
Originariamente Scritto da
mat69
La Nina è in effetti ormai "osservata speciale"

a cui attribuire la primaria responsabilità dell'andamento di questa stagione invernale.
La costante dei 2 mesi ormai trascorsi (e probabilmente anche del mese di febbraio) è stata la debolezza dei flussi di calore che hanno inciso poco o nulla all'interno della massa del
vp.
Laddove gli eddy hanno vinto in parte facile sono stati i piani più alti della stratosfera che, grazie ad un gradiente moderato in troposfera nel mese di dicembre, sono riusciti ad incidere sulla massa delle
PV in un ambiente povero e quindi maggiormente rarefatto.
Ma sotto non c'è stata proprio partita e la configurazione del
vps è stata modellata da una risonanza d'onda troposferica sempre comunque debole e mai convergente oltre la fascia subpolare.
Significativo che il lungo periodo passato con momento angolare positivo e con fase 7 della
Mjo in moderata magnitudo si sia limitato ad accarezzare il vortice polare tranne che alle quote suddette (1/10 hpa)
Buttando il cuore oltre l'ostacolo rappresentato da un mese di febbraio che probabilmente avrà poco da dire, la nostra attenzione comincia a scrutare le possibili dinamiche che ci accompagneranno all'inizio della stagione primaverile e in particolare alla tipologia di Final Warming che ci si potrebbe attendere dopo una lunga fase di
vp strong.
Il riscaldamento stagionale delle fasce tropicali dovrebbe entro l'inizio della nuova stagione quando anche la Nina da moderata andrà verso un segnale sempre più debole fino a neutralizzarsi.
Il gradiente pertanto, almeno in una prima fase potrebbe intensificarsi ulteriormente sia per questa ragione che per la subsidenza marcata che le velocità zonali imporranno all'andamento divergente degli eddy fluxes.
Sarà determinante a mio avviso nel mese di marzo comprendere il livello di accorpamento che il vortice polare troposferico avrà assunto nel concorso fra una troposfera "fredda" e le trasmissioni di momento westerlies provenienti dalla stratosfera.
Cattura.JPG
Si tratterà banalmente di una questione di "spazi" tra i nuclei di
PV e quindi di coesione delle masse artiche per capire se la componente "calda" potrà essere sufficiente ad indurre ad una tardiva inversione di rotta portando in convergenza i flussi oppure se la componente radiativa dovrà lavorare dall'alto per disgregare almeno in parte il
vp in modo tale da rendere possibile un progressivo allentamento delle tensioni zonali e portare qualche ondulazione maggiormente fruibile soprattutto per il nord Italia e le regioni tirreniche.
In questa seconda ipotesi ovviamente ci vorrà più tempo.
Staremo a vedere, tanto il tempo non manca


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