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  1. #1341
    Bava di vento L'avatar di Orlando Lu
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    Citazione Originariamente Scritto da cavaz Visualizza Messaggio
    Per quale motivo il calo della concentrazione di ozono in stratosfera sulle zone polari dovrebbe portare un approfondimento e un raffreddamento del vortice polare?
    Se mai un’elevata concentrazione di questo gas può portare a maggiore probabilità di warming (generalmente più avanti nella stagione in quanto il calore è generato dal processo di scissione dell’O3 all’assorbimento dei raggi UV e quindi necessita di maggiore insolazione) ma non sempre il contrario di un’azione porta effetti contrari
    Guarda.. riporto anche una citazione di un vecchio articolo di Daniele Campello.. io ho solo fatto il succo della questione.. :

    "Analizzando l’ozono stratosferico nelle regioni polari, pare chiaro come questo gas abbia un vero e proprio ciclo stagionale, determinato da continue variazioni quantitative dipendenti dalla radiazione solare. Infatti il sole è responsabile della dissociazione dell’ozono, come della sua formazione. La quantità di ozono tende quindi a mantenersi costante in una sorta di equilibrio dinamico.
    Già nella seconda parte dell’inverno la radiazione solare comincia ad aumentare, ne consegue un vortice polare disturbato, in quanto la chimica della stratosfera riguardante la quantità di ozono viene cambiata. Con l’avanzare della stagione estiva l’assorbimento delle radiazione da parte dell’ozono, riscalda la massa d’aria creando un anticiclone emisferico.
    Discorso opposto quando il deficit di irradiazione solare comincia a diminuire. Ad inizio settembre si riscontra un minimo termico e di geopotenziale, con l’instaurarsi di correnti occidentali. L’ulteriore calo di radiazione apporta maggior vigore al Vortice Polare, il cui picco si registra a dicembre e gennaio. In questo periodo il VP è talmente forte da inibire disturbi provenienti dalla troposfera influenzando gli indici NAO e PNA.

    La fluttuazione delle quantità di ozono è fondamentale per il clima nel nostro emisfero in inverno, in quanto determina raffreddamenti o riscaldamenti improvvisi nella stratosfera Polare. Basti pensare a l’inverno 2006/2007, quando uno stratcooling ha condizionato buona parte della stagione, consentendo al VPS di raggiungere una notevole potenza e apportando di conseguenza un clima anticiclonico alle nostre latitudini.

    L’importanza della QBO e dei cicli solari nella distribuzione dell’ozono



    Climatologia : DINAMICHE STRATOSFERICHE : L’importanza dell’ozono
    il 3/3/2007 17:40:00 (2127 letture)

    DINAMICHE STRATOSFERICHE : L’importanza dell’ozono




    a cura di Daniele Campello (Climate Prediction Staff di ***)



    La circolazione atmosferica è una gigantesca macchina termica che ha come scopo quello di bilanciare il surplus energetico tra zona equatoriale e poli. Partendo da questa considerazione, ho iniziato ad occuparmi nelle mie precedenti ricerche del sole, fonte primaria di energia che guida tutti i processi atmosferici.
    Studiando la variazione solare ho notato forti legami tra indici teleconnettivi e cicli solari, che mi hanno spinto ad approfondire i meccanismi che generano le dinamiche atmosferiche, in particolare le interazioni tra stratosfera e troposfera.
    La mia intenzione ora è approfondire alcuni concetti fondamentali delle dinamiche stratosferiche, concentrandomi sui meccanismi che generano tali variazioni. Per fare questo è utile chiarire alcuni concetti riguardanti la stratosfera e la sua composizione.



    Stratosfera e ozono


    La stratosfera è un livello dell’atmosfera terrestre che si trova sopra la troposfera e che si estende fino a circa 50 km di altezza. Le caratteristiche principali sono: elevata stratificazione delle masse d’aria, aumento della temperatura con la quota (inversione termica), quindi assenza di moti convettivi.
    Il fatto che nella stratosfera, contrariamente alla troposfera, il gradiente termico verticale sia positivo, è dovuto allo strato di OZONO O3 (un gas costituito da tre atomi di ossigeno) che filtra gli UV solari. La sua presenza è determinante, e in un certo senso si potrebbe dire che tale strato è il responsabile primario dell’esistenza della stratosfera.
    Senza entrare nello specifico, le principali reazioni chimiche che provocano un aumento della temperatura stratosferica sono:
    a) Fotodissociazione dell’ossigeno
    b) Fotodissociazione dell’ozono
    c) Reazione a 3 corpi.

    Le radiazioni solari aventi una determinata lunghezza d’onda inducono la sintesi di ozono, dissociando l'ossigeno molecolare in ossigeno atomico che tende a combinarsi con le molecole di O2
    originando ozono.

    O + O2 -> O3.

    Visto che la formazione di ozono è dipendente dalla irradiazione solare, si potrebbe pensare che una concentrazione maggiore sia presente nella zona equatoriale, mentre una bassa quantità ai poli, dove la radiazione e minore. Invece, succede l’esatto contrario, in quanto questo gas è trasportato dai venti.
    Per capire questi processi di distribuzione, dobbiamo fare riferimento alla circolazione stratosferica denominata Brewer-Dobson (BDC). Essa è assimilabile ad una enorme cella di Hadley dove nella zona equatoriale si hanno moti ascendenti, mentre nella zona polare moti discendenti. Questa semplificazione della reale circolazione atmosferica rende l’idea del continuo scambio tra poli ed equatore per bilanciare il surplus energetico.


    Analizzando l’ozono stratosferico nelle regioni polari, pare chiaro come questo gas abbia un vero e proprio ciclo stagionale, determinato da continue variazioni quantitative dipendenti dalla radiazione solare. Infatti il sole è responsabile della dissociazione dell’ozono, come della sua formazione. La quantità di ozono tende quindi a mantenersi costante in una sorta di equilibrio dinamico.
    Già nella seconda parte dell’inverno la radiazione solare comincia ad aumentare, ne consegue un vortice polare disturbato, in quanto la chimica della stratosfera riguardante la quantità di ozono viene cambiata. Con l’avanzare della stagione estiva l’assorbimento delle radiazione da parte dell’ozono, riscalda la massa d’aria creando un anticiclone emisferico.
    Discorso opposto quando il deficit di irradiazione solare comincia a diminuire. Ad inizio settembre si riscontra un minimo termico e di geopotenziale, con l’instaurarsi di correnti occidentali. L’ulteriore calo di radiazione apporta maggior vigore al Vortice Polare, il cui picco si registra a dicembre e gennaio. In questo periodo il VP è talmente forte da inibire disturbi provenienti dalla troposfera influenzando gli indici NAO e PNA.



    In questa figura, si può osservare il ciclo annuale della quantità di ozono.
    Il 90% dell’ozono atmosferico si trova nella stratosfera (il restante 10% nella troposfera). La quantità di questo gas viene misurata in Dobson (DU), misura che ne identifica lo spessore. Tale misurazione per convenienza viene standardizzata al livello del suolo, con una temperatura pari a 0 C° e una pressione di 1 atmosfera. Uno strato di ozono di appena 3 mm equivale a 300 DU.


    La fluttuazione delle quantità di ozono è fondamentale per il clima nel nostro emisfero in inverno, in quanto determina raffreddamenti o riscaldamenti improvvisi nella stratosfera Polare. Basti pensare a l’inverno 2006/2007, quando uno stratcooling ha condizionato buona parte della stagione, consentendo al VPS di raggiungere una notevole potenza e apportando di conseguenza un clima anticiclonico alle nostre latitudini.





    L’importanza della QBO e dei cicli solari nella distribuzione dell’ozono


    Mi collego a ciò che ho scritto nella seconda parte della relazione “sole terra”:

    Diversi studi sono stati fatti per cercare di trovare dei legami tra la QBO e il ciclo solare, tra le varie pubblicazioni spiccano i risultati ottenuti da KARIN LABITZKE del Stratospheric Research Group FU Berlin, Germany. Queste ricerche sono state eseguite utilizzando i dati disponibili dal 1950 della temperatura della stratosfera nell’emisfero nord.
    L’insieme dei dati può essere raggruppato in quattro categorie basate sulla fase della QBO, si è visto che questo indice si comporta in modi diversi a seconda dell’intensità solare. Tutto questo ovviamente mantenendo lo stesso segno e quindi la medesima direzione dei venti.
    La valutazione delle caratteristiche di segno positivo o negativo della QBO, senza tener conto dell’attività del sole, è a mio avviso incompleta e superficiale, di conseguenza non completamente attendibile.
    Cerchiamo ora di vedere come e quanto incide il ciclo undecennale sul comportamento di questo importante indice. Partiamo da una Quasi Biennial Oscillation di segno positivo, quindi la direzione dei venti va da est a ovest (fase ovest) e supponiamo di essere in presenza di un massimo del ciclo solare. Si è visto che si hanno temperature “calde” al Polo e quindi possibilità di inverni freddi nelle nostre latitudini. Mantenendo la QBO con lo stesso segno, ma passando ad un minimo delle macchie solari, si è notato che il vortice polare risulta più profondo.
    Cambiamo ora segno alla QBO, passiamo al segnale negativo (fase est): con una forte attività solare il vortice polare risulta più vigoroso, mentre con un minimo undecennale si sono registrate temperature calde al polo e freddo alle nostre latitudini.

    Anche se la QBO è un fenomeno principalmente tropicale, gli effetti si riscontrano oltre i tropici.
    Risulta da studi recenti che la grandezza delle concentrazioni di ozono all’interno del vortice polare antartico è collegata alle fasi della Quasi-Biennial Oscillation.
    La distribuzione totale di ozono è influenzata da due fattori:
    a) La QBO danneggia la struttura stratosferica di temperature, che a sua volta interessa l’equilibrio fotochimico della stratosfera superiore.
    b) La QBO modica la BDC (accelerandola o indebolendola).

    I due stadi distinti della QBO sono: una fase positiva con temperature più alte, e una negativa con temperature stratosferiche più basse (meno ozono per una BDC più forte). Queste due condizioni fanno parte della circolazione meridionale della QBO e sono in grado di modificare le temperature modulando i tassi fotochimici.
    La chiave è la dipendenza della temperatura nelle reazioni che determinano la perdita dell’ozono. Un cambiamento di qualche grado nella stratosfera, comporta una variazione notevole del coefficiente di reazione che interessa i livelli fotochimici. Questo è un concetto generale, che vale anche per le diverse condizioni della Quasi-Biennial Oscillation. Tenendo in mente questa nozione e guardando la figura sopra, possiamo comprendere perché con una QBO positiva si hanno minori disturbi al VPS: cambia la temperatura e cambiano i quantitativi di ozono. Questa a mio parere è un’ulteriore conferma di quando siano rilevanti le fase della QBO nel determinare “il carattere” del vortice polare, specie se si accomuna tale indice con il ciclo solare.
    In estate una QBO negativa contrasta la corrente occidentale del flusso delle latitudini temperate (legge di Coriolis per l’emisfero boreale). Questo fatto rallenta tali correnti, e favorisce le risalite dell’anticiclone Africano verso il Mediterraneo, in quanto l’aria calda nel dirigersi verso nord non viene ostacolata dal flusso occidentale. Teniamo conto che rispetto all’inverno in estate la cella di Hadley si sposta più a nord.
    Ritornando alla QBO e alle modifiche dell’ozono, è accertato che la fase negativa aumenta di 2 gradi la temperatura nella stratosfera, come è altrettanto dimostrato che la QBO e il ciclo solare provocano variazioni dell’ordine 8% (alcune fonte parlano di 10%) della quantità di questo gas.

    [...]




    Climatologia : DINAMICHE STRATOSFERICHE : L’importanza dell’ozono
    il 3/3/2007 17:40:00 (2127 letture)

    DINAMICHE STRATOSFERICHE : L’importanza dell’ozono




    a cura di Daniele Campello (Climate Prediction Staff di ***)



    La circolazione atmosferica è una gigantesca macchina termica che ha come scopo quello di bilanciare il surplus energetico tra zona equatoriale e poli. Partendo da questa considerazione, ho iniziato ad occuparmi nelle mie precedenti ricerche del sole, fonte primaria di energia che guida tutti i processi atmosferici.
    Studiando la variazione solare ho notato forti legami tra indici teleconnettivi e cicli solari, che mi hanno spinto ad approfondire i meccanismi che generano le dinamiche atmosferiche, in particolare le interazioni tra stratosfera e troposfera.
    La mia intenzione ora è approfondire alcuni concetti fondamentali delle dinamiche stratosferiche, concentrandomi sui meccanismi che generano tali variazioni. Per fare questo è utile chiarire alcuni concetti riguardanti la stratosfera e la sua composizione.



    Stratosfera e ozono


    La stratosfera è un livello dell’atmosfera terrestre che si trova sopra la troposfera e che si estende fino a circa 50 km di altezza. Le caratteristiche principali sono: elevata stratificazione delle masse d’aria, aumento della temperatura con la quota (inversione termica), quindi assenza di moti convettivi.
    Il fatto che nella stratosfera, contrariamente alla troposfera, il gradiente termico verticale sia positivo, è dovuto allo strato di OZONO O3 (un gas costituito da tre atomi di ossigeno) che filtra gli UV solari. La sua presenza è determinante, e in un certo senso si potrebbe dire che tale strato è il responsabile primario dell’esistenza della stratosfera.
    Senza entrare nello specifico, le principali reazioni chimiche che provocano un aumento della temperatura stratosferica sono:
    a) Fotodissociazione dell’ossigeno
    b) Fotodissociazione dell’ozono
    c) Reazione a 3 corpi.

    Le radiazioni solari aventi una determinata lunghezza d’onda inducono la sintesi di ozono, dissociando l'ossigeno molecolare in ossigeno atomico che tende a combinarsi con le molecole di O2
    originando ozono.

    O + O2 -> O3.

    Visto che la formazione di ozono è dipendente dalla irradiazione solare, si potrebbe pensare che una concentrazione maggiore sia presente nella zona equatoriale, mentre una bassa quantità ai poli, dove la radiazione e minore. Invece, succede l’esatto contrario, in quanto questo gas è trasportato dai venti.
    Per capire questi processi di distribuzione, dobbiamo fare riferimento alla circolazione stratosferica denominata Brewer-Dobson (BDC). Essa è assimilabile ad una enorme cella di Hadley dove nella zona equatoriale si hanno moti ascendenti, mentre nella zona polare moti discendenti. Questa semplificazione della reale circolazione atmosferica rende l’idea del continuo scambio tra poli ed equatore per bilanciare il surplus energetico.


    Analizzando l’ozono stratosferico nelle regioni polari, pare chiaro come questo gas abbia un vero e proprio ciclo stagionale, determinato da continue variazioni quantitative dipendenti dalla radiazione solare. Infatti il sole è responsabile della dissociazione dell’ozono, come della sua formazione. La quantità di ozono tende quindi a mantenersi costante in una sorta di equilibrio dinamico.
    Già nella seconda parte dell’inverno la radiazione solare comincia ad aumentare, ne consegue un vortice polare disturbato, in quanto la chimica della stratosfera riguardante la quantità di ozono viene cambiata. Con l’avanzare della stagione estiva l’assorbimento delle radiazione da parte dell’ozono, riscalda la massa d’aria creando un anticiclone emisferico.
    Discorso opposto quando il deficit di irradiazione solare comincia a diminuire. Ad inizio settembre si riscontra un minimo termico e di geopotenziale, con l’instaurarsi di correnti occidentali. L’ulteriore calo di radiazione apporta maggior vigore al Vortice Polare, il cui picco si registra a dicembre e gennaio. In questo periodo il VP è talmente forte da inibire disturbi provenienti dalla troposfera influenzando gli indici NAO e PNA.



    In questa figura, si può osservare il ciclo annuale della quantità di ozono.
    Il 90% dell’ozono atmosferico si trova nella stratosfera (il restante 10% nella troposfera). La quantità di questo gas viene misurata in Dobson (DU), misura che ne identifica lo spessore. Tale misurazione per convenienza viene standardizzata al livello del suolo, con una temperatura pari a 0 C° e una pressione di 1 atmosfera. Uno strato di ozono di appena 3 mm equivale a 300 DU.


    La fluttuazione delle quantità di ozono è fondamentale per il clima nel nostro emisfero in inverno, in quanto determina raffreddamenti o riscaldamenti improvvisi nella stratosfera Polare. Basti pensare a l’inverno 2006/2007, quando uno stratcooling ha condizionato buona parte della stagione, consentendo al VPS di raggiungere una notevole potenza e apportando di conseguenza un clima anticiclonico alle nostre latitudini.





    L’importanza della QBO e dei cicli solari nella distribuzione dell’ozono


    Mi collego a ciò che ho scritto nella seconda parte della relazione “sole terra”:

    Diversi studi sono stati fatti per cercare di trovare dei legami tra la QBO e il ciclo solare, tra le varie pubblicazioni spiccano i risultati ottenuti da KARIN LABITZKE del Stratospheric Research Group FU Berlin, Germany. Queste ricerche sono state eseguite utilizzando i dati disponibili dal 1950 della temperatura della stratosfera nell’emisfero nord.
    L’insieme dei dati può essere raggruppato in quattro categorie basate sulla fase della QBO, si è visto che questo indice si comporta in modi diversi a seconda dell’intensità solare. Tutto questo ovviamente mantenendo lo stesso segno e quindi la medesima direzione dei venti.
    La valutazione delle caratteristiche di segno positivo o negativo della QBO, senza tener conto dell’attività del sole, è a mio avviso incompleta e superficiale, di conseguenza non completamente attendibile.
    Cerchiamo ora di vedere come e quanto incide il ciclo undecennale sul comportamento di questo importante indice. Partiamo da una Quasi Biennial Oscillation di segno positivo, quindi la direzione dei venti va da est a ovest (fase ovest) e supponiamo di essere in presenza di un massimo del ciclo solare. Si è visto che si hanno temperature “calde” al Polo e quindi possibilità di inverni freddi nelle nostre latitudini. Mantenendo la QBO con lo stesso segno, ma passando ad un minimo delle macchie solari, si è notato che il vortice polare risulta più profondo.
    Cambiamo ora segno alla QBO, passiamo al segnale negativo (fase est): con una forte attività solare il vortice polare risulta più vigoroso, mentre con un minimo undecennale si sono registrate temperature calde al polo e freddo alle nostre latitudini.

    Anche se la QBO è un fenomeno principalmente tropicale, gli effetti si riscontrano oltre i tropici.
    Risulta da studi recenti che la grandezza delle concentrazioni di ozono all’interno del vortice polare antartico è collegata alle fasi della Quasi-Biennial Oscillation.
    La distribuzione totale di ozono è influenzata da due fattori:
    a) La QBO danneggia la struttura stratosferica di temperature, che a sua volta interessa l’equilibrio fotochimico della stratosfera superiore.
    b) La QBO modica la BDC (accelerandola o indebolendola).




    I due stadi distinti della QBO sono: una fase positiva con temperature più alte, e una negativa con temperature stratosferiche più basse (meno ozono per una BDC più forte). Queste due condizioni fanno parte della circolazione meridionale della QBO e sono in grado di modificare le temperature modulando i tassi fotochimici.
    La chiave è la dipendenza della temperatura nelle reazioni che determinano la perdita dell’ozono. Un cambiamento di qualche grado nella stratosfera, comporta una variazione notevole del coefficiente di reazione che interessa i livelli fotochimici. Questo è un concetto generale, che vale anche per le diverse condizioni della Quasi-Biennial Oscillation. Tenendo in mente questa nozione e guardando la figura sopra, possiamo comprendere perché con una QBO positiva si hanno minori disturbi al VPS: cambia la temperatura e cambiano i quantitativi di ozono. Questa a mio parere è un’ulteriore conferma di quando siano rilevanti le fase della QBO nel determinare “il carattere” del vortice polare, specie se si accomuna tale indice con il ciclo solare.
    In estate una QBO negativa contrasta la corrente occidentale del flusso delle latitudini temperate (legge di Coriolis per l’emisfero boreale). Questo fatto rallenta tali correnti, e favorisce le risalite dell’anticiclone Africano verso il Mediterraneo, in quanto l’aria calda nel dirigersi verso nord non viene ostacolata dal flusso occidentale. Teniamo conto che rispetto all’inverno in estate la cella di Hadley si sposta più a nord.
    Ritornando alla QBO e alle modifiche dell’ozono, è accertato che la fase negativa aumenta di 2 gradi la temperatura nella stratosfera, come è altrettanto dimostrato che la QBO e il ciclo solare provocano variazioni dell’ordine 8% (alcune fonte parlano di 10%) della quantità di questo gas.



    Warming stratosferici improvvisi


    Un fenomeno che induce veloci cambiamenti della quantità di ozono sono i riscaldamenti stratosferici nel vortice polare. Ma quale è la causa di questi SW?
    Prima di tutto è bene rimarcare che nella stratosfera non esistono moti convettivi, quindi gli unici disturbi nella sono imputabili alle onde planetarie (onde di Rossby).
    Queste onde sono tipiche dell’emisfero boreale e segnano un disturbo al vortice polare. Per questi motivi il VPS del sud emisfero risulta meno disturbato, infatti le temperature sono inferiori all’Antartide, rispetto all’Artide. Questo spiega perché il “buco dell’ozono” si trovi in quella regione, in quanto le temperature basse sotto i -80 gradi formano le nubi stratosferiche polari (PSC), che distruggono l’ozono.
    I motivi per cui il vortice polare dell’emisfero nord risulta più disturbato, sono dovuti alle caratteristiche topografiche su grande scala (le montagne rocciose e il complesso dell’ Himalaya) e ai contrasti terra-oceanici, fattori che generano le onde planetarie. Quando esse assumono caratteristiche di una certa ampiezza e staticità si propagano verticalmente, sempre che le velocità zonali non superino un certo valore (velocità critica di Rossby).
    Nell’emisfero nordico invernale si estendono verticalmente un numero di onde planetarie che varia da 0 a 3. Una propagazione (wave1 pattern) è piuttosto comune, un wave2 pattern è sintomo di un vortice polare disturbato, un wave3 pattern indica un notevole disturbo al VPS, come in caso di SW.

    Le onde di Rossby sono significative dell’aumento della BDC e, come spiegato prima, causano un vortice polare più debole e quindi di temperature polari più calde. Le onde planetarie stazionarie quando si propagano verticalmente fino a rompersi nella stratosfera polare, causano improvvisi riscaldamento (warming).


    Nella figura qui sopra si può notare come l’onda planetaria si propaghi dalla troposfera (linea bianca sottile sotto i 16km) fino alla stratosfera. Tali forcing provengono quindi dal basso verso l’alto, tramite l’aria che con l’altezza diventa meno densa, ne consegue che all’aumentare della quota l’onda planetaria aumenta la sua ampiezza. Questo spiega come ondulazioni troposferiche apparentemente piccole, in media-alta stratosfera raggiungano ampiezze ragguardevoli.
    L’onda è illustrata dalla freccia nera lungo l'asse del nucleo del VP, poi si piega verso i tropici. La linea bianca rappresenta la BDC. Il riscaldamento è la conseguenza del forcing troposferico: l'onda rallenta il VPS (nella regione circondata dalla linea blu) “depositando” una circolazione orientale (moto easterly) nel VPS che logicamente possiede correnti zonali (westerly).
    La dispersione dell'onda si presenta tramite un processo che ricorda l’infrangersi delle onde del mare. In modo analogo, infatti, le onde atmosferiche assumono grandi dimensioni e la conseguente rottura è frutto della miscelazione della corrente proveniente dalla zona equatoriale (line rossa). Questo scambio provoca la rottura dell’onda, apportando cambiamenti notevoli alla concentrazione dell’ozono.
    E’ corretto affermare quindi che riscaldamenti stratosferici sono causati da forcing troposferici. Questi warming sono il risultato dello spostamento del vortice polare da una circolazione approssimativamente simmetrica al polo, ad una circolazione che è asimmetrica ad esso.



    Il flusso di Eliassen e Palm


    EP flux è una grandezza vettoriale calcolata su un piano bidimensionale (y e z) la cui componente verticale assume un ruolo fondamentale nelle dinamiche stratosferiche invernali.
    Nel caso in cui si venissero a creare condizioni favorevoli alla propagazione dell’onda planetaria (quindi con velocità zonali sufficienti per la diramazione), l’ EP flux tenderebbe a divenire convergente al limite della tropopausa per sfondare poi nella stratosfera, dove porterebbe modificazioni sostanziali alla circolazione emisferica.




    Variabilità dell’ozono nella stratosfera superiore


    Abbiamo visto che la variabilità di ozono modifica il comportamento stagionale della stratosfera polare. In inverno, la nascita, lo sviluppo e la fine del Vortice Polare dipendono dall’ozono, e di conseguenza dalla diversa modulazione della radiazione solare.
    Indici di variabilità quantitative sono la QBO e il ciclo solare, e in misura minore l’ENSO.
    Esistono anche eventi di breve durata in grado di modificare il tasso di Ozono stratosferico: si tratta delle tempeste solari, in grado di deformare il campo magnetico terreste, come risulta dalle variazione del “Planetary A index”.
    Le tempeste solari sono essenzialmente composte da protoni, che nei pressi della terra viaggiano ad altissima velocità, con una densità di 1,10 protoni per centimetro cubo. Il Sole perde con il vento solare qualcosa come 100 miliardi di tonnellate di materia al giorno.
    Emissioni particolarmente violente di vento solare, chiamati “solar flare”, portano con se grandi importi di protoni in grado di penetrare il campo magnetico terrestre vicino ai poli (tipicamente allo strato di 40-80 km), causando la ionizzazione delle molecole dell’aria. Tale processo fa si che le particelle ionizzate producano azoto e ossidi di idrogeno che distruggono l’ozono."

  2. #1342
    Uragano L'avatar di Alessandro1985
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    sì l'ho postato proprio per sottolineare la conseguenza sul dato della risoluzione del ormai molto ex warming canadese
    dopo una fase di notevole concentrazione verosimilmente favorita dalla ottima attività della B&D visto che il fattore sole in fase di pieno raffreddamento radiativo e con un'attività che proprio nelle settimane di scarto positivo si è mantenuta bassissima non ha certo favorito l'accumulo

  3. #1343
    Bava di vento L'avatar di Orlando Lu
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    Citazione Originariamente Scritto da Alessandro1985 Visualizza Messaggio
    sì l'ho postato proprio per sottolineare la conseguenza sul dato della risoluzione del ormai molto ex warming canadese
    dopo una fase di notevole concentrazione verosimilmente favorita dalla ottima attività della B&D visto che il fattore sole in fase di pieno raffreddamento radiativo e con un'attività che proprio nelle settimane di scarto positivo si è mantenuta bassissima non ha certo favorito l'accumulo
    Ecco.. appunto

  4. #1344
    Bava di vento L'avatar di Orlando Lu
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18


  5. #1345
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    Citazione Originariamente Scritto da Alessandro1985 Visualizza Messaggio
    sì l'ho postato proprio per sottolineare la conseguenza sul dato della risoluzione del ormai molto ex warming canadese
    dopo una fase di notevole concentrazione verosimilmente favorita dalla ottima attività della B&D visto che il fattore sole in fase di pieno raffreddamento radiativo e con un'attività che proprio nelle settimane di scarto positivo si è mantenuta bassissima non ha certo favorito l'accumulo
    Ma il sole debole non dovrebbe favorire l'accumulo di ozono mentre il maggiore irraggiamento favorirne la distruzione?
    Soprattutto, non è presto per avere una significativa distruzione di ozono per interazione cloro-uv?

    Mi sfugge qualcosa qui...

  6. #1346
    Bava di vento L'avatar di Orlando Lu
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    Citazione Originariamente Scritto da snowaholic Visualizza Messaggio
    Ma il sole debole non dovrebbe favorire l'accumulo di ozono mentre il maggiore irraggiamento favorirne la distruzione?
    Soprattutto, non è presto per avere una significativa distruzione di ozono per interazione cloro-uv?

    Mi sfugge qualcosa qui...
    E' ben spiegato nella citazione riportata nell'altra pagina a cura di un vecchio articolo di Daniele Campello..

  7. #1347
    Burrasca L'avatar di luca_mo
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    Citazione Originariamente Scritto da Orlando Lu Visualizza Messaggio
    E' ben spiegato nella citazione riportata nell'altra pagina a cura di un vecchio articolo di Daniele Campello..
    Non aveva detto che sarebbe ritornato a scrivere?
    "Una NAO persistentemente negativa può favorire il wave break del VPS ed indebolirlo con conseguente predisposizione del pattern AO-, introducendo così una sorta di feedback che si ripercuote sul segno della stessa NAO e sulle SSTA atlantiche."

  8. #1348
    Bava di vento L'avatar di Orlando Lu
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    Citazione Originariamente Scritto da luca_mo Visualizza Messaggio
    Non aveva detto che sarebbe ritornato a scrivere?
    Ah! non lo so..
    Non lo leggo più in giro da molto tempo..

  9. #1349
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    Citazione Originariamente Scritto da zago remigio Visualizza Messaggio
    Io porrei l'attenzione sulla netta baroclinicità tra VPS e VP. Posto che la AA (amplificazione artica) determina frequenti condizioni di VP in dipolo artico (non importa se + o -), siamo sicuri che un ese cold inneschi un condizionamento "canonico" o possa invece forzare l'effetto pendolo di una trottola per niente in asse ?..........

    Citazione Originariamente Scritto da Marcoan Visualizza Messaggio
    Ovvero stai pensando ad un MMW?
    Il mio pensiero se può interessare: MW. Con Vortice Polare Stratosferico che gira a mille e Vortice Polare Troposferico che si fa i fatti suoi tra valori deboli se non neutrali. Se non ricordo male qualche giorno fa lo scriveva anche @Fabri93 in una sua analisi, che condivido in pieno.

    Non trovate che queste benedette Westerlies in Atlantico, dovrebbero iniziare a darsi una calmata stando a questa chart?





    Tra l'altro gli accenni di blocking nelle corse modellistiche, lasciano intravedere quanto riportato dalle previsioni AO e NAO o no?

  10. #1350
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    Predefinito Re: Monitoraggio Vortice Polare semestre invernale 2017/18

    Citazione Originariamente Scritto da Orlando Lu Visualizza Messaggio
    L’andamento della concentrazione dell’Ozono segue un comportamento ciclico.
    A motivo di queste oscillazioni cicliche, ci sono vari fattori.. e tra i quali, abbiamo appunto anche e soprattutto l’assetto dei pattern atmosferici.
    E' stato osservato, infatti, che la concentrazione di ozono varia al variare della temperatura polare. Quindi, quando il vortice polare si intensifica(Approfondimento e Raffreddamento..), allora i moti convettivi spingono verso la stratosfera il cloro molecolare gassoso, accumulatosi nella troposfera, il quale giunto a queste altitudini, e interagendo con l’ozono.. l'ozono stesso viene spazzato, e da qui la riduzione di concentrazione.
    Inoltre, studiando il flusso di raggi cosmici che giungono sulla Terra, e che appunto sono strettamente collegati all’attività solare(minimo solare=aumento raggi cosmici e viceversa, massimo solare=diminuzione raggi cosmici..), si osserva che esso è direttamente proporzionale alla quantità di cloro monoatomico sprigionato dalle nubi, e dunque questo spiegherebbe la conseguente riduzione dell’ozono in queste fasi dell’attività astronomica, e in ulteriore enfasi durante le stagioni autunnali/invernali, ove appunto il VPS nasce e si intensifica, con raffreddamento e approfondimento radiativo. Viceversa, come ben specificato da te.. il valore di aumento della concentrazione dell'ozono, porta maggiore probabilità di warming.
    Non a caso, abbiamo un VPS approfondito e raffreddato, con uno SC in corso e in via di ESE.. proprio in rapporto e in concomitanza del calo di concentrazione, come evidenziato dal grafico(postato da Alessandro..).. e di fatti, a ragion di dati sul grafico stesso.. è presente anche il calo dello scorso anno, concomitante allo SC con ESE avvenuto in Dicembre.
    Si visto così senza dubbio è influente ma appunto, la concentrazione di ozono, in questo caso è una conseguenza, un segnale e non una causa delle fluttuazioni termiche in stratosfera
    Ti ringrazio per aver riportato quel messaggio di Neo, nonostante siano le 7 di mattina l’ho letto tutto

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