La complessità del motore atmosferico ci ha sempre invitato alla prudenza ogni qual volta un modello numerico di previsione si appresta a descrivere uno scenario evolutivo ad una distanza temporale superiore ai 5-7 giorni, specie se il grado di affidabilità evidenziato dalle ENS diminuisce all’aumentare della divergenza dei vari scenari possibili che vengono descritti. Sebbene ci si avvii, dopo un certo step temporale, verso una bassa predicibilità dell’evoluzione atmosferica, i modelli mantengono pur sempre una visione globale “continua” (passatemi questo termine errato… vedrete in seguito perché) di ciò che avviene a tutte le quote nel senso che, deciso un particolare passo di griglia, ogni passo costituisce una tappa forzata a cui bisogna fermarsi per osservare qual è la situazione osservata o quale sarà la previsione futura in quel punto. Anche se possiamo provare ad addentrarci ancora di più nello specifico aumentando il numero di tappe forzate in cui è obbligatorio fermarci (sto parlando di un modello LAM), il dominio sul quale i modelli numerici elaborano i dati rimane sempre discretizzato e, anche spingendoci al limite per ottenere la risoluzione migliore tenendo presente tutte le complicanze del caso, ci sarà sempre un fenomeno di sottogriglia di cui non potremo mai conoscere a fondo la fisica se non abbozzando una parametrizzazione che lo descriva. Un fenomeno che, all’interno del motore atmosferico, potrà proprio costituire quel “battito d’ali di una farfalla” che sfugge al controllo del modello stesso e che può arrivare a perturbare notevolmente la stabilità di una previsione. Imbrigliare l’atmosfera all’interno di una rete appare quindi un metodo efficace per predire il comportamento delle masse d’aria a patto che si tengano sempre in mente tutti i possibili disturbi che possono portare, dopo un certo tempo, ad amplificare notevolmente quel rumore di fondo in cui sarà immersa l’evoluzione dell’atmosfera che più si avvicinerà poi alla realtà. Siamo quindi alle prese con osservazioni, con equazioni, con parametrizzazioni e con soluzioni numeriche che disegnano tutti i possibili scenari a cui l’atmosfera può andare incontro.

Le previsioni basate sulle teleconnessioni poggiano su questi stessi principi? Non esattamente. Per certi aspetti ci avviciniamo molto, mentre per altri il metodo e l’approccio utilizzati si allontanano dall’affrontare il tema seguendo un criterio prettamente fisico-matematico. Partiamo innanzitutto dalle osservazioni, cioè dalle condizioni iniziali che individuano lo stato di partenza del sistema. Così come in atmosfera rileviamo temperatura, umidità, pressione ecc…, allo stesso modo conosciamo quali sono i segni delle SSTA, della NAO, dell’ENSO e di tutti i restanti indici. Ma a differenza di quanto avviene in atmosfera in cui, seguendo un preciso passo di griglia, si conoscono tutti i valori dei parametri in tutti i punti del passo di griglia, l’analisi “sinottica” degli indici teleconnettivi appare un’analisi “a compartimenti stagni” e sicuramente ben più discontinua rispetto a quanto avviene per l’atmosfera (ecco perché prima parlavo di una visione globale “continua”). È logico e naturale che ci siano dei legami tra oceano e atmosfera, ma in questo caso ci troviamo di fronte a dover tener presente un tipo di interazione tra due ambienti differenti che è regolato, per ben due volte, dalla teoria del caos: in primo luogo perché, ad esempio, è impossibile conoscere esattamente la perfetta interazione tra una massa d’acqua calda e lo strato atmosferico a stretto contatto con essa e, in secondo luogo, è impossibile conoscere di preciso l’evoluzione di questa interazione all’interno dell’involucro atmosferico, né come questa interazione potrà influire su tutte le componenti che costituiscono questa evoluzione.

Tenendo presente quanto detto, è proprio impossibile riuscire allora a inquadrare uno scenario evolutivo di una stagione basandoci sulle teleconnessioni? Se dovessimo rispondere irrigidendo la nostra mente e limitandoci a pure conclusioni basate sui principi fisico-matematici diremmo seccamente che una previsione stagionale di questo tipo non ha alcun valore. Ma un simile comportamento non è tipico di chi vuole sperimentare e vuole fare scienza. Parlare di previsioni stagionali facendo considerazioni su indici teleconnettivi non vuol dire essere degli alchimisti, piuttosto significa cercare di fare chiarezza su un’interazione tra oceano e atmosfera che certamente esiste ma che è ancora difficile da inquadrare dal punto di vista prettamente matematico. E se i modelli numerici ancora difettano su questo, non è detto che alcune lacune possano essere colmate attraverso l’uso di un modello mentale, cioè un modello sperimentale che analizzi il quadro cercando di soppesare nel modo più corretto possibile i risultati che potrebbero portare un’interdipendenza a cascata di un congruo numero di indici. È un compito assai difficile che può essere svolto solo se si ha una visione globale corretta della situazione iniziale e se si ha la consapevolezza che l’interdipendenza tra i vari parametri connettivi non è affatto lineare. Se poi la previsione risulterà sbagliata, l’errore non dovrà davvero essere ricercato nel metodo e nell’approccio utilizzato, perché il modello mentale partorito dal cervello umano ha certamente i suoi limiti. Semplicemente, mancando in questo tipo di previsione teleconnettiva l’aspetto prettamente matematico, ovvero le equazioni dell’evoluzione del sistema nonché come sono legati fra di loro i vari parametri, è impossibile che il modello mentale possa inquadrare anche dal punto di vista numerico ciò che è visto come una previsione frutto del risultato di un ragionamento logico che ha pur sempre solide fondamenta.

Porte spalancate, quindi, a questo tipo di previsione, tenendo sempre presente che si tratta pur sempre di un approccio sperimentale che, per ovvie ragioni, si limita a inquadrare un’evoluzione tralasciando tutti quei disturbi che possono perturbare un’evoluzione che è stata prevista con la sola forza della ragione. Il risultato è che se il pattern complessivo descritto è di natura stabile un impulso perturbativo non intaccherà tale evoluzione e viceversa. Vi invito quindi ad apprezzare quanto verrà scritto o è stato scritto a tal proposito dai ragazzi del CS e del CPS, tenendo bene a mente quali sono i punti di forza e i limiti di questo tipo di previsioni stagionali. Solo così eviteremo in seguito di dover dare spiegazioni sul metodo adottato, perché su questo non ci sarà proprio nulla da dire: è sperimentale.