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  1. #121
    Vento fresco L'avatar di lothar
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Kojakteam Visualizza Messaggio
    Ci è arrivato persino Biden sulla non corrispondenza dei prezzi alla pompa e il mercato del petrolio.

    Probabilmente nemmeno Lui conosce i premi Nobel che studiano e correlano questi andamenti

    Sarà interessante vedere quali mosse metteranno in campo.

    Qua in UE si abbaia al price cap da 7 mesi mentre da sotto il naso ci sfilano miliardi.....

    Antitrust: istruttoria su Iren, Dolomiti, Iberdrola, E.On - Economia - ANSA

    Ma sereni, anche qua arriverà il Nobel di turno a spiegarci le motivazioni e finirà tutto a tarallucci e vino......e io stupido pago!.....

    Titolo del TD direi azzeccatissimo "It's the economy, stupid!"
    Eccolo qua il premio nobel di turno, visto che conosco bene i meccanismi di queste aziende energetiche: tutte quelle che leggi hanno una posizione finanziaria disastrosa e riaprendo a mercato i prezzi di vendita stipulati in precedenza con i clienti cercano ossigeno per tirare un po' più in là ed allontanare lo spettro dei libri in tribunale.
    Non è certamente una pratica corretta ma quando hai l'acqua sopra la gola tutto fa brodo, anche andare nel torbido, creandosi un danno d'immagine difficilmente recuperabile, in virtù della situazione di contingenza in cui si può certamente tirare in ballo la forza maggiore (che se leggete bene i contratti che firmate è certamente inclusa).
    P.S. L'Autorità farà quasi certamente un buco nell'acqua perchè quelle modifiche contrattuali sono tutte antecedenti ai decreti governativi con cui Draghi ha introdotto la regola dell'immodificabilità dei prezzi, alla faccia delle leggi di mercato.
    Pietro

  2. #122
    Vento moderato L'avatar di Gianni78ba
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Articolo vecchio ma può essere utile
    Il caro prezzi energetici e i margini produttivi

    Lo “spread” dell'energia si chiama “spark spread”, ed è la differenza tra il prezzo nazionale dell'energia elettrica e il costo del combustibile, utilizzato nelle centrali che la producono, in questo caso il gas. Se a questa si sottrae anche il costo della CO2 si ottiene il clean spark spread, ovvero il margine del produttore.Visionando i dati spot del clean spark spread mensile si nota come questi si siano ridotti da inizio 2021 passando da 7,2 €/MWh di gennaio a 3,4 €/MWh di ottobre, con marginalità negative a maggio (-2,5 €/MWh).Considerati i lockdown del 2020, confrontiamo il CSS spot del mese front (ottobre 21) con quelli di ottobre 2019.Spacchettando i prezzi dei sottostanti notiamo come rispetto allo stesso periodo di 2 anni fa la CO2 sia raddoppiata, il power sia triplicato, il gas quadruplicato, e il CSS si sia ridotto di oltre il 70%.Nel dettaglio calcoliamo il CSS ipotizzando un impianto termoelettrico a ciclo combinato con rendimento gas dello 0,4915 (per produrre 1 MWh di energia elettrica sarà necessario bruciare quasi 2 MWh di gas) e un coefficiente di carbonio pari a 0,4 (riferimento da Alba Soluzioni).CSS ottobre21= 57,5 – (17,25/0,4915) – (26,54*0,4) = 11,6CSS ottobre19= 174,4 – (71,2*0,4915) – (59,69*0,4) = 3,4Quindi l’aumento dei prezzi non è stato causato da un incremento della marginalità dei produttori, bensì dai costi dei sottostanti.Anche sul lungo periodo troviamo un quadro analogo allo spot, con margini che per il momento non hanno guadagnato il “segno meno” ma che si sono notevolmente ridotti.Ipotizzando un impianto termoelettrico con le stesse caratteristiche del precedente, spacchettiamo i sottostanti del prezzo relativo al prodotto Cal22:La marginalità forward dei produttori si è ridotta meno rispetto a quella del breve termine (-70,7% vs -44,2%) perché gli incrementi dei sottostanti sono stati minori rispetto a quelli dello spot.Quindi le aziende e i consumatori finali non sono gli unici a pagare il prezzo del caro energia, questo ricade anche sui produttori che subiscono una diminuzione importantissima dei margini di produzione.E gli spread delle centrali a carbone?In Italia il carbone è una tecnologia marginale che contribuisce circa per il 6% alla produzione elettrica. L’impennata dei prezzi gas partita a marzo ha reso più costosa la produzione a gas, rispetto a quella a carbone di conseguenza lo switching price è diventato favorevole alla produzione a carbone.Sulla parte breve nonostante l’impatto dei prezzi CO2 sulla produzione a carbone sia più alto rispetto al gas, a causa del più alto coefficiente di carbonio, il coal rimane comunque più vantaggioso, con ampie marginalità ai produttori. Sul lungo periodo la situazione rimane la medesima con quotazioni di carbone solo poco più economiche rispetto al breve. Purtroppo essendo una tecnologia marginale in Italia, la produzione a carbone non riesce comunque a calmierare i prezzi del gas a causa del forte deficit di offerta.Quindi nel nostro Paese, se il gas costa meno del carbone, i produttori smettono di produrre a carbone, ma viceversa, a causa della marginalità di questa tecnologia, la stessa cosa non è possibile.In Germania la situazione è leggermente diversa, poiché il carbone contribuisce circa al 40% della produzione elettrica nazionale. Nel breve termine la disponibilità di produzione a carbone non riesce comunque a soddisfare la domanda e ad impattare al ribasso sui prezzi gas. Tuttavia sul lungo periodo lo switching cost è favorevole al gas.In conclusione sebbene il Italia il carbone sia una commodity energetica residuale da un punto di vista quantitativo, in Europa rimane una tecnologia ancora fondamentale per il bilancio energetico totale. L’aumento del gas più che proporzionale rispetto al carbone ha creato una forbice ampia tra gli spread gas e carbone sostenuta dal costo della CO2 e dal deficit di offerta.
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  3. #123
    Vento moderato L'avatar di Gianni78ba
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  4. #124
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
    Articolo vecchio ma può essere utile
    Il caro prezzi energetici e i margini produttivi

    Lo “spread” dell'energia si chiama “spark spread”, ed è la differenza tra il prezzo nazionale dell'energia elettrica e il costo del combustibile, utilizzato nelle centrali che la producono, in questo caso il gas. Se a questa si sottrae anche il costo della CO2 si ottiene il clean spark spread, ovvero il margine del produttore.Immagine
    Visionando i dati spot del clean spark spread mensile si nota come questi si siano ridotti da inizio 2021 passando da 7,2 €/MWh di gennaio a 3,4 €/MWh di ottobre, con marginalità negative a maggio (-2,5 €/MWh).Considerati i lockdown del 2020, confrontiamo il CSS spot del mese front (ottobre 21) con quelli di ottobre 2019.Immagine
    Spacchettando i prezzi dei sottostanti notiamo come rispetto allo stesso periodo di 2 anni fa la CO2 sia raddoppiata, il power sia triplicato, il gas quadruplicato, e il CSS si sia ridotto di oltre il 70%.Nel dettaglio calcoliamo il CSS ipotizzando un impianto termoelettrico a ciclo combinato con rendimento gas dello 0,4915 (per produrre 1 MWh di energia elettrica sarà necessario bruciare quasi 2 MWh di gas) e un coefficiente di carbonio pari a 0,4 (riferimento da Alba Soluzioni).CSS ottobre21= 57,5 – (17,25/0,4915) – (26,54*0,4) = 11,6CSS ottobre19= 174,4 – (71,2*0,4915) – (59,69*0,4) = 3,4Quindi l’aumento dei prezzi non è stato causato da un incremento della marginalità dei produttori, bensì dai costi dei sottostanti.Anche sul lungo periodo troviamo un quadro analogo allo spot, con margini che per il momento non hanno guadagnato il “segno meno” ma che si sono notevolmente ridotti.Immagine
    Ipotizzando un impianto termoelettrico con le stesse caratteristiche del precedente, spacchettiamo i sottostanti del prezzo relativo al prodotto Cal22:Immagine
    La marginalità forward dei produttori si è ridotta meno rispetto a quella del breve termine (-70,7% vs -44,2%) perché gli incrementi dei sottostanti sono stati minori rispetto a quelli dello spot.Quindi le aziende e i consumatori finali non sono gli unici a pagare il prezzo del caro energia, questo ricade anche sui produttori che subiscono una diminuzione importantissima dei margini di produzione.E gli spread delle centrali a carbone?In Italia il carbone è una tecnologia marginale che contribuisce circa per il 6% alla produzione elettrica. L’impennata dei prezzi gas partita a marzo ha reso più costosa la produzione a gas, rispetto a quella a carbone di conseguenza lo switching price è diventato favorevole alla produzione a carbone.Immagine
    Sulla parte breve nonostante l’impatto dei prezzi CO2 sulla produzione a carbone sia più alto rispetto al gas, a causa del più alto coefficiente di carbonio, il coal rimane comunque più vantaggioso, con ampie marginalità ai produttori. Sul lungo periodo la situazione rimane la medesima con quotazioni di carbone solo poco più economiche rispetto al breve. Purtroppo essendo una tecnologia marginale in Italia, la produzione a carbone non riesce comunque a calmierare i prezzi del gas a causa del forte deficit di offerta.Quindi nel nostro Paese, se il gas costa meno del carbone, i produttori smettono di produrre a carbone, ma viceversa, a causa della marginalità di questa tecnologia, la stessa cosa non è possibile.In Germania la situazione è leggermente diversa, poiché il carbone contribuisce circa al 40% della produzione elettrica nazionale. Nel breve termine la disponibilità di produzione a carbone non riesce comunque a soddisfare la domanda e ad impattare al ribasso sui prezzi gas. Tuttavia sul lungo periodo lo switching cost è favorevole al gas.In conclusione sebbene il Italia il carbone sia una commodity energetica residuale da un punto di vista quantitativo, in Europa rimane una tecnologia ancora fondamentale per il bilancio energetico totale. L’aumento del gas più che proporzionale rispetto al carbone ha creato una forbice ampia tra gli spread gas e carbone sostenuta dal costo della CO2 e dal deficit di offerta.
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    Pietro

  5. #125
    Vento forte L'avatar di galinsog@
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    E così si conclude la breve parentesi governativa di Elizabeth Truss, messa all'angolo dall'avventurismo fiscale dell'ex-Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng e dalla sua personale e totale mancanza di senso pratico...

    Immagino che a rimpiazzarla i conservatori manderanno Rishi Sunak che forse tra i possibli premier britannici è quello con il profilo più "rassicurante" per i mercati, anche se paga la stretta amicizia con Dominic Cummings, che è stato la vera eminenza grigia durante il governo di Johnson.

    Liz Truss resigns as prime minister — follow latest | News | The Times
    Ultima modifica di galinsog@; 20/10/2022 alle 15:08

  6. #126
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
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    Il caro prezzi energetici e i margini produttivi

    Lo “spread” dell'energia si chiama “spark spread”, ed è la differenza tra il prezzo nazionale dell'energia elettrica e il costo del combustibile, utilizzato nelle centrali che la producono, in questo caso il gas. Se a questa si sottrae anche il costo della CO2 si ottiene il clean spark spread, ovvero il margine del produttore.Immagine
    Visionando i dati spot del clean spark spread mensile si nota come questi si siano ridotti da inizio 2021 passando da 7,2 €/MWh di gennaio a 3,4 €/MWh di ottobre, con marginalità negative a maggio (-2,5 €/MWh).Considerati i lockdown del 2020, confrontiamo il CSS spot del mese front (ottobre 21) con quelli di ottobre 2019.Immagine
    Spacchettando i prezzi dei sottostanti notiamo come rispetto allo stesso periodo di 2 anni fa la CO2 sia raddoppiata, il power sia triplicato, il gas quadruplicato, e il CSS si sia ridotto di oltre il 70%.Nel dettaglio calcoliamo il CSS ipotizzando un impianto termoelettrico a ciclo combinato con rendimento gas dello 0,4915 (per produrre 1 MWh di energia elettrica sarà necessario bruciare quasi 2 MWh di gas) e un coefficiente di carbonio pari a 0,4 (riferimento da Alba Soluzioni).CSS ottobre21= 57,5 – (17,25/0,4915) – (26,54*0,4) = 11,6CSS ottobre19= 174,4 – (71,2*0,4915) – (59,69*0,4) = 3,4Quindi l’aumento dei prezzi non è stato causato da un incremento della marginalità dei produttori, bensì dai costi dei sottostanti.Anche sul lungo periodo troviamo un quadro analogo allo spot, con margini che per il momento non hanno guadagnato il “segno meno” ma che si sono notevolmente ridotti.Immagine
    Ipotizzando un impianto termoelettrico con le stesse caratteristiche del precedente, spacchettiamo i sottostanti del prezzo relativo al prodotto Cal22:Immagine
    La marginalità forward dei produttori si è ridotta meno rispetto a quella del breve termine (-70,7% vs -44,2%) perché gli incrementi dei sottostanti sono stati minori rispetto a quelli dello spot.Quindi le aziende e i consumatori finali non sono gli unici a pagare il prezzo del caro energia, questo ricade anche sui produttori che subiscono una diminuzione importantissima dei margini di produzione.E gli spread delle centrali a carbone?In Italia il carbone è una tecnologia marginale che contribuisce circa per il 6% alla produzione elettrica. L’impennata dei prezzi gas partita a marzo ha reso più costosa la produzione a gas, rispetto a quella a carbone di conseguenza lo switching price è diventato favorevole alla produzione a carbone.Immagine
    Sulla parte breve nonostante l’impatto dei prezzi CO2 sulla produzione a carbone sia più alto rispetto al gas, a causa del più alto coefficiente di carbonio, il coal rimane comunque più vantaggioso, con ampie marginalità ai produttori. Sul lungo periodo la situazione rimane la medesima con quotazioni di carbone solo poco più economiche rispetto al breve. Purtroppo essendo una tecnologia marginale in Italia, la produzione a carbone non riesce comunque a calmierare i prezzi del gas a causa del forte deficit di offerta.Quindi nel nostro Paese, se il gas costa meno del carbone, i produttori smettono di produrre a carbone, ma viceversa, a causa della marginalità di questa tecnologia, la stessa cosa non è possibile.In Germania la situazione è leggermente diversa, poiché il carbone contribuisce circa al 40% della produzione elettrica nazionale. Nel breve termine la disponibilità di produzione a carbone non riesce comunque a soddisfare la domanda e ad impattare al ribasso sui prezzi gas. Tuttavia sul lungo periodo lo switching cost è favorevole al gas.In conclusione sebbene il Italia il carbone sia una commodity energetica residuale da un punto di vista quantitativo, in Europa rimane una tecnologia ancora fondamentale per il bilancio energetico totale. L’aumento del gas più che proporzionale rispetto al carbone ha creato una forbice ampia tra gli spread gas e carbone sostenuta dal costo della CO2 e dal deficit di offerta.
    Grazie per aver condiviso questo articolo che mette un po' di chiarezza in merito all'impatto del costo materia prima sul costo finale dell'energia.

    Se ho capito bene quello che ho letto, questo vale per la sola energia che viene prodotta con gas o carbone, per l'energia prodotta da fonti rinnovabili questo non vale.

    Le aziende che ci vendono energia non hanno un'unica tecnologia di produzione (gas) ma hanno "in pancia" altre fonti come le rinnovabili e l'energia importata prodotta dalle centrali nucleari estere.

    Quindi i minori ricavi derivanti dall' aumento del gas vengono compensati dalle altre fonti di energia le quali probabilmente potrebbero anche pareggiare le perdite.

    Inoltre lo stesso DL Aiuti bis, che ha sancito il blocco delle tariffe per i venditori (bellamente non rispettato) ha anche sancito un taglio per i produttori, che però è stato rispettato alla lettera (scambio sul posto da circa 0.10 €/kwh a 0.05 €/kwh) alla faccia delle leggi di mercato...

  7. #127
    Uragano L'avatar di Friedrich 91
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Biden critica Truss: "Il suo piano economico era sbagliato" - la Repubblica

    Meno male che ce lo ribadisce questo lungimirante presidente, non ce ne saremmo mai accorti altrimenti
    «L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)

  8. #128
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da lothar Visualizza Messaggio
    Eccolo qua il premio nobel di turno, visto che conosco bene i meccanismi di queste aziende energetiche: tutte quelle che leggi hanno una posizione finanziaria disastrosa e riaprendo a mercato i prezzi di vendita stipulati in precedenza con i clienti cercano ossigeno per tirare un po' più in là ed allontanare lo spettro dei libri in tribunale.
    Niente di diverso da quanto accaduto a svariate utility in UK peraltro...

    Ma ricordati che siete tutti ladri.
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  9. #129
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Le famiglie americane oggi pagano 90 miliardi in più per lo stesso volume di beni. Le vendite al dettaglio continuano a resistere grazie ai risparmi ingrassati dalle politiche fiscali da covid . I risparmi si bruciano in fretta così. Con il consumo che tira il 60% e passa del PIL USA, sarà difficile evitare la recessione da vedere quanto pesante
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  10. #130
    Uragano L'avatar di Friedrich 91
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    Predefinito Re: "It's the economy, stupid!"

    Citazione Originariamente Scritto da Gianni78ba Visualizza Messaggio
    Le famiglie americane oggi pagano 90 miliardi in più per lo stesso volume di beni. Le vendite al dettaglio continuano a resistere grazie ai risparmi ingrassati dalle politiche fiscali da covid . I risparmi si bruciano in fretta così. Con il consumo che tira il 60% e passa del PIL USA, sarà difficile evitare la recessione da vedere quanto pesante
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    In realtà il "problema" è proprio il fatto che l'economia americana sta resistendo più del previsto agli aumenti di tassi, con di conseguenza la domanda reale che non mostra alcuna vera e propria inversione di tendenza nonostante il marcato aumento dei tassi di interesse da 10 mesi a questa parte. E continua a rimanere elevata, nonostante sarebbe auspicabile una sua riduzione per spegnere l'inflazione. Probabilmente c'è anche un ritardo nella trasmissione della politica monetaria, questo fatto del resto era già stato osservato a suo tempo ad es. da Friedman.
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