Cosa fosse il "ligure" non lo sa nessuno, sicuramente le popolazioni che occupavano la Liguria ai tempi delle guerre puniche (III-II secolo A.C.) parlavano una lingua indoeuropea, strettamente affine al celtico anche se forse distinta dalle lingue celtiche di tipo schiettamente gallico, parlate in Val Padana. I famosi termini con "sostrato" mediterraneo e non indoeuropeo sono una manciata, quasi tutti toponimi, contenuti in pochissimi testi di epoca imperiale e repubblicana, il problema è che i toponimi e anche gli etnonimi non indicano nulla. Il ligure che si parla attualmente è invece un insieme di dialetti di tipo gallo-italico a tutti gli effetti (e Biondelli, che ha creato questo gruppo linguistico non aveva nessun dubbio in proposito), anche se con alcune particolarità fonetiche, come la tendenza all'apocope delle vocali finali, che nella maggior parte dei dialetti liguri è solo parziale e non completa come nell'Emiliano o nel Lombardo (è però completa nei dialetti di tipo "roiasco" delle Alpi Liguri meridionali), mentre palatizzazione/affricazione/spirantizzazione di PL-, BL- e FL- non seguono affatto il modello meridionale ma uno proprio, come fanno del resto alcune varianti del portoghese/galiziano. In sostanza la voce di Wikipedia è abbastanza imprecisa. Tra le parlate dell'Italia settentrionale l'unica a non essere di tipo gallo-italico è quella veneta, compresi i suoi dialetti "extraregionali", come quelli veneto-trentini, veneto-giuliani e veneto-istriani.
Ultima modifica di galinsoga; 20/05/2018 alle 17:10
A livello lessicale è rimasto qualcosa, ad esempio "Carrughju" usato anche nella toponomastica bilingue franco/corsa con il significato di "vicolo", ma in effetti di ligure nel corso c'è davvero poco.
Gli studiosi del corso attribuiscono la mancata influenza ligure a ragioni precise:
1) quando alla fine del XIII secolo i genovesi presero possesso della Corsica la costa era scarsamente popolata e le località costiere abitate erano in gran parte colonie pisane, praticamente le famiglie più ricche dell'isola e tutto il ceto dirigente dell'isola erano fedeli a Pisa e in buona parte di origine pisana;
2) i genovesi a differenza dei pisani si interessarono poco all'amministrazione delle zone interne;
3) molti pisani restarono in Corsica, i genovesi invece fondarono un numero limitato di colonie, che interessavano loro principalmente come empori commerciali, i rapporti tra genovesi e corso-pisani si mantennero comunque difficili per un paio di secoli, anche perché Genova, non fidandosi degli ex-nemici, abolì privilegi e franchigie alle ex-colonie pisane e attuò politiche a tratti molto dure e restrittive (divieti di navigazione, confische e bandi), i corsi da parte cercarono protezione rivolgendosi prima ai Medici e poi ai francesi;
4) i genovesi negli atti amministrativi della Repubblica utilizzavano più il latino del genovese (che veniva impiegato quasi solo per la registrazione di atti interni al Senato e con discontinuità), probabilmente in Corsica usarono il pisano nelle comunicazioni pubbliche;
5) già nel XVI secolo i genovesi iniziarono a sostituire il latino e il genovese con il fiorentino nella registrazione degli atti amministrativi e anche come "lingua di cultura", cosa di cui tra l'altro si lamentarono non pochi patrizi genovesi conservatori.
In Corsica esiste l'isolato alloglotto di Bonifacio, dove si parla ancora un dialetto ligure, un po' come avviene a Carloforte e a Calasetta in Sardegna (colonie tabarchine del XVIII secolo) ma il bonifacino ha caratteristiche più conservative del tabarchino e presenta molti arcaismi (che lo avvicinano agli attuali dialetti intemelii dell'estremo Ponente) e alcune innovazioni peculiari. Per il resto i dialetti del corso sono sostanzialmente due: quello oltremontano (parlato nel Sud e anche in alcune aree della Sardegna settentrionale) e quello cismontano (nel Nord) con in mezzo una zona cuscinetto.
Il corso oltremontano presenta una sintassi di tipo italo-romanzo, un lessico fortemente influenzato dal toscano e una fonetica sul modello meridionale-estremo (quello del siciliano e del calabrese meridionale e centro-meridionale, che comunque concorda molto da vicino con la fonetica del sardo).
Il corso cismontano è imparentanto con le parlate dell'arcipelago toscano, ormai praticamente estinte, e probabilmente con il dialetto pisano che si parlava nel Medioevo, mentre il pisano attuale ha subito prima l'influenza del fiorentino, poi quella dell'italiano standard.
Ci sono alcuni linguisti che hanno ipotizzato una continuità tra dialetti meridionali estremi, corso e sardo, in pratica costoro hanno congetturato che il tardo-latino, che si parlava in Tunisia, Libia e Algeria tra età tardo-antica e basso medioevo, fosse parlato in forme molto simili anche nel Salento e in Calabria (parallelamente al greco), in Sardegna e in Corsica. Con l'arrivo degli arabi nel Maghreb l'unità linguistica si sarebbe spezzata: Salento, Sicilia, Calabria e Corsica avrebbero subito maggiormente (in epoche diverse e in diverse "ondate") l'influenza dei "volgari" del meridione italiano continentale, del toscano e dell'italiano moderno, rientrando nell'orbita delle parlate italo-romanze. Invece in Sardegna, il tardo-latino sardo, inizialmente simile a quello corso e siciliano, si sarebbe poi trasformato in un sistema linguistico autonomo rispetto all'italiano, mantenendo molte caratteristiche arcaiche ed evolvendo verso strutture sintattiche peculiari e distinte. L'ipotesi è decisamente intrigante e verosimile, ma manca di solidi fondamenti documentali (problema comune alla dialettologia che si occupa di parlate che lasciano scarsa traccia scritta).
Ultima modifica di galinsoga; 21/05/2018 alle 10:19
ottima disquisizione sul corso(a me, sentendolo sulla tv francese, il corso sembra la parlata di un sardo che si esprime in francese)
per quanto riguarda la Sardegna e l'evoluzione della lingua nei secoli, bisogna tener conto anche dello spagnolo che ha influenzato molto il dialetto (o lingua), specialmente nelle zone centrali e meridionali (Oristanese e Cagliaritano)
you don't need the Weatherman to know where the wind blows - bob dylan
il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile - woody allen
è semplicemente il Ciociaro. Un pò italianizzato per motivi di comprensione del film, immagino. Tipo "al crucevia" sarebbe stato" aglie crucevia".
qua si sente meglio. Questa volta pariamo di uomini - il ciociaro Manfredi e la briscola - YouTube
"I romanisti non servono a ricordarci che esistono, lo sappiamo già.....servono a ricordarci che non bisogna essere come loro!" [Roberto Benigni] https://www.youtube.com/watch?v=qZFE...embedded#at=25
molto interessante il tuo intervento..in effetti la dorsale montana corsa ,fa intuire che nei secoli ci sia stato un percorso culturale,storico e linguistico diverso fra la popolazione....della Corsica si puo' dire che piu' ti sposti verso i paesi dell'interno,piu' ti avvicini all'anima isolana senza contaminazioni subite nei secoli dai centri della costa.
come fa notare giustamente Galinsoga,i dialetti corsi variano molto per le piu' svariate ragioni...la domanda pero' sorge spontanea,quale dovrebe essere la lingua corsa ufficiale una volta raggiunta un ipotetica indipendenza, se in realta l'isola e' un crogiolo di dialetti anche moto diversi fra loro?
E' successa la stessa cosa con il dialetto lucano che parlo io. Ormai quello "puro" non lo parla più nessuno, le nuove generazioni ricavano i termini elidendo la vocale a fine parola. Ad esempio la parola "crà" (che significa "domani") è stata sostituita con un banale "domànə", eccetera eccetera... Un imbastardimento che non avrà mai fine![]()
Questa volta parliamo di uomini - Manfredi da indicazioni stradali - YouTube
Ciociaro = "Và semb dritt fin ar crucevìa [...] Non t pò shbaglià che ce shtà 'na fundana, ca prima ngi stèva po c l'hann luàt e pò c'hann r'mis"...
Lucano = "Và semb dritt fin 'o crucevìə [...] Non t può sbaglià ca stà 'na fundàn, ca prim non c stèv, po l'hann luàt e po' l'hann r'mis"...
Ho fatto una specie di trascrizione , e anche un confronto tra il mio dialetto e quello del video. Li trovo quasi del tutto sovrapponibili. Si può dire che siano praticamente due varianti della stessa lingua.
Ultima modifica di Julio; 21/05/2018 alle 15:47
I dialetti mediani e quelli meridionali hanno affinità strutturali. Ma la frase che hai tratto dal film di Manfredi (nella quale non dice "luat" per dire levata, bensì "luvata") e del ciociaro intermedio (Castro dei Volsci, ceccano ecc) dove comunque ci sono termini mediani che in quella frase non si sentono.
Sui monti lepini, versante "pontificio " della provincia di Latina e poco distante da Castro dei Volsci, ad esempio, la parola "r'mess" per dire rimessa (riguardo alla fontana citata nel film) si dice "aremessa".. ci sono espressioni tipo "aremettila n'moto". (Rimettila in moto ). Ci sono tutte le vocali, rispetto a Castro dei Volsci e ceccano..
M
Addo' arrivamo, mettemo glio' pezzùco
Luccicantella calla calla, mitti fuoco alla cavalla, la cavalla dé glio' ré, luccicantella mmàni a mmé!!
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