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Banned
L'ariete e il mulo.
C'era una volta un ariete che abitava a Melegnano.
Un giorno si alzò, andò in bagno, si guardò allo specchio e disse: "Che diavolo ci faccio a Melegnano?".
Così decise di andarsene da Melegnano in cerca delle sue origini, in campagna.
Prese il primo autobus diretto a Lodi. Nei pressi di Tavazzano, vedendo molti campi, disse al conducente:
"Mi può fare scendere qui?".
"No, la smetta di fare domande idiote. Piuttosto, favorisca il biglietto".
"Sono un ariete, non ho manco le dita, come facevo a tenere in mano un biglietto?".
"Lei è un impostore, se ne vada".
"Me ne andrei volentieri, ma lei si rifiuta di farmi scendere".
"La faccio scendere, ma prima favorisca i documenti".
"Io non favorisco un bel niente, sono un ariete, ti pare che c'ho i documenti?".
"Mii pure del tu mi dà, come si permette?".
"Mi permetto perchè lei è un maleducato".
"E lei ha una faccia da pirla".
"Non si permetta più, pusillanime".
"Pusillanime lo dice a suo fratello, imbecille!".
Il conducente fermò l'autobus e fece scendere l'ariete che, dopo essersi scrollato la polvere di dosso, pensò:
"Tutto sto casino quando mi ha fatto scendere lo stesso...".
L'ariete si trovava ora in mezzo ai campi, nella sua campagna, dopo 47 anni vissuti a Melegnano.
"Che puzza di m.erda", pensò.
Si incamminò per i verdi prati, e ad un certo punto incontrò una lepre.
"Ciao bel coniglio, come ti chiami?", dise l'ariete.
"Coniglio lo dici a tua sorella, deficiente. Sono una lepre".
"Ah, scusami, ciao bella lepre, come ti chiami?".
"Mi chiamo Guendalina, e tu?".
"Piacere, Saverio".
"Ecco, Saverio, veditene di andare aff (censored)".
Così disse la lepre, e saltellando scomparve tra gli alti fili d'erba dei campi. E morì. Era vecchia.
"Povera lepre", pensò l'ariete.
Continuò a passeggiare, quando vide un pavone.
"Ciao bell'uccello, come ti chiami?".
"Sono un pavone, invornito che non sei altro".
"Sempre uccello sei, mica sei un anfibio".
"Anfibio lo dici a tua madre, testa di (censored)".
L'ariete iniziò a prendere appunti: doveva riferire a vari famigliari diverse cose. Poi disse:
"Io mi chiamo Saverio e vengo da Melegnano".
"Io invece mi chiamo Piergiorgio II e mi stanno sulle balle le capre".
"Sono un ariete, non una capra".
"Mi stai sul c.ulo lo stesso".
Il pavone si allontanò, ma accidentalmente mise la zampa in una tagliola.
"AAAArgh! Aiutami, Saverio!".
"Ti attacchi, mi hai rugato la minchia prima".
L'ariete se ne andò, mentre il pavone morì dissanguato.
Saverio continuò il suo giretto e approdò ad una fattoria.
"Che bella fattoria" pensò, ed entrò nella fattoria.
"Che ci fai nella mia fattoria?", esclamò un mulo di passaggio nel cortile.
"Scusami, non sapevo che era la tua fattoria questa fattoria. Bella fattoria comunque".
"Sì, è la mia fattoria, Saverio".
"Come conosci il mio nome?".
"Ho tirato ad indovinare".
"Che c.ulo".
"Sì".
"Eh".
Cinque minuti di silenzio, poi Saverio riprese il discorso.
"Proprio una bella fattoria".
"Ho capito, me l'hai già detto prima, non sono deficiente".
"Come ti chiami?".
"Roberto".
"Piacere".
"Tutto tuo".
Dieci minuti di silenzio. Poi Roberto disse:
"Mi fa male il dente".
"Fammi vedere, ho fatto il dentista per 20 anni a Melegnano", rispose entusiasta Saverio.
"Questa carie mi sta uccidendo".
"Apri la bocca e fammi vedere".
Roberto aprì la bocca, e Saverio, individuato il problema, disse:
"E' una carie".
"Grazie al c'azzo, te l'ho detto prima che era una carie".
"Ah già".
"Eh.".
"Comunque si può togliere".
"Come?".
"Lascia fare a me".
Saverio prese la rincorsa e con una testata gli buttò giù tutti i denti.
"Porca put (censored)!!! Che male!!", disse il mulo.
Ma poi...
"Non sento più dolore, il dolore è scomparso! Grazie!", disse sorridente Roberto mostrando gli unici 2 denti rimasti, per altro denti del giudizio totalmente inutili.
"Prego", rispose Saverio.
La morale: non mangiare mai la peperonata prima di andare a messa.
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