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zoomx
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Origine e diffusione del Castagno. Qual'è il concreto significato della presenza
del Castagno nella vegetazione prealpina? Oggi non si può più dubitare, come ancora acca-
deva recentemente, del suo indigenato nell'Europa Meridionale. Il genere Castanea risale
al miocene, e nel terziario era diffuso assai a Nord nel Vecchio Continente; resti fossili son
stati trovati nelle flore terziarie della Groenlandia, delle Spitzbergen, di Sachalin. Attualmente
è presente nell’Asia tropicale montana e insulare il genere assai affine Castanopsis. Il Casta-
gno deriva quindi da un ceppo terziario che in clima caldo-umido aveva raggiunto ben più
ampia espansione boreale in Asia, Europa e America, come testimonia del resto il suo at-
tuale areale spezzato in tre grandi isole: una americana, una europea, una nell’Estremo
Oriente. Ma col raffreddarsi del clima la distribuzione si è contratta verso Sud, recuperando
poi, cessate le glaciazioni, solo modesta parte della perduta ampiezza al margine meridio-
nale delle Alpi, e lungo le valli del Rédano, del Reno, del Dantbio.
Ogni mutamento di clima in senso oceanico o temperato umido ha certo favorito la
diffusione del Castagno insieme ad altre piante con simili esigenze, come il Cerro e in generale
le Querce mesofile (legate cioè a moderate condizioni di umidità, oltre che di temperatura
e di luce). Ogni oscillazione del clima verso l'aridità e la continentalità ha invece contribuito
ad arrestare almeno o restringere questa propagazione.
Nei confronti del Querceto, il Castagneto, per esigenze climatiche, tende a salire più in
alto, ma per esigenze edafiche (di suolo) può anche presentarsi a un livello sottostante.
Ciò accade spesso nelle Prealpi calcaree lombarde; sui pendii rupestri denudati, ma favore-
volmente esposti, salgono e si affermano le Querce fino a notevole altitudine, mentre il
Castagno copre densamente la coltre di rosso ferretto accumulatasi per degradazione alla
base di quelle alture. Ne risulta un paesaggio assai caratteristico in cui si accostano il grigio
tono delle rupi, il verde intenso delle chiome dei Castagni, il rosso talora quasi sanguigno
dei viottoli e degli scoscendimenti che feriscono al margine del Castagneto il pendio erboso.
In nessun caso si può pensare al Castagneto come all'espressione tipica di una zona di
vegetazione continua sulle nostre montagne; si deve piuttosto far rientrare, come impor-
tante elemento, in un sotto-orizzonte meno xerotermico nell'orizzonte submontano dei Quer-
ceti, insieme alle Querce meno xerofile.
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