Originariamente Scritto da
mat69
Se noi prendiamo la quota dei 360K (K è una costante che rappresenta la t. potenziale) riferendoci a latitudini superiori a 60°N ci troviamo grossomodo in tropopausa.
A questa altezza poi ci riferiamo ad un valore medio climatologico per il periodo in essere di circa 2.1/2.2 unità di Vorticità potenziale (anche le poi la sPV varia a seconda del punto nel quale osserviamo la massa del vortice polare).
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Valori mediamente superiori a quell'indice che valorizza l'entropia del piano considerato, ci portano verso quote più alte in stratosfera alle quali si associano
PV più elevate ove l'ambiente è più rarefatto salendo di quota.
Tuttavia nella prassi è sufficiente una mera osservazione del grafico ( e di tutta una serie di precedenti agli eventi stratosferici) per notare che in occasione di forti raffreddamenti nella colonna del vortice polare, si assista a visibili incrementi dei valori dei massimi di vorticità potenziale.
L'impennata di tali valori, nel piano isentropico considerato, quello dei 360K che si trova piuttosto vicino alla troposfera e quindi si tratta di un ambiente abbastanza "pesante" fino addirittura a 2,7
PV Units, va a significare una variazione di due elementi principali:
- l'aumento della densità stratificativa del piano isentropico
- l'aumento di velocità del flusso zonale
Quando la
PV aumenta generalmente il piano isentropico si abbassa (come tutta la colonna del vortice polare) e si rafforza la stratificazione.
Data un'altezza attuale del piano di 360K di circa 7000m sul polo con un valore climatologico di
PV di 2,1, con invece 2,7 di
PV ci troveremo nella media climatologica a circa 13.000 metri di altezza e quindi tra i 100 e i 150 hpa.
Quando il valore del diagramma tende a salire significa che, con la compressione operata dall'aumento di densità da parte dell'aria stratosferica, aumenta il gradiente verticale delle
PV che si porta, quale conseguenza agli effetti a cui poniamo la nostra principale attenzione ai fini prognostici, quella di portare verso il basso sul polo aria più densa (masse artiche più coese) e una maggiore velocità di rotazione delle stesse masse artiche.
Concludo portandovi qualche esempio di anni passati proprio con tale riscontro servendomi dell'elemento statistico (che tale in effetti è) del
NAM:
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Ovviamente mi sono servito del
Nam per ricordare alcuni degli anni nei quali il meccanismo sopra illustrato si sia verificato imprimendo alla troposfera le caratteristiche descritte dai paper non solo statistici quali quello di Baldwin Dunkerton ma che hanno studiato la genesi del rinforzo del vortice polare partendo dai flussi deboli in bassa stratosfera e tali rimanenti per più giorni come quello di W. e Polvani.
Credo vado un pò smitizzato infine il concetto di condizionamento così come inteso negli ultimi anni e ribadito un pò a mò di mito sia dai cultori che dai loro detrattori (mi è peraltro poco chiara la ragione per la quale, in riferimento ad uno studio se ne possa essere fanatici assertori o, al contrario, scettici combattenti
)dal momento che non c'è bisogno di alcuna soglia affinché aria stratosferica possa varcare la soglia della troposfera come non è detto che basti la stessa soglia per permettere tale accesso in modo brutale e soggiogante.
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Nello stesso modo non occorre alcuna palla che gira (alla Caccamo) per dimostrare che ci siano iniezioni di vorticità dai piani più elevati della stratosfera in quanto possano avvenire, magari a carattere discontinuo anche in assenza di un... condizionamento che ricorre principalmente ( se ne vogliamo comprendere un possibile significato) quando: maggiore densità e aumento di velocità del flusso zonale rendano estremamente impervio il trasferimento di momento eddy sia verticalmente che orizzontalmente in latitudine in grado di disturbare o modellare visibilmente la massa del vortice polare (
ao e
nao mediamente positive ne sono la risultante).
Buona serata
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