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  1. #511
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Mi permetto di dire, avendo aperto questo thread, quale fosse il mio intento. E' duplice, non esclude ne l'aspetto scientifico ne quello sociologico. Il punto era quello legato al fatto, che tendenzialmente la classe dirigente ha poco interesse a cambiare drasticamente le cose, perchè altrimenti non verrebbe rieletta o perderebbe rapidamente il proprio potere o verrebbe rimossa dai punti apicali di comando. L'impressione che ho è che si sia focalizzato il dibattito e gli sforzi tecnico scientifici più per ragioni geopolitiche e meno per questioni legate direttamente all'ambiente e a una reale pianificazione sul lungo termine per minimizzare il nostro impatto sul pianeta gli ecosistemi e le sue risorse. Il dibattito sul clima credo che sia funzionale a questo.


    La transizione ecologica crea un sacco di posti di lavoro e muove migliaia di miliardi, ma è davvero ciò che veramente serve al pianeta? Non servirebbe invece un cambiamento di prospettiva nel concetto stesso di sviluppo e di benessere? Questo chiaramente ha delle implicazioni sociali e scientifiche al tempo stesso. Quanto realmente gli AGHG stanno condizionando il clima? Quanto questa spinta incessante verso traguardi sempre maggiori di crescita di beni e di consumi possa essere realmente sostenuta, al netto di un ipotetico raggiunto equilibrio termico? Come possono armonizzarsi sviluppo sostenibile e ambiente senza creare disastri economici e sociali?

  2. #512
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da Copernicus64 Visualizza Messaggio
    Pensare di poter far meglio della natura nel sequestrare la CO2 è un pò pretenzioso secondo me. Con gli obiettivi di crescita proposti un pò da tutti i governi credo che sarebbe un miracolo.

    In realtà in cosa consista questo azzeramento non sono mai riuscito a capirlo. Hai ragione sul fatto che su alcune cose mi sono documentato poco, però se come dici tu il sistema va in equilibrio, questo avverrà quando ormai i livelli di CO2 saranno raddoppiati (2050) e dunque sarebbe un nuovo equilibrio su livelli molto più alti di oggi e probabilmente la T andrebbe (stando ai modelli) ben oltre il grado e mezzo. Io credo invece che non ci andrà (almeno per qualche decennio) perchè il contributo antropico come GHG è minore di quanto atteso dai modelli. Posso sbagliarmi ma in base a tutto ciò che ho letto e analizzato la maggior aprte delle proiezioni sembrano esagerate. Se ci saranno i feedback positivi, può essere che si raggiunga un tipping point, ma come tu stesso mi insegni, sono modelli, dunque lungi dall'averlo dimostrato.


    Ma il problema è un altro. Gli impatti di questo passo saranno tutti super amplificati, cementificazione, dimming in artico eccetera. Quindi temo che non tra molto il problema delle emissioni sarà sostituito da quello di come ripensare un sistema economico che garantisca benessere ma che sia in equilibrio con l'ambiente in toto, non solo relativamente al clima. L'attenzione alle foreste è un primo passo, ma c'è ancora tanta strada da fare.

    Se invece azzeramento significa zero CO2 Metano e altro significa che a poco a poco si tornerebbe a circa 278 ppm. Questo credo sia un compito impossibile, oltre al fatto che si rischierebbe una nuova PEG! Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment? Questo ragionando per assurdo ovviamente. Del resto ho molti dubbi anche sulle teorie legate all'irreversibilità. Siamo intervenuti a gamba tesa per fortuna solo da qualche decennio, cosa che rispetto ai milioni di anni appare risibile. Ci vorranno decenni, forse secoli, sicuramente non migliaia di anni per ritornare indietro e il termine "antropocene" suona veramente patetico di fronte all'enormità dei tempi geologici.

    Se lo si vuole si può invertire la rotta, ma non ponendo l'accento unicamente sul clima. Il rischio è di provocare l'effetto "al lupo al lupo!" quando in apparenza i problemi (climatici) non sembrano poi così gravi, ecco piombarci addosso una serie di emergenze legate non tanto al clima quanto alla crescita incontrollata di consumo di risorse e inquinamento, e questo sarebbe si una catastrofe.
    Il concetto è rendere le attività umane neutrali rispetto al ciclo del carbonio, quindi gradualmente si tornerebbe ad un equilibrio vicino a quello preindustriale (non so se sarebbe realmente quello in realtà, probabilmente sarebbe più alto). Non c'è la pretesa di far meglio della natura nel sequestrare la CO2 (per alcuni sì, ma non è una diretta conseguenza del concetto di emissioni zero), però alcune attività umane hanno il potenziale di conservare la CO2 come effetto secondario. Ad esempio sono state sviluppate tipologie di calcestruzzo che anziché utilizzare il cemento che per le sue caratteristiche chimiche libera CO2 utilizzano materiali che la assorbono, oppure si può conservare più materiale organico nei suoli cambiando le pratiche agricole. Anche una biblioteca per dire sequestra carbonio.

    Oltre alla deforestazione alla COP26 c'è una iniziativa importante sugli oceani, la settimana prossima si capirà quanta strada avranno fatto anche su questo ambito.

    A mio avviso si tende a sottostimare quanto sia cambiato il dibattito sui temi ambientali negli ambienti governativi e di business negli ultimi anni, si stanno imponendo come centrali molti temi che vanno anche oltre a quello del riscaldamento globale. Il Financial Times ad esempio ha una copertura sui temi ambientali molto accurata (non solo sulla COP) e anche molto attenta agli aspetti concreti della riduzione dell'impatto ambientale che riguardano direttamente le aziende. Anche al netto della tendenza al greenwashing il cambiamento culturale è imponente.

    Qualche giorno fa hanno pubblicato anche una intervista all'economista indiano Dasgupta che credo ti piacerebbe su come integrare l'aspetto ambientale nell'analisi economica.
    Subscribe to read | Financial Times
    Alla domanda se il PIL come obiettivo di policy debba essere rivisto risponde: It doesn’t need to be revisited. It should be junked.

    È molto interessante l'idea di passare da una misurazione dell'attività economica che mette al centro i flussi ad una che si concentra sugli stock, mantenendo le variabili di flusso soprattutto per la gestione macroeconomica di breve termine (in cui il PIL ha una funzione essenziale). Ma non è facile trovare un consenso su come sviluppare un approccio di questo tipo.

    P.S. Se qualcuno vuole leggere l'intervista a posso condividere tramite messaggio privato
    Ultima modifica di snowaholic; 07/11/2021 alle 17:14

  3. #513
    Uragano L'avatar di Alessandro1985
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    Il concetto è rendere le attività umane neutrali rispetto al ciclo del carbonio, quindi gradualmente si tornerebbe ad un equilibri vicino a quello preindustriale (non so se sarebbe realmente quello in realtà, probabilmente sarebbe più alto). Non c'è la pretesa di far meglio della natura nel sequestrare la CO2 (per alcuni sì, ma non è una diretta conseguenza del concetto di emissioni zero), però alcune attività umane hanno il potenziale di conservare la CO2 come effetto secondario. Ad esempio sono state sviluppate tipologie di calcestruzzo che anziché utilizzare il cemento che per le sue caratteristiche chimiche libera CO2 utilizzano materiali che la assorbono, oppure si può conservare più materiale organico nei suoli cambiando le pratiche agricole. Anche una biblioteca per dire sequestra carbonio.

    Oltre alla deforestazione alla COP26 c'è una iniziativa importante sugli oceani, la settimana prossima si capirà quanta strada avranno fatto anche su questo ambito.

    A mio avviso si tende a sottostimare quanto sia cambiato il dibattito sui temi ambientali negli ambienti governativi e di business negli ultimi anni, si stanno imponendo come centrali molti temi che vanno anche oltre a quello del riscaldamento globale. Il Financial Times ad esempio ha una copertura sui temi ambientali molto accurata (non solo sulla COP) e anche molto attenta agli aspetti concreti della riduzione dell'impatto ambientale che riguardano direttamente le aziende. Anche al netto della tendenza al greenwashing il cambiamento culturale è imponente.

    Qualche giorno fa hanno pubblicato anche una intervista all'economista indiano Dasgupta che credo ti piacerebbe su come integrare l'aspetto ambientale nell'analisi economica.
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    Alla domanda se il PIL come obiettivo di policy debba essere rivisto risponde: It doesn’t need to be revisited. It should be junked.

    È molto interessante l'idea di passare da una misurazione dell'attività economica che mette al centro i flussi ad una che si concentra sugli stock, mantenendo le variabili di flusso soprattutto per la gestione macroeconomica di breve termine (in cui il PIL ha una funzione essenziale). Ma non è facile trovare un consenso su come sviluppare un approccio di questo tipo.
    sempre un piacere leggere questi interventi
    la cosa che invece è ancora lontana anni luce visto l'attuale approccio ambientalista è rendere l'atteggianto dell'essere umano neutrale rispetto a tutto il resto
    il paradigma continua a essere ribaltato
    C'ho la falla nel cervello


  4. #514
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Ecco un interessante previsione di un ente di ricerca di più di 30 anni fa, mi ricorda qualcosa? O la terra è già morta da 20 anni e noi non ce ne siamo accorti? DIECI ANNI PER SALVARE LA TERRA - la Repubblica.it

  5. #515
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    Se vai a prendere articoli che sostengono che l'IPCC non è abbastanza allarmista allora sì che diventa impossibile restare entro i 2 gradi.

    Non si capisce a quali modelli facciano riferimento in quell'articolo, ma dal riferimento al carbon budget raggiunto entro il 2032 si evince che livello di emissioni cumulate che loro associano ad un aumento di due gradi è simile al il livello di emissioni cumulate che nell'AR6 viene associato ad un aumento di 1,5 gradi (vedi l'articolo già citato in una precendente risposta). Sempre secondo l'AR6, che ribadisco per l'ennesima volta è il mio punto di riferimento in tutto questo discorso, si raggiungerebbero i 2 gradi con 32 anni di emissioni ai livelli attuali, quindi nel 2053, è una differenza enorme rispetto all'articolo che hai citato.
    Quell'articolo è datato, risale al 2015, comunque a quanto pare 6 scienziati su 10 in questo recente sondaggi di Nature si aspettano un warming di 3° entro il 2100:

    Top climate scientists are sceptical that nations will rein in global warming

    Al di là di quel che credono (non riesco davvero a concepire come sui 90 intervistati, tra parentesi tutti tra i redattori del rapporto IPCC, ce ne siano una decina che credono in un warming > 3,5°C; è stato pubblicato per dire un rapporto ONU, una settimana fa, che stima +2,7° entro il 2100 secondo l'attuale pattern, non dissimile dalle mie molto casalinghe previsioni) molti condividono l'idea che l'umanità non ce la farà a rispettare quelli obiettivi (alla domanda "do you think you will see catastrophic impacts of climate in your lifetime?" l'82% ha risposto di sì); forse a leggere le loro previsioni di riscaldamento sono anche più catastrofisti e pessimisti di quanto si dovrebbe, però questa obiettività gli va riconosciuta.

    Io credo di collocarmi sulla loro scia, nel senso che penso si possa fare di più e si debba farlo, ci mancherebbe, però obiettivamente la vedo difficile così come loro. Poi, lo ripeto, si faccia anche di più, certo!


    PS: Alla domanda se provano ansia per il futuro del cambiamento climatico è interessante notare come il 40% risponda "no". Dato che alla domanda precedente solo il 18% aveva risposto di non prevedere cambiamenti catastrofici questo significa che esiste un gruppo di persone che crede in cambiamenti epocali del clima ma che nonostante questo non prova ansia.
    Non provare ansia non significa sottovalutare il problema, al contrario può significare negarlo oppure essere pronti ad accettarlo ed agire di conseguenza.
    A quel 40% si aggiunge un altro 30% che ha risposto "sì, infrequentemente", che è un altro gruppo che pare non abbia particolari ansie sul futuro. E se lo dicono 90 dei 220 scienziati dell'IPCC vuol dire che qualcosa si stia sbagliando nell'approccio popolare, ed è questo che io lamento!

    Crescono molto lentamente, al punto che le emissioni totali sono sostanzialmente piatte nell'ultimo decennio.
    Allegato 576284
    Global CO2 emissions have been flat for a decade, new data reveals - Carbon Brief

    Chi prevede che cresceranno ancora? Il 2022-2023 probabilmente sarà più alto del 2019, ma considerato quanti cambiamenti stanno avvenendo prevedere ulteriori aumenti mi sembra quantomeno azzardato.
    Ottimo se è così, credimi. Comunque noto che aumenta anche la quota assorbita dagli oceani, e stante il problema dell'acidificazione credo sia di primaria importanza ridurre le emissioni per evitare che il netto di carbonio che resta in atmosfera sia nullo ma solo per mezzo delle strategie alternative (espansione forestale ad esempio).

    Se pensiamo che tutti questi discorsi di politici e manager delle grandi imprese siano greenwashing di facciata hai ragione, se c'è un minimo di sostanza in tutto questo invece dovremmo cominciare a vedere grossi cambiamenti nei prossimi anni. Tu mi sembri propendere per la prima ipotesi, anche se detesti Greta in questo le assomigli.
    No, aspetta, io non detesto Greta. Non mi piace il suo approccio, tutto qui, se lo improntasse diversamente non avrei nulla da ridire. Vorrei generasse autentica consapevolezza, anche se capisco sia difficile.
    Così invece presenta l'argomento come un tema politico e non scientifico, e la politica sappiamo che genera contrapposizioni che su un tema quale il GW non deve esistere perchè la scienza sta da una sola parte.

    In tutte le dinamiche politiche la maggioranza delle persone ha una consapevolezza infima, dalla Rivoluzione francese al nazifascismo e la Resistenza (consiglio "Il sentiero dei nidi di ragno" di Calvino per capire quello che intendo) fino ai movimenti moderni è sempre stato così. Ma se l'intento del td è una discussione sociologica tolgo il disturbo immediatamente.
    Lo hai detto qui per l'appunto, politiche. Ma il GW è prima di tutto un problema scientifico. Solo una volta capito per bene si può agire politicamente, perchè disinformare potrebbe generare tra qualche anno movimenti politici di opposizione su un tema in cui serve solida compattezza. Magari non succederà, per carità, ma temo possa accadere.

    Circa il blu io l'ho interpretato così visto che si parlava di establishment, economia, crescita e cose simili, che riguardano più l'aspetto "sociologico" (l'economia è una cosa umana e legata alla società, anche se "sociologico" non è l'aggettivo più efficace). Dovrei chiedere a @copernicus64 perchè magari ho frainteso io.

  6. #516
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da AbeteBianco Visualizza Messaggio
    Io invece credo che la sua sia la mentalità giustissima di fronte all'evidenza non è vittimismo (se vogliamo metterla in questi termini piuttosto sarebbe la tua ad essere inadeguata), è rispetto nei confronti delle generazioni future per lasciar loro un pianeta vivibile. Cosa diremmo se questo problema si fosse presentato 200 anni prima? Segnaleremmo un'umanità stupida che ha distrutto il proprio habitat a causa dell'inazione di fronte ad una problematica evidente da tempo e che si poteva mitigare in modo netto.
    La mia mentalità è fare tutto ciò possibile, ma prepararsi ad ogni eventuale (ma realistico, non un RCP 8.5 che è assurdo) scenario, anche se poco roseo.
    La preparazione è qualcosa di fondamentale, mentre vittimizzare l'umanità (tutta) perchè cattiva non solo non serve a niente ma è anche ipocrita perchè tu stesso sei parte dell'umanità, non sei una specie aliena, e tu stesso da occidentale benestante godi in primis di quel benessere che è la stessa causa del GW.
    Accetto critiche moralizzatrici (che è diverso da critiche redentrici) solo da chi vive come fosse nel 1800, senza elettricità e senza beni moderni (in primis cellulari, connessione internet e computer, cose che hanno accentuato le emissioni di CO2: Internet inquina? Ecco a quanto ammontano le emissioni di CO2 del web).

    Anche nel vero senso della parola... per fare un esempio alcune aree rischiano di diventare inabitabili perché le temperature sarebbero troppo alte per la vita umana (wet bulb >35°C), e in un mondo a +3°C/+4°C questa soglia critica verrebbe raggiunta regolarmente nel Golfo Persico e occasionalmente in India, parte degli Stati Uniti e non saremmo lontani nemmeno nel Mediterraneo.
    Altro esempio, lo scioglimento dei ghiacci e l'innalzamento dei mari... non è questione di qualche cm/mezzo metro a Brindisi, ma non è detto che tutti possano adattarsi, secondariamente il livello di innalzamento raggiunto può variare ancora molto in base al riscaldamento raggiunto (vari metri?) e poi visto che il sistema è inerziale non lo inverti e ad un certo punto l'innalzamento del livello del mare si staccherà dall'incremento delle temperature. Nessuno parla mai di cosa ne sarà nel 2200.
    Comprendo tutto, sia chiaro. Io non sto negando questi possibili cambiamenti, sto solo dicendo che sono nel novero delle possibilità e che se le cose dovessero andare verso quel risultato dobbiamo metterlo seriamente in conto, non credere che sia un inferno ancora lontano e per questo ancora non da affrontare.
    Discorsi come quello che stai facendo tu mi sembrano dipingere uno scenario ipotetico, non concreto. Ecco, magari iniziamo a farlo concreto in noi, e anzichè farci prendere dal panico cerchiamo di agire razionalmente e lucidamente adattandoci. L'umanità sa adattarsi, si adatterebbe anche a questo nel caso.
    Ribadisco: NON STO DICENDO che non potrebbero avvenire quei cambiamenti NE' STO DICENDO che dobbiamo fare in modo di impedirli. Il mio è un discorso diverso.

    Venendo al discorso politico ci si scontra con la realtà, anch'io reputo gli obbiettivi e le risposte della politica irrealizzabili e la recente intesa del G20 inadeguata e tecnicamente impossibile perché si pretende il +1.5°C senza scadenze temporali sulla riduzione delle emissioni (!), ma dal profilo scientifico quella soglia di +1.5°C è fondamentale, già ora siamo a +1.X°C quindi molto probabilmente non si riuscirà a rispettare questo obbiettivo, è già una prima dimostrazione che su certi aspetti abbiamo fallito in modo irreversibile.
    Siamo in ritardo di decenni, sono 40 anni che c'è sensibilizzazione sulla tematica e poco ha funzionato (solo l'europa ha un po'ridotto) e questo ritardo lo si pagherà. Le conseguenze del GW non saranno quindi quelle degli scenari più rosei!
    Io qui mi chiederei se si sarebbe potuto fare di più come già detto. Le tecnologie ambientaliste, oggi più competitive, erano davvero un'alternativa sostenibile fin dal primo momento? O si parla giusto pour parler?

    Comunque è da dire che solo l'Europa ha ridotto perchè i grandi produttori eravamo noi europei + USA fino al 1990. La Cina e l'India stanno uscendo dal guscio perchè si sono sviluppati esponenzialmente da allora. Gli USA come sempre sono un'eccezione in Occidente.

    Per risolvere una problematica del genere serve intesa ai piani alti, e vedendo le discussioni internazionali di questi giorni siamo in altissimo mare, il miglioramento tecnologico da solo non serve, occorre un'intesa vera.
    Inutile nel mondo occidentale chiedere banali sacrifici ai cittadini che sono specchietti per le allodole per la politica, mi sa che andremo ben lontani da questi ambizioni obbiettivi.
    Beh, insomma. Il trasporto occupa una grossa quota delle attuali emissioni (27% in UE-28), e a livello mondiale producono quanto l'Africa intera. Magari ridurre il trasporto in ogni senso aiuterebbe, e questo potrebbero farlo i cittadini in primis:

    Greenhouse gas emissions from transport in Europe


    European Environment Agency


    Allo stato attuale il pianeta segue il trend del riscaldamento forte, con le misure di mitigazione attuali nella migliore delle ipotesi si può ambire a +2.7°C (mi sembra ben calibrata questa stima del UNEP).
    Questo non è vero, come ho già indicato in più grafici le emissioni sono meno di quelle che si prevedevano 20 anni fa, e a parità di livello di CO2 atmosferica questo il riscaldamento sembra sia avvenuto meno velocemente. E' verosimile che possa proseguire così, con una sovrastima anche delle attuali previsioni, ma non è detto e lo riconosco, ma è una possibilità alla luce di quanto notato.
    Condivido la tua stima sui +2,7° come ho già spiegato.


    Alla fine non la pensiamo tanto diversamente, sia io sia te sia altri crediamo e vogliamo si faccia il più possibile. Quel che critico sono i modi e i mezzi: tante chiacchiere, tanti slogan, tanta disinformazione a livello "volgare". Non credo giovano alla causa, ecco.
    Ultima modifica di burian br; 07/11/2021 alle 22:31

  7. #517
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da Copernicus64 Visualizza Messaggio
    Mi permetto di dire, avendo aperto questo thread, quale fosse il mio intento. E' duplice, non esclude ne l'aspetto scientifico ne quello sociologico. Il punto era quello legato al fatto, che tendenzialmente la classe dirigente ha poco interesse a cambiare drasticamente le cose, perchè altrimenti non verrebbe rieletta o perderebbe rapidamente il proprio potere o verrebbe rimossa dai punti apicali di comando. L'impressione che ho è che si sia focalizzato il dibattito e gli sforzi tecnico scientifici più per ragioni geopolitiche e meno per questioni legate direttamente all'ambiente e a una reale pianificazione sul lungo termine per minimizzare il nostro impatto sul pianeta gli ecosistemi e le sue risorse. Il dibattito sul clima credo che sia funzionale a questo.


    La transizione ecologica crea un sacco di posti di lavoro e muove migliaia di miliardi, ma è davvero ciò che veramente serve al pianeta? Non servirebbe invece un cambiamento di prospettiva nel concetto stesso di sviluppo e di benessere? Questo chiaramente ha delle implicazioni sociali e scientifiche al tempo stesso. Quanto realmente gli AGHG stanno condizionando il clima? Quanto questa spinta incessante verso traguardi sempre maggiori di crescita di beni e di consumi possa essere realmente sostenuta, al netto di un ipotetico raggiunto equilibrio termico? Come possono armonizzarsi sviluppo sostenibile e ambiente senza creare disastri economici e sociali?
    Ah ok, hai risposto senza che lo sapessi alla mia domanda, grazie

    Sulla parte in rosso: io temo che l'attuale ondata di proteste sul GW non stia generando consapevolezza seria sul tema, e le conseguenze potrebbero essere nel prossimo futuro un'ondata di scetticismo (la gente va a sensazione, non seguendo i dati, che anche se evidenzieranno il rispetto dei trend potrebbero minimizzare perchè "tanto non è cambiato tanto da 20 anni fa") che si ripercuoterà sulle scelte politiche di molti stati se nel frattempo lo sviluppo tecnologico pro-ambiente non sarà riuscito a schiacciare ogni concorrenza dei combustibili fossili.

  8. #518
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    Predefinito Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da burian br Visualizza Messaggio
    La mia mentalità è fare tutto ciò possibile, ma prepararsi ad ogni eventuale (ma realistico, non un RCP 8.5 che è assurdo) scenario, anche se poco roseo.
    La preparazione è qualcosa di fondamentale, mentre vittimizzare l'umanità (tutta) perchè cattiva non solo non serve a niente ma è anche ipocrita perchè tu stesso sei parte dell'umanità, non sei una specie aliena, e tu stesso da occidentale benestante godi in primis di quel benessere che è la stessa causa del GW.
    Accetto critiche moralizzatrici (che è diverso da critiche redentrici) solo da chi vive come fosse nel 1800, senza elettricità e senza beni moderni (in primis cellulari, connessione internet e computer, cose che hanno accentuato le emissioni di CO2: Internet inquina? Ecco a quanto ammontano le emissioni di CO2 del web).



    Comprendo tutto, sia chiaro. Io non sto negando questi possibili cambiamenti, sto solo dicendo che sono nel novero delle possibilità e che se le cose dovessero andare verso quel risultato dobbiamo metterlo seriamente in conto, non credere che sia un inferno ancora lontano e per questo ancora non da affrontare.
    Discorsi come quello che stai facendo tu mi sembrano dipingere uno scenario ipotetico, non concreto. Ecco, magari iniziamo a farlo concreto in noi, e anzichè farci prendere dal panico cerchiamo di agire razionalmente e lucidamente adattandoci. L'umanità sa adattarsi, si adatterebbe anche a questo nel caso.
    Ribadisco: NON STO DICENDO che non potrebbero avvenire quei cambiamenti NE' STO DICENDO che dobbiamo fare in modo di impedirli. Il mio è un discorso diverso.



    Io qui mi chiederei se si sarebbe potuto fare di più come già detto. Le tecnologie ambientaliste, oggi più competitive, erano davvero un'alternativa sostenibile fin dal primo momento? O si parla giusto pour parler?

    Comunque è da dire che solo l'Europa ha ridotto perchè i grandi produttori eravamo noi europei + USA fino al 1990. La Cina e l'India stanno uscendo dal guscio perchè si sono sviluppati esponenzialmente da allora. Gli USA come sempre sono un'eccezione in Occidente.



    Beh, insomma. Il trasporto occupa una grossa quota delle attuali emissioni (27% in UE-28), e a livello mondiale producono quanto l'Africa intera. Magari ridurre il trasporto in ogni senso aiuterebbe, e questo potrebbero farlo i cittadini in primis:

    Greenhouse gas emissions from transport in Europe


    European Environment Agency



    Questo non è vero, come ho già indicato in più grafici le emissioni sono meno di quelle che si prevedevano 20 anni fa, e a parità di livello di CO2 atmosferica questo il riscaldamento sembra sia avvenuto meno velocemente. E' verosimile che possa proseguire così, con una sovrastima anche delle attuali previsioni, ma non è detto e lo riconosco, ma è una possibilità alla luce di quanto notato.
    Condivido la tua stima sui +2,7° come ho già spiegato.


    Alla fine non la pensiamo tanto diversamente, sia io sia te sia altri crediamo e vogliamo si faccia il più possibile. Quel che critico sono i modi e i mezzi: tante chiacchiere, tanti slogan, tanta disinformazione a livello "volgare". Non credo giovano alla causa, ecco.
    Per come la vedo io non è una questione di cosa può fare il singolo, perché ha ben poca responsabilità nel sistema odierno che vuole tutto ipercollegato, rapido e globale, ma serve un input ai piani superiori.
    Nell’esempio del traffico che citavi il limitare la mobilità della gente (esempio pendolari) è un altro specchietto per le allodole impostato dalla politica.
    Non è azzerando il 28% delle emissioni all’interno del 10% mondiale che si emette in Europa che si inverte la rotta. In parallelo e in modo prioritario concentriamoci piuttosto dove serve, ovvero un coordinamento su scala globale dei vari processi energetici , industriali, delle catene, delocalizzazioni (perché l’Occidente mica sporca in casa…), ecc per ridurre le emissioni in modo concreto. Non è possibile essere inondati di plastica fossile in questo modo, ed io non ho mica deciso di usarla… come consumatore occidentale che alternative ho? Quindi su una problematica del genere il comportamento individuale (così come anche il tanto discusso viaggiare in aereo) lo vedo molto, ma molto relativo. Chiaramente le emissioni vanno ridotte anche da noi, per questo ci da una mano il progresso tecnologico e tutto, ma è su ben altri livelli che serve agire.
    Il mondo occidentale in passato ha inquinato, con che credibilità può andare a bloccare lo sviluppo delle economie emergenti? Questo è un altro aspetto complicato. E nelle nuove economie emergenti che arriveranno (penso esempio Africa) come si penserà di impostare lo sviluppo economico? Come si è fatto in Occidente e in Asia usando fossile da subito? E i paesi arabici si priveranno tanto facilmente di una fonte (petrolio) che ha garantito loro enorme ricchezza?
    Io su queste cose non mai sentito nulla di concreto e nessuno preoccuparsene.
    Sulle tecnologie è vero quanto dici, ai tempi era irrealizzabile partire subito con il “verde”, e nella natura umana prima di migliorare di batte il naso contro qualcosa… (nel caso specifico eravamo ai livelli “business ad usual”).
    Io non ho mai parlato di RCP 8.5, verosimilmente siamo decisamente sotto, ma comunque come certe previsioni possono risultare pessimiste, allo stesso tempo possono essere troppo ottimiste, non sappiamo ancora tutto, non darei nemmeno per scontato che sia impossibile avvicinarsi al RCP 8.5, se in futuro il ricalcolo delle proiezioni scoprirà nuovi aspetti, quindi in principio non vedrei l’adattamento dell’uomo al nuovo clima come una semplice passeggiata. Per precauzione comunque visto che gli effetti del GW sono agli inizi e c’è ancora margine di limitarli andrei con una linea prudente.
    Ultima modifica di AbeteBianco; 08/11/2021 alle 18:55

  9. #519
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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da AbeteBianco Visualizza Messaggio
    Per come la vedo io non è una questione di cosa può fare il singolo, perché ha ben poca responsabilità nel sistema odierno che vuole tutto ipercollegato, rapido e globale, ma serve un input ai piani superiori.
    Nell’esempio del traffico che citavi il limitare la mobilità della gente (esempio pendolari) è un altro specchietto per le allodole impostato dalla politica.
    Non è azzerando il 28% delle emissioni all’interno del 10% mondiale che si emette in Europa che si inverte la rotta. In parallelo e in modo prioritario concentriamoci piuttosto dove serve, ovvero un coordinamento su scala globale dei vari processi energetici , industriali, delle catene, delocalizzazioni (perché l’Occidente mica sporca in casa…), ecc per ridurre le emissioni in modo concreto. Non è possibile essere inondati di plastica fossile in questo modo, ed io non ho mica deciso di usarla… come consumatore occidentale che alternative ho? Quindi su una problematica del genere il comportamento individuale (così come anche il tanto discusso viaggiare in aereo) lo vedo molto, ma molto relativo. Chiaramente le emissioni vanno ridotte anche da noi, per questo ci da una mano il progresso tecnologico e tutto, ma è su ben altri livelli che serve agire.
    Il mondo occidentale in passato ha inquinato, con che credibilità può andare a bloccare lo sviluppo delle economie emergenti? Questo è un altro aspetto complicato. E nelle nuove economie emergenti che arriveranno (penso esempio Africa) come si penserà di impostare lo sviluppo economico? Come si è fatto in Occidente e in Asia usando fossile da subito? E i paesi arabici si priveranno tanto facilmente di una fonte (petrolio) che ha garantito loro enorme ricchezza?
    Io su queste cose non mai sentito nulla di concreto e nessuno preoccuparsene.
    Sulle tecnologie è vero quanto dici, ai tempi era irrealizzabile partire subito con il “verde”, e nella natura umana prima di migliorare di batte il naso contro qualcosa… (nel caso specifico eravamo ai livelli “business ad usual”).
    Io non ho mai parlato di RCP 8.5, verosimilmente siamo decisamente sotto, ma comunque come certe previsioni possono risultare pessimiste, allo stesso tempo possono essere troppo ottimiste, non sappiamo ancora tutto, non darei nemmeno per scontato che sia impossibile avvicinarsi al RCP 8.5, se in futuro il ricalcolo delle proiezioni scoprirà nuovi aspetti, quindi in principio non vedrei l’adattamento dell’uomo al nuovo clima come una semplice passeggiata. Per precauzione comunque visto che gli effetti del GW sono agli inizi e c’è ancora margine di limitarli andrei con una linea prudente.
    Il mondo occidentale ha inquinato in passato, vero, come dai tempi dei romani fino a poco fa si costruivano i tubi per l’acqua potabile in piombo, per poi accorgersi che non andava bene.
    Ecco, ora si sa che certi comportamenti e stili di vita non vanno bene; l’occidente sul passato non può intervenire, ma TUTTI devono fare qualche cosa per il futuro limitando l’impatto sull’ambiente il più possibile.
    Dire “eh ma voi antere inquinato, allora lo facciamo anche noi” sarebbe molto stupido.


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    Predefinito Re: Cambiamenti climatici e ambiente: punto centrale o "paravento" per l'establishment?

    Citazione Originariamente Scritto da MeTeo72 Visualizza Messaggio
    Il mondo occidentale ha inquinato in passato, vero, come dai tempi dei romani fino a poco fa si costruivano i tubi per l’acqua potabile in piombo, per poi accorgersi che non andava bene.
    Ecco, ora si sa che certi comportamenti e stili di vita non vanno bene; l’occidente sul passato non può intervenire, ma TUTTI devono fare qualche cosa per il futuro limitando l’impatto sull’ambiente il più possibile.
    Dire “eh ma voi antere inquinato, allora lo facciamo anche noi” sarebbe molto stupido.


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    Credo sia la realtà perché per raggiungere un certo livello di benessere si è sempre inquinato, e così si sta facendo ora in quei posti (Cina e India per esempio).
    Comunque anche da sviluppati ci sono parecchie gatte da pelare, si pensi all’approvvigionamento elettrico ancora basato su fossile in molti paesi europei.
    Che ognuno nella sua quotidianità può far qualcosa non si discute, ma bisogna soppesare i numeri in gioco di fronte ad un’emergenza simile, e chiedere “sacrifici” ai comuni cittadini sul sacchetto di plastica mentre su questioni più grandi e commesse si mettono non due ma venti fette di salame sugli occhi… non ci sta…

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