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  1. #1011
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    <<Trump minaccia l'Europa: “Dal 1° giugno dazi al 50%”. >>

    Ma magari, guarda.
    Così hai visto mai che la capiamo definitivamente.
    Specie quelli che si ostinano a fare il reggisc...o perchè... Perchè poi mica l'ho capito...
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  2. #1012
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Oh... Magari non è vero, ma serve per dire tra qualche giorno "è il momento di comprare" e poi 2 ore dopo annunciare pausa per altri 90 giorni.
    D'altra parte finchè non lo arrestano va bene così...
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  3. #1013
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Ma non é proprio possibile farlo fare per un paio di mesi a vedere che succede? Bisogna per forza trattare e fare il suo gioco?

    Inviato dal mio 23124RA7EO utilizzando Tapatalk

  4. #1014
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da FunMBnel Visualizza Messaggio
    Oh... Magari non è vero, ma serve per dire tra qualche giorno "è il momento di comprare" e poi 2 ore dopo annunciare pausa per altri 90 giorni.
    D'altra parte finchè non lo arrestano va bene così...
    Quanto fu nascosto il declino psicofisico di Biden quando era presidente - Il Post

    se di biden è venuto fuori questo, chissà su trump...
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  5. #1015
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da FunMBnel Visualizza Messaggio
    Diciamo che la politica fiscale americana è sempre più apprezzata, ma secondo me ancora non abbastanza.
    Oggi il decennale veleggia sul 4.60% di rendimento (ed è stato anche più alto).
    Faccio notare che il decennale italiano, che è praticamente il peggiore dell'Eurozona, paga il 3.6%. 100 bp di spread in meno rispetto all'omologo USA, non di Cuba...
    Debito: un problema globale

    L’asta del debito pubblico USA di mercoledì (per “soli” 16 miliardi$ in obbligazioni ventennali) è andata piuttosto male per almeno due aspetti: la scarsa domanda dagli investitori e il tasso di interesse più elevato che ne è seguito, di conseguenza.
    Questo ha fatto salire i rendimenti dei Treasury di tutte le scadenze, riportandoli più alti anche dei livelli di inizio aprile che avevano costretto Trump a invertire la rotta sui dazi e introdurre sospensioni ed esenzioni.
    Come ad inizio aprile, non è solo il mercato obbligazionario a essere nervoso. L'indice S&P500 è sceso dell'1,51%, e anche il dollaro ha accusato il colpo. E, come ad aprile, quello che non piace ai mercati sono delle decisioni politiche: allora erano i dazi, oggi è il “Big, beautiful bill” (come lo ha definito il presidente USA), ovvero la riforma fiscale che prevede di rendere permanenti i tagli introdotti nel 2017, proiettando un aumento del deficit che andrebbe a sommarsi al già pesante carico di debito del Paese.
    Se il “Big, beautiful bill” verrà approvato così com'è, il deficit invece di stringersi continuerà ad allargarsi, secondo le ultime stime del Committee for a Responsible Federal Budget

    Il deterioramento della posizione fiscale degli Stati Uniti non ha precedenti se non in tempo di guerra o durante altre crisi significative. Per questo gli investitori obbligazionari chiedono tassi più alti per prestare denaro al governo statunitense. Inoltre le stime dei costi dell'attuale pacchetto presuppongono una crescita economica costante. Nel caso di una recessione, il deficit aumenterebbe ulteriormente e le entrate fiscali scenderebbero ancora di più.
    Lo squilibrio fondamentale tra uscite ed entrate fiscali si potrà risanare solo quando rimane gli Stati Uniti accetteranno di tassarsi a sufficienza per pagare ciò che hanno promesso. Ma pur di non tassare i loro elettori, i Repubblicani al Congresso ipotizzano di tassare i risparmiatori esteri che comprano titoli americani.
    Questo allontana ulteriormente gli investitori dalle aste, e il Tesoro USA potrebbe allora adottare regole che inducono le banche a detenere più Treasuries. Il passo successivo sarà quello di costringere la Federal Reserve a intervenire per acquistare il debito pubblico statunitense attraverso il quantitative easing. Ma prima occorrerà arrivare a Maggio 2026, quando il mandato di Powell sarà scaduto e la Casa Bianca potrà nominare un governatore della Banca Centrale più remissivo alle ingerenze del governo.
    Steven Mnuchin, ex segretario al Tesoro durante il primo mandato di Trump, si è spinto oltre:
    “Sono molto preoccupato. Il deficit di bilancio mi preoccupa più del deficit commerciale. Spero quindi che si ottengano ulteriori tagli alla spesa, cosa molto importante".
    Ad oggi, i tagli alla spesa contenuti nel “Big, beautiful bill” non sono sufficienti a coprire i tagli fiscali proposti. Per questo si proietta più deficit e più debito. L’ultima stagione di grande riduzione della spesa risale agli anni '90, quando il mercato obbligazionario spinse i rendimenti dei titoli decennali americani fino sopra l’8% per convincere i politici a ridurre il deficit. Il rischio è che si debba ripetere l'operazione, perché in questo momento non c'è alcuna disciplina nel Congresso.
    Ciò che ha reso questa vendita di obbligazioni così preoccupante è che le aste del Tesoro a 20 anni sono in genere le meno importanti. Durante la prossima settimana gli Stati Uniti piazzeranno i ben più rilevanti titoli a due, cinque e sette anni. Un risultato simile in queste aste aliementerà il clima di “Sell America” generalizzato.

    La settimana dell'&#39;'Alieno #96 - Alieno Gentile
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  6. #1016
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Cina elettrica

    La Cina è nel bel mezzo di una rivoluzione elettrica. Il Paese dipendeva completamente dai combustibili fossili, ma ora è sulla buona strada per ottenere il 50% dell'energia da fonti rinnovabili.
    Se guardiamo al boom dei veicoli elettrici in Cina, negli ultimi 4-5 anni abbiamo assistito a un'esplosione delle vendite di veicoli elettrici in Cina, ormai più della metà delle vendite di auto nuove in Cina nel 2025 sarà costituita da veicoli elettrici.
    La Cina sta rapidamente espandendo e aggiornando non solo la rete elettrica fisica, nel senso dei cavi che trasferiscono l'elettricità, ma anche il software e il sistema di mercato che aiutano a spostare l'energia da una parte all'altra del Paese. Per non parlare degli Investimenti per garantire le risorse, come il litio, il cobalto, il rame, e tutti gli elementi che sono alla base delle tecnologie green.
    Se da un lato l'elettrificazione della Cina avrà importanti ricadute economiche e sul cambiamento climatico, dall'altro la ragione di fondo è la sicurezza nazionale, di cui la sicurezza energetica è ingrediente fondamentale in un’era di possibili shock geopolitici: autosufficienza energetica, insieme al controllo sulle risorse alla base delle tecnologie pulite garantiscono una posizione privilegiata alla Cina di Xi Jinping.
    Al centro della strategia c’è la sovraccapacità: la Cina esporta prodotti in eccesso, mettendo in ginocchio i produttori degli altri paesi, le cui aziende nei settori energia solare, veicoli elettrici e batterie, stanno collassando o entrando in crisi profonda. La politica industriale cinese, ovvero i prestiti statali alle aziende cinesi, creano una concorrenza sleale per i rivali stranieri e stanno facendo sì che la tecnologia cinese, più economica o a basso costo, invada i mercati globali fino a monopolizzarli (come accade nei pannelli solari).
    E questo dà alla Cina una certa influenza verso gli altri Paesi del mondo che, se vogliono perseguire la decarbonizzazione delle proprie economie e combattere il cambiamento climatico, devono decidere se collaborare con la Cina e utilizzare le tecnologie cinesi, oppure se provare a fare da soli.
    Ma data la portata delle industrie cinesi è estremamente difficile capire come molti Paesi saranno in grado di farlo senza la Cina, che sta mettendosi nelle condizioni di svolgere nello schema geopolitico, il ruolo ricoperto finora dai paesi del Golfo: l'ordine commerciale globale, negli anni a venire, non sarà più dominato dal petrolio, dal gas e dal carbone, ma dalle energie rinnovabili, dai veicoli elettrici, dalle infrastrutture di trasmissione, e tutto questo è controllato dalla Cina.



    Detto questo voglio capire come ne uscirà la Russia, visto che si è legata mani e piedi alla Cina in ottica di scambio sulla base del fatto che la Cina dovrebbe sostituire la Germania ed il resto dell'Europa come dipendente dalla sue risorse.
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  7. #1017
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Invito tutti a perdere 3 minuti per leggere:
    Il nuovo oscurantismo e il controllo politico della scienza
    La guerra ai dati per cancellare la realtà

    Nei primi due mesi della nuova amministrazione, la scure del DOGE ha condotto a un drastico ridimensionamento, quando non alla chiusura, di agenzie governative come USAID, National Science Foundation (NSF), Centers for Disease Control & Prevention (CDC), Centers for Medicare & Medicaid Services (CMS), National Institutes of Health (NIH), National Oceanic & Atmospheric Administration (NOAA), solo per citarne alcune.
    Una delle conseguenze più rilevanti è che gran parte dei dati preziosi prodotti dalle agenzie federali è diventata, o si appresta a diventare, inaccessibile a ricercatori e cittadini. La NOAA è l’agenzia che raccoglie e pubblica, tra gli altri, i dati sull’innalzamento del livello dei mari e sulla temperatura e la concentrazione di sostanze inquinanti nell’atmosfera. Il CDC monitora la diffusione delle malattie virali e le scelte vaccinali dei cittadini. CMS e NIH tracciano l’incidenza delle malattie e l’accesso ai servizi sanitari. USAID raccoglie dati su epidemie, condizioni sanitarie, disuguaglianze economiche e sociali, comprese quelle di genere, nei paesi in via di sviluppo.
    I fenomeni descritti da questi dati si sovrappongono ampiamente all’elenco di parole proibite fatto filtrare dalla Casa Bianca. Parole prive di connotazioni ideologiche, come (in ordine alfabetico) barriere, disabilità, discriminazione, disuguaglianze, diversità, donna, equità, esclusione, etnia, femmina, genere, inclusione, minoranza, marginalizzazione, orientamento, razzismo, sottovalutazione, trauma, vittima (qui un elenco completo). Qualunque progetto di ricerca contenga queste parole è destinato a perdere ogni finanziamento, compromettendo la carriera dei suoi autori.
    L’amministrazione ha revocato già i fondi a migliaia di progetti che includevano parole come queste. Ma la cancellazione in corso è solo il sintomo di un’operazione più profonda: la riscrittura dell’intero sistema di incentivi alla ricerca, pensata per scoraggiare chiunque dall’indagare temi “scomodi”. Chi investirà tempo e risorse in un progetto che non sarà mai finanziato? Quali istituzioni accetteranno di assumere ricercatori che vogliono occuparsi dei temi proibiti?
    Pensiamo a una nuova epidemia. Come ci si potrebbe difendere se mancassero dati, finanziamenti, e ricercatori per misurarne diffusione ed effetti? Cosa accadrebbe, se non fosse più possibile studiare il cambiamento climatico, la povertà, le disuguaglianze, le discriminazioni di genere, razza e religione, e tutti gli altri temi che l’amministrazione vuole oscurare?
    La furia oscurantista di Trump e i suoi accoliti potrebbe essere ulteriormente alimentata dal peggioramento del quadro macroeconomico. Erica Groshen, ex direttrice del Bureau of Labor Statistics, ha lanciato l’allarme sulla politicizzazione del personale statistico federale, denunciando la possibilità che dirigenti del Bureau siano licenziati per aver pubblicato dati sfavorevoli all’agenda del presidente. Se l’inflazione e la disoccupazione dovessero salire, come previsto dalla Federal Reserve, Trump potrebbe costringere le agenzie statistiche ad affermare che non è mai successo. Può sembrare una misura estrema, ma è ordinaria amministrazione per una presidenza che ha trasformato il Dipartimento di Giustizia, il Dipartimento dell’Istruzione, la CIA e l’FBI in armi con cui punire indiscriminatamente i suoi nemici.
    Il risultato della scomparsa dei dati è che l’autocrazia acquisisce il potere di manipolare a piacimento la realtà, perché non è più possibile contestare la propaganda. Per eliminare pandemie, cambiamento climatico, povertà, disuguaglianze e discriminazioni basterà negarne l’esistenza. Senza i dati, si può spacciare per verità qualsiasi bufala funzionale agli interessi del regime. I vaccini provocano l’autismo. Le malattie infettive sono create in laboratorio da chi vuole vendere i vaccini. Il cancro si può curare mangiando alimenti crudi e l’omeopatia funziona. Non c’è alcun riscaldamento globale, anzi fa più fresco di prima. Donne, minoranze etniche, persone lgbt+ non hanno nulla di cui lamentarsi perché non sono discriminate. Studiare non serve a niente, mentre chi dedica la vita allo studio è un corrotto al soldo delle multinazionali. L’economia va a gonfie vele e chi afferma il contrario diffonde fake news per conto dei poteri forti. E così via.



    L’attacco dell’amministrazione Trump non riguarda solo le agenzie di ricerca federali, i temi sgraditi, i dati che servono per descriverli e i ricercatori che vogliono studiarli. Ma tutto il sistema universitario.
    Il caso Harvard è emblematico. Trump ha chiesto di controllare il reclutamento di docenti e studenti e, attraverso di esso, i temi di ricerca e i contenuti didattici. Di fronte al rifiuto del rettore, l’università è stata punita con la cancellazione di più di due miliardi di finanziamenti e il divieto di ammettere studenti stranieri. Un danno strategico per uno dei motori principali del modello di crescita americano: l’attrazione di talenti da tutto il mondo. Di fronte al rifiuto del rettore, a Harvard è stato vietato di reclutare studenti stranieri. Si tratta di una misura autolesionistica, che colpisce al cuore uno dei punti di forza del modello di crescita americano: la capacità di attrarre i migliori talenti del mondo.
    Inoltre, l’amministrazione minaccia di colpire Harvard sul piano fiscale attraverso l’IRS (l’equivalente dell’Agenzia delle Entrate). Un ulteriore esempio dell’uso strumentale delle agenzie statali per reprimere il dissenso, tipico dei regimi autoritari.
    Harvard ora è in una posizione impossibile. Non può perdere la propria autonomia e restare Harvard. Ma se resiste, diventerà bersaglio di nuovi abusi di potere. Per Trump, distruggere il più importante ateneo del mondo è ormai una questione simbolica. E, diversamente dalla Cina, Harvard non ha gli strumenti per difendersi da un attacco frontale dell’amministrazione.
    Il Post ha spiegato bene l’ostilità culturale e politica della destra americana nei confronti delle università. Tuttavia, i mezzi di informazione hanno trascurato che l’attacco di Trump alle università non si è concretizzato soltanto nella cancellazione dei fondi pubblici ad alcuni degli atenei più importanti, come Harvard e Princeton. L’intero sistema di finanziamento della ricerca scientifica è stato colpito, soprattutto nei settori biomedici.
    Il meccanismo si chiama “overheads”. I research grants (cioè i finanziamenti di specifici progetti di ricerca) sono ripartiti in due voci principali: i costi “diretti” della realizzazione dei progetti – per esempio, gli stipendi del personale di ricerca e i costi della realizzazione degli esperimenti – e i costi “indiretti”, detti anche overheads, che riguardano le infrastrutture in cui i progetti di ricerca si svolgono, cioè le università. Senza infrastrutture adeguate – per esempio, edifici, laboratori, reparti ospedalieri e uffici amministrativi – nessuna ricerca potrebbe effettivamente svolgersi.
    La parte dei finanziamenti pubblici dedicata ai costi indiretti costituisce una delle principali fonti di finanziamento delle università. Negli Stati Uniti, la quota per gli overheads oscilla tra il 50 e il 70% da almeno 70 anni. L’amministrazione Trump adesso ha stabilito che la quota dei costi indiretti non potrà superare il 15%.
    Sembra un cavillo, invece è un cataclisma per le università americane. Per dare un’idea delle proporzioni, un ateneo abituato a ricevere ogni anno 500 milioni di dollari in fondi di ricerca con overheads al 55% si troverebbe a perdere 200 milioni l’anno. Gli atenei non potranno ristrutturare il proprio budget per sostenere i costi amministrativi e infrastrutturali, perché la maggior parte delle disponibilità finanziarie derivano da donazioni vincolate a usi specifici.
    Per ridurre i costi, le università saranno costrette a licenziare ricercatori e docenti, congelare le assunzioni, diminuire gli investimenti, eliminare i corsi di laurea e dottorato meno popolari e ridimensionare i servizi agli studenti. Molti atenei hanno sospeso già i propri programmi di dottorato.
    La ricerca biomedica ne soffrirà particolarmente, perché richiede le attrezzature più costose e gli investimenti a più lungo termine, e dipende fortemente dai finanziamenti del NIH, il primo ente per il quale l’amministrazione ha reso operativo il taglio degli overheads. I progressi nella cura del cancro e di malattie croniche come l’Alzheimer e il diabete rallenteranno.



    Christopher Rufo, uno degli architetti della campagna contro l’università, lo ha dichiarato apertamente: l’obiettivo è costringere gli atenei a vivere in una condizione di “terrore esistenziale”, in cui conformarsi ai dettami del regime diventi l’unica opzione possibile.
    Il poeta polacco Czesław Miłosz aveva descritto questa dinamica settant’anni fa in La mente prigioniera: nei regimi autoritari, studiosi e artisti finiscono per autocensurarsi, perché la paura di perdere tutto ne guida il pensiero prima ancora che le azioni.
    Gli arresti illegali e traumatici dei ricercatori immigrati regolarmente residenti negli USA rei di aver manifestato qualche forma di dissenso, la sospensione dei finanziamenti alle università che consentono libertà di espressione, la proibizione di qualsiasi ricerca o insegnamento anche solo sospetto di poter alimentare dissenso, hanno lo stesso scopo: Indurre dirigenti, docenti e studenti all’autocensura per non perdere tutto.
    Le immagini dell’arresto brutale della dottoranda di ricerca della Tufts University Rumeysa Ozturk hanno fatto il giro del mondo. Come altri colleghi vittime di deportazione, Ozturk non era accusata di nulla. La sua unica “colpa” era aver firmato, insieme ad altri, una lettera contro il genocidio palestinese pubblicata su un giornalino universitario. Si chiama libertà di espressione ed è tutelata dalla Costituzione, non solo negli Stati Uniti ma in qualsiasi paese democratico. Dopo l’arresto, è stata deportata in un carcere lontano da casa, in Louisiana, senza alcuna accusa formale. È stata liberata più di un mese dopo. È chiaro che gli arresti, le deportazioni e le procedure giudiziarie “punitive” di cui si serve l’amministrazione Trump hanno basi giuridiche molto fragili. Ma l’obiettivo non è vincere in tribunale. Il vero scopo è intimidire e scoraggiare.
    Una causa, anche infondata, può significare anni di spese legali, sospensione dei finanziamenti per l’università, a danno dei colleghi e dell’istituzione della vittima, ritorsioni su altri componenti del gruppo di ricerca. L’effetto è il silenzio selettivo e l’autocensura prudenziale. Se un ricercatore o uno studente espone l’università a dei rischi, sarà allontanato. Chi ha una reputazione di indipendenza non sarà assunto. È così che funzionano i regimi autoritari, come ha mostrato il caso di Orban in Ungheria, ormai superato dalla brutalità e rapidità dell’amministrazione Trump.



    Come ha affermato l’economista Dani Rodrik, tre pilastri hanno reso grandi gli Stati Uniti: lo stato di diritto, il sistema di ricerca scientifica e innovazione, e l’apertura ai talenti da tutto il mondo. Trump li ha smantellati tutti. Nessun nemico dell’America avrebbe potuto fare di meglio.
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  8. #1018
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da FunMBnel Visualizza Messaggio
    Oh... Magari non è vero, ma serve per dire tra qualche giorno "è il momento di comprare" e poi 2 ore dopo annunciare pausa per altri 90 giorni.
    D'altra parte finchè non lo arrestano va bene così...
    Tocca autoquotarmi... Tu pensa... I dati sono stati sospesi fino al 09/07 ovvero esattamente la scadenza dei 90 giorni precedentemente indicata.
    Ancora una volta il minchione in chief si dimostra maestro nel risolvere problemi da lui stesso creati (solo che la sfiducia globale si sedimenta sempre più...).
    La cosa divertente è che ci sono dei dementi, e non parlo dei gonzi che hanno votato per lui mentre faticano a mettere assieme 2 pasti, che plaudono alla "soluzione" di tali problemi inesistenti prima di lui.
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  9. #1019
    Burrasca L'avatar di Corry
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Come se ti tiro un calcio nei maroni, poi ti do un moment e tu mi ringrazi per averti guarito
    Progetto fantasioso…

  10. #1020
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Corry Visualizza Messaggio
    Come se ti tiro un calcio nei maroni, poi ti do un moment e tu mi ringrazi per averti guarito
    Se mi fosse venuta in mente l'avrei scritta così io.
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