... che sta tentando di girare il Meditterraneo.

Tradizioni locali e religiose in Egitto, rispetto reciproco e altro ancora.
Il personaggio intervistato è considerato molto vicino ai Fratelli Musulmani, quindi non so quanto vadano filtrate le sue parole.
Ma a prima vista fanno trasparire un'immagine di quel paese ben diversa da quelle viste normalmente alla TV.

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lunedì, 13 marzo 2006
Litanie copte e Fratelli musulmani

Il Cairo

QuaresimaSoltanto una cosa riesce a incidere profondamente nel caos magmatico del Cairo: il venerdi'. Il giorno della preghiera concede alla citta' ritmi e silenzi sorprendenti. Le strade tacciono, le bancarelle traslocano, le numerose bandiere egiziane sembrano piu' brillanti. Anche i gagliardi odori cairoti si lasciano andare al vento che, sulle rive del Nilo, non manca mai. Questa calma si interrompe all'improvviso. E' il muezzin che richiama i fedeli alla preghiera a portare la vita nelle strade. Questa adunata generale scivola dalle piramidi di Giza fino alle periferie del nord, passando per i quartieri isolani come Manial, Gezira e Zamalek. Vibrano i minareti storici di Al-Azhar, Sayyidna al-Hussein, Al-Ghouri. E, con loro, molti altri nei vicoli stretti e scuri delle grandi sharie. Il Cairo prega. E poi torna a essere il Cairo.

Venerdi' non e' soltanto il giorno di preghiera dei musulmani. Venerdi' e' (diventato) anche il giorno di preghiera della numerosa e antichissima comunita' cristiana d'Egitto, quella dei copti. Festeggeranno la Pasqua una settimana in ritardo rispetto ai cattolici ma la loro Quaresima, fatta di digiuni (dalla mezzanotte fino alla messa del giorno dopo) e dieta vegetariana, e' gia' cominciata. Capito quasi per caso nella chiesetta Al-Muallaqa e vengo letteralmente rapito dalle litanie lente e ripetitive del rito greco ortodosso. Uomini da una parte, donne dall'altra con il capo coperto da un velo bianco ricamato con una croce rossa. Bambini dappertutto, corrono, giocano, mangiano senza infastidire troppo e senza mai uscire dalla chiesa. Sono proprio i bambini ad avviare i canti prima della comunione: un pezzo di pane fresco che si riceve scalzi perche', scalzo, Mose' sali' sul Sinai. La messa e' infinita e le sue cantilene producono un effetto quasi ipnotico. Non sono piu' certo di trovarmi al Cairo. Il triplice segno della croce, il bacio alle icone di legno, il profumo di candele sottili e sghembe. Le venerazione di una grotta che, vuole la tradizione copta, ospito' Giuseppe, Maria e il piccolo Gesu' durante la loro fuga dalla Giudea. All'uscita sentieri acciottolati fiancheggiati da mura di pietra. Poi una sinagoga. Un'altra volta non sono piu' certo di trovarmi al Cairo. Forse sono gia' a Gerusalemme?

No, non sono a Gerusalemme, altrimenti non potrei bermi una gustosa spremuta d'arancia insieme ad Abdel Fattah Hassan, deputato indipendente del Parlamento egiziano, "italiano d'adozione", vicinissimo al movimento dei Fratelli musulmani. Lo incontro a due passi dall'Istituto italiano di cultura. Fattah non ha il classico fisico da politico, sembra piu' un decatleta o un giocatore di pallacanestro. E' un signore distinto e gentilissimo, baffi corti, giacca e cravatta grigia. Ha studiato anche a Roma, all'universita' La Sapienza: "Un periodo indimenticabile della mia vita. Ricordo con grande affetto il professor Aldo Mastropasqua e gli italiani che mi hanno aiutato e sostenuto. Colui che non ringrazia la gente, non ringrazia Dio, e' scritto nel Corano. E io ringraziero' sempre l'Italia per tutto quello che mi ha dato". Universita' ma non solo. A Roma, infatti, Fattah e' diventato di casa. E' stato per anni vice-imam al centro islamico ai Parioli e, poi, imam della moschea Al Fath della Magliana.

Il movimento dei Fratelli musulmani, in Egitto, e' ancora al bando. A meta' degli anni sessanta, lo mise fuori legge il presidente Nasser dopo un attentato che lui stesso subi'. "C'e' una controversia legale ancora in corso", mi spiega Fattah, "e questo la dice lunga con tutti gli anni che sono passati. Sul conto dei Fratelli musulmani si parla spesso a sproposito: e' un movimento che ha le sue radici nella societa' civile, aiuta le famiglie, gli ospedali, le scuole, i poveri. E, certamente, e' un movimento pacifico. Non potrebbe essere diversamente dal momento che trova ispirazione dal Corano. Altrimenti come avrebbe fatto a guadagnare la fiducia e la stima di tanti egiziani (i molti seggi conquistati alle elezioni di qualche mese fa, ndr). In quasi ottant'anni di storia, e quella dell'Egitto e' stata tumultuosa, ci sono soltanto tre episodi, peraltro controversi, legati ad atti violenti (uno e' l'assassinio del presidente Sadat, ndr). Un po' pochino per un movimento fondamentalista, no?". Faccio fatica a carpire il succo del discorso perche' i continui rimandi alla religione, al Coranno e alla Sunna, si calano faticosamente nella vita quotidiana. Che, invece, dovrebbe essere cara ai Fratelli musulmani, date le loro radici sociali. Invece tutto sfugge. "Non vogliamo un partito islamico, vogliamo un partito con delle credenziali islamiche. Il potere non e' un punto di arrivo ma un punto di partenza, uno strumento, un mezzo realizzare qualcosa di buono per il popolo. Democrazia significa pluralismo, rappresentanza del popolo. Questo e' cio' che vogliono e per cui si battono i Fratelli musulmani". Rispetto delle minoranze, anche. "Rispetto per le minoranze, naturalmente. Ma questa e' gia' una realta'. Solo un esempio: gli ottimi rapporti con la chiesa copta. E io, personalmente, ho lavorato sette anni con la scuola dei comboniani".

Pedalando dall'Algeria all'Egitto, passando per la Libia, ho colto un forte desiderio di tradizione, di ritorno alle origini. Perfino di chiusura. Soprattutto nei giovani che, invece, sono normalmente un elemento innovatore, propulsivo, di rottura. "Puo' essere... ma questo non e' un male. Il ritorno alla castita', all'osservanza dei precetti coranici, ai valori della fede, sono elementi positivi. Anche nei giovani. Anzi, soprattutto nei giovani. Io non vedo in questa tendenza un pericolo di creare radicalismi o fondamentalismi". Un'altra versione, invece, e' che la politica israeliana abbia gia' prodotto una nuova generazione "contro". Antagonista e conflittuale. Non a caso, alcuni dei Fratelli musulmani, teorizzano il progetto di un grande Israele, dal Nilo all'Eufrate. Non certo, Abdel Fattah Hassan che mi saluta con i versetti del Corano che recito' al centro islamico ai Parioli: chi uccide un'anima innocente e' come se uccidesse Dio. Era il 14 settembre 2001.