Ultima modifica di Alessandro(Foiano); 08/09/2014 alle 19:09
Era un po' che non scrivevo qua dentro e vedo mi sono perso una discussione abbastanza interessante.
Ecco, in queste poche righe c'è l'essenza di quella che e' la visione mainstream dell'economia attuale e dalla quale dissento profondamente. E' proprio il ragionamento di base che non condivido: la crisi e' causata da contrazioni della domanda e per uscirne bisogna far ripartire i consumi. Il che significa implicitamente che qualunque cosa faccia ripartire i consumi va bene comunque, quindi anche ad es. scavare le buche e riempirle e pagare qualcuno per farlo. La stessa impostazione vede la deflazione come il problema dei problemi.
Le crisi da domanda, se consideriamo e accettiamo l'idea che la maggior parte degli individui siano razionali, non esistono, o meglio la caduta della domanda e' sempre la conseguenza di una crisi dell'offerta. Il motivo e' molto semplice: ci siamo mai chiesti perché gli individui smettano, tutti indistintamente, di consumare? Perché c'è crisi, viene da dire. Ma se la crisi e' causata dalla mancanza di domanda non può essere vero anche il contrario.
La gente smette di acquistare perché ha perso il lavoro, o perché vede comunque ridursi il proprio reddito e potere di acquisto. Ma perché il reddito diminuisce? Perché le imprese investono di meno,del causa del livello dei prezzi divenuto artificialmente più elevato di quello che si formerebbe in un libero mercato. E perché, stante un contesto economico ingessato da tasse, burocrazia, leggi e vincoli strutturali, non c'è incentivo a creare nuove imprese (o e' ridotto).
Ergo, la crisi di domanda si ha perché si riduce l'offerta, la produzione. L'offerta/produzione determina il reddito, il reddito determina la domanda. Supporre che avvenga il contrario significa ipotizzare che gli individui, tutti gli individui, da un momento all'altro smettano di consumare senza aver perso un centesimo di euro. Ossia che siano quasi tutti irrazionali. E' una conclusione che non scopro io ma che anzi enuncio a suo tempo Jean Baptyste Say, detta anche legge degli sbocchi.
Perché la vera ripresa non c'è ? Non perché la gente non consuma, che e' l'effetto ripeto e non la causa, bensì perché si continuano a mantenere in vita, tramite sussidi, spesa pubblica e tassi di interesse bancari tenuti artificialmente bassi, entità economiche incapaci di stare in piedi.
E lo si fa ovviamente tramite tasse su tasse su altre tasse generosamente elargite dalla parte produttiva del sistema economico a quella zombie/parassitaria, ossia la pubblica amministrazione e gran parte del sistema bancario europeo. Oltre a leggi per ogni cosa. E alle riforme che nessuno MAI farà dal momento che l'Euro consente alla classe dirigente di fare sonni tranquilli.
Ergo nessun aumento della produzione e dell'offerta => nessun aumento del reddito => nessuna crescita dei consumi.
Secondo me più che essere troppo rigido, parte da un'impostazione sbagliata. L'impostazione e' la seguente: il debito pubblico e' un problema, il deficit anche, ergo si fissano dei paletti oltre i quali non si può andare. 60% del debito-Pil e 3% del deficit-Pil come limiti massimi.
Ma chi l'ha detto che un debito pubblico al 75% sia un problema e uno al 50% no? Per valutare quanto problematica sia l'esposizione debitoria di un' impresa di norma bisognerebbe valutare anche la qualità del suo debito oltre alla quantità (ossia: i soldi che hai preso in prestito come li hai investiti? ).Più in generale: qual e' il vero problema del debito pubblico, quando le imprese i debiti li fanno comunque (x non parlare delle banche)?
A mio avviso, e lo scrissi già tempo Addietro, il problema e' sempre il solito,che differenzia gli Stati da tutti gli altri: la coercizione. Lo Stato il debito pubblico può anche scegliere, se si trova in difficoltà a ripagarlo, di non usare mezzi "propri" (leggi tagliare le sue spese) ma anche quelli altrui (tassando o stampando moneta che equivale a derubare i risparmiatori ).
E' questo il vero problema, non il fatto che lo Stato faccia debiti in se ! Allora la soluzione necessariamente non può essere imporre uno stop generalizzato ai debiti dello Stato, perché in taluni casi come questo il deficit pubblico può essere di grande aiuto se utilizzato correttamente. L'idea più intelligente sarebbe quella di costringere lo Stato a ripagare i propri debiti solo e soltanto tagliando le proprie spese, ossia cercando di rendere lo Stato più autonomo possibile, come una grande impresa che risponde appunto solo con i suoi soldi.
Anziché porre un tetto del 3% si pone un vincolo: lo Stato non può più aumentare la pressione fiscale o stampare moneta ( questa cosa e' gia ora impossibile almeno) per finanziare i propri disavanzi. Dopodiché si noterebbe anche come lo Stato, vincolato in questo modo, inizierebbe a spendere in modo piu efficiente ed efficace i soldi presi a prestito (ad esempio veicolandoli in un maxi-taglio fiscale anziché in spesa inutile).
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
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Le operazioni strettamente finanziarie almeno delle banche tradizionali/commerciali (come ad esempio quelle italiane) riguardano praticamente solo la proprieta': non dico che, in special modo dal 2012 in avanti, con i Titoli di Stato non abbiano fatto plusvalenze anche significative indicate poi in bilancio, ma non e' appunto l'attivita' tipica, che invece deriva da commissioni, differenziali tra tassi, ecc.
Questa e' la realta' sicuramente italiana e delle banche tradizionali: diverso il discorso delle banche d'affari, ma qui entrano in gioco ben altri strumenti/operazioni finanziarie che certamente non si limitano alla sola compravendita di titoli di Stato !
Il vero problema delle banche italiane (ma non solo...) riguarda i crediti e la loro "natura": troppe sofferenze, crediti dubbi, incagli costringendo le banche a mettere a riserva in taluni casi quasi tutto (se non oltre....) gli utili operativi derivanti dalla gestione normale !
Altro che non sbattersi per accontentarsi di limitati guadagni: ma quando mai !![]()
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[B]Lorenzo Smeraldi : [/B]le migliori idee sono sempre quelle che vengono realizzate
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