
Originariamente Scritto da
alexeia
A parte gli insulti gratuiti (vabbé, si vede che non si conoscono altri aggettivi per definire un'idea su cui non si è daccordo...): è bello il fatto che chi non vive in un luogo, e quindi suppongo non abbia provato sulla sua pelle il vivere lì non da turista, va a spiegare i grandiosi vantaggi di una cosa vista dall'esterno del luogo stesso.
Intendo dire: la questione del ponte è un discorso complesso, che tira in ballo numerosi argomenti e numerosi fattori.
Che esistano opinioni discordanti - a volte anche nella mente di una stessa persona - è fisiologico e proporzionale alle dimensioni dell'investimento coinvolto (parlassimo di costruire un pollaio, il dibattito non sarebbe così acceso perché non sarebbero in gioco dei capitali).
Che chi vive nell'isola pensi - prima che al ponte - ai servizi essenziali che ancora mancano, cioè viabilità, acqua, scuole e infrastrutture assortite, mi sembra altrettanto comprensibile di chi dall'esterno dell'isola vede nuovi territori su cui espandere il mercato.
Quello che è sul tavolo sono soldi, e bei soldi, con i quali è naturale pensare "intanto sistemiamo l'isola e miglioriamo la vita degli abitanti, poi penseremo a collegarli alla penisola".
Insomma, è una questione spinosa, che non si liquida né con gli slogan, né buttandola in caciara politica.
Il problema di fondo, mi sa, è che ormai ne abbiamo viste tropoe - di fondi che spariscono, costruzioni abbandonate, infrastrutture crollate, tangnti, mafie assortite e ritardi misti - per poter affrontare giulivamente questa avventura: cioè, nella nordica Como hanno iniziato a rifare il lungolago nel 2008 e forse quest'anno 2025 riusciranno a finire i lavori - se va bene - e vuoi che delle persone normali e con un po' di cervello riescano veramente a buttarsi felici e contente in un cantiere che già di progetto prevede di chiudere nel 2032?
Le decisioni ormai sono prese, non devi più convincere nessuno: lascia almeno che i diretti interessati manifestino la loro perplessità!
Segnalibri