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Discussione: il Napoletano

  1. #1
    ***eleonora***
    Ospite

    Predefinito il Napoletano

    NESSUNA VELLEITà campanilistica o polemica o quant'altro...ho trovato casualmente tale definizione su WIKIPEDIA e ritengo sia interessante
    La lingua napoletana (napulitano) è un idioma romanzo, per oltre un secolo anche lingua ufficiale del Regno di Napoli. Il volgare pugliese[1][2], altro nome con cui sono storicamente conosciuti il napoletano e i dialetti àusoni[3], sostituì il latino nei documenti ufficiali e nelle assemblee di corte a Napoli, dall'unificazione delle Due Sicilie, per decreto di Alfonso I, nel 1442. Nel XVI secolo re Ferdinando il Cattolico impose il castigliano come nuova lingua ufficiale e il napoletano di stato sopravviveva solo nelle udienze regie, negli uffici della diplomazia e dei funzionari pubblici. Il cardinale Girolamo Seripando, nel 1554, stabilì poi che in questi settori venisse sostituito dal volgare toscano.[4] Per secoli la letteratura in volgare napoletano ha fatto da ponte fra il mondo classico e quello moderno, fra le culture orientali e quelle dell'Europa settentrionale, dall'«amor cortese», che con la scuola siciliana diffuse platonismo nella poesia occidentale, al tragicomico (Vaiasseide, Pulcinella), alla tradizione popolare; in lingua napoletana sono state raccolte per la prima volta le fiabe più celebri della cultura europea moderna e pre-moderna, da Cenerentola alla Bella addormentata, nonché storie in cui compare la figura del Gatto Mammone. Oggi il volgare meridionale vive nella «canzone napoletana», conosciuta in tutto il mondo, che si è dimostrata una delle più caratteristiche espressioni artistiche della cultura occidentale, apprezzata per la vivacità, per la poeticità e per le melodie, che sembrano conservare tutta la loro forza comunicativa anche di fronte al variegato panorama delle correnti filosofiche e artistiche europee.
    La Regione Campania ne propone la rivalutazione sociale e civile[5].
    Le origini e la storia
    Il napoletano, come l'italiano, è una lingua derivata dal latino. Sono state ipotizzate anche tracce della lingua parlata in Italia centro-meridionale prima della conquista romana, l'osco (ma anche successivamente, iscrizioni osche si rinvengono a Pompei, ancora nel 79 d.C., per esempio), che è lingua italica (quindi imparentata al latino, ma da questo distinto però contemporanea ad esso), e del greco, parlato a Napoli fino al II-III secolo
    Il napoletano ha inoltre subìto nella sua storia, come molte altre lingue, influenze e "prestiti" dai vari popoli che hanno abitato o dominato la Campania e l'Italia centro-meridionale, i coloni greci ed i mercanti bizantini nell'epoca del Ducato di Napoli fino al IX secolo, e, più recentemente, i normanni, i francesi gli spagnoli e perfino gli americani, durante la seconda guerra mondiale e la conseguente occupazione di Napoli, hanno contribuito con qualche vocabolo. Sicuramente però lo spagnolo e soprattutto il francese lasciarono tracce profondissime nella lingua e nella cultura napoletana.
    Tuttavia, soprattutto per quanto riguarda lo spagnolo, è errato attribuire esclusivamente all'influenza spagnola (Napoli fu sotto diretto dominio spagnolo per oltre due secoli, dal 1503 al 1707) qualsiasi somiglianza tra il napoletano e quest'idioma: trattandosi di lingue ambedue romanze o neolatine, la maggior parte degli elementi comuni vanno fatti risalire al latino volgare (in particolare la costruzione dell'accusativo personale indiretto e l'uso di tenere e di stare in luogo di avere e essere, e così via).
    Sotto gli Aragona si propose il napoletano come lingua dell'amministrazione, senza mai imporre l'aragonese o il catalano, ma il tentativo abortì con la deposizione di Federico e l'inizio del viceregno. Nella prima metà dell'Ottocento il Regno delle Due Sicilie usava di fatto come lingua amministrativa e letteraria l'italiano e quindi il napoletano non ha mai avuto condizione di lingua ufficiale. Del resto anche il Regno di Sardegna non ufficializzò mai né il piemontese né l'italiano, anche se la lingua più parlata era il francese, per i suoi usi amministrativi [senza fonte].
    Il napoletano nella letteratura e negli studi linguistici [modifica]

    Prime testimonianze [modifica]
    Il napoletano (come il siciliano, il lombardo, il veneziano e altre varietà italoromanze) possiede una ricchissima tradizione letteraria. Si hanno testimonianze scritte di napoletano già nel 960 con il famoso Placito di Capua (considerato il primo documento in lingua italiana, ma di fatto si tratta della lingua utilizzata in Campania, conosciuta come volgare pugliese) e poi all'inizio del '300, con una volgarizzazione dal latino della Storia della distruzione di Troia di Guido delle Colonne. La prima opera in prosa è considerata comunemente un testo di Matteo Spinelli, sindaco di Giovinazzo, conosciuta come Diurnali, un cronicon degli avvenimenti più importanti del Regno di Sicilia del XI secolo, che si arresta al 1268.
    Placiti cassinesi [modifica]

    Per approfondire, vedi la voce Placiti cassinesi.« Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti. »(Capua, marzo 960)
    « Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette. »(Sessa, marzo 963)
    « Kella terra, per kelle fini que bobe mostrai, sancte Marie è, et trenta anni la posset parte sancte Marie. »(Teano, ottobre 963)
    « Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai, trenta anni le possette parte sancte Marie. »(Teano, ottobre 963)
    Montecassino [modifica]
    Alle esperienze letterarie dell'Italia meridionale furono sensibili i monaci di Montecassino, centro di un'importante comunità di intellettuali nel medioevo italiano. L'interesse letterario dei cassinensi, indirizzato prevalentemente a rafforzare l'esperienza della fede e della conoscenza di Dio, fu sollecitato da sempre secondo l'insegnamento lasciato da San Benedetto nella regola da lui redatta. Risalgono all'XI e al XII secolo dei manoscritti in volgare, di cui restano pochi frammenti, conservati nella biblioteca del monastero. È possibile distinguere in questa produzione una varietà di genere e stile insolita rispetto al contesto duosiciliano, che fu eguagliata solo con poeti toscani del XIII-XIV secolo e i successivi, tra cui Dante, in cui un complesso simbolismo religioso è sostenuto da gradevoli forme liriche, in Eo, sinjuri, s'eo fabello, o anzi in rime di gran pregio stilistico riesce a trapassare un realismo, di chiara ispirazione cristiana, che nella poesia medievale, ma anche nei classici, raramente fu espresso[6][7]:
    (NAP) « ...te portai nullu meu ventre
    quando te beio [mo]ro presente
    nillu teu regnu agi me a mmente. »
    (IT) « [me che] nel mio ventre ti portai
    perciò così ti vedo e muoio
    or Tu ricordami nel tuo Regno »
    Il pianto della Vergine Maria»[8])
    L'età moderna [modifica]
    .La lingua napoletana sostituì il latino nei documenti ufficiali e nelle assemblee di corte a Napoli, dall'unificazione delle Due Sicilie, per decreto di Alfonso I, nel 1442. Alla corte dei figli di Ferdinando I di Napoli però gli interessi umanistici presero un carattere molto più politico; i nuovi sovrani incentivarono l'adozione definitiva del toscano come lingua letteraria anche a Napoli: è della seconda metà del XV secolo l'antologia di rime nota come Raccolta aragonese, che Lorenzo de' Medici inviò al re di Napoli Federico I, in cui si proponeva alla corte partenopea il fiorentino come modello di volgare illustre, di pari dignità letteraria con il latino. Un lungo periodo di crisi seguì questi provvedimenti, per la lingua napoletana, finché le incertezze politiche che sorsero con la fine del dominio aragonese portarono un rinnovato interesse culturale per il volgare cittadino.


    Il più celebre poeta napoletano d'età moderna è Giulio Cesare Cortese. Egli è molto importante per quella che è la letteratura dialettale e barocca, in quanto, con Basile, pone le basi per la dignità letteraria ed artistica della lingua napoletana moderna. Di costui si ricorda la Vaiasseide, un'opera eroicomica in cinque canti, dove il metro lirico e la tematica eroica sono abbassati a quello che è il livello effettivo delle protagoniste: un gruppo di vaiasse, donne popolane napoletane, che s'esprimono in dialetto. È scritto comico e trasgressivo, dove molta importanza ha la partecipazione corale della plebe ai meccanismi dell'azione.
    Prosa [modifica]

    Per approfondire, vedi la voce Giambattista Basile.La prosa in volgare napoletana diviene celebre grazie Giambattista Basile, vissuto nella prima metà del Seicento. Basile è autore di un'opera famosa come Lo Cunto de li Cunti, ovvero lo trattenimiento de le piccerille, tradotta in italiano da Benedetto Croce, che ha regalato al mondo la realtà popolare e fantasiosa delle fiabe, inaugurando una tradizione ben ripresa da Perrault e dai fratelli Grimm. Altre prose sono alcune volgarizzazioni della regola di San Benedetto, attuata nel monastero di Montecassino nel XIII e nel XIV secolo e alcuni mea culpa o confessioni rituali scritte dai monaci cassinati per permettere la comprensione dei sacramenti cattolici anche a chi non conosceva la lingua latina.[11][12][13]
    Cultura popolare [modifica]

    Negli ultimi tre secoli è sorta una fiorente letteratura in napoletano, in settori anche diversissimi tra loro, che in alcuni casi è giunta anche a punte di grandissimo livello, come ad esempio nelle opere di Salvatore di Giacomo, Raffaele Viviani, Ferdinando Russo, Eduardo Scarpetta, Eduardo de Filippo, Antonio De Curtis, Annibale Ruccello.
    Sarebbero inoltre da menzionare nel corpo letterario anche le canzoni napoletane, eredi di una lunga tradizione musicale, caratterizzate da grande lirismo e melodicità, i cui pezzi più famosi (come, ad esempio, 'O Sole mio) sono noti in diverse zone del mondo. Esiste inoltre un fitto repertorio di canti popolari alcuni dei quali sono oggi considerati dei classici.
    Va infine aggiunto che a cavallo del XVII e XVIII secolo, nel periodo di maggior fulgore della c.d. scuola musicale napoletana, questa lingua sia stata utilizzata per la produzione di interi libretti di opere liriche, alcune delle quali ('O frate 'nnammurato ad esempio) hanno avuto una diffusione ben al di fuori dei confini partenopei.

    Va segnalata infine la ripresa dell'uso del napoletano nell'ambito della musica pop, musica progressiva e dell'hip hop, almeno a partire dalla fine degli anni '70 (Pino Daniele, Nuova Compagnia di Canto Popolare poi ripresa anche negli anni '90 con 99 Posse, Almamegretta, Co'Sang, La Famiglia, 13 Bastardi) in nuove modalità di ibridazione e di commistione con l'italiano, l'inglese, lo spagnolo e altre lingue. Anche nel cinema e nel teatro d'avanguardia la presenza del napoletano è andata intensificandosi negli ultimi decenni del '900 e nei primi anni del XXI secolo.
    La documentazione sul napoletano è ampia, ma non sempre a un livello scientifico. Vocabolari rigorosi sono quello di Raffaele D'Ambra (un erudito ottocentesco) e quello di Antonio Altamura (studioso novecentesco). Interessante è anche la grammatica del Capozzoli (1889).
    Anche negli ultimi anni sono stati pubblicati dizionari e grammatiche della lingua napoletana, ma non si è mai pervenuti a una normativa concorde dell'ortografia, della grammatica e della sintassi, sebbene si possa comunque ricavare deduttivamente, dai testi classici a noi giunti, una serie di regole convenzionali abbastanza diffuse.
    Linguistica [modifica]

    Gli studi più recenti hanno dedicato al napoletano e ai dialetti campani una certa attenzione. Per il napoletano antico si segnalano i lavori di Vittorio Formentin sui Ricordi di Loise de Rosa, di Rosario Coluccia sulla Cronaca figurata del Ferraiolo, di Nicola De Blasi sulla traduzione del Libro de la destructione de Troya, di Marcello Barbato e Marcello Aprile sull'umanista Giovanni Brancati. Sui dialetti moderni, tra gli altri, si segnalano i lavori di Rosanna Sornicola, di Nicola De Blasi, di Patricia Bianchi e di Pietro Maturi dell'Università di Napoli Federico II, di Edgar Radtke dell'Università di Heidelberg, di Francesco Avolio sui confini dei dialetti campani e di Michela Russo, dell'Università di Paris VIII, su aspetti della fonetica come la metafonia. Una rivista, diretta da Rosanna Sornicola, il Bollettino Linguistico Campano, si occupa prevalentemente del napoletano. Da alcuni anni è stato attivato un insegnamento universitario di Dialettologia campana presso la facoltà di Sociologia della Federico II, affidato a Pietro Maturi.
    Fonetica e sintassi
    Spesso le vocali non toniche (su cui cioè non cade l'accento) e quelle poste in fine di parola, non vengono articolate in modo distinto tra loro, e sono tutte pronunciate con un suono centrale indistinto che i linguisti chiamano schwa e che nell'Alfabeto fonetico internazionale è trascritto col simbolo /ə/ (in francese lo ritroviamo, ad esempio, nella pronuncia della e semimuta di petit).
    Nonostante la pronuncia (e in mancanza di convenzioni ortografiche accettate da tutti) spesso queste vocali, nei solchi della tradizione letterria in lingua, sono trascritte sulla base del modello della lingua italiana, e ciò, pur migliorando la leggibilità del testo e rendendo graficamente un suono debole ma esistente, favorisce l'insorgere di errori da parte di coloro che non conoscono la lingua e sono portati a leggere come in italiano. Nell'uso scritto spontaneo dei giovani (SMS, graffiti, ecc.), come ha documentato Pietro Maturi, prevale invece l'omissione completa di tale fono, con il risultato di grafie quasi-fonetiche a volte poco riconoscibili ma marcatamente distanti dalla forma italiana (p.es. tliefn per "telefona").
    Altri errori comuni, dovuti a somiglianze solo apparenti con l'italiano, riguardano l'uso errato del rafforzamento sintattico, che segue, rispetto all'italiano, regole proprie e molto diverse, e la pronuncia di vocali chiuse invece che aperte, o viceversa, l'arbitraria interpretazione di alcuni suoni.
    Alcune ulteriori differenze di pronuncia con l'italiano sono:

    • in principio di parola, e soprattutto nei gruppi gua /gwa/ e gue /gwe/, spesso la occlusiva velare sonora /g/ seguita da vocale diventa approssimante /ɤ/.
    • la fricativa alveolare non sonora /s/ in posizione iniziale seguita da consonante viene spesso pronunciata come fricativa postalveolare non sonora /ʃ/ (come in scena ['ʃe:na] dell'italiano ) ma non quando è seguita da una occlusiva dentale /t/ o /d/ (almeno nella forma più pura della lingua, e questa tendenza viene invertita nelle parlate Molisane).
    • le parole che terminano per consonante (in genere prestiti stranieri) portano l'accento sull'ultima sillaba.
    • la /i/ diacritica presente nei gruppi -cia /-ʧa/ e -gia /-ʤa// dell'italiano, viene talvolta pronunciata: per es. na cruciera [nakru'ʧierə].
    • è frequente il rotacismo della /d/, cioè il suo passaggio a /r/ (infatti /ɾ/), come in Maronna.
    • la vocale aperta arrotondata a è pronunciata /ɑ/ piuttosto che /a/ come in italiano.
    Similitudini con altre lingue [modifica]

    Nella lingua napoletana troviamo moltissime parole simili o talvolta uguali a lingue straniere. Solitamente sono scritte in modo diverso ma spesso la pronuncia è molto simile o identica. Ciò è dovuto in parte alle conservazioni greche e latine e in parte alle diverse dominazioni che le Due Sicilie hanno subito. Troviamo in essa parole derivate dalle lingue castigliana, catalana, francese, araba (attraverso lo spagnolo o, in ambito culinario, grazie ai numerosi scambi commerciali che il Regno delle Due Sicilie intratteneva con l'area afro-mediterranea). Qualche parola deriva addirittura dall'inglese (anche con l'Inghilterra il Regno intratteneva rapporti commerciali) alcune delle quali introdotte durante l'occupazione americana della II guerra mondiale e forse per commistione linguistica con termini usati da emigranti in nazioni anglofone.
    Lingua internazionale [modifica]

    [i]Celebre in tutto il mondo è la canzone napoletana, che non solo è strettamente legata agli stereotipi più diffusi della cultura italiana negli Stati Uniti e nei paesi di cultura anglosassone, ma ha anche imposto slang e parole internazionali, come 'O sole mio, 'O surdato 'nnammurato o Funiculì funiculà. Non si dimentichino nemmeno i numerosi prestiti alle lingue internazionali generalmente considerati come italianismi, da pizza, maccaroni a tarantella.

  2. #2
    ***eleonora***
    Ospite

    Predefinito Re: il Napoletano

    Napoletano
    Italiano
    Provenienza
    Lingua d'origine
    Abbàscio
    giù
    abajo / a baix (pron. a bash)
    spagnolo / catalano
    All'intrasatta
    all'improvviso
    intras acta
    latino
    Ammuìna
    chiasso, che infastidisce
    amoïnar
    catalano
    Blé
    blu
    bleu
    francese
    Blecco
    asfalto per isolamenti
    black
    inglese
    Buàtta
    barattolo
    boîte
    francese
    Buttéglia
    bottiglia
    bouteille
    francese
    Caiola
    gabbia
    gaiola
    portoghese
    Camorra
    Camorra
    Morra†
    spagnolo
    Càntaro
    vaso
    qintar
    arabo (taluni lo fanno derivare dal greco κάνθαρος, latino cantharus, vaso)
    Capaddozio
    caposquadra
    capataz
    spagnolo
    Cazètta
    calza (perlopiù da donna, il calzino da uomo è detto cazettino)
    chaussette
    francese
    Cerasa
    ciliegia
    cerasum
    latino
    Cresommula
    albicocca
    kροìσος μηλον (kroìsos melon= frutto d'oro)
    greco
    Cucchiàra
    cucchiaio
    cuchara
    spagnolo
    Cu' mmico
    con me
    conmigo
    spagnolo
    Cu' ttico
    con te
    contigo
    spagnolo
    Drincà (o Trincà)
    bere
    trinkan
    antico alto tedesco
    Ffolco
    adattamento di folk
    folk
    inglese
    Gengomma o cingomma
    gomma da masticare
    chewing-gum
    inglese
    Ginzo
    adattamento di jeans
    jeans [ʤinz]
    inglese americano
    Gnernò
    signornò
    signeurnon
    francese
    Guappo
    bello, bullo, prepotente
    Guapo
    spagnolo
    Lassà
    lasciare
    laxare
    latino
    Léngua
    lingua
    lengua
    spagnolo
    Mesàle
    tovaglia da tavolo
    mesa
    spagnolo
    Micciariello
    fiammifero
    mechero
    spagnolo
    Mola
    dente (molare)
    muela
    spagnolo
    Morra
    mucchio, gran numero
    morra†
    spagnolo
    Muccaturo/maccaturo
    fazzoletto
    mocador
    catalano
    Mustaccio
    baffi
    moustache
    francese
    Nenna
    bambina
    nena
    catalano
    Ninno
    bambino
    nen
    catalano
    Nìppulo
    capezzolo
    nipple
    inglese
    'Nzerrà
    chiudere
    cerrar
    spagnolo
    Pacchero/pàccaro
    schiaffo
    pasa cheir
    greco classico
    Papiéllo
    documento
    papel
    spagnolo
    Pazzià
    giocare
    pàizein
    greco classico
    Pesòne
    affitto, appartamento
    piso
    spagnolo
    Petrusino
    prezzemolo
    petroselinum
    latino (dal greco)
    Piglià père
    prendere fuoco
    πῦρ / piùr
    greco antico
    Purtuàllo
    arancia
    portokàlos
    greco
    Ràggia
    rabbia
    rage
    francese
    Rammàggio
    danno
    dommage
    francese
    Ricchione
    omosessuale
    orejones[14]
    spagnolo
    Rilòrgio
    orologio
    reloj / rellotge
    spagnolo / catalano
    Sarvietta
    tovagliolo
    serviette
    servilleta
    francese
    spagnolo
    Semmàna
    settimana
    setmana (pron. semmàna)
    catalano
    Sguarrà
    divaricare, squarciare
    Desgarrar
    spagnolo
    Sparadrappo
    cerotto
    esparadrapo
    sparadrap
    esparadrap
    spagnolo
    francese
    catalano
    Sparagno
    risparmio
    épargne
    francese
    Tamarro
    zotico
    al-tamar (mercante di datteri)
    arabo
    Tavuto
    bara
    ataud - al-tawt
    spagnolo, dall'arabo (alcuni indicano il Greco "thapto", seppellire, come origine di tale parola.)
    Tirabbusciò
    cavatappi
    tire-bouchon
    francese
    Valé
    Jack (carta da gioco)
    valet
    francese
    Zimmaro
    caprone
    al-zamir (colui che ha poco coraggio)
    arabo
    Ultima modifica di ***eleonora***; 13/05/2010 alle 07:55

  3. #3
    Vento forte L'avatar di montel-NA
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    Predefinito Re: il Napoletano

    Brava.
    Avevo già letto, piuttosto recentemente, questo "pezzo" direttamente alla fonte.
    "La meteo è una passione che non comprende solo colui che non la nutre"

    Genny, forever.

    Ciao Alex

  4. #4

  5. #5
    Uragano L'avatar di Marco.Iannucci
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    Predefinito Re: il Napoletano


  6. #6
    Vento fresco L'avatar di ibibi
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    Predefinito Re: il Napoletano

    Chiedo scusa, aggiungerei
    Sciantosa
    ,
    dal francese Chanteuse....
    bruno bournens,fraz san lorenzo,collalto sabino, rieti, lazio. 850 m s.l.m.* lat 42 09 45.0 N long 13 03 04.0 E * Foto Avatar: Zefirino, gatto Baropatico...che ora si chiama Tìtolo.

  7. #7
    ***eleonora***
    Ospite

    Predefinito Re: il Napoletano

    Citazione Originariamente Scritto da ibibi Visualizza Messaggio
    Chiedo scusa, aggiungerei
    Sciantosa,
    dal francese Chanteuse....
    bene bene!!!
    la lista non l'ho scritta io per cui è ovvio che qualcosa mancasse!!!

  8. #8
    Vento moderato L'avatar di cimadirapa
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    Predefinito Re: il Napoletano

    Conoscere bene la storia è un impresa ardua per la moltitudine....
    C'è chi invece la conosce benissimo (almeno me lo auguro )....ma la mistifica

  9. #9
    Uragano L'avatar di C.R.
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    Predefinito Re: il Napoletano

    Del Napoletano (sarò sincero) c'è una cosa che mi attrae e una che mi repelle.

    Attrae : il modo in cui compongono alcune parole ed espressioni idiomatiche o metaforiche

    Repelle : il suono, le vocali, il modo di parlare, certa mimica e linguaggio corporeo mentre parlano.

    Oh... è così, nun ce posso fa gnente

    C.
    "S'è la notizia fossi confermata sarò zio."

  10. #10
    ***eleonora***
    Ospite

    Predefinito Re: il Napoletano

    Citazione Originariamente Scritto da C.R. Visualizza Messaggio
    Del Napoletano (sarò sincero) c'è una cosa che mi attrae e una che mi repelle.

    Attrae : il modo in cui compongono alcune parole ed espressioni idiomatiche o metaforiche

    Repelle : il suono, le vocali, il modo di parlare, certa mimica e linguaggio corporeo mentre parlano.

    Oh... è così, nun ce posso fa gnente

    C.
    guarda bisogna fare molta attenzione anche alla zone di provenienza, infatti il napoletano varia molto da zona a zona ed è totalmente diverso dal casertano, purtroppo so che per chi è di fuori è difficile distinguere un napoletano (di napoli ) da un casertano, oppure un napoletano di capodimonte da uno dell'arenacca (sono zone di napoli).Infatti il cosiddetto dialetto napoletano consta di differenti pronunce anche a seconda del quartiere di origine.
    Sicuramente negli ultimi anni c'è stato un deterioramento della lingua, un abbrutimento, per esempio il napoletano parlato da mia nonna è molto più "lingua" con tutta la sua terminologia rispetto al napoletano parlato oggi dai giovani , dove fondamentalmente si ha una storpiatura dell'italiano in napoletano, in merito ricordo una interessante intervista di Enzo Gragnaniello per il quale nell'arco di qualche decennio il vero napoletao scomparirà, proprio perchè i vecchi che ancora lo parlano andranno esaurendosi.

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