Lo so, è il problema dei discorsi profondi fatti per iscritto e non davanti a una birra... leggo i libri con la matita in mano, e mi annoto commenti e osservazioni a margine; leggo i 3d con un file word aperto e copioincollo gli spunti e le idee che mi suscitano. Un discorso può anche essere globalmente valido, ma la singola argomentazione, magari solo per come è stata espressa nello scrivere di getto, può dare luogo a idee, commenti istintivi, a volte persino a immagini mentali traducibili in vignette (senza per questo voler irridere all'autore, ma solo perché l'espressione in sé si presta all'interpretazione più faceta).
No. Gli animali erbivori naturalmente si cibano di erba. Fa parte della catena alimentare. Insomma, è un problema loro...
In realtà il problema è del tutto teorico: quanta erba reale mangia un bovino attuale?
I maiali, da parte loro, non mangiano solo erba... e alle galline mia nonna dava granaglie e gli scarti della produzione orticolocasalinga.
In un equilibrio naturale (che comprende in primis la carne una volta ogni tot giorni, e di tutte le parti dell'animale), l'allevamento coronava le altre attività, riciclandone gli scarti; ad esso si aggiungeva una parte di pascolo, spesso in uso tutt'ora, per gli ovicaprini, come metodo ecologico per mantenere le aree a margine bosco o l'incolto, e per i suinidi volto soprattutto al recupero di materiali vegetali già caduti (ghiande, foglie etc.).
Il problema non è il carnivorismo in sé, bensì l'eccesso di una cultura che ha elevato il Filetto a nume tutelare.
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