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  1. #31
    Burrasca
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    Predefinito Re: Geoingegneria sì? Geoingegneria no? Parliamone!

    PEr quel poco che so.
    La CO2 viene trappolata dalle piante crescendo. Quando cessano di crescere o crescono poco ne intrappolano poco. Nel far questo consumano anche acqua.
    Ma dopo che muoiono la CO2 ritorna in atmosfera, il tempo dipende da quanto tempo ci mettono a decomporsi.
    A meno che vengono seppelite sempre più in profondità e allora in milionate di anni vengono convertite in carbone, partendo dalla lignite che ci mette meno a formarsi.

  2. #32
    Burrasca
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    Predefinito Re: Geoingegneria sì? Geoingegneria no? Parliamone!

    Sul Sole-24 Ore e qui, ho parlato ogni tanto della “fertilizzazione degli oceani”, una geoingegneria del clima che, salvo vendita truffaldina di crediti carbonio, consiste nello spargere polvere di ferro sull’oceano per stimolare le fioriture d’alghe (il ferro è un micro-nutriente del fitoplancton). Così nella stagione giusta la loro fotosintesi assorbe molto più carbonio dall’atmosfera, e contribuisce frenare il riscaldamento globale.L’ultimo esperimento – su piccola scala – risale al 2014, nel posto più produttivo: nell’Oceano meridionale vicino all’Antartide. I ricercatori ne erano soddisfatti, ma è stato così complicato da organizzare e costoso che nessuno ci ha riprovato.
    Dubito che sia una buona idea perché sotto le fioriture altre specie avrebbero meno ossigeno.
    Comunque in “Multidecadal trend of increasing iron stress in Southern Ocean phytoplankton” (Science) Thomas J. Ryan-Keogh et al. – del Southern Ocean Carbon & Climate Observatory, a Città del Capo – derivano la produttività del fitoplancton nell’Oceano meridionale da immagini satellitari, osservazioni e prelievi durante “crociere” di ricerca, e una serie di dati su temperatura e composizione dell’acqua ottenuti tra il 1996 e il 2021 – in particolare dal 2004 con le boe Argo.
    Per via dell’acqua più calda, della sua acidificazione e di un deficit crescente del ferro “biodisponibile”, la “produzione primaria netta” del fitoplancton sta calando in quasi tutta la regione:

    • Se questa tendenza fosse dovuta principalmente all’aumento dello stress da Fe, suggerirebbe notevoli implicazioni per gli aggiustamenti della produzione primaria netta e per l’efficacia della pompa biologica del carbonio.

    Il paper è un tour de force di bio-fisico-chimica, modelli di circolazione delle correnti, dell’irradianza solare intercettata (quenching?) dalle alghe, della loro produzione primaria e bioluminescenza, più esperimenti di fertilizzazione in provetta ecc. Ogni passaggio ha un tot di incertezza e non ho capito – tra altre cose, per esempio il rapporto ferro/clorofilla – i metodi che gli autori usano per estrapolare una tendenza univoca dal mucchio.
    Per fortuna c’è una buona recensione (spiega anche il quenching) di Eric Cornwall:

    • Alessandro Tagliabue, un oceanografo dell’Università di Liverpool [coautore del paper] afferma che la tendenza alla carenza di ferro potrebbe essere temporanea. Ma è anche possibile che i modelli che prevedono l’abbondanza futura stiano travisando qualcosa sull’Oceano Antartico e sugli organismi che ci vivono. “Dobbiamo capire perché i modelli non riproducono le tendenze attuali”…
    Dal blog di ocasapiens
    Guerra e scienza – ocasapiens
    dove eventualmente ci sono i link di approfondimento se qui andassero persi.

  3. #33
    Burrasca
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    Predefinito Re: Geoingegneria sì? Geoingegneria no? Parliamone!

    Le strategie per la rimozione della CO2: le foreste

    https://www.climalteranti.it/2023/02/19/le-strategie-per-la-rimozione-della-co2-le-foreste/

  4. #34
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    Predefinito Re: Geoingegneria sì? Geoingegneria no? Parliamone!

    la rimozione del carbonio è solo per i settori difficili da decarbonizzare non è sensata ed oltremodo costosa fino a che si emettono 40 miliardi di t di co2 all'anno:

    Carbon dioxide removal is not a current climate solution — we need to change the narrative

    Meanwhile, if everyone on Earth planted a tree — 8 billion trees — it would take us back in time by about 43 hours every year, once the trees had matured.

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