Per un Manifesto della Rete italiana per la Decrescita
Già sentita?
Che cosa ne pensate?
Dite la vostra, curioso di avere un confronto.
Thread che può associarsi a quell'altro sulla crisi economica.
letto in parte...molto impegnativo e pesante......tutto condivisibile ma enormemente diffcile da mettere in attuazione......sono il primo ad ambire ad una decrescita e la riscoperta di alcuni valori ormai andati persi....ma si sa "tra dire ed il fare c'è in mezzo il mare"......
A me sinceramente sembra una sfilza illeggibile di luoghi comuni.![]()
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Cose tutte giuste in teoria, in gran parte inapplicabili nel mondo reale.
Certo, la decrescita ci sarà, ma non sarà nè felice nè priva di gravi conseguenze sociali, infatti sono un sostenitore della teoria di Olduvai.
La mia stazione meteo: https://www.wunderground.com/dashboard/pws/IREGGI57
Localismo in un mondo globale mi ricorda Don Chisciotte...
Il discorso della decrescita invece è decisamente più interessante.
Si parte sicuramente da un punto fermo: la crescita eterna non è sostenibile, che la misuri con il PIL o con il "pel" non cambia nulla. Quindi prima o poi ci si sbatterà il muso (da decidere, ammesso che si possa scegliere, solo con che violenza...).
Ma la decrescita per essere felice richiede solo un piccolo particolare: bisogna essere in meno a suddividersi la torta più piccola oppure (aut) anche essere in tanti e accontentarsi delle condizioni di vita delle remote campagne cinesi.
Quindi le domande sono 2, una per scenario:
1. chi si prende l'impegno di far fuori quelli "in più" (e sceglierli ovviamente...)?
2. chi inizia a farsi interprete del secondo (e quanti "seguaci" è in grado di raccogliere)?
Io nel mio piccolo cerco di ridurre il mio personale impatto, ma non rientro manco po' cazz nè in 1 nè in 2...
Una volta risposto alle piccole insignificanti domande 1 o 2 allora iniziamo a discutere dei modi per arrivarci...
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Il secondo paragrafo, e mi sono fermato li', contiene una quantita' esagerata di inesattezze. Chi ha scritto quell'articolo non ha la minima idea dei modelli economici teorici che esistono ora. Per continuare a crescere (in un sistema chiuso come la terra, si dice) basta che la crescita tecnologica sia almeno tanto veloce quanto la crescita .... del nostro appetito, e cioe' di quanto mangiamo. Da quando esiste l'uomo abbiamo sempre avuto bisogno piu' o meno delle stesse cose. Solo che man mano le facciamo in modo sempre piu' efficiente (e cioe' consumanto MENO energia). L'energia che risparmiamo in un posto la possiamo impiegare in un altro per crescere. La terra in realta' puo' essere considerata un sistema chiuso solo quando tutti gli organismi che la utilizzano sono al loro massimo potenziale. L'uomo e' ancora lontano anni luce dal suo potenziale per cui, volendo, c'e' spazio per crescere per noi, per i nostri figli, nipoti e cosi' via. Basta scoprire cose nuove, basta migliorare la nostra tecnologia. Lo facciamo da sempre (dal nomadismo all'agricoltura a internet). Lo faremo ancora. Una crisi qua e la' non e' certo un motivo per cancellare un modello di crescita che ci ha fatto, in media, sempre progredire.
#NousAvonsDéjàGagné
A me sinceramente questo modo di ragionare non ha mai convinto del tutto...cioè, non basta sapere se possiamo ancora crescere o no, ma COME vivremo tra 30-40-50 anni?
Cioè, se avremo un PIL più alto, ma la terra più inquinata, l'aria più inquinata, il suolo impoverito dalle colture intensive, cosa facciamo? Ci mangiamo la carta dell'euro per pranzo?
Quello non capisco dell'economia è che sembra dominata da una sorta di teocrazia della crescita, che non ha nulla a che fare con la felicità o il benessere dell'uomo, o almeno ce l'ha solo in parte.
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