In una riunione di partito, il leader socialista Gyurcsany parla delle bugie
dette in campagna elettorale. La registrazione finisce su internet, scoppia la guerriglia
Ungheria, scontri e attacco alla sede tv
dopo le menzogne in diretta del premier
La destra incita alla rivolta. Molti slogan fanno riferimento ai fatti del 1956
Il primo ministro aveva detto: "Non abbiamo combinato nulla"

Gli scontri a Budapest
BUDAPEST - L'Ungheria ha vissuto nelle ultime ore, a qualche settimana dal cinquantesimo anniversario dei tragici fatti del 1956, i primi scontri di piazza e le prime manifestazioni violente di protesta dopo la rivoluzione pacifica che nell'autunno 1989 portò alla caduta del regime comunista; e sta attraversando una crisi politica senza precedenti, causata dal comportamento del premier socialista Ferenc Gyurcsany.
Ieri, a due settimane dalle elezioni amministrative del primo ottobre, Gyurcsany, in uno slancio di sinceritÃ* postuma che gli sta costando caro, ha ammesso di aver detto, in un discorso pronunciato durante una riunione di partito nel maggio scorso - e svelato da un nastro audio diffuso domenica su Internet - che il governo aveva ripetutamente mentito sul suo operato e sui suoi risultati, al fine di vincere le elezioni di aprile.
Nella tarda serata i dimostranti, che protestavano contro il governo, hanno attaccato la sede della televisione nazionale, nel centro di Budapest, fronteggiati da un imponente dispositivo di polizia in tenuta antisommossa. Vi sono stati scontri violenti, con lancio di sassi e bottiglie da parte dei manifestanti; e impiego di candelotti lacrimogeni e idranti da parte delle forze dell'ordine.
I manifestanti, a quanto sembra, volevano leggere un loro appello in televisione, ma la protesta è presto divenuta violenta e apparentemente incontrollabile.
Le fiamme hanno lambito l'edificio della televisione, al pari di alcune auto parcheggiate davanti. Un gruppo di dimostranti è riuscito a entrare nel palazzo e si è dato a atti di violenza, sfasciando distributori automatici di bevande, ma non sembrava voler raggiungere gli studi. La polizia, presente all'interno, non è intervenuta per far cessare l' occupazione.
Da ieri mattina, dopo l'ammissione del premier che il nastro audio incriminato era autentico, una folla, cresciuta nel corso della giornata, ha stazionato davanti al Parlamento per chiederne le dimissioni. Una parte dei dimostranti, da 2.000 a 3.000 persone - in tutto sarebbero state alcune decine di migliaia - ha a un certo punto lasciato le vicinanze del Parlamento per raggiungere la sede della Tv, dove ci sono stati gli incidenti più gravi.
In serata, Fidesz, il principale partito di opposizione, ha espresso solidarietÃ* ai manifestanti, tra i quali molti militanti nazionalisti e noti 'hooligan' tifosi di squadre di calcio. In precedenza, aveva annunciato che avrebbe boicottato per protesta, oggi (martedì), i lavori del Parlamento. "Come possiamo sapere che diranno la veritÃ* e non verranno invece tra sei mesi a dirci che hanno mentito?", si è chiesto il capogruppo di Fidesz in Parlamento, Tibor Navraciscs.
Sempre in serata, i parlamentari socialisti hanno invece espresso appoggio unanime al primo ministro Gyurcsany e al suo programma di governo. Una testimonianza dei drammatici eventi di Budapest, in particolare davanti alla sede della Tv, è stata fornita da un giornalista freelance italiano, Roberto Vernarelli. "Tutto il muro del palazzo, situato in riva al Danubio a circa 50 metri di distanza dal Parlamento, è annerito", ha detto Vernarelli, raggiunto telefonicamente dall'Ansa, precisando che sei auto sono andate a fuoco.
Secondo il giornalista, alcune tv private ungheresi hanno mostrato le immagini di "migliaia di trattori di contadini in marcia per bloccare le strade di Budapest". "Sono giÃ* arrivati in periferia - ha affermato Vernarelli - vogliono impedire l'accesso in cittÃ* nel corso della notte".
Emittenti private mostrerebbero proteste, con migliaia di persone, nelle cittÃ* di Eger, Debrecen e Miskolc.
Secondo Vernarelli, nella capitale alcuni dimostranti scandivano lo slogan "'56, '56", in riferimento all'anno dell' intervento armato sovietico in Ungheria, e sventolano bandiere nazionali "bucate". "Si tratta - spiega il giornalista - di bandiere simili a quelle utilizzate allora, con un buco centrale al posto della stella" rossa.
Nel discorso sotto accusa, il premier ha ammesso che il suo governo non aveva combinato nulla nella passata legislatura e aveva mentito allo scopo di vincere le elezioni. "Non c'è molta scelta, anche perchè ce la siamo bruciata fottutamente, abbiamo mentito prima delle elezioni (politiche nell'aprile scorso), è chiaro che tutto quello che abbiamo detto non era vero, non c'è un solo provvedimento significativo del governo di cui possiamo essere orgogliosi, oltre al fatto che siamo rimasti al potere", ha confessato.
Il Fidesz, guidato da Viktor Orban, si è rivolto al capo dello stato Laszlo Solyom chiedendo di ritirare la fiducia al premier e indire nuove elezioni. Il presidente, pur deprecando la "crisi morale" del paese dopo le rivelazioni del premier, ha respinto la richiesta di dimissioni.
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