Il vps ormai non può non accusare i segni dell'avanzamento stagionale a 850K (poco meno di 10 hpa) nonostante i bassi livelli di ozono record, tuttavia laddove vi è minor rarefazione dell'aria e proprio l'ozono presenta una componente di maggior rilievo (media e medio bassa stratosfera) i massimi di vorticità potenziale (MPV) si mantengono a livelli davvero rari
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Questo va a coincidere con quanto detto in merito alla carenza di ozono che persiste non solo in area polare ma si propaga anche a latitudini più basse (40/60°N) con un concentrazione in prossimità dei valori minimi che tocca le 200 D.U.
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Pertanto a partire dai 50 hpa in giù troviamo ancora oggi un vortice stratosferico molto forte attorno al suo core benché il diametro dello stesso venga progressivamente a ridursi a partire dal perimetro esterno.
Il coupling rispetto la troposfera va ovviamente a farsi meno continuativo anche se questa situazione sicuramente contribuisce a rendere lo stesso vortice troposferico meno vulnerabile rispetto le maggiori ondulazioni che provengono dalle latitudini più basse soprattutto in area polare.
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Questa dinamica si vede bene nell'evoluzione delle anomalìe di momento angolare che tendono a seguire proprio l'andamento stagionale della corrente a getto polare che si mantiene molto tesa benché con una progressione temporale verso latitudini via via più elevate.
Matteo
Always looking at the sky.
Anche questo articolo è interessante The Weather Network - Wonky weather gave us the smallest Antarctic ozone hole since the 1980s
Pare che il riscaldamento stratosferico molto pronunciato di settembre scorso, abbia limitato la perdita di ozono, facendo registrare la minor estensione dal 1982. E se il recupero di ozono, nei prossimi decenni, portasse a stratwarming antartici più frequenti, potrebbe risentirne anche il clima globale? O dite che è stato un caso lo stratwarming così pronunciato del settembre 2019?
L’ozono non viene prodotto nelle zone polari, è quindi errato dire che sono le temperature della stratosfera polare a incidere sui livelli di ozono nella stessa zona stratosferica. Credo invece sia l’esatto contrario e quindi che siano i bassi/alti livelli di ozono a fare da “spia” per possibili raffreddamenti/riscaldamenti nella stratosfera polare, infatti l’O3 viene prodotto nelle zone equatoriali e poi trasportata sui poli dalla Brewer & Dobson Circulation. Bassi valori di ozono indicano quindi una BDC più debole della norma e qui di minore capacità delle onde di Rossby di incidere sul VP, viceversa alti valori di ozono indicano una BDC più forte della media. A tutto questo va poi aggiunta l’azione fotochimica, specie a fine inverno e primavera, che è quella che determina la scomparsa del VPS nel semestre caldo.
Sono i raggi UV a scindere le molecole di ozono in altre molecole di O2, che è stabile ed è l’ossigeno che respiriamo, ed O, che essendo instabile va poi a legarsi nuovamente a molecole di O2 e quindi a formare nuovamente ozono. Il processo di scissione rilascia energia e qui di calore ed è questo che provoca i riscaldamenti fotochimici come ad esempio il FW (raramente il FW può anche essere di tipo dinamico e quindi provocato dall’incremento dei flussi di calore dalla troposfera)
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