Avevo sentito parlare tempo fa di un possibile progetto volto a insufflare acqua vaporizzata fredda in atmosfera presa dalle profondità oceaniche (che come si sa sono molto fredde rispetto alla superificie)...
questo avrebbe l'indubbio vantaggio di dare origine a feedback positivi dato che sarebbe favorito lo sviluppo di formazioni nuvolose grazie agli aerosol marini...certo le quantità è che le quantità dovrebbero essere colossali!Ma intanto inizierei dal mediterraneo...
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Ma, domanda stupida, aumentare banalmente la superficie riflettente?
Abbiamo tutti i tetti delle case di colore rosso o marrone, comunque colori scuri.
Qualcuno ha mai pensato di colorare in qualche modo tetti e coperture di bianco? Le superfici urbane sono enormi. Sembra enorme Milano e hinterland, immaginate città colossali come l'intero agglomerato di Londra, New York, Il Cairo...
E contiamo anche tutti i capannoni, tutti gli stabilimenti di qualsiasi cosa...
A pensarci bene non è una superficie così irrilevante del pianeta, anzi.
Lou soulei nais per tuchi
Se intendi che poi le formazioni nuvolose riflettono la luce solare allora si, altrimenti no per lo stesso motivo per cui in una stanza chiusa con un frigorifero aperto la temperatura aumenta.
Dobbiamo pareggiare l'energia che arriva dal Sole con quella che riemettiamo nello spazio, attualmente ne assorbiamo di più di quella che emettiamo.
Beh sarebbe una tattica provvisoria, in ogni caso ci vorrebbero decenni per intaccare solo leggermente quel serbatoio freddo che sono gli oceani...(in fondo è come se avessero memoria di interi periodi glaciali).
Per il resto, anch'io sono dell'idea che si dovrebbero progettare edifici e strade con albedo il più elevati possibile (anche se autostrade tutte bianche darebbero un certo fastidio agli occhi!), data la tendenza all'aumento delle aree edificate, sarebbe un effetto non di poco conto se fatto sistematicamente (d'altronde basta vedere le case del mediterraneo, già da molti secoli conoscevano perfettamente questo semplicissimo principio).
Molto molto interessante. In termini di fattibilità credo che però sia più facile fare i tetti in materiale riflettente piuttosto che "verdi". Tetti verdi comporterebbero costi di manutenzione, di irrigazione, tutte cose per cui nessun condomino avrebbe mai intenzione di sborsare nemmeno un euro.
Riguardo il verde urbano, sarebbe davvero bellissimo, tuttavia temo che non ci sia molto spazio per gli alberi. Riguardo i rampicanti, invece, ci sarebbe posto ovunque, e anche a livello visivo è piacevole.
Lou soulei nais per tuchi
Il problema è che non ci si rende conto che nelle attività antropiche è più facile andare avanti che tornare indietro. Ci sembra che "disbosco e faccio un'industria" = "dis-industrio e faccio un bosco" siano i due lati della medesima operazione, biunivoca e con facilità a spostare la relazione da destra a sinistra come da sinistra a destra.
In realtà, nelle zone in cui ho lavorato, scendendo negli scavi edilizi per rilevare e descrivere la sezione ho quasi sempre visto lo scavo spingersi sino alla regolite, se non addirittura alle ghiaie inalterate. E parliamo quindi di spessori di suolo di parecchi metri, che hanno richiesto - se va bene - un diecimila anni per formarsi. Se resti nella parte alta della pianura, anche 100.000 o più.
Andati.
Quelli li devi riportare, riempire le buche con altra terra fertile. Anche rasando tutto ed eliminando le buche delle fondazioni - operazione impossibile a realizzarsi, ma è tanto per dare un'idea - ti resta la vecchia piana alluvionale non alterata, ghiaie e sabbie.
Insomma, piantumare nelle aree dismesse va fatto, perché sempre meglio che niente, ma alla fine hai alberi stentati, che alla minima variazione avversa non sanno dove andare a sbattere le radici.
Meglio di gran lunga ricostruire il nuovo capannone sul vecchio - come ha sempre fatto l'Uomo sin dall'antichità - anziché prendere un altro campo, sbancare e costruire ex novo dove prima c'era l'erba.
E ti assicuro che qui da me non si fa. Continuo a vedere campi coltivati che improvvisamente espongono il cartello "vendesi terreno edificabile - commerciale - industriale", a fianco di edifici abbandonati che cadono a pezzi.
Cioè, purtroppo il problema è molto più vasto di quello che può essere affrontato con la buona volontà e il buon senso a scala locale, e prima ci rendiamo conto di tutte le interconnessioni, e meglio è.
Il problema è che spesso si tende a proporre soluzioni semplicistiche a tematiche estremamente complesse. E questo non riguarda soltanto i cambiamenti climatici, ma è un problema trasversale. È la stessa semplificazione che porta a ripudiare i veri esperti, quelle persone che dedicano la propria vita alla ricerca e propongono soluzioni concrete, che però vengono percepite come complesse, estranee e quindi sbagliate, oppure un’opinione fra le tante.
Per rispondere anche a @Telecuscin a mio avviso è fondamentale come dici che ci sia maggiore consapevolezza, ma a patto che si fondi su una corretta informazione, basata sui numeri e non sul catastrofismo.
Concordo su tutto, volevo in particolare soffermarmi sulla sottolineatura.
La piantumazione ha senso solo se si parte dall'ottica di bosco: quel che si pianta deve essere finalizzato all'ottenimento di un bosco con la B maiuscola, cioè in cui venga praticata selvicoltura e, tramite le leggi dell'assestamento forestale, vi sia un perpetuo surplus di alberi utilizzabili (cioè, in sostanza, di carbonio stabilmente fregato all'atmosfera).
Alberare a caso, alla Fridays For Future, non solo si conclude nel modo che hai scritto e ho sottolineato, ma ha anche effetti nocivi.
Alberare le città significa far soffrire gli alberi in placche di terra fra l'asfalto e potarli a più non posso perché ingombrano, così dopo tot temporali questi poverini cascano su cose e persone facendo danni pazzeschi (ma non si sospetta niente fino a quel momento, perché sono marci dentro ma belli fuori).
Altro effetto negativo, più fuori città che all'interno, è la riduzione della biodiversità connessa alla monotonia delle alberature artificiali, tant'è che appunto se non c'è la possibilità di fare un bosco serio conviene veramente lasciare tutto così com'è, concentrando invece la lotta esclusivamente contro il consumo di suolo, che sarebbe già un'ottima base di partenza.
In Germania, UK, Danimarca e svariate località del nord Europa creano boschi appositamente ramificati in ''lingue'' che si insinuano nelle città per moderare assolamento, isola di calore e inquinamento, rendendo totalmente inutile e ridicolo il concetto cisalpino di verde urbano, che gravita non sul bosco ma sulla punta dell'iceberg (il parcheggio con gli alberelli, il viale, il parco e tutta quella cosmesi che regala solo un botto di soldi ai potatori a scapito dei comuni).
Quotissimo, nemico numero 1 il consumo di suolo mentre intorno strutture fatiscenti rimangono abbandonate. Poi se intorno alle strutture nuove fanno i ghirigori di verde poco mi abbindolano.. Il nuovo consumo andrebbe fermato/vietato tranne per strutture pubbliche che per questioni tecniche non possono essere realizzate altrove
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