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Romanticume...
Gelo, tornano stufe e camini
Enrico Menduni su Il Messaggero
Un gelo bestiale. Due giorni fa alla stazione Tiburtina dovevo prendere un treno e i passeggeri invece di aspettare sulle banchine stavano assiepati nel sottopassaggio per non morire di freddo: sembrava di essere in un rifugio antiaereo. Per giunta da Russia e zone limitrofe giungono notizie non proprio confortanti sulla disponibilitÃ* di combustibile per i nostri riscaldamenti, di cui i governanti giÃ* riducono l'entitÃ* per non restare a secco di petrolio. Insomma, una situazione critica, in cui può capitare di vedere qualcuno, sulla spiaggia di Ostia, che raccoglie legna secca lasciata dal mare sulla riva, tagliandola con la motosega; in cui si riscoprono camini, stufe, riscaldamenti alternativi, il vecchio e nero carbone, e altri articoli che sembravano confinati in un museo del tempo che fu.
Naturalmente non stiamo dicendo che la soluzione del problema energetico sta nella raccolta dei rami secchi o nel ripristino delle caldaie a carbone; tuttavia la riscoperta dei camini, magari con qualche marchingegno moderno per risparmiare energia, è un po' più di un fenomeno di costume. Ci sono in commercio camini col turbo, che alimentano i termosifoni grazie ad un sistema di serpentine, e che sono sovra-alimentati grazie ad impianti di ventilazione. Esistono caminetti con un vetro davanti che li chiude ermeticamente, se lo si vuole; anche bilaterali per stare in mezzo alla stanza.
Vetri ceramici che resistono alle temperature più elevate e sono molto belli da vedere, se si ha la pazienza di pulirli regolarmente. Stufe di ogni tipo, svedesi o austriache o nostrali, che fanno l'occhio all'antico o sposano le forme più avveniristiche, e bruciano tutto: i residui di cibo come la legna, il carbone come gli imballaggi. Quello che sembra solo un hobby diventa un modo per risparmiare dei soldi e l'illusione (purtroppo, solo un'illusione) che un black-out energetico non ci troverebbe impreparati. Ritorna il ricordo di notti fredde e umide, del braciere a letto (in Toscana chiamato maliziosamente "il prete") nella sua armatura di legno; dello scaldabagno a legna (una marca si chiamava, forse alludendo agli sbalzi di temperatura nella doccia,"La scozzese"); della cucina "economica" con il cuore di ghisa e il fuoco perennemente acceso, come nelle grotte della preistoria.
La superficie fatta di cerchi di ferro concentrici, che si potevano togliere ad uno ad uno per allargare la fiamma; il serbatoio dell' acqua sempre pieno di acqua fumante, da cui attingere con un mestolo di metallo. Il tubo della stufa (caldissimo, da non toccare) da cui si dipartivano raggi di filo di ferro a cui appendere i panni bagnati. La cucina come unico luogo caldo, la famiglia come unica soluzione possibile (eventuali Il single" stavano dentro la famiglia allargata), il freddo e i geloni come compagni inseparabili della miseria e della vecchiaia. Adesso la cucina economica, in formato moderno, fa bella mostra di sé nelle seconde case anticheggianti, da "Mulino Bianco", ma può forse ritornare, se va avanti questo gelo polare, anche negli appartamenti di cittÃ*. Intanto, a Ostia o a Torvaianica, qualcuno raccoglie in pineta e sulla riva pezzi di legno levigati dal mare.
Con questa neve, sale la voglia di polentina e caminetto ben acceso
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