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Ricordi
La mia casa è del 1927.
E' un condominio costruito con la tipica logica abitativa fascista e comunque dell'epoca: ovvero ad una casa corrispondeva sempre un appezzamento di terra.
I miei bisnonni, lucchese lui e Figgl sudtirolese lei, si insediarono in quelle case nel 1931, perchè il bisnonno era ferroviere della stazione di Bolzano.
Giunge la guerra, mia nonna nasce nel '33 intanto.
I primi tre anni scorrono, con lievi minacce, scorrerie, ma comunque con le insegne ed i volti imperanti del duce ovunque in Alto Adige.
Fino alla caldissima estate del '43.
La mia bisnonna, Catharina Figgl osservava sempre attentamente i movimenti dei soldati, e ogni volta che ne aveva l'occasione, si scatenava con improperi e offese contro i grandi volti del totalitarismo "kvel porco ti un Muzolini, e kvel pazzo di un Hitlar"(pronuncia tedesca
): non capiva, nè accettava nè tollerava l'ideologia.
Non esisteva per lei, la speranza di un nuovo mondo e nuovi uomini: a lei bastava il suo pollaio nell'orto, l'albero di fichi, la pergola e la sua tenera vita.
Come tutte le locali matrone sudtirolesi, era molto autoritaria però e severa.
Accanto a noi, una famiglia di trentini, operai nelle fabbriche: il cognome, manco a dirlo, è Trentini.
Fra vicini del terzo e ultimo piano, esistevano buoni rapporti.
I Trentini nel Gennaio '43, raccontarono dei primi bombardamenti e sostenevano sicuri che era impossibile che gli aerei penetrassero nelle valli a bombardare, perchè c'erano le Alpi.
Sbagliavano.
Il 25 Luglio '43, caldissima estate appunto, la mia bisnonna scruta dal terzo piano inconsueti movimenti.
La nostra casa si trovava strategicamente vicino alla caserma dei carabinieri (1925) e al ponte Druso, opera fascista (1926), da dove iniziava viale Druso, l'arteria che collegava l'intera città alla stazione fino all'Adige, verso Merano poi e anche al campo di concentramento locale (vi sostò Mike Bongiorno).
Quel caldo giorno la mia bisnonna non capiva perchè, ma una lunghissima colonna di militari tedeschi stava entrando in città ed in regione: armatissimi, motorette, camionette, auto.
Era il 25 Luglio.
L'Estate scivola via caldissima.
Arriva l'8 Settembre: la radio, Badoglio, il caos, la fine dell'estate.
-"E' finita la guerra signora Figgl, è finita la guerra, venga con me, venga!"
Urlava la signora Trentini vicina di casa dal giardino.
-"No signora, es tut mir Leid, la guerra è appena cominciata: il bello arriva ora" Rispose Catharina Figgl dalla finestra, la mia bisnonna, crucciatissima.
-"Ma lei è sempre così pessimista signora, ma perchè?"
La città è surreale: le caserme, le guardiole: non c'è più nessun militare italiano.
E' silenzio: al calare delle ombre, scatta la controffensiva: i militari tedeschi penetrati di nascosto nelle vali altoatesine soverchiarono rapidamente la poca guardia italiana lasciata allo sbando.
La caserma dei carabinieri vicino alla nostra casa fu teatro di un intenso scontro armato.
Il mattino dopo, a testimonianza di ciò, vi era un calesse che raccoglieva una decina di cadaveri: tutte camice nere.
La città è cambiata: è sparito il tricolore, ovunque domina la svastica.
Un grosso Tiger, i carroarmati più grandi della II Guerra Mondiale, sostava in bilico sulla discesa di ponte Druso.
"Glie l'avevo detto signora Trentini: la guerra inizia ora per noi" sentenziò preoccupata la mia bisnonna.
Lungo viale Druso scorrevano migliaia di prigionieri, soldati tedeschi giovanissimi, sui diciotto diciannove anni, mantenevano l'ordine delle file dei prigionieri italiani.
Migliaia: sparirono inghiottiti nei campi di prigionia della Germania.
Poi il 25 Settembre.
Un ronzio lontano.
Scatta una sirena: "che cos'è, che cos'è?" gridano tutti, "ci sono degli aerei, vengono da Trento, son tantissimi guarda!" "Tutti in cantina, tutti in cantina schneeeeeeell!" urla la mia bisnonna.
Bolzano venne bombardata pesantemente.
Cacciabombardieri americani: agilissimi, leggeri, penetravano facilmente nelle vallate alpine.
Sono arrivati i bombardamenti ai civili: è arrivata la guerra.
Ogni giorno dunque, l'ansia, la tensione, l'irrequietudine, scrutare il cielo sempre, verso sud.
"Arriva la pioggia!" siamo salvi fino a Ottobre" sentenzia Catharina una sera guardando un tramonto con calma di vento e nubi lontane verso SW.
Gli aerei americani non entrano nelle vallate alpine quando piove, non vedono gli obiettivi, nè tantomeno i monti!
Il 30 Settembre e il 2 Ottobre ritornarono gli aerei, tutti i condomini ripararono in quello che ormai era divenuto il bunker: nelle cantine era stato ricavato un ottimo spazio protettivo.
Tutti corsero giù al primo brivido delle sirene delle controaree.
Tranne la mia bisnonna. Lei no.
Lei diceva che tutti gli altri erano dei "frignoni": lei stava su, al terzo piano, a guardare il cielo a bruciarsi gli occhi contro il sole per vedere gli aerei americani e "capire la guerra".
Il 5 Ottobre mia nonna, Rita e il suo papà, mio bisnonno, salgono in gita sul Renon, è una bella giornata: si va a funghi e castagne.
La mia bisnonna rimane in città, non vuole salire in montagna.
All'improvviso, dal nulla, rieccheggia sull'altopiano un ronzio ormai noto: è un bombardamento: sono tantissimi!
Mio bisnonno e mia nonna assistono da Soprabolzano (Oberbozen 1260mt.) all'abbattimento sistematico delle arterie urbane e tentano invano di neutralizzare la linea ferroviaria del Brennero!
1000 morti, case distrutte, scheggiata la nostra.
La mia bisnonna si salvò ma da quella volta, non volle più restare in casa.
Il 5 Novembre, un mese dopo, si verificò il peggiore bombardamento.
Dopo quell'evento, Catharina Figgl decise di accettare l'opzione di rifugiarsi presso una casa di contadini a Chiusa sotto Bressanone.
Il mio bisnonno, distrutta la stazione di Bolzano, venne trasferito proprio a quella di Bressanone.
Il trasferimento avvenne la freddissima e serena giornata del 25 Dicembre 1943 presso la casa contadina vicino a Chiusa.
Catharina portò con sè da Bolzano, solo una cosa: una vecchia radio 5 valvole, valvole che smontava ogni sera togliendone una e le ricomponeva di giorno, per sentire le notizie della guerra.
I proprietari però, che avevano affittato alla Catharina l'appartamento solo dopo che lei descrisse la sua completa genealogia pienamente sudtirolese, mostravano fieramente nell'atrio di casa due grandi dipinti di Adolf Hitler.
Il figlio militava nel SOD: le SS sudtirolesi.
I primi 6 mesi furono molto tranquilli: un dì di Giugno 1944 però accadde qualcosa una sera.
Pioveva, forte.
Picchiarono alla porta, aprì Catharina: due soldati tedeschi.
Uno giovane, l'altro rugoso e aspro: portava una banda con la saetta delle SS.
"Da gibt's etwas unkorrekt!" sputò il militare, indicando la radio.
Ma la radio messa sottosopra, si dimostrò rotta: mancava una valvola per funzionare!
La mia bisnonna la nascondeva nella farina.
Il generale tedesco urlò, ruppe un paio di mobili, fece rumore, il giovane generale invece rimaneva zitto: tutta la paura della guerra negli occhi?
"Perchè ragazzi, perchè continuate a farci del male?, ma perchè credete ancora in Hit...."--->
Mia nonna capì: corse in cucina e preparò patate, per i due militari.
--->"le patate sono pronte!"
Si salvò una famiglia.
Alla fine, nel '44, i bombardamenti raggiunsero pure Chiusa.
La mia famiglia Figgl/Zamberletti, ritornò a Bolzano solo nell'Agosto 1945.
Ascoltare queste cose, oggi, è sinceramente angosciante: non riesco a capire, so solo immaginare che cosa fosse, quando mia nonna, raccontando e ricordando bene tutto, incede nel parlare e la voce le si spezza.
Nessuna retorica: la guerra è il peggiore moto distruttivo.
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