eh ma grazie...sono conosciutissimi...ma sai quanti prodotti tipici ci sono che nemmeno noi italiani li conosciamo?
Specialità tipiche magari del sud che non sono conosciute al nord e viceversa....figuriamoci se sono conosciute all'estero...\fp\
eppure...eppure...nella testa degli stranieri su moda e cibo l'italia ha da parte loro un occhio di riguardo...quindi...POTENZIALMENTE il mercato sarebbe sterminato...altro che nicchia...i grandi numeri faremmo se sapessimo sfruttare meglio cibo e turismo!
Concordo con tutti voi. Per chi è appassionato come me di gastronomia, date un occhio a questo blog, è una specie di Bibbia: http://www.lucianopignataro.it/
Solofilo - freddofilo e seccofilo in inverno, caldofilo e variabilofolo in primavera, caldofilo e seccofilo in estate, tiepidofilo e variabilofilo in autunno - mi piacciono 6 ore di sole dopo 1 ora di temporale, o le giornate secche ed anticicloniche invernali dopo 1 giorno di neve fitta
Guarda che non stavo parlando di macroeconomia, ma di economia spicciola, quella di chi tutti i giorni compra e deve fare i conti con i soldi che ha in tasca.
Secondo te Ikea è diventata una multinazionale da 25 miliardi di fatturato perchè ha fatto il lavaggio del cervello a milioni di consumatori o perchè pur non vendendo di sicuro qualità top alla fine il rapporto qualità/prezzo di quel che vende è un ottimo compromesso per milioni di consumatori?
Ben vengano le nicchie, per carità; se riescono a sopravvivere con le loro gambe grazie al consumo d'elite gli auguro di continuare a restare sul mercato da qui a quando il sole diventerà una gigante rossa.
Ma quante nicchie servono per fare un'Ikea? Quante nicchie servono per muovere l'economia di un Paese quanto riesce un'Ikea?
Se riesci a convincere anche chi deve comprare, che di soldi da scucire ne ha pochi anche quando ne ha molti, che in nome di una qualsivoglia filosofia è meglio spendere molto...
Se poi il consumatore si trova davanti a roba a km zero, quindi in teoria scevra di costi di trasporto, che costa più di quella che viene da Plutone e si sente pure preso per i fondelli io non mi sento di dargli torto, ma questo è un altro discorso.
Ribadisco: il critico d'arte, che so Sgarbi, apprezzerebbe sicuramente di più il primo e comprerebbe sicuramente il primo.
Ma per avere il 740 di Sgarbi ci vogliono 50 operai che nel negozio di mobili d'arte non ci mettono nè ci metteranno mai piede.
Col risultato che a fatturare è l'Ikea che è svedese che così facendo nel mondo, tra le altre cose, fa lavorare più di 100000 persone. E la regola fondamentale dell'economia è che per far salire il livello di benessere bisogna allargare la platea di consumatori e non aumentare la capacità di spesa di chi comunque non riesce a saturare manco quella che ha già.
E mi sa che prima lo si capisce meglio è (anche se aprire nuovi mercati è sempre più complicato).
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
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27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Ma infatti ai consumatori esteri dovrebbero giungere le produzioni artigianali, non le schifezze delle multinazionali, è ovvio.
Ciao Giorgio, Grande Astigiano.
...più vai in alto, più il vento tira...(G. Trapattoni)
L'economia (nel caso cui ti riferisci te la micro-economia) non governa un bel niente semplicemente perchè è una scienza, fondata su basi teoriche, alla quale si può dare il peso che più si preferisce...ma di fatto l'economia non domina un bel nulla. Distinguiamo un attimo le cose però. Perchè all'interno di uno stesso elenco hai messo "un mobile d'arte vs. un mobile Ikea" e il "parmigiano reggiano con i tentativi di imitazione cinese". Finchè si tratta di due tipi diversi di mobili quella è semplicemente concorrenza. Punto. Chiamalo stritolamento o come vuoi, ma in quei casi chi fa la differenza e decide quale prodotto consumare, giorgio, sei tu e tutti i consumatori.
Quando invece mi parli del parmigiano reggiano e i tentativi di imitazione in tal caso esistono specifiche leggi da far applicare, e sotto quel punto di vista sono perfettamente d'accordo con te: serve una maggiore regolamentazione per impedire le imitazioni cinesi e controlli più rigidi (mentre invece in tantissimi distretti cinesi fra cui Prato ad es. ,le regole vengono aggirate troppo e troppo facilmente).
Molto meno lo sono negli altri casi.
Tempo addietro difendevi a spada tratta gli elettori italiani che avevano votato in modo differente perchè il loro giudizio è sacrosanto ed è sempre concludente: va benissimo, ma la stessa cosa vale nel mercato concorrenziale, ossia vince colui che è più preferito dai consumatori. Se questi preferiscono un prodotto di minor prezzo e peggiore qualità piuttosto che uno di qualità e dop, beh, la colpa non la si può certo dare a loro.Al limite si può sensibilizzare l'opinione pubblica verso una migliore educazione gastronomica, non "proteggere i nostri prodotti" .
E ti dirò di più: il nostro made in italy va poco solamente fra gli italiani (forse nemmeno tutti): all'estero invece va più che bene, i nostri vini sono fra i più consumati al mondo, il parmigiano reggiano è conosciuto in larga parte d'Europa e in generale la maggior parte dei prodotti italiani all'estero hanno buon mercato. Basti notare che, pur essendo in recessione, dai dati che ha pubblicato l'ISTAT pochi mesi fa le esportazioni italiane sono pure in leggera crescita (te lo posso garantire anche personalmente fra l'altro visto che mio padre è un intermediario commerciale di beni alimentari): al più i nostri prodotti vengono consumati poco dagli italiani, se mai. Ma all'estero, pur in tempo di crisi, hanno buon mercato.![]()
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
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