Originariamente Scritto da
andrea.corigliano
Navigando in queste stanze ed in altri lidi non è raro, ogni tanto, imbattersi in messaggi che, con la meteorologia seria, non hanno nulla a che vedere. Anche se la libertà di parola è legittima e, in virtù di ciò, ognuno di noi è fortunatamente libero di esprimere il proprio pensiero, è auspicabile che quando si muovono critiche ad un professionista o ad un Ente Scientifico, lo si faccia dimostrando un minimo di maturità e di buon senso. Purtroppo, è facile costatare che non è questo il modo preferito da alcuni per chiedere spiegazioni su una frase pronunciata o su una previsione emessa. Si ha quasi l’impressione, invece, che si vada volontariamente alla ricercadi un cavillo per fomentare polemiche e per mettere in dubbio la professionalità di coloro che, più di chiunque altro, hanno il diritto di parlare di meteorologia. Sarà l’ignoranza o forse l’invidia, sta di fatto che il tiro al bersaglio è unidirezionale e prende sempre di mira il Centro Epson, l’unico Ente Scientifico a cui si deve lo sviluppo della meteorologia in Italia. Sarà un caso?
Non ci esprimiamo in questi termini perché desideriamo essere accomodanti nei confronti di qualcuno, ma semplicemente perché lasciamo parlare i fatti. Se questi attacchi, per la gran parte provocatori, sono il ringraziamento per quanto è stato fatto di buono in questi ultimi anni, invitiamo allora alcuni di voi a ripercorrere mentalmente quanto è stato fatto invece in questo campo da coloro che hanno avuto, in RAI, il monopolio della divulgazione meteorologica per oltre 20 anni. Iniziando dai tempi di Bernacca e di Baroni per arrivare ai giorni nostri, quale cultura meteorologica è stata lasciata in eredità alle persone comuni? Quanto rispetto è riuscita a guadagnarsi questa scienza? Quali novità di spicco sono emerse nel corso degli anni? C’è forse un migliore servizio di informazione? O forse è stato istituito un albo professionale che tuteli e difenda chi è meteorologo di mestiere? Nulla di tutto questo! Di anno in anno la situazione è andata notevolmente peggiorando su tutti i fronti. Tra i tanti esempi che possiamo citare, crediamo sia necessario ricordare almeno la pessima qualità delle previsioni regionali del TG3, oppure le vostre lamentele ogni volta che i media sparano notizie gonfiate e confezionate ad hoc.
Se siete consapevoli di tutto questo, il Comitato Scientifico non si capacita allora del fatto che, il più delle volte, le critiche mirate al Centro Epson siano mosse appunto per porre l’accento su una virgola che, a vostro insindacabile giudizio, è fuori posto. Se siete coscienti che la meteorologia scadente, poco curata ed imprecisa alberga altrove, vi coprite di ridicolo ogni qualvolta vi lasciate andare ad atteggiamenti di sfottò, addirittura per un aggettivo o un avverbio che suona male alle vostre orecchie. Ma vi rendete conto? Siete in grado di dare un giusto peso alle cose?
Sia chiaro: con questo non intendiamo bandire la critica! Nel modo più assoluto! La critica è un ottimo mezzo per approfondire le nostre conoscenze e per invitare alla riflessione, unica via per proseguire il nostro sviluppo culturale e quello di chi ci sta vicino. Come in tutte le cose, però, ogni nostro intervento critico deve essere ispirato al buon senso e volto a trarre uno stimolo per crescere, perché è solo se ci impegniamo a costruire che possiamo puntare in alto. Le demolizioni portano sempre a non vedere nulla di concreto. Altrimenti arriveremmo ad un atteggiamento a dir poco paradossale: lamentandoci per una meteorologia che continua ad essere presa a schiaffi e, contemporaneamente, gettando del fango addosso a coloro a cui va il merito di essere stati i pionieri dello sviluppo della scienza del tempo in questo Paese, ci troveremmo di fronte ad un comportamento incongruente con il nostro desiderio di volere una cultura ed un’informazione meteorologica migliore.
È chiaro che così non può andare.
Segnalibri