La domanda la crei solo offrendo un servizio degno, investire nelle ferrovie e ammodernarle significa renderle più attrattive rispetto allo stato attuale e rispetto alle automobili. In ogni caso non si può ragionare solo in termini economici, cosa che fanno ad esempio in Piemonte. Avere un sistema di tpl efficace e capillare è un diritto di ogni cittadino, per poter lavorare, spostarsi e vivere, a di là che questo servizio sia largamente o scarsamente utilizzato. Al di là della densità abitativa o altri fattori, altrimenti le aree interne e rurali saranno sempre penalizzate rispetto a quelle urbane. Ovviamente facendo in modo che sia sempre pensato in modo intelligente, funzionale e nel futuro anche sostenibile, nessuno pretende l'alta velocità per spostare 20 persone.
Per quanto riguarda il trasporto su rotaia delle merci faccio lo stesso discorso che facevo l'altro giorno, almeno per le mie zone...senza fantasticare investimenti mastodontici, basta osservare come in passato la rete tutt'ora sospesa avesse un traffico merci molto superiore ripetto ad ora, e molte industrie, specie alimentari, avessero accesso diretto a tali linee. Industrie che negli ultimi anni chiedono sempre più una risposta alla politica per tornare ad utilizzare i treni, risposta per ora mai pervenuta
Il problema è quanto evidenziato in grassetto...anche a Milano ad esempio 5 linee di metropolitana sono sempre strapiene ma anche il traffico continua a essere altissimo, significa che ahimè ci vorrebbero molte corse in più per far diminuire il traffico, anche qualora le persone stesse decidessero di rinunciare all'auto.
Va da sè che la bici è utilizzabile solo per chi si deve spostare di pochi chilometri a meno di casi eccezionali.
Siamo sempre lì: Milano ha 5 linee ma rispetto alle altre grandi città europee rimane almeno due gradini dietro.
Vai a Vienna, ad esempio, per prenderne una paragonabile. Non c'è storia, sotto tutti i punti di vista. Il traffico in superficie rispetto a Milano non esiste praticamente.
Milano è un inferno devastante nelle ore di punta, chi non ci vive non lo sa.
Tutti i colleghi con cui mi ritrovo da tutta Italia, siccome si tratta di sci, da Milano ci passano sempre e alla fine dicono che sia il peggio del peggio, pure i romani
Sfiga vuole che se un camion arriva da qualsiasi valico alpino da Milano ci deve passare, le alternative ci sono (pedemontana e nuova Bre-Be-Mi), peccato che costino un occhio della testa a tal punto che anche le aziende di trasporti le evitano meticolosamente.
Si vis pacem, para bellum.
guerre per le risorse
noi italiani e europei possiamo ridurre tutto quello che vogliamo
ma se il restante mondo...togliendo pure gli usa se un attimino cresce...consuma e di conseguenza inquina.
si sta raccogleindo dal mare un bicchiere d'acqua.
ipocriti che non lo volete capire
perchè?
per la prima cosa che ho detto....guerre su guerre con questi obblighi che vogliono rincorrere gli stati(senza dei referdum e via dicendo)
questa è mafia.
Appartamenti in affitto a Cervinia,per info contattami.MARCOLSKIHOME
Innanzitutto ipocriti e mafia lo vai a dire a qualcun altro, vediamo cosa ne pensa il @Moderatore.
Gli accordi di Parigi sono stati sottoscritti da 194 stati che rappresentano quasi tutta la popolazione mondiale, solo Libia, Iran, Yemen ed Eritrea non lo hanno ratificato.
È in atto uno sforzo globale per evitare cambiamenti climatici catastrofici e ancora si devono leggere questi discorsi...
sì mafia è un po' forte
un po' di ipocrisia sul tema c'è, c'è sempre stata e sempre ci sarà.
però da qualche parte BISOGNA partire.
Si vis pacem, para bellum.
Le delocalizzazioni sono già considerate nei grafici che ho postato, le misure consumption based includono anche le produzioni delocalizzate. Era un fenomeno rilevante nei primi anni 2000, poi in parte si è invertito quindi non ha alcun impatto sulle riduzioni degli ultimi anni.
Le emissioni globali finora hanno continuato a crescere prevalentemente a causa della Cina, che ormai da sola fa un terzo del totale globale ed ha un modello di crescita folle, già ampiamente analizzato in questa discussione.
co2-emissions-and-gdp (5).jpg
Un parziale decoupling in realtà si vede anche nei dati cinesi, ma la bolla immobiliare e incapacità di spostare l'economia dagli investimenti industriale e infrastrutturali verso i servizi rende molto difficile avere un calo in valore assoluto.
Quando cominceranno a scendere loro calerà anche il totale globale, hanno margini enormi di riduzione se ci si metteranno sul serio (e come investimenti nelle rinnovabili stanno spingendo moltissimo).
Ultima modifica di snowaholic; 24/09/2022 alle 22:25
grazie per il chiarimento, io faccio il meteorologo e su questi argomenti posso solo imparare da commenti come il tuo.
Un chiarimento ulteriore: nel concetto di consumption based sono anche compresi le emissioni indirette tramite gli acquisti? ormai a parte alcuni generi alimentari e poco altro si produce tutto in Cina, o in Vietnam, sempre più in Cambogia...
Ps:
nessuno ha avuto da dire sul continuo consumo di suolo, di biodiversità (certificato anche dai recenti rapporti ISPRA) che continua incontrastato a dispetto della stagnazione demografica e del PIL. Ricordo che se ne era già parlato, cmq.
Ps2. Ammettiamo pure che il decoupling sia una realtà (almeno per la CO2... poi ci sarebbero anche altri aspetti da considerare, materie prime, plastica, ecc).
Penso che siamo tutti d'accordo che la riduzione delle emissioni globali di cui abbiamo bisogno per stabilizzare il clima (di cui non si vede ancora alcuna traccia) sarebbe molto più agevole se abbandonassimo questo folle sistema economico, basato sul consumismo (ecco, se dico consumismo, invece che crescita, forse ci capiamo meglio).
Si è parlato di trasporti sopra: abbiamo davvero bisogno di spostarci così tanto? di spostare così tante merci? penso all'assurdo mercato delle acque e delle bibite in bottiglia, ad esempio, alla follia del fast fashion, agli iperconsumi iperimpattanti degli iper ricchi, ecc ecc e ancora ecc.
E' davvero impossibile immaginare un'economia stazionaria?
Ultima modifica di ldanieli; 25/09/2022 alle 10:21
Sul consumo di suolo il problema è che servirebbe spesso più denaro per recuperare strutture fatiscenti che promuoverne la costruzione di nuove. Con un'economia stazionaria o in crisi (così mi ricollego al secondo punto) non conviene a nessuno, ci sarebbero solo perdite. In parte questo processo è compensato dal fatto che la natura stessa provvede a riconquistare vecchie strutture abbandonate in poco tempo.
Più che altro c'è da ragionare sulla costruzione di strutture abnormi e inutili più che su quelle utili. Queste potrebbero essere tranquillamente evitate.
Il problema delle strutture abbandonate conoscerà solo un aumento nei prossimi decenni a causa della denatalità e della depopolazione in Occidente.
Sulla circolazione delle merci o beni che siano ci sarebbe da lavorare.
Alcune sono indispensabili perché prodotte in pochi posti e necessarie in tutto il mondo (il petrolio, per esempio), altre invece circolano per non si sa che motivo, ad esempio le arance spagnole vendute in Italia e quelle siciliane mandate al macero.
Ci sono interessi economici enormi, ma se poi occorre spendere per ridurre l’inquinamento, si potrebbe intervenire a monte.
Stessa cosa per il consumo di suolo quando ci sono migliaia di edifici inutilizzati.
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