Secondo una simulazione modellistica dell'NCAR che mostra buone skill in fase di hindcast (ad eccezione del periodo post Pinatubo) nel pacifico sono presenti le condizioni per un cambio di fase dell'IPO che potrebbe essere avvenuto nel 2014.
Le due condizioni necessarie sono:
- un accumulo di calore al di fuori dell'equatore nel pacifico occidentale sia nord che sud che è avvenuto durante la fase di IPO- 1999-2013(?)
-un trigger per il passaggio di fase costituito dal nino 2015-16
A seguito di un grosso el nino come quello passato spesso (ma non è una certezza) seguono 1-2 anni di la nina, anche se nell'immediato il pacifico potrebbe tornare in anomalia negativa questo non è in contraddizione con un cambio di fase dell'IPO su scala decennale. Il nino '72-'73 fu seguito da una profonda la nina ma il successivo debole episodio '76-'77 segna il passaggio di fase dell'IPO e l'inizio del declino nell'heat content nell'ovest pacifico che raggiunge un minimo a seguito del nino '97-98; La successiva nina segna l'inizio dell'IPO-, gli altri eventi di nino/nina non coincidono con un cambio di fase dell'IPO poichè non è presente la prima condizione.
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Initialized decadal prediction for transition to positive phase of the Interdecadal Pacific Oscillation : Nature Communications : Nature Publishing Group
La base della variabilità su scala decennale coinvolgerebbe principalmente un interazione equatore-subtropici in cui le anomalie nelle sst equatoriali generano un anomalia subtropicale nei venti che si oppone a quella climatologica(durante la IPO-) e negli ultimi 15 anni ha consentito l'accumulo di calore al di fuori dell'equatore il successivo indebolimento della cella subtropicale comporta una riduzione del trasporto di acque fredde nell'est del pacifico equatoriale ed al cambio di fase dell'IPO, all'opposto di quanto avvenuto a fine anni '90.
Una rappresentazione grafica della stc:
slide_6.jpg
La base della teoria e una ricostruzione storica sono disponibili in questi 2 articoli:
Pacific interdecadal variability driven by tropical?extratropical interactions - Springer
https://www.researchgate.net/profile...302e2f00d3.pdf
Altre fonti di variabilità includono l'interazione tra l'oceano atlantico e pacifico tropicale e gli aerosol che secondo questo recente studio hanno contribuito per circa 1/3 alla anomala intensificazione delle esterlies osservata negli anni 2000.
Pacific trade winds accelerated by aerosol forcing over the past two decades : Nature Climate Change : Nature Publishing Group
http://www.nature.com/nclimate/journ...imate2840.html
Insonnia?
Molto interessante, elz!
A proposito del precedente shift del Pacifico da IPO- a IPO+ (quello di metà anni 70): qualche anno fa uscì questo studio (citato in nota 19 nell'articolo che hai linkato) che - sulla scorta di un'analisi che separava la componente di variabilità multi-decennale interna al sistema da quella forzata e che nel Pacifico presentano una struttura simile - mostrava come, in assenza della variabilità interna, un cambio di fase nel Pacifico indotta dal forcing radiativo dominante sarebbe avvenuto circa un decennio prima (durante gli anni 60) ma la fluttuazione interna al sistema (il Pacifico è soggetto in primis all'IPO, l'ENSO è principalmente "rumore inter-annuale") lo ha ritardato di una decina di anni fino a che le due componenti si sono sommate in fase.
http://journals.ametsoc.org/doi/pdf/...2008JCLI2552.1
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In questo contesto e applicando il ragionamento all'oggi, cosa ne pensi, elz?
Ultima modifica di steph; 16/06/2016 alle 13:49
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Conseguenze a livello climatico ??
E' normale che leggendo, si faccia tardi.
Cosmico elz!
Quando si parla di aerosol io penso automaticamente alle nuvole alla nebbia, alla foschia e al pulviscolo atmosferico.
Se sembra che l'aerosol abbia contribuito per 1/3 a guidare il cambio della fase, si conferma che l'efficienza del vapore acqueo si modifica durante i decenni.
A dire il vero, non vedo il nesso logico. Il contributo degli aerosol è spiegabile tramite il loro effetto radiativo e le conseguenze sui gradienti termici e barici, non vedo come possa far cambiare l'efficienza radiativa del vapore acqueo (<- intendevi questo, con efficienza?)
Sono ipotesi già formulate, ad es., anche per spiegare una parte importante della variabilità multi-decennale delle SST del Nordatlantico (AMO), aerosol come "prime driver of twentieth-century North Atlantic climate variability": Aerosols implicated as a prime driver of twentieth-century North Atlantic climate variability : Nature : Nature Publishing Group
ipotesi anche parecchio criticate: http://journals.ametsoc.org/doi/abs/...AS-D-12-0331.1
Al limite, a me pare piuttosto che valga il contrario: se il clima si scalda, tende a diventare più umido e l'accumulo di aerosol si riduce conseguentemente.
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no, intendevo che il vapore acqueo possa cambiare l'efficienza nel condensarsi in base a forzanti non note.
Dopo l'ENSO del 1998 avremmo dovuto attenderci un aumento ulteriore del vapore acqueo allo stato gassoso, con conseguente aumento delle temperature che avrebbero stimolato un’ulteriore cessione di vapore acqueo dagli oceani all’atmosfera.
Il fatto che non si sia verificato e che invece l’atmosfera si sia rapidamente liberata dell’eccesso di vapore acqueo attraverso le precipitazioni, ritornando alle temperature tipiche delle fasi extra nino, dovrebbe far riflettere sul fatto che probabilmente l'atmosfera è sede di meccanismi di autoregolazione assai efficaci e solo in parte noti...
La condensazione del vapore acqueo in atmosfera si verifica sempre o per aumento del contenuto di vapore dovuto ad ulteriore evaporazione, oppure e soprattutto per raffreddamento della massa d'aria. In effetti, però, perché abbia inizio il processo di condensazione, è necessario che nell'aria sia in sospensione del pulviscolo atmosferico, formato da particelle dell'ordine del millesimo di mm.
Occhio, però, che un massiccio innesto di aerosol solfati in stratosfera in conseguenza di importanti eruzioni vulcaniche esplosive, cambia il bilancio radiativo e incide sul ciclo dell'acqua, diminuendo transitoriamente evaporazione e precipitazioni.
http://www.pages-igbp.org/download/d...56-57_Iles.pdf
The effect of volcanic eruptions on the hydrological cycle
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D'altra parte, recenti studi mostrano come la presenza di più abbondante aerosol in troposfera frena la formazione di gocce di pioggia, ritardando le precipitazioni ma così facendo aumenta la durata della vita delle grandi nubi di tempesta (i mesoscale convective systems) che diventano più grandi. Così, quando si mette a piovere, la probabilità che si inneschino tempeste più estreme aumenta.
Aerosols Strengthen Storm Clouds, According to New Study - Reporting Climate Science
Che gli aerosol in troposfera ritardassero la formazione delle gocce di pioggia non è una novità, pur essendo un ambito molto complesso che coinvolge processi radiativi e microfisica delle nuvole (vedi per es. il cap. 7 del WG1 dell'AR5), ma questo è uno dei primi studi che ne esamina la dinamica complessiva e che giunge a queste conclusioni.“A cloud particle is basically water and aerosols. It’s like a cell. The aerosol is the nucleus and the water is the cytoplasm,” said lead author Sudip Chakraborty, who recently received his Ph.D. from the Jackson School. “The more aerosols you have, the more cells you get. And if you have more water, you should get more rain.”
Ok, fine OT.
Ultima modifica di steph; 19/06/2016 alle 16:57
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