Originariamente Scritto da meteobuccellato-LU
Come dimenticarsi di lui...?
Allegato 18067
E di lui????
Allegato 18068
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Ultima modifica di Tubular; 30/05/2006 alle 14:25
Come se fosse antani...
always looking at the sky
''E' nei ritagli ormai del tempo che penso a quando tu eri qui''
Vasco.
come se uno facesse il Pesto con l'Edera...
(Claudioricci, lunedi' 8 gennaio 2007)
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Originariamente Scritto da Tubular Bells
Non mi provocare sui bidoni, perchè mi eccito!![]()
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Hodgson! Vampeta! Gilberto! Pancev! Rivas! Pacheco!![]()
Ti posto un paio di mie descrizioni di bidoni nerazzurri ai tempo in cui collaboravo con uno stupido giornaletto satirico locale.
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Gilberto Mello da Silva (Inter) – il buon Gilberto sbarcò a Milano a fine anni ‘90, ovviamente sponda nerazzurra, dopo aver dimostrato di essere un gran giocatore di calcio a cinque sulla spiaggia di Rio de Janeiro, un vero e proprio “Pelè del bagnasciuga” insomma. Tra un bagno, un tiro e una granita gustata sullo sdraio riuscì a conquistare gli avvedutissimi osservatori nerazzurri. Arrivò a Milano molto gasato questo novello Roberto Carlos, la Gazzetta nel giorno della sua presentazione titolava “Ronaldo sicuro: per Gilberto garantisco io!”. A distanza di anni viene da chiedersi cosa garantiva. Il nostro eroe doveva coprire la fascia sinistra, endemico problema dell’Inter dopo la partenza di Roberto Carlos. Di lui non si ricorda nulla, forse una mezza presenza in campionato, ma posso giurare che è veramente esistito.
Rabah Madjer (Inter) – algerino (mi pare), maniaco dei colpi di tacco e per questo soprannominato “il tacco di Allah”. Se un calciatore avesse oggi un soprannome del genere, la Lega Nord chiederebbe un’interrogazione parlamentare urgente, Castelli ordinerebbe un’ispezione alla Procura di Milano per il mancato arresto e Bush lo definirebbe un “calciatore canaglia”. Comunque tornando a noi, il nostro arrivò all’Inter e dopo pochi giorni fu rispedito al mittente con posta prioritaria. Gracilino, sempre infortunato, si prese però la bella rivincita di segnare un gol per il Porto in una storica finale di Coppa Campioni contro il Bayern Monaco a fine anni ’80.
Darko Pancev (Inter) – è macedone il giocatore che ha segnato la mia adolescenza. Il “leone dei Balcani”, il “cobra”, il braccio armato della grande Stella Rossa Belgrado (84 gol in quattro stagioni e vincitore del premio “Scarpa d’oro” come miglior marcatore europeo) fu strappato dall’Inter a suon di miliardi alla concorrenza europea. Accolto come un Salvatore (con la S maiuscola), “il cobra” dopo poche partite diventò “la lucertola”, “la biscia”, “il ramarro”. Pochissimi gol, quasi sempre preterintenzionali, occasioni sbagliate a iosa. Il buon Darko divenne subito oggetto delle ire dei frustrati tifosi nerazzurri. Si dice che la LIPU lo abbia denunciato per i continui pericoli arrecati dai suoi tiri ai colombi che abitano, o abitavano, i piani alti del “Meazza”…però divenne la mascotte delle associazioni dei cacciatori. Un grande.
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