A prescindere dalla nuova legge, credo che la questione di preservare la salute del cittadino evitando inutili spese sociali, da sempre, faccia i conti con gli introiti statali per i monopoli e la tradizione italiana.

Ovvero, il tabacco e i superalcolici non verranno mai resi illegali in Italia finche' i contributi monopolitari saranno superiori alle spese sociali per la cura delle malattie che provocano, mentre gli alcolici non soggetti a monopolio (tipo vino e birra) non potranno mai essere eliminati in quanto (per fortuna) profondamente radicati all'interno della cultura e tradizione nazionale.

Da non fumatore ne' alcolista, reputo piuttosto ipocrita e controproducente il comportamento dello Stato nella prima situazione, quella monopolitaria, in quanto si pone in una condizione di cinica quadratura del bilancio, cercando di salvare le apparenze con campagne informative ridicole.

Per quanto riguarda invece le sostanze stupefacenti, da non consumatore ne' conoscitore, credo che il divieto di commercio sia giusto, anche se mi pare sia necessaria un'educazione, piu' che atteggiamenti di proibizionismo all'americana, di cui la legge di cui si parla e' un esempio.

Educazione nel senso di eliminare dalla cultura il gusto delle dipendenze e della ricerca di emozioni, sensazioni o prestazioni che, in realta' non ci appartengono, promuovendo i valori della moderazione, della salute e dell'onesta'.