Originariamente Scritto da
bunicorn
Premesso che non sono un esperto, provo a risponderti per quello che penso d'aver capito sul tema.
I modelli a scala globale (
GM) (i modelli a scala limitata (
LAM) sono inizializzati sulla griglia dei
GM) lavorano su dei punti di griglia (tridimensionale) con passo regolare su scala ultrachilometrica e per una serie di livelli di pressione (Sempre se non ricordo male
ECMWF ne contempla una cinquantina), che altro non sono che punti geografici. Quindi immagina una serie di griglie distanziate e sovrapposte dal suolo verso l'alto.
Mi pare che un obbiettivo di
ECMWF sia arrivare oi 25 Km su scala globale nel corso dei prossimi anni.
Ai modelli numerici vengono inizialmente forniti i dati rilevati dalla rete mondiale della meteorologia, ma anche elementi di contorno derivanti da elaborati statistici ottenuti sulla base della risposta degli stessi in relazione al reale andamento delle cose rispetto alle attese. In particolare la "fase" statistica diviene un po' più l'anello debole della catena ai cambi stagionali.
Detto questo, la modellizzazione delle componeti del modello diviene tanto più complicata tanto più gli elementi che interferiscono in modo significativo con la massa atmosferica divengono di dimensioni ridotte ed anche quando la temperatura acquisice carattere di ampia variabiltà in distribuzione in tempi brevi:
Infine, lo ripeto perché è utile, il modello reagisce nervosamente a situazioni in cui la fase statistica diviene più sfragile in termini di margini di possibile variazione (errore).
Dire che i modelli gestiscono male le masse d'aria fredda è troppo generico.
Bisogna distingure di che estrazione è la massa d'aria fredda e soprattutto che percorso fa per arrivara a destinazione.
In generale le masse d'aria fredde sono quelle che più interagiscono con gli elementi del "suolo" (in senso esteso, alias anche oceani) e tanto più le loro caratteristiche sono determinate dal basso (suolo), tanto più queste ne saranno influenzate dalla variabile che "il suolo" impone.
In tal senso si comprende perché è molto più difficile maneggiara aria artica continentale rispetto all'aria artica marittma e, nel caso dell'aria artica continentale, per quel che riguarda l'Europa c'è anche il fattiore statistico che pesa non poco, poiché per arrivare a noi deve compiere un moto "retrogado", ossia inverso al flusso canonico dell'atmosfera.
Ciò si realizza in modo significativo poche volte e dunque la trattazione statistica degli errori è fragile.
Pertanto, quando si tenta di maneggiare arira artica d'estrazione continentale, hai il problema della sua natura pellicolare (quasi si incolla al suolo) e il fatto che deve viaggiare alla rovescia rispetto al canonico flusso. Da qui la difficoltà davvero tosta di gestirne la corretta traiettoria e dunque la destinazione.
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