Una teoria su fatti empirici non si verifica mai (se è una teoria generale), si può solo confutare. Se passa indenne a tanti controlli empirici (finalizzati a confutarla, a coglierla in fallo) allora si dice che è corroborata, cioè che è un tantino più credibile di quanto non fosse prima, e si continua a usarla come se fosse vera con riserva. Ma nelle scienze empiriche nessuna teoria si verifica. Possiamo fare milioni, miliardi, milioni di miliardi di esperimenti per verificare una teoria e trovarla sempre "vera", ma nessuna serie finita di esperimenti ci assicurerà mai che nell'esperimento n+1 la troveremo ancora vera.
Comunque è ben chiaro che non c'è da aspettarsi un terremoto dopo ogni picco in maniera rigida e deterministica. Già dalle poche immagini disponibili è chiaro che si tratta di una relazione che va trattata in termini statistici, probabilistici, per valutarne l'utilità previsionale sostanziale. Ci sono tecniche molto raffinate per valutare un 'time-lapse' ottimale da attendere per vedere apparire il fenomeno studiato dopo l'apparire della presunta causa ecc. Ci vorrebberò però molti dati per farlo.
Voglio ben sperare che dopo i fatti di questi giorni i dati di Giuliani e quelli dell'INGV siano affidati a qualche seria autorità indipendente (preferibilmente straniera e, chiaramente, né all'INGV che ha interesse a smentire Giuliani, né a Giuliani che ha interesse a corroborare le sue tesi) per essere esaminati in modo critico e soprattutto indipendente.
Da qualcuno che non va a cena e non ha rapporti di ricerca o collaborazione né con Giuliani né con l'INGV...
Non in questo Paese. Valido o non valido che sia il metodo, sarà organizzato un coro di derisione e beffeggio. La cosa sarà presa sul serio e controllata come si deve all'estero. Ma naturalmente sui massmedia (e sulla letteratura scientifica) in Italia uscirano solo le notizie sull'eventuale fallimento.
Chiaramente se il metodo funziona, sarà sviluppato e implementato altrove, e poi noi ce lo dovremo comprare da imprese e dipartimenti stranieri, pagandolo a peso d'oro.
Come successe a suo tempo con la radio e una sua importante applicazione: i radar. Durante la II Guerra Mondiale, siccome il nostro paese in precedenza aveva sostanzialmente snobbato Marconi, ci trovammo ad affrontare navi e aerei nemici dotati di radar, e noi senza (con risultati terribilmente noti dei vari scontri specie navali). Se ricordo bene, pare che Marconi avesse offerto alle nostre forze armate i suoi strumenti.
Devo dire che non so se all'epoca Marconi fosse stato cacato poco perché non-accademico (e quindi la sua invenzione era patagonia, pregiudizi etnico-culturali, cabala, magia nera, non-scientifica, non controllata) o per altre ragioni. Ma ci sono pochi dubbi che dire di no al radar costò un'ecatombe.
Mi viene in mente una interessante analogia. Durante i bombardamenti, noi sentivamo i bombardieri solo quando ce li avevamo ormai sopra la testa. Restava il tempo solo di tirare fuori il rosario. Se qualcuno ha parenti anziani a Bolzano si faccia raccontare un po' com'era vivere in una città bombardata con tanta insistenza.
Col radar si sarebbero potuti avvistare con quel pochino di tempo in più per mettere in salvo qualcuno. Chiaramente se si sfolla bisogna sfollare bene, altrimenti è meglio lasciare la gente crepare sotto le bombe perché sennò si creerebbe disordine eccetera (), ma forse in certi contesti si sarebbe salvata un sacco di gente.
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