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beh pensa, già tu in un liceo scientifico ti scontravi con le materie umanistiche, diametralmente opposte alla schematicità delle scientifiche.... ma pensa me, in un ISTITUTO TECNICO, la cosa è ancora peggiore, in una superiore con corsi molto indirizzati, materie che richiedono un ragionamento tutto basato su basi scientifiche e matematiche e su dati oggettivi... non ce la fo' più.
che poi scusatemi tanto... uno la letteratura se la studia se vuole e per scelta esattamente come le materie d'indirizzo... è come se al liceo classico facessero studiare, chessò, microbiologie enologiche.
mi ero scordato dell'informatica. per fortuna l'ho fatta solo in primavi giuro non riesco minimamente a cogliere i motivi per cui riesce morbosamente a far interessare una tale massa di persone...
excelmai capirò come funziona e soprattutto la sua utilità. quando la nostra prof di chimica ci chiede (per fortuna raramente) di metter giù i dati presi in una tabella excel con grafico accanto... dramma
.
prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....
Non concordo. La letteratura è una di quelle materie che compongono diciamo la cultura generale di un popolo. È una delle materie base diciamo, così come la matematica, la storia e per come la penso io un po' di diritto pubblico. Siamo già un popolo di caproni, togliamo pure la letteratura e siamo a posto. E te lo dice uno che odia le materie umanistiche eh...
Si vis pacem, para bellum.
Concordo, ma fino ad un certo punto. Capisco il discorso della cultura e questo lo condivido, sono però dell'idea che la letteratura fatta in modo approfondito vada limitata al liceo classico, concentrando l'attenzione più sulla grammatica o comunque sulle parti dell'italiano più utili alla vita pratica negli altri indirizzi.
Sul diritto sono pienamente d'accordo, andrebbe insegnato in tutte le scuole di ogni ordine e grado, magari unito ad un po' di educazione civica, cosa che a mio parere in Italia manca....
Io, sarò anche di parte, ma approfondirei le materie scientifiche; perché è un ambito in cui in Italia siamo rimasti ancora al medioevo a mio parere.....
Più che approfondire in generale le materie scientifiche, occorrerebbe lavorare sulle basi di tali materie, perché sono gli strumenti adattabili poi a qualsiasi nuovo sviluppo futuro. E più che sulle nozioni, lavorerei molto di più sul metodo.
Quello che ho osservato nei colleghi di formazione scientifica è troppo spesso l'incapacità di uscire dalla cornice dei singoli dati concreti, per porsi domande sulla loro validità e sui limiti degli strumenti che usano, e questo inizia già, sto notando, dai ragazzini delle scuole.
Voglio dire, c'è un certo affidarsi fideisticamente alla bontà assoluta del dato numerico, che sembra fotografare la realtà, ma senza porsi domande critiche su come è stato ottenuto e che margini di errore può implicare.
Questa mancanza di approccio critico, in un mondo ormai tecnologico e in cui si parla di "scienza" ad ogni angolo, è poi quello che fa sì che molti - vedasi in rete, oltre agli esempi segnalati qui sul forum - "credano" direttamente a qualsiasi informazione, bufala o complotto, senza assolutamente attivare la modalità "dubbio critico". Gli sciachimisti, ad esempio, proliferano proprio in questo humus di nozionismo scientifico - magari ti sanno citare a memoria la formula di struttura dei presunti "veleni" - ma assenza di "dubbio" e di valutazione critica dell'informazione.
Un'istruzione scientifica che si rispetti, deve costruire anche la consapevoilezza che non esiste nessuna Verità assoluta, bensì ipotesi e teorie accettabili sintanto che i dati sperimentali concordano con esse.
Insomma, come diceva Bacone (cito a memoria), "tutti i corvi sono neri..." (legge scientifica basata sull'osservazione) "...sino a che non trovo un corvo bianco" (ovvia precisazione, che troppo spesso ci si dimentica).
E qui si arriva alla famigerata "filosofia della scienza"...
Quanto alla letteratura, è la testimonianza, cristallizzata, dell'evoluzione della nostra cultura, e del come si è formato l'attuale pensare e sentire, con tutte le sue modifiche in corso e le reazioni al passato.
Abbandonarla, per quanto possa sembrare allettante, significa perdere la nostra identità (scusate per il termine abusato), cioè rinunciare a capire perché certe cose vengono pensate in un certo modo, e iniziare a navigare a vista.
Senza contare la perdita di cornice culturale, di coordinate in cui muoversi: penso solo alla miriade di detti e modi di dire, ricorrenti anche nella stampa, che si radicano in qualche opera letteraria famosa, e che diventano incomprensibili non appena si abbassa la guardia culturale.
Insomma, per tritare solo formule matematiche ci sono già avanzatissimi sistemi artificaili di elaborazione; quello che invece sinora non si riesce a sostituire agevolmente con le macchine, è la capacità di interpretare i dati stessi e metterli a frutto.
Sarebbe meglio non automartellarsi su questo punto...
Bisogna capire cosa si intende per modo approfondito...
Sulle materie scientifiche e medioevo in Italia ho qualcosa da ridire.. Non siamo messi poi così male, abbiamo dei politecnici che funzionano alla grande e una formazione liceale tecnico-scientifica non di certo ridicola... Insomma, ci sono tante cose che non funzionano in Italia, ma tra le poche che funzionano quasi bene è proprio la formazione scolastica. Io, durante la mia carriera liceale, mi sono confrontato con tanti ragazzi di diverse nazioni (ho fatto 6 mesi all'estero) e su molti aspetti noi italiani siamo davvero avanti rispetto a molti ed uno di questi aspetti è proprio la formazione scientifica.
Si vis pacem, para bellum.
le superiori italiane son tra le più difficili.... un mio amico, che ha fatto l'anno all'estero in america, ha detto che là sembrano asili... 2 materie in croce e pure fatte male. difatti al ritorno è stato un trauma tornare ai ritmi nostrani...
il grossissimo problema del sistema d'istruzione italiana è il distacco dal mondo lavorativo. manca la pratica, per questo dico che un sistema di tirocini durante il percorso scolastico gioverebbe in modo importante all'occupazione giovanile.
un esempio è proprio la mia scuola. in quarta e quinta sono previsti in tutti gli indirizzi tecnici dei periodi di tirocinio abbastanza lunghi, dove lo studente impara tanto ma davvero tanto. spesso e volentieri gli studenti vanno a lavorare proprio dove hanno fatto i tirocini, e questo la dice lunga.
io stesso ho fatto un tirocinio di un mese e mezzo all'inizio della quinta in un' azienda vitivinicola del chianti classico in toscana, e visto che farò l'anno di specializzazione ne farò un altro simile in germania quest'autunno e l'anno dopo uno di due mesi, probabilmente in francia. poi durante l'anno ci sarà qualche altra attività di minore entità, ma sempre capace di regalarti qualche "perla" molto utile.
periodi di tirocinio son importantissimi, sia perchè ti fai un'idea del lavoro che vuoi intraprendere, sia perchè ti forma ma anche perchè è una crescita personale non di poco conto. e poi è un'esperienza che rifarei decine di volte, "esci dal nido", e, alla fine, ti diverti.
prospetticamente le carte mostrano una potenziale tendenza verso alte potenzialità di prospettiva....
vero, il problema della scuola italiana è il distacco con il mondo lavorativo. Anzi va detto che qualcosa negli ultimi anni si è fatto in questo senso, visto che i tirocini previsti negli ultimi anni delle superiori 10-15 anni fa erano pura utopia.
Oltre a questo, io renderei obbligatoria anche un'esperienza all'estero, seppur breve, un pò come l'erasmus nelle università.
Meteosfera
Reti: MNW - WU - Sup.
"Colui che segue la folla non andrà mai più lontano della folla. Colui che va da solo sarà più probabile che si troverà in luoghi dove nessuno è mai arrivato" (Albert Einstein)
concordo, questo è il grande problema dell'istruzione in Italia. di fatto si punta a far diventare tuttologo l'Italiano senza mai insegnargli veramente a lavorare. però le nostre aziende sono abituate a questo ed agiscono di conseguenza, molto spesso. non solo, questa cosa piace molto all'estero poiché noi abbiamo una preparazione superiore ed una capacità quindi di adattarci meglio. insomma anche io penso che un maggiore contatto col mondo del lavoro debba esserci ma il fatto che non ci sia non è solo un male.
Si vis pacem, para bellum.
E' la distinzione che noi applichiamo ancora fra scuola di base e specializzazione.
In quelli che una volta si chiamavano licei, si costruisce un bagaglio di conoscenze e di capacità logico-interpretative che si prevede funzionale a ulteriori studi orientati verso discipline specifiche (leggi università), nell'ambito dei quali poi si passa anche ai laboratori.
Analogamente, in un istituto che dà direttamente un titolo specializzato, con accesso diretto al lavoro, andrebbero - e spesso sono - fatti anche laboratori pratici, mentre si spera che la formazione di base frornita dalla scuola primaria sia sufficiente per costruirvi sopra.
E' una struttura che, come giustamente noti, permette di riciclarsi più agevolmente in campi nuovi, semplicemente perché una tecnica si può sempre imparare ex-novo, e comunque avrà validità per un numero limitato di anni, mentre le leggi della fisica, della chimica, la matematica, il saper comunicare sia verbalmente che graficamente restano abbastanza invariate, e sono in fondo capacità necessarie a gran parte delle discipline. Quindi meglio puntare suquelle, innanzitutto, e affiancarvi le attività pratiche, ma con la consapevolezza che, una volta usciti nel mondo del lavoro, magari andranno riviste alla luce di nuove tecnologie sopravvenute nel frattempo.
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