nel mio oliveto i frutti sono in invaiatura, rispetto agli scorsi anni in ritardo, forse una settimana o 10 gg.
Probabilmente le condizioni estive da sud Italia con caldo feroce e secco hanno bloccato i processi di accrescimento e maturazione dei frutti che di solito qua in estate proseguono spediti.
Dopo le piogge di settembre questo caldo è una pacchia per la mosca dell'olivo.
Ho messo diverse trappole per il campionamento, ma al momento non se ne vedono (lo ho scritto toccandomi).
Frantoio prenotato per il 04 novembre, prima non c'era posto.
L'ideale sarebbe stato tra 10 gg circa.
L'attacco della mosca concede massimo 15 giorni prima della fuoriuscita e quindi l'inizio della ossidazione. Speriamo di farcela....
Ehh nuovo clima, nuova vegetazione anche no
Da queste parti - come penso in tutto il N Italia - le trachycarpus fortunei non le ho mai viste naturalizzate ''all'aria aperta''. All'aria aperta ho visto solo filari artificiali tamarri come quello della foto di qualche pagina fa.
Il primo e forse unico che abbia mai visto, sin dal lontano 2001, è lunghissimo e si trova appena fuori da una delle attuali uscite della A28, a metà strada tra Conegliano e Sacile.
In pianura, tra inversioni termiche e giardini fantasiosi, la naturalizzazione di queste palmette la vedo perlopiù nelle siepi di lauroceraso, dentro le quali si crea un microclima mite e umido (minime alte e massime bassette) con cui le specie termofile vanno a nozze.
Difatti dentro queste siepi non solo trovo le uniche trachycarpus naturalizzate, ma anche gran parte degli allori che sfuggono alla coltivazione, visto che tra le specie mediterranee sono quelle a cui più serve l'umidità dell'aria.
Spesso addirittura lo stesso ligustro lucido, nonostante sia ben naturalizzato ovunque, preferisce in pieno crescere dentro una siepe di lauroceraso.
Neanche nell'unico caso collinare di naturalizzazione di questa palma posso parlare di aria aperta -quantomeno completamente aperta, dato che il gruppetto di palme in questione è circondato da rovi e robinie, perciò anche su un ripidissimo pendio a rischio frana con una temperatura media annua di sicuro superiore ai 14° mi sa che c'è poca scelta per le trachycarpus.
Poi una cosa tira l'altra: dentro una siepe sempreverde o un sottobosco ricco (o arricchito a mano) di roba sempreverde (oppure anche a foglia caduca ma fittissimo e confinante con giardini e/o vialetti a specie sempreverdi), si creano le condizioni per ospitare sempre più specie di quel tipo.
La prima siepe crea il microclima, poi arrivano nuove piante che lo ampliano, ne arrivano ancora di nuove e così via, creando proprio oasi pazzesche - e completamente slegate dalla vegetazione circostante - che possono letteralmente spaventare chi vive nel bioma della foresta temperata a foglia caduca.
Sono dei ''palloni sempreverdi'' che si autoalimentano.
Colorazione non pervenuta a parte le solite specie americane e qualche venatura gialla qua e là (specie sulle robinie).
Sembra che gli alberi la stiano saltando, per scaricare direttamente le foglie color verde marcio-marroncino per terra.
Ho l'impressione che il secco totale della primavera e dell'estate, ripreso in questo mese, abbia spento le foglie al punto tale da costringerle a staccarsi prima dai rispettivi rami.
Lo noto dai tigli (i soliti dei viali, americani o misti americani/europei), i quali di solito si colorano e perdono le foglie progressivamente, mentre quest'anno a quasi parità (perché sì, siamo un po' indietro rispetto al solito) di foglie rimaste sulle piante la colorazione è verde-marroncina, una schifezza.
A proposito della naturalizzazione di specie termofile/mediterranee/tropicali in territorio padanoveneto di cui parlavo, vi mostro alcune foto illustrative della situazione che oramai mi si è ben delineata nella mente.
Le ho scattate tutte nel raggio di 6-700 m da casa.
1) Rametto apicale di alloro che fa cucù da una siepe di lauroceraso:
Allegato 599498
2) Trachycarpus, anche lei naturalizzata dentro una siepe di lauroceraso:
Allegato 599500
In questo caso, a differenza del primo, so bene dove sono le piante madri, in quanto a 10 m da lì c'è un tamarrissimo giardino pieno zeppo di quelle palme.
3) Immancabile ligustro lucido che mette il naso fuori dal lauroceraso (non si vede benissimo perché si mimetizza col cassone):
Allegato 599501
Non c'è siepe di lauroceraso che non abbia delle ''extension'' di ligustro lucido
E badate bene: se persino il ligustro, che è già da mo' naturalizzato e acclimatato nell'Italia settentrionale, si sceglie le siepi di lauroceraso per attecchire...vuol dire che non è mica stupido.
Come tutte le piante, spontaneamente va a crescere dove gli conviene di più, non certo dove gli conviene di meno: quindi, da brava specie termofila, se ha delle siepi di lauroceraso nelle vicinanze non ci pensa due volte a ficcarsi lì dentro.
Minime alte, massime bassine, cappa costante di calore, 'na pacchia
Molto più facile giocare in modalità super easy invece di super hard, andandosi a complicare la vita in mezzo al niente di un campo
Nelle zone aperte e meno antropizzate ne ho visti solo in prossimità di riserve spontanee di mitezza, ossia li vedo sbucare da materassi di rovi, siepi fittissime di sanguinello e vitalba oppure, più di tutti, dal mezzo di una marmaglia di fusti avvolti dall'edera talmente fitta che quei tronchi sembrano i rulli dell'autolavaggio.
La stessa cosa la fanno le palmette e gli allori, per convenienza. Ma anche i caprioli e tante specie di uccellini passano tranquilli l'inverno gironzolando per rovi ed edera, sono dei cappotti naturali.
La nostra vegetazione spontanea non sta cambiando, sempre ammesso che debba farlo.
"All truths are easy to understand once they're discovered. The point is to discover them." ~ Galileo Galilei
Fondatore di Centro Meteorologico Bolognese
Sito di Centro Meteorologico Bolognese: https://centrometeobolognese.com/
Sito personale: https://martinmb.wixsite.com/*******martinmb
Stazione meteo: http://www.meteosystem.com/dati/sanchierlo/index.php
Stato della vegetazione a 1568 m sul versante sud della Presolana, nelle Orobie bergamasche.
Nelle prime due foto, macchie di larici.
Nella terza foto, larici sparsi in mezzo agli abeti su versante sud a 1400 m circa, ancora verdi.
Nella quarta foto, prato verdissimo con fila di ortiche in perfetto stato. A 1568 m!
Buona giornata.
L'altro ieri, versante nord della Concarena, zona Passo Campelli.
Le prime quattro, sul versante verso la Valcamonica, quote sui 1750-1770. Qualche sporadica betulla che si spinge sino a qui, ancora con le foglie, sia pure gialle.
Sulla pietraia dell'argine detritico di nevaio, in una zona che ormai rimane in ombra da mezzogiorno in poi, si era in piena fioritura... credo primule, tipiche di fine ottobre...
Dal lato del passo verso Scalve, stesso panorama. Ultima foto, scendendo sui 1670.
Il giorno prima, attorno al Passo della Manina, rododendri in piena fioritura, ma avevo dimenticato a casa la macchina fotografica...
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