
Originariamente Scritto da
Jadan
Temo che quello che stiamo vivendo sia inevitabile, oltre che previsto. Per dirla in due frasi: non ci siamo ancora resi conto che da una quindicina d’anni a questa parte il mondo è cambiato. E non avendolo capito, molti protestano chiedendo che il mondo si fermi perché si vuole scendere.
Molti se la prendono con l’Euro ma dimenticano (o ignorano) che mentre entrava in vigore l’euro (nel 2000, mese più mese meno) succedevano altre due cose fondamentali: la Cina entrava nel WTO e si apriva al commercio internazionale e internet prendeva piede facilitando la comunicazione tra operatori prima distanti. Questi fatti, prima che l’Euro, hanno messo in ginocchio quei piccoli operatori economici che erano campati sino a quel momento in condizioni protette. In quegli anni, infatti, la somma degli esercizi commerciali italiani (cioè di negozi e negozietti) era pari alla somma di quelli di Francia, Germania e UK. Come poteva sperare un negoziante di sopravvivere alla concorrenza ,non dell’euro, ma dei centri commerciali e della grande distribuzione? Gran parte della nostra produzione era concentrata su merci a basso valore aggiunto (maglieria, tessile ecc.) che, incalzata da due miliardi e mezzo di cinesi, indiani e quant’altri, alla fine ha ceduto. Dazi? Scusate, anche ammessi, non sarebbero serviti a un tubo. Ragionate: io Italia produco una maglia a 10 euro, la Cina a 2. Ergo metto un dazio di 8 euro in modo che la cinese costi quanto la mia. Giusto? Bene: non sarebbe servito ad un cavolo, perché chi avrebbe convinto un olandese (o un tedesco, o un belga) a pagare 10 (invece di 2) per fare un favore a noi? Nessuno. Perché molti si dimenticano che la concorrenza cinese ha purtroppo causato la scomparsa di molti produttori ma ha portato soldi in tasca a TUTTI i consumatori. Credete che senza la Cina un portatile costerebbe 300 euro? O un televisore al plasma? Ogni volta che compriamo un portatile a 300 euro invece che a 1.500 (prezzo che avevano quando erano prodotti da noi o in USA) ci mettiamo in tasca 1.200 euro.
Internet, infine. Mettendo in comunicazione i produttori di tutto il mondo ha creato un mercato globale grazie al quale riesco a sapere in tempo reale cosa fa e a quanto vende un produttore di Taiwan. E, sempre in tempo reale, lo posso contattare.
Questo è quello che è successo nel 2000. Molti non l’hanno capito e hanno nostalgia del mondo antico. Non so se fosse migliore o peggiore di questo, ma so per certo che non è né sarà il prossimo. Piaccia o meno. Quello che ci sta succedendo non è nuovo nella storia. Succede ogni qualvolta un mercato arretrato e inefficiente si apre in un mercato più avanzato ed efficiente. E’ successo da noi quando ci fu l’unificazione d’Italia (e molti meridionali si diedero al brigantaggio, armati di schioppi e forconi – appunto). E’ successo 20 anni fa quando la ex Unione Sovietica, ex grande potenza industriale, una volta aperta al mercato è diventata esportatrice di materie prime (e non più di manufatti, a parte – forse - qualche matrioska). Un tempo produceva (male) televisori e auto. Ma quando sono arrivate Panasonic e Toyota quelle fabbriche sono diventate obsolete nel giro di una stagione meteo.
Conclusione: non è la politica, non sono i politici ladri, non è un complotto della Spectre. Chiamasi, invece, Storia. Prima lo si capisce, prima si potrà cercare di limitare i danni. Un politico (anche – se lo trovate – il più onesto e integerrimo) non può frenare il corso della storia, così come non posso fermare un nubifragio o una nevicata. Posso cercare di non farmi trovare impreparato. Posso costruire ripari e argini. Ma chi si illude di fermare la nevicata o il nubifragio morirà annegato o assiderato.
E questi forconi paiono a me gli sconfitti della Storia (parlo di quelli in buona fede, non degli agitatori fascisti a loro mescolati). Mi mettono una tristezza infinita, perché capisco la loro disperazione, ma capisco anche che, nel 90% dei casi, non c’è nulla da fare per loro. Non come persone, beninteso, ma come operatori economici. I negozietti sono destinati a chiudere per due terzi: è così dappertutto. Le piccole imprese di oggetti a nullo valore aggiunto, falliranno. Inutile cercare di sussidiarle: meglio per loro cambiare mestiere da subito. E uno Stato che si rispetti dovrebbe fare questo: accompagnare queste persone altrove, a produrre e fare altro. Ma, oltre questo, c’è poco o nulla da fare.
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