
Originariamente Scritto da
Fenrir
Questo video è vecchiotto, lo vidi già a suo tempo. Il suo scopo lo raggiunge immediatamente: non dice nulla di particolarmente illuminante e per lo più è una collezione di ovvietà da "maestro di vita" che ormai sono 3000 anni che ogni religione, corrente filosofica, new-age spicciolo e soprattutto il buon senso ha cercato a ondate di far scoprire o riscoprire alla collettività.
Il che non è necessariamente un male, sono sempre cose buone, sebbene un po' "cheesy" da tipico finale di sit-com anni '70 in cui c'era sempre la morale family-oriented con i violini sotto... e la gente che ascolta come se fosse chissà quale miracolo oratorio.
In realtà, più che far bene all'audience con i lucciconi agli occhi, quell'uomo ha fatto bene a se stesso. Il malato di cancro, specie quello senza speranza di sopravvivere, viene travolto da un senso di solitudine devastante. Sa che sta morendo, da fuori nemmeno si nota finché non è davvero troppo tardi, e vede che la vita prosegue tranquillamente senza di lui, vede la gente che cammina per strada, che lavora, che fa progetti mentre lui sa che per lui il sipario si è già chiuso. E' una sensazione devastante.
Il primo pensiero è quello quindi di lasciare una traccia nella gente, di farsi vedere e sentire, di farsi ricordare il più possibile, di fare in modo che la gente che lo guarda non sia indifferente ma pensi "poverino, sta malissimo. Non ignoriamolo, prestiamogli attenzione". Per cui si è sforzato a far conoscere al mondo il fatto che sta male e che nonostante tutto è lì e ha capito tutto della vita perché "non non capisci mai l'importanza delle cose finché non ti vengono strappate dalle mani". Il primo favore l'ha fatto insomma a se stesso. Non morirà più da solo, ma ha condiviso la sua sofferenza con più gente possibile.
E' lo stesso processo che spinge la gente nei forum meteo a fare a gara a chi soffre di più il caldo, a chi ha avuto meno pioggia, a chi ha il terreno più bruciato, il giardino più secco, la zona più sfigata. Quando la gente condivide e conferma il tuo "dolore", automaticamente ti senti bene, la gente che ti mostra compassione aiuta a far sentire meglio, nell'umanissima ricerca di attenzione da parte di una società sempre più indifferente ed egoista. Insomma, la bottom line è che non sta solamente "illuminando il mondo", ma sta anche facendo un piacere a se stesso.
Quando è morto mio padre, quanto avrei voluto andarmene da Oprah a fare una lezione commovente su quanto siano importanti i genitori, che i figli devono godersi il tempo che possono passare con loro, che bisogna rispettare e amare chi ti ha messo al mondo e che non bisogna mai lasciare che i genitori muoiano con dubbi o rancori... ma è un discorso che, a ragion veduta, farei per alleviare il mio dolore, più che per illuminare il pubblico. Eppure il pubblico mi avrebbe visto come una persona splendida (a colpi di ovvietà).
Quello della condivisione è un piacere che tantissime altre persone dovrebbero avere il diritto di avere, ma che invece sfioriscono nelle loro case o negli ospedali senza poter avere folle che provano compassione per loro. Il mio pensiero è rivolto a loro, a tutte le centinaia di persone che ogni giorno ricevono la sua stessa sentenza di morte e che non hanno avuto la sua stessa fortuna di poter fare discorsi eroici in pubblico.
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