibilità uguale, tutte previsioni sbagliate che non tenevano conto dell'innovazione tecnologica sempre più efficace nell'utilizzo e nel rendere disponibile i combustibili fossili.
Il tuo commento Stefano dimostra che sei vittima anche tu della propaganda sulla paura del futuro.
Chi prende decisioni, anche se talvolta nell’immediato non sempre (ma alla lunga sicuramente), si basa sulle pubblicazioni scientifiche, perlomeno per tematiche in cui c’è un’importante unanimità di pensiero.
Sinceramente l’opinione del tuo vicino di casa non è così rilevante… anzi. E più che un lavoro di sensibilizzazione sul tema o campagne di informazione (seria) non si può fare.
Le scadenze sono per lo più simboliche e altamente incerte, oltre al fatto che spesso se ne parla senza specificare a quale obiettivo si riferiscano.
Se parliamo di rispettare l'obiettivo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi (ovvero circa 0,4 gradi sulla media attuale), le emissioni globali andrebbero ridotte in maniera sostanziale entro la fine di questo decennio, anche se l'incertezza pure in questo rimane molto forte. In questo articolo viene trattato in maniera piuttosto approfondita la questione di quando potrebbero essere raggiunte le due soglie simboliche di 1,5 gradi e 2 gradi in base all'andamento delle emissioni.
Analysis: What the new IPCC report says about when world may pass 1.5C and 2C - Carbon Brief
In generale non credo che mancare quella scadenza porti automaticamente ad esiti catastrofici, se ci si muoverà nella direzione giusta si potrà eccedere un po' quella soglia ma poi si dovrebbe comunque riuscire a riportare sotto controllo la situazione.
Per fare un esempio concreto, se gli anni 40 di questo secolo avranno estati italiane con una media pari all'estate 2019 o di mezzo grado più alta non casca il mondo, anche se chiaramente preferirei la prima o magari anche un po' meno.
Se si continuassero ad aumentare le emissioni senza criterio si rischierebbe di finire in scenari più estremi con il rischio di innescare dinamiche difficilmente reversibili, ma non mi sembra una ipotesi realistica.
Attenzione però a credere che 10 anni di differenza per la neutralità climatica, per un paese come la Cina che ha previsto un aumento del fabbisogno del 130%, possano essere un qualcosa di così negativo. Il piano cinese è stato pubblicato, e vede un'integrazione tra un'alta percentuale di rinnovabili (80%, di cui una buona fetta da idroelettrico dunque abbiamo una fattibilità da un punto di vista di rete e stoccaggio) e una percentuale modesta di nucleare (15%, che per il fabbisogno cinese significa 400 reattori in più rispetto ad ora; e hanno anche i primi prototipi di SMR e reattori al Torio).
China to put carbon emission goals into medium- and long-term development strategy: climate envoy Xie Zhenhua - Global Times
Dovremmo rivolgere prima lo sguardo in Europa, ricordando che il Belgio è l'unico paese che da qui al 2030 di fatto carbonizzerà la propria produzione di energia elettrica, e anche la Germania, almeno per i prossimi anni, è già sulla buona strada.
È vero che senza la Cina non si ottiene nulla, ma nella realtà la Cina ha sottoscritto l'accordo di Parigi e sta investendo per ridurre le emissioni.
Gli altri stati tanno cercando di spingerli ad accelerare in modo che stabilizzino da subito le emissioni e comincino a ridurle a partire dal 2025 anziché dal 2030 (vedi discorso di Boris Johnson di oggi) ma i cinesi stanno già riducendo la dipendenza dal carbone ed aumentando la quota di energia da rinnovabili e nucleare, sono già su una traiettoria di riduzione delle emissioni (anche perché questo gli consente di migliorare la qualità dell'aria delle città che era diventata una vera emergenza).
Non è una traiettoria così diversa da quella dei Paesi occidentali, seppure con un decennio di ritardo.
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Ad oggi l'unica forza politica di un grande Paese che rifiuta totalmente la necessità di ridurre le emissioni sono i repubblicani americani, oltre a Putin che la rifiuta di fatto anche se formalmente stanno dentro l'accordo di Parigi.
Ultima modifica di snowaholic; 03/11/2021 alle 15:40
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