Il problema di questo modo di ragionare, che è poi quello della lega di fatto, è il seguente: ignora il punto di vista dell'altro.
Voi guardate alla punta dell'iceberg pensando che sia un pezzettino di ghiaccio, quando invece è solo la minima parte di un fenomeno sotterraneo (o meglio, subacqueo, per continuare a usare le stesse immagini nella metafora) molto più grande come dimensioni.
Domandatevi: perchè vengono da noi?
Sono essere umani e sfuggono da fame, guerra e povertà, come faremmo tutti noi se ci trovassimo nelle loro condizioni, del resto. Pensare che il problema possa essere risolto solamente dicendo "fermiamo i barconi" è un'idea talmente riduttiva che non dovrebbe neanche essere presa in considerazione.
Bisogna cominciare ad avere un approccio sistemico ai problemi, non continuare con la forma mentis "problema - soluzione", perchè se non consideri il contesto più ampio, poi va a finire che la tua presunta soluzione dà il là a un problema ancora peggiore, ma mi rendo conto che in un mondo abituato al pensiero analitico, questo tipo di shift è molto difficile.
Bisogna evitare che quelle persone abbiano un motivo per lasciare la loro patria, vale a dire che non ci siano nè fame, nè guerre, nè povertà, non dico vita da nababbi, ma almeno in condizioni dignitose, come c'era sotto Gheddafi per buona parte della popolazione. Col bombardamento nel 2011 abbiamo fatto il peggio del peggio del peggio, predisponendo il terreno per la disastrosa situazione attuale.
Ora, è evidente che, dato il caos che abbiamo fatto con l'intervento NATO, qualcosa andrà pur fatto se non vogliamo che la situazione degeneri ulteriormente, ma come fecero le grandi potenze a Yalta nel febbraio del '45, quando si riunirono per abbozzare gli assetti che ci sarebbero stati dopo la fine della guerra, o ci mettiamo a pensare cosa fare dopo un eventuale altro intervento NATO, o altrimenti tanto vale che non interveniamo neppure se dobbiamo fare come 4 anni fa.
La mia umile stazione meteo
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