Le aziende devono far soldi, non manuali di filosofia.
La produzione in Italia è destinata giustamente a scomparire. Se ci reggeremo in piedi sarà per l'inventiva e la qualità, non certo per le lavorazioni di basso profilo.
Non sono un economista, ma credo che non ci sia una soluzione a questa situazione, nessuno ha più interessa ad investire in Italia, dove il costo del lavoro è altissimo e nessun governo(sia a livello locale che europeo) ha messo in atto una politica di tutela delle imprese e dei lavoratori contro la concorrenza dei prodotti provenienti da posti in cui il costo del lavoro è bassissimo e che sono a mio avviso in regime di concorrenza sleale con i nostri prodotti.
Paradossalmente le uniche persone che possono salvarci siamo "noi stessi", scegliendo prodotti locali, di qualità, di origine certa(non basta mettere l'etichetta "made in Italy")![]()
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[I].......un inverno senza neve è un come un bel fiore che non sboccia mai.......[/I]
Hi hi hi, adesso faccio il provocatore
E che diciamo di quelle aziende che hanno preso fior di soldi pubblici (lo stato incentiva le aziende in modo da creare lavoro e quiete sociale sul territorio a beneficio delle popolazioni dello stato stesso) e che poi fanno il gesto dell'ombrello e delocalizzano, andando cioè a investire all'estero i nostri soldi da cui ricaveranno un profitto solo loro?
Ora, la prima cosa che viene in mente è la Fiat, ma invito a ricordare anche l'industria del NE, il cui sviluppo ha avuto una spinta essenziale dai fondi distribuiti a seguito dei fatti del Vajont, e i mille e mille casi di aziende che ovunque nello stivale si sono fatte le ossa con i nostri soldi, e che adesso ci fanno il gesto dell'ombrello e scappano all'estero a investirseli per proprio beneficio, per non dire dei casi di cooperative che hanno operato a regime fiscale privilegiato, risparmiando valanghe di soldi in termini di evitata fiscalità, che aprono aziende all'estero con i nostri soldi che non hanno mai versato nelle casse dello stato proprio perché in regime di beneficio fiscale![]()
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[I].......un inverno senza neve è un come un bel fiore che non sboccia mai.......[/I]
Tanto se vieti loro di delocalizzare l'azienda, cominciano a mettere i soldi nella gomma di scorta dell'auto e a portarseli in Svizzera, in Austria, in Slovenia ecc ecc.
Occorre un portafoglio molto largo, e di pazienza
Come Ponzio palato nessuno non ha la colpa, si lavano le mani.Le mie foto su Flickr:
http://www.flickr.com/photos/14667436@N02/
Il mio fotoalbum:
http://fotoalbum.virgilio.it/fabrizio.binello
L'azienda deve far soldi e deve chiudere in attivo, altrimenti non ha senso.
Ma non si può ignorare che abbia una responsabilità sociale : da lavoro a
gente, condiziona le vite e l'economia... non so quindi quanto sia lecito
permettere che di punto in bianco chiuda lasciando magari nella merda
centinaia di persone per prendere e spostarsi all'estero. O quantomeno,
se proprio deve essere lasciata libera di farlo, BISOGNA curarsi delle persone
rimaste senza lavoro, ricollocandole in qualche modo.
La questione è sempre questa : il liberismo economico e l'impresa vanno
bene, ma non è "filosofia" astratta obbligarli in qualche modo ad anteporre
la dignità della persona al mero ammassare soldi a qualunque costo umano.
Altro discorso è il fatto che il nostro "sistema paese" può non essere più
conveniente, quasi costringendo gli industriali a fuggire così come fuggono
da noi i cervelli (ricercatori); e questa è un'altra forma di grave responsabilità
sociale : un paese in cui le aziende anzichè dare lavoro ai nostri cittadini
vanno altrove ad assumere manodopera che li gli costa magari un terzo...
qualcosa non va QUI : troppe tasse, troppe spese, troppi cazzi-e-mazzi
(per le imprese).
Insomma, in termini di mercato, "non siamo competitivi", o costiamo troppo.
C.
"S'è la notizia fossi confermata sarò zio."
A mio avviso non ha senso. Quello è precisamente il compito dello stato, compito per cui le aziende stesse pagano tasse salate. L'azienda ha un solo fine; sta poi allo stato mettere paletti (ad esempio io sono a favore del salario minimo) e proteggere il lavoratore. Se si fa confusione ci si ritrova con un sistema pieno di storture e malfunzionante.
In altre parole: vanno incentivate le aziende che fanno bene al paese con prodotti innovativi e di qualità, cosa che qua non avviene; impedire invece di delocalizzare la produzione non ha altro effetto che mandarle fuori mercato.
Va bene... però non è ammissibile che, per uno che se ne va ad aprire stabilimenti
in Serbia o in Cina o chissà dove, ci siano centinaia di persone che si
ritrovano per strada!
dai su, è incivile, è disumano, è odioso ...
ci deve pensare lo stato e non le aziende? si, può darsi.... a dire il vero
nemmeno è importante "CHI", è importante "CHE" ci si pensi!
e questo non può essere sempre a costo zero per l'azienda, deve assumersi
anche lei le sue responsabilità...
del resto, si possono trovare tanti sistemi per far quadrare la cosa...
chi ha 55 anni (per dire) può essere mandato in pensione anticipata,
chi intende mettersi in proprio e cambiare vita potrebbe avere sconti totali
sulle tasse o agevolazioni ecc...
insomma, non la vedo così tragica da realizzare, sta cosa umana di non
lasciare sotto al ponte i lavoratori.... basta VOLERLO.
Poi, 300 disoccupati in più, non fanno comodo A NESSUNO, nemmeno al paese... bisognerebbe pensarci...
C.
"S'è la notizia fossi confermata sarò zio."
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