La Lega Nord è stata espulsa dal gruppo di Indipendenza e Democrazia (Id) dell'Europarlamento e dovrÃ* rientrare nel gruppo dei non iscritti. Lo ha annunciatoo nell'ultima giornata della sessione plenaria il presidente del gruppo il danese Jens Peter Bonde. I quattro rappresentanti della Lega, Umberto Bossi, Mario Borghezio, Francesco Speroni e Matteo Salvini erano entrati nel gruppo, che include numerosi euroscettici e partiti di destra, dopo le ultime elezioni europe.
"We are all star people, from the dust we came and to the dust we shall return. So let's celebrate Love. Ciao Mamma.
Era prevedibile che in qualche modo si sarebbe pagata la pirlata di Calderoli![]()
Mauro Negri, oss. met. amat. Milano-Bicocca, 144m slm (11m dal suolo) - Staz. TFA KlimaLogg Pro in schermo Davis passivo. Record dal 20/9/02: -7.1° (6/2/12), +37.9° (11/8/03)
non sono leghista, ma se lo fossi sarei solo felice di essere il più possibile ai margini di questa "Europetta" da quattro soldi, burocratica, inutile, boriosa, fannullona, distratta, lontana dalla gente.
![]()
Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e 'l salir per l'altrui scale. [I]
[/I][I]Dante, Paradiso XVII, 58-60.[/I]
Originariamente Scritto da icekarl
Sì, e magari anche fuori dal parlamento europeo del tutto. Vaglielo a dire, coi soldi che prendono (loro e i loro "portaborse", figli e fratelli...).![]()
I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.
*
Always looking at the sky
*
ma si è vista sta maglietta
Provincia di Treviso: imbattibili per la pioggia con +1°
Fantacalcio: VENEXIA F.C.
L'Europa di Prodi, insomma.Originariamente Scritto da icekarl
In una campagna elettorale che sta diventando sempre più serrata e si infiammerÃ* mediaticamente sempre più, le due coalizioni in lizza divulgano i loro programmi, come è ovvio che sia. E presumono nello stesso tempo che gli elettori sappiano tutto sulle persone dei rispettivi leaders, veri o presunti tali.
Ciò è vero, grosso modo, per la persona di Silvio Berlusconi, di cui si può agevolmente tracciare, o rintracciare, la biografia, salvo poi dipingersela con toni elogiativi o sprezzanti a seconda del proprio credo politico. Oltretutto, il leader della CdL non ha mai abbandonato il proprio paese natio, nel quale anzi si è conquistato sempre maggiore visibilitÃ*, e non certo da oggi.
Possiamo dire lo stesso per Romano Prodi? Anche del professore potremmo certo tracciare una biografia, sin dai tempi in cui era giovane professore a Bologna. Ma il fatto è che per lui manca all'appello, ed è infinitamente meno noto al pubblico italiano, un tassello recente e importante della sua vita pubblica: quello del quinquennio passato a Bruxelles come presidente della Commissione europea, dal 1999 al 2004.
Prodi in campagna elettorale si guarda bene dal riferirsene in toni che non siano più o meno europeisticamente auto-celebrativi – e ovviamente superficiali –, né la stampa italiana si è troppo curata, in passato, di spiegarci cosa egli abbia effettivamente fatto, come abbia operato, che risultati abbia raggiunto occupando una carica, in seno all’Unione europea, indubbiamente strategica e centrale. E dire che la posta in gioco era ben alta: dal varo dell’Euro a quello della Costituzione europea, alla riforma delle istituzioni europee ecc.
Prodi fu “scelto” come presidente della Commissione in un momento in cui, dopo le grandi “spinte in avanti” (varo del mercato unico, creazione della moneta unica, tanto per fare solo alcuni esempi) dei mandati di Jacques Delors (1984-1994) e la fine poco gloriosa e costellata di scandali e corruttele del mandato del lussemburghese Jacques Santer (1994-1999), occorreva ridare patina e slancio all'organo esecutivo dell’UE. Ma la ormai famosa frase rivolta (ufficiosamente) dall'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl – europeista convinto – ai suoi ex partner «Vi ha forse dato di volta il cervello?» stava a significare che, col Professore, si era voluto scegliere un uomo tutt'altro che carismatico, anzi ben malleabile, incline a compromessi, privo della risolutezza e dell'iniziativa di un Delors, un uomo che le cancellerie europee certo giÃ* conoscevano bene per queste sue “doti”. Doti che facevano appunto di Prodi il candidato ideale per chi, nelle cancellerie, covava il progetto di affossare l'integrazione europea. A tale forse non troppo velato desiderio Prodi corrisponderÃ* puntualmente!
E così inizia e trascorre un quinquennio di scarsa iniziativa e di opaca o assente presenza europea di un politico che continua a pensare con strategica nostalgia al suo paese; un paese in cui si reca con frequenza assidua (chi non l’ha visto partire quasi ogni venerdì sera da Bruxelles per recarsi da principio nella sua amata Bologna, e per poi allargarsi da Camaldoli a Roma, ovunque gruppi ulivisti o affini lo richiedessero?) e alla cui presenza tiene ossessivamente, fino a reclutare, con fondi comunitari, un collaboratore italiano esplicitamente consacrato a fargli avere, a casa propria, il “posto al sole” mediatico tanto ambito.
Ai suoi ritorni da Bologna, è ovvio che il Professore si sentisse stanco e affaticato per tanto “surmenage”. Figurarsi: l'aereo del ritorno in Belgio parte dal capoluogo emiliano prima delle sette del mattino! E così la sempre vigile stampa anglosassone, ben lungi dall’attaccarlo stretegicamente per “antieuropeismo” (come egli vorrebbe oggi farci credere, stando alle sue risposte a Maria Latella in un recente “Porta a Porta”) si compiaceva, al contrario, a ritrarlo sonnecchiante a qualche riunione al vertice convocata forse ad orari a lui “sgraditi”.
A Bruxelles, sono compiti impari quelli che lo attendono: il Professore deve tirarsi d'impaccio dall'affare di corruzione che coinvolge Eurostat, l'istituto di statistica, nella persona del suo direttore, il francese Yves Franchet, ma rischia di trascinare nel fondo l'intera Commissione; deve cercare di portare avanti, coadiuvato dal suo vice-presidente Neil Kinnock, una riforma della funzione pubblica comunitaria tanto sbandierata come simbolo di trasparenza ma che presto si risolve in null'altro che in un'allucinante moltiplicazione all'infinito di gradi, scatti e livelli di carriera dei dipendenti dell'UE; dovrebbe essere propulsore della Costituzione europea ma si arrende ben presto – salvo un tardivo, troppo tardivo e distratto “risveglio” – di fronte all'energia arrogante con cui ogni stato membro salvaguarda le proprie prerogative, per cui la Costituzione si risolve in un deludente niente di fatto; e in tale vicenda, con voluta inazione, si guarda ovviamente ben bene dal facilitare la vita al suo acerrimo rivale italiano Berlusconi, allorché questi assume la presidenza semestrale del Consiglio europeo e si trova a dover faticosamente mediare tra gli interessi ispano-polacchi favorevoli ad uno status quo del processo decisionale europeo da un lato, e gli altri stati membri dall'altro (ditemi voi se questo non è conflitto di interessi!); potrebbe infine prestare ascolto a quanti, da istituzioni europee come il Parlamento, gli raccomandano prudenza optando per un'integrazione dell'Europa esistente prima del suo indiscriminato e pericoloso allargamento ad est. Ma il Professore, desideroso forse di chissÃ* quale visibilitÃ*, si lancia in una politica dell'allargamento ad est “costi quel che costi”, le cui conseguenze critiche, sul piano della tenuta e della credibilitÃ* di un organismo tanto delicato quale l'Unione europea, cominciamo ad essere da tempo sotto gli occhi di tutti. E potremmo continuare…
Un anno prima della scadenza del mandato del Professore, un impietoso ma analitico articolo comparso sul giornale francese di sinistra Libération stigmatizzava non solo la mancanza di informazione di cui soffriva il pubblico italiano nei riguardi dell'operato di Prodi, ma anche le passivitÃ* e i silenzi del Professore in incontri al vertice (quale quello, economico, dell'ottobre 2002) che avrebbero dovuto invece vederlo protagonista. Senza mezzi termini, l'autore, Jean Quatremer, lo definiva «il peggiore presidente che la Commissione abbia mai avuto. Sotto la sua gestione, l'esecutivo europeo ha perso la sua autoritÃ* morale e politica».
E’, questo, un viatico accettabile per chi ambisce, per l'ennesima volta, a voler governare l'Italia?
Giulio Romano
La cosa più bella della neve? Il silenzio che l'accompagna nella caduta. Un silenzio non imposto, che dovrebbe essere la norma e invece è l'eccezione, tanto da gridare alla "calamità naturale". Forse non è la neve, ma il silenzio ad essere visto con sospetto. Nel silenzio si ascolta, nel silenzio si ragiona. Il silenzio, come la neve, non è noia, è gioia. Dovrebbe nevicare più spesso.
Chi è?Originariamente Scritto da Adriano 60
Non hai torto Carlo... ma è anche vero che far parte di un gruppo dÃ* più possibilitÃ* di far sentire la propria voce, e magari tentare di cambiare questo stato di cose.Originariamente Scritto da icekarl
In ongi caso, mi pare di aver capito che l'"impresa" di mister C sia stata solo un pretesto, e che i motivi dell'epurazione possano essere altri...
Mauro Negri, oss. met. amat. Milano-Bicocca, 144m slm (11m dal suolo) - Staz. TFA KlimaLogg Pro in schermo Davis passivo. Record dal 20/9/02: -7.1° (6/2/12), +37.9° (11/8/03)
Da che giornale è tratto?Originariamente Scritto da NoSync
Opsss, pardon!Originariamente Scritto da NoSync
Non ho messo il link: http://www.legnostorto.it/legnostort...2006_8070.aspx
![]()
La cosa più bella della neve? Il silenzio che l'accompagna nella caduta. Un silenzio non imposto, che dovrebbe essere la norma e invece è l'eccezione, tanto da gridare alla "calamità naturale". Forse non è la neve, ma il silenzio ad essere visto con sospetto. Nel silenzio si ascolta, nel silenzio si ragiona. Il silenzio, come la neve, non è noia, è gioia. Dovrebbe nevicare più spesso.
Segnalibri