Risultati da 1 a 2 di 2
  1. #1
    Vento fresco L'avatar di Turboappennino
    Data Registrazione
    13/09/05
    Località
    Sofia_ lozenets 600m
    Età
    43
    Messaggi
    2,122
    Menzionato
    0 Post(s)

    Predefinito Chi eravamo??? Ho aperto il mio archivio ...Dal 1996--->

    05 GIUGNO 12.41 - Il 4 giugno 2001 è stato polverizzato il record minimo del mese: la temperatura è infatti scesa nella notte fino a toccare i +3.4°: merito del foehn, che, cessato l'effetto dovuto alla compressione dell'aria, ha mostrato l'effettiva natura dell'aria giunta da oltralpe. E' un evento che si ripete spesso, d'inverno e anche in primavera, quando al Foehn seguono spesso gelate dannose per l'agricoltura.
    Ecco un riassunto dei record nei mesi che vanno da aprile a settembre, negli ultimi sei anni.

    Aprile. Si segnalano un -3.0° il 18 aprile 1997, e soprattutto un -4.0° registrato il 14 aprile 1998, con neve fino a 400 mt nella giornata del 15. Nel 1999 si registrano -2.6° il 17 aprile e -2.9 il 18. Nel 2000 un -1.9° l'8 del mese. Nel 2001 una bella minima di -2.3° è registrata il giorno 15.

    Maggio: sono due gli episodi più eclatanti: il 10 maggio 1997, in seguito al Foehn, si toccano i +1.0° di minima; il giorno 8 nevicò fino a 1200 mt in modo abbondante. Il 2 maggio 1998 la minima tocca i +2.6°: anche qui la neve cadde abbondante fino ai 1000 mt.

    Giugno: il 23 giugno 1996 il Foehn porta la neve fino ai 1700 mt e fa scendere la temperatura fino a +5.0°. Anche nel 1998 il vent marin fa scendere la minima fino a +5.3° il giorno 13. Ma è pochi giorni fa che viene battuto ogni record: cessato il vento, nella notte del 4 giugno il termometro tocca i +3.4°.

    Luglio: si segnalano un notevole +6.0° del 9 luglio 1996, sempre in seguito al foehn,e un +7.1° registrato il 12 luglio 2000, in seguito al passaggio di un violento fronte freddo.

    Agosto: ad agosto sono da segnalare una minima di +8.0° il 29 agosto 1997, e un episodio più singolare il 12 agosto 1999: dopo la famosa eclisse di sole del giorno 11, il 12 giunge una perturbazione dalle caratteristiche autunnali: freddo e pioggia, la temperatura alle 14 del giorno 12 è di soli +14.4°. La neve cade fino a 2200-2300 mt, abbondante in quota, con circa 40 cm sul Gran Paradiso a 4000 mt, dove la temperatura il giorno 14 è di -8°. La minima del 13 agosto è di soli +9.1°.

    Ancora due chicche sugli estremi:
    La gelata più tardiva è stata il 22 aprile 2001, con una minima di -0.7°. Quella più precoce il 29 ottobre 1997, con una minima di ben -4.0°.
    Il giorno caldo più precoce si è avuto il 7 giugno 1996, con una massima di +30.0°. Quello più tardivo il 11 ottobre 1997


    di Roby4061(nel forum)


    L'INVERNO IN ITALIA
    di Andrea Baroni


    Da un'analisi della serie storica di dati 1946-1970, nel periodo invernale risulta evidente l'importanza dell'influenza mitigatrice del mare lungo tutte le coste e una diminuzione delle precipitazioni con il progredire della stagione. Le situazioni meteorologiche che si instaurano sulla nostra penisola sono invece determinate dalle diverse disposizioni che assumono l'anticiclone delle Azzorre e quello della Russia.


    La meteorologia, con l'avvento di potenti elaboratori elettronici, è entrata nel dominio della scienza da poco più di un trentennio, da quando cioè ha incominciato a valersi di procedimenti di calcolo esatto, come si usa normalmente nella Fisica, che ricava dalla esperienza precise leggi di necessita. Di pari passo è venuta sviluppandosi l'indagine statistica che, avvalendosi di metodi informatici, rende possibile, in tempi brevi, una catalogazione di tipi di tempo, desunti dal comportamento spaziale e temporale di alcuni parametri meteorologici, ottenendo in tal modo una visione statica degli andamenti climatici di una certa regione, riferiti a un ben delimitato periodo stagionale. Oltre a questa tecnica d'indagine ve ne è un'altra che rende possibile schematizzare, sia pure nelle grandi linee, gli andamenti climatici come diretta conseguenza delle vicende del tempo di ogni giorno. In altri termini, l'individuazione di alcuni schemi di circolazione atmosferica, relativi a una certa stagione su un ben precisato scacchiere geografico, consente di risalire ai fenomeni atmosferici che quegli schemi di circolazione instaurano, contribuendo così a dare del clima della regione e della stagione in esame una visione dinamica. In questo servizio, come del resto in quello riguardante l'autunno, pubblicato nel fascicolo di settembre dello scorso anno, abbiamo presso in esame i tre mesi della stagione invernale in Italia, avvalendoci sia del contributo della statistica, sia dei principali schemi di circolazione atmosferica del periodo invernale, in grado d'influenzare le vicende del tempo di tutti i giorni. Considerando che l'inverno in Italia risulta spesso anticipato di una quindicina di giorni rispetto alla data del solstizio (22 dicembre), nella scelta del trimestre di riferimento ci siamo avvalsi, in questa occasione, dei dati fissati dal calendario meteorologico (dicembre-febbraio). Il venticinquennio scelto per la individuazione delle medie statistiche è stato quello del periodo 1946-1970, con i dati riferiti ad un certo numero di stazioni meteorologiche della rete dell'Aeronautica Militare. L'esame della serie di istogrammi, relativi alle tre decadi di ciascun mese del trimestre invernale, ha permesso di delineare, sia pure nelle linee molto generali, il comportamento climatico di alcune tra le più importanti grandezze meteorologiche (vedi fig. 1).


    Temperature

    Gli istogrammi delle temperature nel loro insieme mettono in evidenza come caratteristica comune le basse temperature del mese di gennaio. E' interessante notare l'influenza mitigatrice del mare sul golfo ligure e su quello di Trieste, rilevabile dalla debole escursione termica e dagli alti valori delle temperature estreme di Genova e di Trieste, con minime nettamente superiori a zero gradi. Altro elemento di spicco, la notevole escursione termica di Bolzano, tipica del regime continentale. Trieste rispetto a Venezia presenta un minore divario tra le temperature massime e quelle minime, risultando protetta dalle montagne del Carso. Venezia rimane invece più influenzata dai venti freddi dell'Europa centro-orientale. L'istogramma della Pagella, localizza a 2129 metri di altitudine, si distingue dagli altri per le basse temperature, tutte al disotto dello zero gradi. La Valpadana palesa temperature invernali notturne di alcuni gradi sotto zero, specialmente durante la seconda decade di gennaio. Altro elemento d'interesse è rappresentato dalle temperature della fascia adriatica, più basse rispetto a quelle della fascia tirrenica a causa dell'influenza climatica della vicina penisola balcanica. Gli istogrammi del Mezzogiorno d'Italia indicano, ovviamente, temperature più miti, rispetto a quelle delle altre regioni del Nord e del Centro. Bisogna tuttavia tenera conto, ma questo non appare certo dagli istogrammi, che la Toscana meridionale, il Lazio e la Campania a causa della loro tormentata orografia si presentano spesso a clima variabile anche tra località contigue. Gli istogrammi delle temperature della Sicilia e della Calabria tirrenica palesano la grande mitezza dell'inverno mediterraneo, quelli della Sardegna indicano, come sola caratteristica comune a tutti i versanti dell'isola, l'a-zione mitigatrice del mare.


    Precipitazioni

    Gli istogrammi delle precipitazioni pongono in risalto, come caratteristica comune, la diminuzione dei quantitativi mensili di pioggia con il progredire della stagione, in modo particolare nel mese di febbraio sulle regioni centrali; quelli di Genova, Firenze e Grosseto indicano picchi ancora piuttosto alti, dopo i massimi registrati in novembre. Molto singolari risultano i notevoli quantitativi di pioggia a Genova e Trieste e quelli delle regioni adriatiche, dovuti sia all'insorgenza, per Genova, sia al transito, per Trieste, delle depressioni del golfo ligure. La maggiore piovosità sul settore occidentale della Sardegna è da attribuire alla presenza, anche nella prima fase dell'inverno, delle ancora attive depressioni del bacino occidentale del Mediterraneo. Per quanto riguarda la Sicilia e la Calabria tirrenica i massimi di pioggia, dopo l'autunno, sono ancora presenti a dicembre e a gennaio, per la maggior parte dovuti ai fenomeni di grande instabilità connessi al transito dei fronti freddi al seguito delle depressioni tirreniche.


    Il soleggiamento

    Dovendo in qualche modo tener conto dell'influenza della radiazione solare sull'Italia e dato il carattere divulgativo di questo servizio, senza entrare in un'analisi dei dati rilevati dai piranografi di alta precisione, abbiamo optato per una semplice rappresentazione del soleggiamento mediante la tracciatura, messe per mese del periodo invernale, di una famiglia di isohele (vedi fig. 2). Con l'avanzare della stagione le isohele mostrano il ritorno verso un maggior numero di ore di sole, pur mantenendosi pressoché inalterato lo schema della distribuzione del soleggiamento. Il minimo di ore di sole sulla Valpadana è da attribuire alla presenza delle nebbie. Un altro minimo lungo la zona appenninica è dovuto alla presenza dei sistemi nuvolosi connessi ai periodi di maltempo ed esaltati dagli effetti orografici. Tra le due fasce a più alta insolazione emerge quella tirrenica, con i consueti massimi sulle isole maggiori.


    L'aspetto dinamico dell'invernata media in Italia

    Ci sembra di poter affermare che nelle grandi linee in inverno l'andamento medio della pressione atmosferica a livello del mare presenta un'area di bassa pressione al centro del Tirreno che si alterna con due configurazioni anticicloniche. Per l'esattezza in certi casi con la estensione verso levante dell'anticiclone delle Azzorre e in altri, con il protendersi verso occidente dell'alta pressione della Russia. Queste due aree di alte pressioni, in un solo caso interagiscono tra loro e cioè quando le due estensioni di alta, quella atlantica delle Azzorre e quella dell'Europa orientale, si saldano tra loro fino a costituire una sola fascia anticicloni nel cuore dell'Europa (vedi Figi. 3-4-5-6). In simili circostanze (fig. 3) sul Mediterraneo centrale si sviluppa una vasta area depressionaria che conferisce un tipo di tempo incerto, influenzato da venti orientali o sudorientali che vanno a confluire sull'Italia con i venti di Nord-Est, tipici dell'anticiclone russo. Lo scorrimento dell'aria calda e umida del Mediterraneo al disopra dell'aria fredda di origine continentale dei Balcani provoca una nuvolosità stratificata con temperature al suolo piuttosto basse e foschie diffuse nelle valli. Le depressioni atlantiche non potendo entrare sull'Europa centrale, a causa della presenza del blocco anticicloni, si portano a latitudini settentrionali in moto, una dietro l'altra e a diversi stadi di sviluppo, dall'Atlantico alle Isole Britanniche e da queste verso il Mar Bianco e oltre, causando su quelle regioni tempo estremamente perturbato. Quando il collegamento tra i due anticicloni si rompe e ciascuno di essi si ritira verso il luogo di origine (fig. 4), l'Italia rimane esposta alle varie depressioni atlantiche in rotta, questa volta, verso Sud, con gravi conseguenze per l'andamento del tempo. In tali casi infatti l'Italia viene a trovarsi in una sorta di corridoio di basse pressioni tra due aree antici-cloniche, una a occidente e l'altra a oriente. In simili circostanze mentre l'alta pressione delle Azzorre alimenta il Mediterraneo occidentale di aria fredda umida e instabile, alta pressione della Russia ostacola la propagazione verso levante del corridoio di basse pressioni che affligge l'Italia. E' questa la peggiore delle situazioni meteorologiche che possa capitare al nostro paese, particolarmente in inverno, a causa del persistere, a volte per giorni, di tem-pomolto perturbato. Quando è l'alta pressione delle Azzorre ad affermarsi sull'Italia (fig. 5) i venti sono deboli occidentali, la nuvolosità è irregolare, debole e poco estesa. Le temperature invernali sono miti. Il tempo può definirsi generalmente buono, sebbene non del tutto soleggiato, come in situazioni del genere sarebbe in estate, e ciò a causa delle nebbie del semestre freddo (ottobre-marzo) sulla Valpadana, nelle valli del Centro e talvolta persino nelle zone pianeggianti del Mezzogiorno d'Italia. Se invece è l'estensione dell'anticiclone russo a raggiungere il bacino occidentale del Mediterraneo (fig. 6) i venti prevalenti sono orientati tra Est e Nord-Est e sull'Italia il tempo diviene bello, ma con temperature estremamente rigide, fino a raggiungere di notte parecchi gradi sotto zero. In questa circostanza però l'aria fredda continentale non agevolando le formazioni nebbiose rende la visibilita particolarmente buona.


    Le depressioni invernali

    Fra tutte le depressioni possibili in inverno, quelle del golfo ligure sono, come in autunno, le più frequenti e le più intense, ma la loro frequenza diminuisce sensibilmente in gennaio, fino a diventare sempre più rare in febbraio, un mese spesso caratterizzato invece alta pressione della Russia. Le depressioni del Golfo di Genova in questa stagione non influenzano quasi più il Nord d'Italia; tuttavia se per caso si trovano a transitare verso levante possono causare sulle regioni dell'Alto Adriatico condizioni di bora. A questo proposito c'è da osservare, per inciso, che il fenomeno della bora in inverno è più frequente di quanto si possa immaginare. Basta infatti che si rinforzi un'alta pressione a Nord delle Alpi e nel contempo sia presente una depressione sull'alto Adriatico perché la bora scenda impetuosa, a raffiche molto violente su Trieste e in forma più attenuata sul Veneto e talvolta perfino sulle coste del medio Adriatico. Fra le depressioni invernali, quelle sottovento alle Alpi, note come depressioni del golfo di Genova, nel loro movimento verso levante o verso Sud-Est apportano estesa nuvolosità e precipitazioni, spesso nevose, anche se meno abbondanti e meno frequenti di quelle del periodo autunnale. In questa stagione le depressioni, di qualsiasi natura possano essere, raramente investono la Valpadana, ma quando accade convogliano aria calda e umida sullo strato di aria fredda che ristagna sulla Padana, producendo intensa nuvolosità e precipitazioni estese e persistenti, spesso anche nevose. In inverno, in modo particolare in dicembre, se tutto si svolge nella norma possono comparire anche depressioni cosiddette mediterranee, vale a dire depressioni che si sviluppano accidentalmente lungo la linea frontale che separa l'aria fredda proveniente dal Nord Atlantico o dal Nord Europa dall'aria calda presente sul Mediterraneo.


    Conclusioni

    Tenendo conto sia dei risultati offerti dal contributo della statistica, sia dello stimolo impresso al clima dalla dinamica delle situazioni meteorologiche più comuni durante il trimestre invernale, ci sembra di poter affermare per sommi capi quanto segue: a) sulle Alpi, in inverno, pur prevalendo situazioni anticicloniche non mancano brevi periodi di declino delle alte pressioni. In questi casi il tempo diviene perturbato da intensa nuvolosità, da copiose piogge, nevicate e da venti anche forti. Gli effetti che una qualsiasi situazione di tempo perturbato può instaurare sulla chiostra alpina si diversificano, però, su versanti opposti, in considerazione anche delle differenti altitudini del sistema montuoso. Sulla regione alpina i massimi di pioggia si verificano nel semestre caldo (marzo - agosto), il contrario di quanto avviene invece nel Mezzogiorno d'Italia, dove i massimi di pioggia si notano invece durante il semestre freddo (settembre-febbraio). Sulle Alpi d'inverno è frequente il foehn, un vento settentrionale che scendendo verso le valli italiane determina ampi rasserenamenti e un sensibile aumento delle temperature a causa della compressione adiabatica dell'aria. b) Sulla Valpadana il trimestre invernale si distingue in modo particolare per la presenza delle nebbie, un fenomeno dovuto al ristagno dell'aria fredda e umida nei bassi strati, a contatto del suolo spesso intriso d'acqua. il fenomeno si manifesta sin dal tardo autunno, con nebbie per la massima parte dovute al raffreddamento radiativo del suolo per dispersione del calore verso l'alto. Un altro tipo di nebbia molto comune nel semestre freddo in Valpadana si manifesta quando una stratificazione nuvolosa sormonta un preesistente strato di nebbia al suolo. In questo caso la stratificazione nuvolosa perde calore per dispersione verso lo spazio e il conseguente raffreddamento si propaga verso il suolo per rimescolamento. Lo strato nuvoloso cresce così di spessore andando verso terra, fino a saldarsi col preesistente strato di nebbia. Tale nebbia, molto restia a dissolversi prende il nome di nebbia da rimescolamento. c) L'inverno sulla Liguria e sulla Toscana settentrionale, due zone climatiche abbastanza omogenee, può presentarsi contemporaneamente con situazioni meteorologiche ad andamento opposto: anticiclone o di bel tempo in una e depressionarie o di tempo perturbato nell'altra. d) La Toscana meridionale invece, il Lazio e la Campania costituiscono nel loro insieme una regione climatica dove una complessa orografia determina contemporaneamente una grande variabilità di clima da zona a zona: clima marittimo lungo le coste, clima collinare o di montagna sui rilievi al disopra dei 500 metri, clima temperato lungo le valli del Tevere e del Volturno. Le piogge benché elevate non superano mai quelle del tardo autunno. e)La Sardegna trovandosi al centro del bacino occidentale del Mediterraneo è nello stesso tempo una regione o particolarmente colpita dalle situazioni depressionarie del Mediterraneo, o privilegiata al massimo dalle situazioni anticicloniche, sia di matrice atlantica, sia di matrice subtropicale. Ciò che non appare dagli istogrammi della Sardegna, che del clima danno soltanto una visione puramente statica, è il diverso comportamento climatico sugli opposti versanti dell'isola, dovuto alla interazione tra i rilievi montuosi e ai vari sistemi di vento che la interessano e instaurati dalla evoluzione delle varie situazioni meteorologiche del bacino occidentale del Mediterraneo. f) Le depressioni cosiddette mediterranee arrecano tempo perturbato soprattutto sulla Sicilia, sulle regioni meridionali della nostra penisola e marginalmente sulle regioni centrali, arrecandovi intensa nuvolosità e abbondanti precipitazioni, specialmente lungo i versanti sopravvento dell'Appennino meridionale, nonché sui monti Nebrodi e sui Peloritani in Sicilia. g)In conseguenza dell'insediamento sul Mediterraneo dei tre principali fattori della circolazione atmosferica invernale i venti dominanti assumono di volta in volta la componente di moto che le varie configurazioni bariche determinano nel corso della loro evoluzione: l'anticiclone atlantico arreca sull'Italia venti occidentali, quello russo venti orientali. Con il prevalere delle depressioni del Tirreno il regime dei venti nella fase di sviluppo e in quella di maturati diviene prevalentemente meridionale, da scirocco (Sud-Est) o da libeccio (Sud-Ovest). Entrambi i sistemi di vento instaurano estesa nuvolosità e piogge che l'orografia accentua lungo i versanti esposti. Le temperature minime aumentano di alcuni gradi anche al disopra della norma. Le piogge rimangono stazionarie o diminuiscono, a seconda del grado di nuvolosità. Con i venti settentrionali (Nord-Est o Nord-Ovest), che subentrano poi nella fase risolutiva delle depressioni, la nuvolosità si dirada e le temperature scendono di alcuni gradi nei valori minimi, le massime si mantengono invece al disotto della norma fino a quando non cessano i freddi venti del Nord. In seguito alle ampie schiarite che caratterizzano la fase risolutiva delle depressioni le temperature massime invece possono anche aumentare di qualche grado.



    AER - novembre '96, a cura del Servizio Meteorologico Regionale dell'Emilia Romagna.




    L'ultima nevicata a La Spezia

    Dopo il 7 febbraio 1991 la neve non si è più fatta vedere ed ogni inverno che passa la speranza di una sua visita si spegne sempre di più. Negli ultimi trent'anni è comparsa solo altre due volte: 18 febbraio 1968 e dal 7 al 12 gennaio 1985. E poi c'è chi si lamenta se non la vede per un anno. E io cosa dovrei dire?


    22 FEBBRAIO 21.10 - L'altro giorno, mentre stavo riordinando vecchie carte e quaderni di scuola, mi sono venute tra le mani alcune fotografie riguardanti l'ultima nevicata alla Spezia. Sarebbe stato molto meglio non averle mai trovate, vista la rabbia e la delusione provata in quell'istante.

    Da qualche anno a questa parte, infatti, specie dal dicembre 1996, mi sono del tutto rassegnato a vedere la Dama Bianca, fino al punto che tutte quelle poche volte che le previsioni parlano di nevicate anche in pianura sulla Riviera di Levante, io finisco sempre per non crederci. La prova tangibile è proprio quella del dicembre 96 appena citato, l'anno del mitico Burian. In breve il tempo in quei giorni.

    25 DICEMBRE: min 6, max 11, sereno, in serata irrompre forte la tramontana, fino al giono 30.
    26/12: min 2, max 5, sereno
    27/12: min -2, max 0, sereno
    28/12: min -6, max 0, sereno
    29/12: min -7, max -1, sereno
    30/12: min -6, max 2, nuvoloso
    31/12: min -5, max 3, coperto. Nel tardo pomeriggio, con temperatura di +1, comincia a piovere e a mezzanotte il termometro sale a +4 nonostante la pioggia. Immaginatevi la delusione.

    Ma torniamo al 1991 (scusatemi se ho divagato un po', ma dovevo farvi capire da cosa deriva il mio scetticismo).
    Ecco come trascorsero in realtà quelle giornate di inizio febbraio alle Grazie, il paese in cui abito.


    DOMENICA 3 - "...esco da casa verso le 13:30, sotto un cielo grigio e con una costante ventilazione da NE. Aspetto sul molo mio padre per andare insieme a vedere una partita di calcio al campo sportivo. Per ingannare l'attesa, fisso il mare e le barche. All'improvviso, nell'oscurità dell'acqua che fa da sfondo alla mia visuale, intercetto un puntino bianco: alzo lo sguardo al cielo e non noto nulla. Penso subito ad un'allucinazione. E invece eccone un secondo, un terzo, un quarto. Sono fiocchi talmente piccoli che non si capisce nemmeno dove vadano a posarsi.

    Nel frattempo esce mio padre e ci avviamo al campo sportivo, ma i fiocchetti ormai non cadono più. Comincia la partita, ma invece di guardare i giocatori, fisso in continuazione il cielo, gli alberi, le colline ed i giacconi neri degli spettatori, nella speranza di vedere qualche altro fiocco. Il desiderio si realizza poco dopo: scaglie di ghiaccio simili a squame cominciano a cadere dal cielo ed io, come potrete immaginare, non capisco più niente.

    Lascio la partita e mi avvio verso casa sotto il nevischio che si ferma sul giaccone, ma che muta poi in pioggia. In serata tutto si placa, anche se il cielo rimane nuvoloso. Ricordo che questo breve episodio nevoso fu segnalato anche dal Dott. Caroselli nella sua trasmissione "Che tempo fa". Queste le sue testuali parole: "...nel pomeriggio qualche debole nevicata tra la Liguria e l'Alta Toscana...".

    Il giorno dopo, lunedì 4, il cielo si presenta ancora nuvoloso ed in serata si alza violenta la tramontana. La temperatura diminuisce, ma non so di preciso a quali valori siamo arrivati. Stesso copione nei giorni 5 e 6: il cielo è stato sempre tra il grigio ed il bianco, con un vento costante da NE che tagliava il viso. Ed ecco arrivare il mitico giorno.

    GIOVEDI' 7 FEBBRAIO
    Mi alzai in fretta e furia per vedere le previsioni ad Unomattina. C'era di turno il Col. Giancarlo Bonelli quella mattina e, proprio nel momento in cui accesi la televisione, stava per far vedere le temperature minime della notte. Rimasi colpito dai -4 °C di Genova. Quando passò al quadro della previsione, vidi il Nord Italia costellato di fiocchi ed in Liguria l'asterisco era affiancato anche da una goccia d'acqua.

    Il Col. Bonelli affermò che in riviera la neve si sarebbe trasformata in pioggia durante la giornata. Feci colazione controvoglia, quella mattina, un po' perchè le previsioni non erano come speravo, un po' perchè nel cielo si facevano strada ampie schiarite.
    Sono uscito da casa prima del solito: volevo fare un giro di perlustrazione ai giardini pubblici per vedere se la vasca dei pesci rossi era ghiacciata. Arrivato sul posto, notai una lastra di ghiaccio spessa almeno un centimetro e l'effetto galaverna sugli arbusti provocata dagli spruzzi della fontana portati dal vento gelido.

    La temperatura era ideale per una nevicata, ma stava sorgendo il sole. Entro a scuola alle 8 ed a sudovest sorge oltre al sole anche la speranza: cumuli sparsi guadagnano velocemente tutto il cielo e tempo mezzora esso assume un colore grigiastro, poi bianco caliginoso. Il vento si era parzialmente calmato, anche se la tramontana continuava a piegare le cime degli alberi con una certa costanza. Poi d'improvviso la quiete: tutto è immobile come se si dovesse aspettare qualcosa o qualcuno. L'atmosfera è veramente surreale.

    Sono le 8:45 ed il valzer dei fiocchi ha inizio. La visibilità si riduce ad un centinaio di metri, il vento torna a soffiare ad intermittenza facendo volteggiare i fiocchi e facendoli depositare specie sulle zone esposte alla gelida tramontana. Tutta la mattina continua così, passata alle finestre ad ammirare la candida neve, mentre le spiegazioni dei professori sono solo parole al vento. Prendono anche provvedimenti, minacciano note e compiti di punizione se non la finiamo di stare con il naso appiccicato al vetro, ma nessuno sta ad ascoltare.

    Alle ore 11 dovrebbe esserci l'ora di Italiano ma la professoressa, per il timore di rimanere bloccata per strada con l'automobile, decide di ritornare a casa senza fare lezione.
    Pensiamo di uscire con qualche ora d'anticipo, invece veniamo accorpati ad un'altra classe che sta seguendo per modo di dire una lezione di Educazione Tecnica. Anche qui minacce di note e tavole di disegno per punizione, ma nessuno ascolta. Il professore allora interviene drasticamente e fa chiudere tutte le tende dell'aula dicendo con tono sicuro che la neve non averebbe attaccato. (E come no! C'erano gia 6/7 cm sul fondo stradale!).

    Al suono della campanella c'era mia madre ad aspettarmi fuori dalla scuola, con tanto di berretto, sciarpa ed ombrello. Arrivai a casa in tutta fretta e non riuscii ad ammirare la Dama Bianca come avrei voluto. Pranzai velocemente perchè avevo il rientro pomeridiano: due ore di Educazione Artistica ed una di Matematica sarebbero passate in fretta. E poi era l'unico modo per vedere la neve, visto che mia madre non mi avrebbe fatto uscire se fossi rimasto a casa. Alle cinque sono di nuovo fuori e la neve, dal mattino, continua a cadere senza sosta.

    Ormai tutto il paese e ovattato e candido, assumendo anche le sembianze di un fiordo norvegese vista l'orografia del territorio. Anche sulle strade il manto nevoso è intatto, solo qualche impronta di scarpe sui marciapiedi: le mie scarpe! Verso sera la nevicata si attenua ed i fiocchi diventano sempre più radi fino a cessare. La sera è la volta del Dott. Caroselli che parla delle nevicate che hanno interessato il Nord Italia. Nel mostrare il quadro delle massime si sofferma in modo particolare su Genova e sui suoi -4 °C rimasti una costante per tutto il giorno.

    Ma le previsioni per l'indomani danno purtroppo temperature in aumento e cielo nuvoloso, ma senza precipitazioni. Il giorno dopo mi alzo verso le 6, giusto il tempo di ammirare gli ultimi fiocchi sotto il lampione, poi un lungo arrivederci. La neve si scioglie nell'arco di 24 ore ed il giorno dopo, sabato 9, quei pochi mucchi che rimangono sono cancellati del tutto dalla pioggia. Arriva lo scirocco e con lui la certezza che la Dama Bianca sarà per molto tempo solo un piacevole ricordo.
    FEBBRAIO 1991 - FEBBRAIO 2001 : LA LUNGA ATTESA CONTINUA...




    di Andrea Corigliano



    Maltempo in Toscana (a Cura di Giovanni Mazzoni)
    Lucca, 20/11/2000

    Ragazzi, come mi aspettavo, la situazione è precipitata rapidamente, a Lucca!

    Secondo la mia modesta opinione basata sull'esperienza del clima locale, si è trattato di un flusso umido e caldo dall'Atlantico, che si è scontrato nella mia zona con una massa di aria più fredda affluita nei due giorni precedenti

    L'aria calda è stata ovviamente costretta a salire sopra l'aria più fredda, condensandosi e provocando le precipitazioni continue ed insistenti tipiche di un "fronte caldo"; tuttavia fondamentale, in questo caso, è stata la debolezza dei venti da SW che hanno fatto stazionare la massa d'aria umida sopra la bassa Lucchesia! ciò ha provocato l'insistenza dei fenomeni sempre sulla stessa zona.

    NON ci sono stati fenomeni temporaleschi, si è trattato proprio di precipitazioni da "stau" sopra i primi rilievi della Lucchesia e del Pistoiese (anche quest'ultima provincia è stata molto colpita). Allora, ieri sera, esattamente alle ore 22,30, sono cominciate queste precipitazioni. Stamani alle 04,30, dopo varie ore di pioggia ininterrotta, i mm misurati erano già 77,0, come già vi avevo segnalato stamani. Come prevedevo, il viaggio verso Pontedera è stato allucinante, causa anche la scarsa visibilità notturna; numerosi gli "acquaplaning" che ho dovuto fare lungo la strada. A Pontedera, tuttavia, è cessata la pioggia verso le 7 del mattino. Alle 14, uscito dal lavoro, pioveva molto piano, quindi non mi sarei aspettato quello che avrei trovato successivamente! Questa è una foto dello scolmatore dell'Arno che passa accanto alla Piaggio: è stata la prima sopresa, in quanto non lo avevo mai visto così pieno, ( e ci passo tutti i giorni dal 1994!)


    Tuttavia l'Arno non era in grossa piena; infatti, l'apertura dello scolmatore ne aveva abbassato notevolmente il livello. Proseguo il viaggio, ed è obbligatoria una foto ad alcuni campi allagati presso Bientina: si tratta di vecchi "paduli" prosciugati, che spesso si allagano in caso di forti precipitazioni:
    Ma, addentrandomi lungo la strada che passa sotto al Monte Serra, mi sono trovato sotto la pioggia battente, sempre più forte. Innumerevoli i "fontanili", torrentelli che sbucavano dai lati della strada, scorrendo sull'asfalto, e portando con sé sassi e terra.
    Una frana era stata appena sgombrata (per fortuna), e sono potuto così "passare" Questo è lo stato di un torrentello che scorre giù dal Monte Serra verso la Piana Lucchese!!!


    ebbene, a casa mia sono caduti, in tutto, 147,2 mm di pioggia tra le 22.30 di ieri e le 20.00 di stasera! Segnalate "punte" di 180 mm in alcune zone della Piana (presumibilmente in Val Freddana). Pausa delle precipitazioni solo temporanea, in quanto adesso (sono le 21,30), sta di nuovo piovendo con intensità! Aggiungo che le piogge di Novembre (finora è sempre piovuto tutti i giorni dal 30 di Ottobre), hanno raggiunto il quantitativo di
    412,2 mm (la media secolare è di 164,4 mm).
    Qualcosa di simile era successa il 25 novembre 1990, quando caddero ben 178 mm di pioggia, ma tale nubifragio non venne certo dopo 22 giorni di pioggia consecutivi! Oltre alla frana a Vinchiana, con i 5 morti, ho notizie di straripamento del fiume Freddana, e di straripamenti in Val di Nievole e nel Pesciatino (Pistoiese).



    Continua....


    Citazione Originariamente Scritto da Mad Visualizza Messaggio
    Io ve lo dico: la nuova Serie 1 sembra il risultato di una violenza sessuale. Nello specifico, sembra che una Serie 5 GT abbia abusato di una Polo.

  2. #2
    Vento fresco L'avatar di Turboappennino
    Data Registrazione
    13/09/05
    Località
    Sofia_ lozenets 600m
    Età
    43
    Messaggi
    2,122
    Menzionato
    0 Post(s)

    Predefinito Re: Chi eravamo??? Ho aperto il mio archivio ...Dal 1996--->

    Un dettagliato e interessantissimo lavoro di Francesco Albonetti

    DOSSIER: neve e freddo fuori stagione negli ultimi 1000 anni

    Mesi di aprile in bianca divisa invernale, gelate a maggio, bufere di neve all'inizio dell'estate. Solo leggende tramandate da popolazioni affamate o episodi estremi di un clima certamente diverso dall'attuale?


    15 APRILE 10.02 - Non c'è una risposta unica e perentoria. Sicuramente, gli eccessi climatici abbondano anche negli archivi storici e scientifici più seri. Anzi, spesso versano un po' di sale su aride e noiose tabelle.
    Le nevicate fuori luogo e fuori stagione diventano sempre più rare man mano che ci si avvicina ai nostri giorni. Ma le stranezze climatiche proiettate verso il freddo (quelle che stuzzicano maggiormente gli appassionati) non mancano neppure in tempi molto recenti.

    In quale periodo dell'anno la neve e il gran freddo possono essere considerati "effetti speciali"? Per due terzi dell'Italia sempre, verrebbe da rispondere. Io però in questa carrellata di eventi che ho voluto proporvi, cari amici del Forum, sono partito dalla seconda metà di marzo, privilegiando le località di pianura e collina, per finire ai primi di novembre. In alcuni casi sono salito di quota, se il fenomeno mi sembrava particolarmente rilevante. Premetto subito che la parte finale è sicuramente carente: ho avuto più facilità a trovare precedenti fra la primavera e l'estate che non fra l'estate e l'autunno.

    MARZO.
    Un piccolo strappo alla regola per fare contenti i romani. Mi riferisco alle copiose nevicate che colpirono la capitale il 10 marzo 1789 (l'anno della rivoluzione francese in Europa è stato uno dei più freddi a memoria d'uomo) e l'11 marzo del 1925. Più di recente, fiocchi su Roma di una certa consistenza caddero il 18 marzo del 1985, mentre il giorno prima, ma di due anni dopo, a imbiancarsi decisamente furono la Toscana e l'Umbria, da Firenze a Pistoia, da Siena a Perugia.

    Tralascio i numerosi episodi al nord, passando al 29 marzo 1977. Un'improvvisa sciabolata di aria polare riportò l'inverno che sembrava ormai sepolto. La neve cadde a Torino, Bolzano, Trieste, Bologna e persino Rimini, dove, appena qualche giorno prima, si era toccata la punta calda record di 26,6°. Oltre un secolo prima, Roma fu protagonista di altre due nevicate improvvise e abbondanti: quelle del 29 marzo 1807 e 1813. La stessa situazione si è ripetuta il 31 marzo del 1904. Una vera abbuffata per la capitale!

    APRILE.
    Ennesima nevicata sul Colosseo, questa volta il 6 aprile del 1864. Nella stessa data, nel 1929, in Ancona "pestavano" ancora neve, non fosse bastata quella caduta durante il terribile inverno precedente. Qualche anno fa, nel 1994, ai primi di aprile i toscani dovettero togliere i cappotti già riposti in naftalina dopo il bellissimo marzo. Sull'Appennino e sulle colline dei Medici la neve tornò a cadere il 3, 5, 8, 9 e 10 aprile.

    Ancora più invernale fu però l'aprile del 1973, con meno 3° a Firenze a metà mese, neve a Bologna il 20 e nevischio a Roma il 21. Qualche anno dopo, nel 1977, gli annali statistici riportano ripetute nevicate nella prima decade di aprile a quote relativamente basse: 2 volte a Volterra (Pisa), 2 a Frontone (Pesaro) e ben 5 a Campobasso.

    Ma per il capoluogo del Molise, abituato alla neve primaverile, la nevicata record fu quella del 15 aprile di sei anni fa, la vigilia di Pasqua del '95: in un botta sola 50 centimetri!
    I ritorni di freddo per la metà di aprile sono davvero ricorrenti. Antiche memorie ci parlano di abbondanti nevicate a Parma il 14 aprile del 1269 e di un'altra nevicata a Milano lo stesso giorno del 1874. Anche l'ultima parte di aprile, se ha voglia di farlo, non scherza con il freddo. Il 24 aprile del 1855 a Modena fu ricordato per una tardiva nevicata.

    La Dama bianca fece la sua apparizione anche nel freddo aprile 1980. Ventuno anni fa la bora sconvolse Trieste il giorno 20, con nevischio e 4° di massima. Nello stesso giorno, ironia della sorte, ad Aosta il favonio faceva impennare i termometri fino a 20°. Il 21 il fronte d'irruzione d'aria fredda raggiunse il centro-sud, imbiancando Perugia e tutte le colline toscane, laziali e marchigiane.
    Molto simili a questo furono gli eventi del 18 aprile 1991 e del 21-22 aprile 1997, dopo una gelata a metà mese che devastò le colture su molte regioni.

    MAGGIO
    Le cronache del 5 maggio 1888 si soffermano sulle brinate e la neve in collina che cadde nel Modenese. Ma è del 6 maggio 1967 il record italiano del freddo in questo mese: - 22,4° a Pian Rosà, quota 3.500 sotto il Cervino. Valori certamente più contenuti, ma non male per località di pianura, si registrarono 10 anni prima: il 7 maggio 1957 a Milano si toccarono i meno 0,8°, Firenze si fermò a +1°.

    Sembra precisa la cronaca dell'8 marzo 1740 (ancora "piccola era glaciale") a Catanzaro, investita da una tempesta di "gragnola", mentre sulle montagne intorno cadeva molta neve. Restando in Calabria, la montagnosa regione del Sud venne imbiancata quasi fino al mare da un'abbondante e storica nevicata il 12 maggio del 1755. Nel 18° secolo le stagioni estive erano così brevi e fresche che in molti anni il grano non riusciva a maturare.

    Il 21 maggio del 1894 toccò all'Appennino tosco-emiliano imbiancarsi in modo insolito. Testimonianze di nevicate improvvise a quote basse fra la fine di maggio e l'inizio di giugno, ci arrivano anche attraverso la memoria di eroiche tappe del giro d'Italia: senza andare sui tornanti dello Stelvio, ricordiamo corridori sofferenti e semi-congelati mentre attraversano gli Appennini nel 1980 e 1984.

    GIUGNO
    La prima parte di giugno è un fioccare di aneddoti raggelanti. Il 1 giugno del 1793 Padova si svegliò coperta di neve e il freddo proseguì per altri quattro giorni. La neve scese il primo del mese anche a Bologna, nel 1491, raggiungendo "un piede di altezza" (non chiedetemi a quanto corrispondeva). In quell'anno incredibile, tre giorni dopo, toccò a Ferrara ammantarsi di bianco.

    Si esce dalla piccola glaciazione, ma troviamo ancora due solenni nevicate sull'Appennino emiliano, il 3 e 9 giugno 1884. Molto più recente è il record del freddo a Bolzano: l'8 giugno del 1957 il capoluogo altoatesino sprofondò a - 2,7°. Il 20 giugno del 1826 toccò all'Appennino toscano e alla Sila imbiancarsi in modo inusitato.
    Abetone imbiancato all'inizio dell'estate anche pochi anni fa: il 23 giugno del 1995. Un giorno che mi è rimasto impresso, perché a Prato si passò dai 30° del giorno prima a una massima di 14°, con una bufera di tramontana e 49 millimetri di pioggia.

    LUGLIO E AGOSTO.
    Milano scese fino a 6° il primo luglio del 1953. L'anno successivo, il 9 luglio, ebbe il suo bravo record anche la stazione di Pian Rosà: - 13°. Non male, anche se siamo sotto il Cervino. Nei secoli di ghiaccio, la Lunigiana finì sotto la neve il 10 luglio 1756. Particolare fu l'improvvisa ondata di freddo che colpì l'Italia nel luglio del 1970.

    Fra il 16 e il 19 un'abbondante nevicata sorprese i vacanzieri sulle Dolomiti, fino a valle. Bolzano scese fino a 6°, ma anche Firenze battè il suo record di freddo estivo con appena 8° di minima. Il 18 luglio di quell'anno la tramontana sibilò fra i faraglioni di Capri, raggiungendo i 150 chilometri all'ora.

    Ed ecco l'evento che tanto ha fatto discutere: la nevicata del 5 agosto a Roma nell'anno 352. Una solenne cantonata presa da popolazioni ignoranti? Una comoda leggenda costruita ad hoc dai patrizi romani chissà per quali fini politici? Le cronache narrano che la neve cadde sul colle Esquilino. Quel secolo viene comunque descritto come particolarmente freddo.

    Era invece sicuramente grandine, ma tanta da imbiancare di ghiaccio alto fino a 30 centimetri strade e campi, quella che caddè l'anno scorso a Prato proprio il 5 agosto. Vento fortissimo e 64 millimetri di pioggia fecero il resto, mentre il termometro scendeva fino a 11°. Una giornata infausta per i vigili del fuoco, ridotti nell'organico per le ferie estive, e sgradite sorprese per molti ignari pratesi: al loro rientro dalle vacanze trovarono case semi-allagate e giardini devastati.

    L'AUTUNNO.
    Su settembre e ottobre, purtroppo, ho trovato solo scarne notizie e tutte recenti. Alcune fine estati degli anni '70 scoraggiarono davvero le ferie tardive. Basti citare il 1972, 1976 e 1977. Ma non si parla di neve o ghiaccio a quote basse. Dati interessanti invece sull'ottobre "super" del 1974, forse il più freddo del secolo appena trascorso su scala nazionale.

    A differenza di molti ottobri, le temperature non scesero bruscamente a fine mese, ma si mantennero di 5-6° sotto le medie fin dall'inizio. Numerose località riportano più d'una nevicata, a partire dai 500 metri di quota. Due esempi: Volterra in Toscana e Frontone in provincia di Pesaro. Il record toscano spetta al passo della Porretta (900 mt sull'Appennino pistoiese) con 6 giorni di neve. Nelle Marche la neve è scesa almeno per un giorno anche a Mercatello sul Metauro (429 mt), Camerino e Cingoli (630 mt).

    La Dama bianca quel mese fece la sua apparizione anche in Sardegna (Arzana e Desulo), risparmiando soltanto il nord-ovest. Significativi i 20 giorni di neve al Passo del Brennero mentre, almeno questa volta, Pian Rosà restò a bocca asciutta.

    Il nord-ovest si è rifatto nel 1979, quando Torino s'imbiancò prematuramente il 27 ottobre. Quello stesso giorno, nevischio anche a Genova, con 5° di massima. Due anni dopo fu la volta di Bolzano e di tutto il Trentino.

    Novembre per il nord è un mese quasi invernale, per cui le nevicate non fanno clamore. In Toscana, i primi fiocchi della stagione in pianura si sono visti il 4 novembre del 1980. Fu però più freddo l'inizio di novembre dell'anno successivo, con - 6° a Firenze e abbondanti nevicate sulle colline dell'Abruzzo e della Puglia.




    ESTATE: PRELUDIO DI UN INVERNO INTERESSANTE
    vostok roma 26-08-01 11:29


    Bene ragazzi, meteofili e amanti della neve e del freddo. Io rilevo temperature, pressione, pioggia e umidita' nel mio quartiere dal 92 e devo assolutamente farvi notare alcune cose:
    1. la temperatura estiva e' strettamente correlata a quella invernale, faccio degli esempi...l'anno scorso si e' avuto un agosto abbastanza caldo dal 15 in poi con punte anche di 35 gradi...durante l'autunno ci sono state due o tre ondate di scirocco e l'inverno e' stato davvero mite con tre sole volte sotto lo zero.
    due anni fa l'estate ebbe punte di 33 gradi e l'inverno fu piu' rigido con una percentuale di ondate di caldo (libeccio e scirocco) simile, si raggiunsero i -3 gradi a fine gennaio, il che' e' un record per la citta' di roma (almeno nel mio quartiere)
    2. ora le temperature che sto registrando da anni a questa parte sono sempre piu' basse di anno in anno (parlo di medie ovviamente, ma che hanno anche delle ripercussioni sulle punte di minime),ad esempio anni fa se si toccavano gli zero gradi era un evento, mentre gia' da due o tre va almeno una volta sotto lo zero con relativa tranquillita'
    3. le temperature di quest'estate sono particolarmente basse: e' gia' il secondo anno di fila che a Giugno non si toccano i 30 gradi mentre prima era prassi, a Luglio non si boccheggia piu' nel mio quartiere (almeno fino al 20 circa) perche' si hanno minime di 16/18 e massime tra 26/28, ma vi ricordo che l'anno scorso all'inizio del mese registrai 12.5/23.2 come record minima/massima e quest'anno ho avuto 25 di massima al 20 il che' e' davvero un record
    4. le temperature massime del mio quartiere, Aurelio, sono sempre piu' basse di quelle del resto della citta' (amici meteofili), ad esempio due anni fa a fine Gennaio ebbi 1 grado di massima, mentre tutti gli altri avevano dai 3 in su'...
    5. insomma, mi pare di capire una cosa: visto che in questo Giugno 30 gradi non ne ho visti, a Luglio si e' stati piu' freschi del solito e ad agosto si fatica a raggiungere i 31, in questo momento 25.9 gradi e ieri massima di 29.4 gradi, credo proprio che senza l'influenza massiccia di ondate di aria calda con lo scirocco, la temperatura si trovera' a inizio autunno in una posizione piu' bassa per incominciare la sua naturale discesa e tocchera' cosi' punte abbastanza interessanti, anche riguardo alle medie...

    Queste sono le mie osservazione da meteofilo, ma credo siano abbastanza corrette, percio' gufiamo allo scirocco malefico e aspettiamoci la neve tranquillamente...

    che ne pensate?

    ciao raga'!




    Climatologia e fenomeni della stagione invernale
    a cura di Marco Pifferetti


    Climatologia delle precipitazioni nevose sulla pianura Padano Veneta


    In questo lavoro viene trattata la climatologia delle precipitazioni nevose in Valpadana con particolare riferimento al territorio di Reggio Emilia. vengono comprese alcune considerazioni su aspetti previsionali del fenomeno.

    PREFAZIONE

    La neve è un fenomeno particolarmente importante per le zone montuose, dove oltre una certa altezza, rappresenta il tipo di precipitazione prevalente, sulle pianure delle zone temperate, invece, è un fenomeno più marginale, limitato ai mesi più freddi e con distribuzione piuttosto irregolare sia nel tempo che nello spazio. Questo studio vuole mettere in rilievo alcuni aspetti dei fenomeni nevosi, della loro previsione e della loro distribuzione sulla Valpadana anche perchè le nevicate, pur rivestendo grande importanza per l'equilibrio delle falde idriche, per l'agricoltura per i trasporti e per molte altre attività, sono spesso valutate dalle pubblicazioni specializzate, come " equivalente in pioggia ", dato certamente importante ma non del tutto esauriente. Risulta spesso difficile, sulla base di questo dato ufficiale, sapere quanto veramente sia nevicato il tal giorno sulla tal zona, a meno di non poter effettuare misurazioni dirette, anche per le difficoltà derivanti dal cattivo funzionamento dei pluviografi in presenza di temperature molto basse, dall'irregolarità del manto nevoso e dalla corrispondenza tra mm di pioggia e cm di neve che varia a seconda della temperatura e della qualità della neve stessa; talvolta quindi gli unici dati disponibili al pubblico sono quelli pubblicati dai quotidiani, con tutte le imperfezioni che comportano e i dubbi che suscitano negli osservatori più attenti. Col presente studio si vogliono integrare i dati ufficiali del Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici con quelli forniti dalle pubblicazioni specializzate e con le osservazioni direttamente effettuate nella zona di Reggio Emilia dal 1968 al 1992.


    LA NEVE

    La neve rappresenta la più importante forma di precipitazione solida, la sua formazione è legata alla sublimazione del vapore acqueo in cristalli di ghiaccio o alla solidificazione delle gocce d'acqua in un ambiente con temperature sufficientemente basse. I cristalli di neve nascono generalmente dalle nubi stratificate a temperature comprese tra ?20 e ?40 °C; dapprima si formano piccoli cristalli sui nuclei costituiti da impurità presenti in atmosfera. L'aria della nube, soprassatura, condensa sui cristalli aumentandone le dimensioni, mentre le gocce d'acqua della nube evaporano, cercando di ristabilire l'equilibrio e costituiscono una fonte continua di vapore per l'ulteriore crescita dei cristalli di ghiaccio. Le forme dei cristalli, molto varie, dipendono dalla temperatura e dal grado di saturazione della nube, la forma prevalente è quella a sei punte, legata alle temperature più elevate, e quella a prisma, legata alle temperature più basse. Spesso la neve non raggiunge il suolo sotto forma di cristalli singoli, ma in fiocchi composti che si formano quando i cristalli, scendendo e attraversando strati di aria via via più caldi, diventano umidi, collidono e ricongelano insieme, ciò avviene intorno a 0°C, mentre a temperature inferiori i cristalli sono troppo asciutti. Tra 0°C e +2°C i fiocchi possono assumere grandi dimensioni, ma basta un ulteriore piccolo aumento di temperatura per trasformare la neve in pioggia. Nelle zone temperate le nevicate più abbondanti avvengono con temperature comprese tra ?4°C e 0°C infatti il freddo eccessivo, agisce come elemento inibitore facendo abbassare la capacità igrometrica dell'aria e determinando condizioni di stabilità poco favorevoli alle precipitazioni. Ciò è vero soprattutto sulle zone montane dove le nevicate si verificano di norma dopo giorni di freddo intenso quando sopraggiunge aria umida che mitiga la temperatura portandola verso gli 0 °C ; sono le cosiddette " nevi da raddolcimento". Nelle zone di pianura o costiere, invece, spesso le nevicate più abbondanti sono accompagnate da irruzione di aria fredda " nevi da invasione polare " quindi da un sensibile abbassamento della temperatura. Il detto "è troppo freddo perchè nevichi", trova quindi un certo riscontro nella realtà ma non costituisce una regola, soprattutto nelle zone di pianura. In alcuni casi, quando è granulosa e cade con velocità elevata, la neve può raggiungere il suolo anche con temperature fino a +6°C. La neve che cade con temperature superiori allo 0°C, è bagnata e tende a sciogliersi al contatto col suolo, è però molto pesante e compatta e se la precipitazione è molto intensa, si accumula e può provocare la caduta di rami, cavi elettrici ecc. La neve che cade a 0°C, è molto soffice e si accumula su alberi, recinti e tetti conferendo un particolare aspetto al paesaggio. La nave che cade a temperature inferiori a 0°C è molto asciutta e meno incline ad aderire alle sporgenze.


    I RECORD DELLA NEVE

    I più grandi quantitativi di neve cadono ovviamente sulle grandi catene montuose, riportiamo a titolo di curiosità, alcuni dati significativi: sulle Alpi Occidentali la nevosità media supera i 600 cm, nel Nord America il primato spetta al monte Rainer nella Catena delle Cascate, dove cadono mediamente 1.044 cm di neve all'anno e dove nell'inverno '71?'72 ne caddero addirittura 3.100 cm ; a Tamarak sulla Sierra Nevada californiana, a 2.438 m , caddero nell'inverno 1906?1907, 2.445 cm di neve. Spetta alla California anche il record della singola nevicata: sul monte Shasta, nella Catena delle Cascate, dal 13 al 19 febbraio 1979, caddero ben 480 cm di neve.


    LA PREVISIONE DELLA NEVE

    Il fatto che le più intense nevicate avvengano con temperature prossime a 0 °C , rende molto difficile la previsione della neve. Un lieve cambiamento della temperatura può rappresentare la differenza tra un'intensa nevicata e un'abbondante pioggia. Una delle maggiori difficoltà si ha quando la temperatura dell'aria al suolo , davanti ad un fronte caldo avanzante, è intorno allo zero. In tal caso è difficile prevedere se pioverà, nevicherà, o cadrà pioggia mista a neve; sarà anche difficile dire se la precipitazione inizierà come neve per proseguire come pioggia, o se accadrà il contrario. In genere il processo di formazione della neve fa raffreddare lo spazio sottostante la nube, facendo abbassare di quota lo zero termico : in pratica la precipitazione può iniziare come pioggia ad una temperatura di +3/+4 °C, ma via via che la pioggia evapora nell'aria satura sottostante la nube, raffredda l'aria stessa così che la precipitazione può raggiungere il suolo sotto forma di neve o pioggia mista a neve. Viceversa può capitare che l' aria in quota sia, o diventi, troppo calda per consentire la formazione della neve, allora può piovere anche se al suolo le temperature sono "da neve". In sintesi si può affermare che è meno probabile la pioggia mista a neve che la pioggia o la neve da sole, la neve è più probabile quando lo zero termico si trova entro i primi 300 m dal suolo e la temperatura al suolo è inferiore a +1/+2 °C, se la temperatura è inferiore a 0 °C, la neve è quasi certa.


    PARAMETRI RELATIVI ALLE PRECIPITAZIONI NEVOSE

    NEVOSITA' MEDIA

    Si ottiene sommando anno per anno tutti gli eventi nevosi e dividendo per il numero di anni di osservazione.Il periodo deve essere piuttosto lungo per avere una attendibilità scientifica. La misura dell'altezza della neve deve essere eseguito su suolo orizzontale ricoperto di cotico erboso ad almeno 10 m da edifici ,alberi, muri e strade.E' buona norma effettuare almeno 3 misurazioni e farne la media aritmetica.


    NUMERO DI GIORNI CON PRECIPITAZIONI NEVOSE

    Rappresenta la frequenza delle nevicate, considerando come giorno nevoso quello in cui sia caduto almeno 1 cm di neve(o 1 pollice, paesi di tradizione anglosassone).


    DURATA DEL MANTO NEVOSO

    Rappresenta il numero di giorni in cui il suolo rimane coperto di neve, si può' distinguere una "durata totale" e una "durata del più' lungo periodo di innevamento".


    COEFFICENTE NIVOMETRICO

    E' il rapporto percentuale tra precipitazioni solide e precipitazioni totali in un anno, non riveste particolare importanza per la valle padana dove i valori sono assai bassi.


    INTENSITA'

    L'intensita' di precipitazione, o velocita' di accumulo si misura in cm /h (o in mm/h per la neve ridotta in acqua). I valori tipici variano da 0,5 per una precipitazione debole a 2,5 per una precipitazione intensa, una nevicata di media intensità ha un valore intorno all'unita'.


    DISTRIBUZIONE DELLE PRECIPITAZIONI NEVOSE IN VALPADANA

    Osservando la carta della precipitazione nevosa media annua si nota come il fenomeno sia piu' rilevante sul settore occidentale, dove il clima e' piu' spiccatamente continentale e l'orografia favorisce maggiormente il ristagno di aria fredda al suolo, anche quando in quota affluisce aria umida apportatrice di precipitazioni. Il settore orientale risulta invece meno nevoso, sia per influenza mitigatrice dell'Adriatico, sia per la maggior esposizione ai venti caldi di scirocco. Su tutta la regione risulta significativa la maggior nevosita' delle zone pedemontane rispetto a quelle piu' distanti dai rilievi, le catene montuose, infatti trattengono le masse d'aria fredda sui versanti esposti al vento e intensificano cosi'l'effetto di sollevamento dei fronti (singolare il massimo relativo tra i Monti Berici e i Colli Euganei nonostante la modesta altezza di questi rilievi, fig 1 e 3). Anche la carta dei giorni con neve, pur relativa ad un diverso periodo di osservazione, conferma le tendenze descritte presentando un massimo superiore a sei giorni sulle zone pedemontane del Piemonte e dell'Emilia e un minimo inferiore a due giorni sulla costa veneta (fig 4). Come termine di confronto ricordiamo che, limitatamente alle zone di pianura, si hanno 4?5 giorni di neve in Bretagna, 25? 30 sulla media valle del Reno, 50 in Polonia e 70 tra Mosca e Pietroburgo;la nevosita' e' comunque elevata su tutto il territorio dell'ex U.R.S.S. Negli U.S.A. si hanno meno di 5 gg con neve, sulla costa pacifica e sugli stati meridionali, da 10 a 20 sulle grandi pianure centro settentrionali, e oltre 20 sui grandi laghi e sulla costa atlantica settentrionale.


    LA DURATA DEL MANTO NEVOSO

    Questo parametro dipende, oltre che dalla nevosità media, anche dal regime termico, quindi dalla frequenza e persistenza delle nebbie che ostacolano il soleggiamento e dall'influenza dei mari e dei grandi bacini lacustri. Sulla pianura padana i valori minimi, inferiori a 10 gg/anno si riscontrano lungo la costa adriatica, su gran parte della pianura veneta e a sud del lago di Garda; i valori massimi, superiori a 25 gg si verificano lungo una fascia, che dal Piemonte si estende fino alle zone pedemontane dell'Emilia (fig 7). Come termine di paragone possiamo dire che in Europa il manto nevoso dura mediamente 20 gg in Alsazia e Lorena, 50?60 gg sul bassopiano germanico, 70 gg su buona parte della Polonia e 90 gg in Transilvania; rilevanti infine i valori che si registrano su tutto il territorio dell'ex Unione Sovietica.


    DISTRIBUZIONE NEL TEMPO

    La distribuzione temporale della neve sulla pianura padano?veneta risulta molto irregolare, di fatto si alternano anni in cui la neve è abbondante e altri in cui compie solo fugaci apparizioni in alcune zone (fig 8). A Milano Brera, ad esempio, dove la nevosità media annua è di circa 35 cm, negli inverni dal 72/73 al 74/75 e dal 87/88 all' 88/89 non cadde un solo cm di neve. Anche nel secolo scorso l'andamento era assai irregolare , a Reggio Emilia nel periodo 1879?1888, si andò da un minimo di 0 ad un massimo di 135 cm. E' quindi evidente che per avere dati significativi sulla nevosità media annua della Valpadana occorre considerare periodi di osservazione piuttosto lunghi in quanto il dato risulta dalla media di valori molto diversi. Quanto detto vale anche per la distribuzione mensile: su un periodo sufficientemente lungo, si nota come gennaio sia il mese più nevoso ( fig 9) ma su periodi brevi i dati possono essere molto diversi come è facile constatare dalle tabelle relative alla stazione di Reggio Emilia. Scendendo ancora più in dettaglio ed analizzando sempre per la medesima località, la distribuzione per decadi su un periodo di 15 anni, i risultati sono abbastanza sorprendenti, infatti sono presenti diversi massimi e minimi relativi (fig 10).


    SITUAZIONI METEOROLOGICHE FAVOREVOLI ALLE PRECIPITAZIONI NEVOSE SULLA PADANIA

    Sul settore centro?occidentale si verificano nevicate di rilievo quando aria calda e umida, sospinta da una depressione sui mari a ovest dell'Italia, affluisce sopra un cuscino di aria fredda, precedentemente affluita, e rimasta intrappolata dal sistema orografico; sono le cosiddette nevicate da raddolcimento che segnano il passaggio tra il dominio dell'anticiclone freddo e le correnti cicloniche atlantiche; in queste condizioni le massime precipitazioni nevose si verificano sulle zone pedemontane del Piemonte e della Lombardia, mentre sull'Emilia e sul Triveneto è frequente la pioggia anche se la temperatura al suolo è prossima allo zero in quanto il cuscino di aria fredda è qui meno spesso e la elevata temperatura in quota non consente la formazione di neve: può capitare infatti che nevichi sulla valpadana occidentale mentre piove sull'appenninino Tosco?Emiliano fino ad alta quota. Sul settore centro?orientale le nevicate sono legate di preferenza agli afflussi di masse di aria fredda da al suolo o in quota. Le nevicate più abbondanti si manifestano con circolazioni depressionarie posizionate sulle regioni centrali che, nel contempo fanno affluire aria calda e umida in quota e aria fredda al suolo (fig 11). In queste condizioni i rilievi appenninici, perpendicolari al vento, determinano un sollevamento dinamico molto marcato, determinando nevicate più abbondanti via via che ci si avvicina all'Appennino; ciò spiega la maggiore nevosità del pedemonte emiliano romagnolo rispetto rispetto alla bassa pianura. Non è raro che in tali condizioni la Valpadana occidentale, meno esposta ai venti di NE, abbia temperature molto più elevate e si trovi sotto la pioggia o senza precipitazioni. Nella realtà le situazioni meteorologiche tipiche descritte presentano moltissime varianti e spesso evolvono l'una nell'altra a seconda degli spostamenti dei centri d'azione ciclonici e anticiclonici.


    PREVISIONE DELLA NEVE SULLA VALPADANA

    La previsione dei fenomeni nevosi è particolarmente difficile su una regione, come quella padana, circondata da potenti barriere orografiche, esposta all'influenza di masse d'aria assai diverse, e soggetta nella stagione invernale a frequenti inversioni termiche. L'inversione termica determina spesso temperature al suolo inferiori a 2°C, senza che le precipitazioni siano nevose, infatti negli strati superiori l'aria più calda può determinare la fusione della neve prima che raggiunga il suolo, può accadere quindi che piova con temperature molto prossime allo 0°C o addirittura negative ( pioggia soprafusa); se lo strato d'aria con temperatura è sufficientemente spesso, la pioggia ricongela dando luogo a gragnuola. L'arco alpino rappresenta una grossa incognita soprattutto quando le perturbazioni frontali provengono dai quadranti settentrionali. esso può costituire una barriera invalicabile per le nubi, che sono costrette ad aggirare l'ostacolo ed allora su gran parte della valpadana si hanno venti di caduta con forte rialzo termico e cielo sereno, se però la perturbazione è più intensa o se si forma una depressione sottovento, il tempo peggiora rapidamente, per l'irruzione di aria fredda da NE e può nevicare anche intensamente sulla pianura padana. Questo tipo di situazione provoca spesso clamorosi errori di previsione anche da parte degli enti più autorevoli. Gli afflussi di aria artica portano abbassamenti di temperatura improvvisi e difficilmente quantificabili, con nevicate anche nella primavera, quando ormai le temperature sono così elevate da far ritenere il fenomeno improbabile.


    ANALISI DI ALCUNI PERIODI PARTICOLARMENTE NEVOSI SULLA VALLE PADANA

    5-17 GENNAIO 1985

    Evoluzione del tempo

    Il mese fu caratterizzato da intense nevicate su tutta la penisola, con temperature estremamente basse, paragonabili solo a quelle dei "famosi" inverni del 1929 e del 1956. Sulla Valpadana il periodo piu' nevoso andò 5 al 17 con ben tre invasioni di aria artica il 5 l'8 e il 14. La prima irruzione porto' nevicate soprattutto sul ferrarese e un forte abbassamento della temperatura. L'irruzione dell'8 formo' una profonda depressione centrata sull'Italia centro ? meridionale, creando le condizioni ideali per le nevicate sulla Valpadana centro ? orientale. L'irruzione del 14 interesso' il Mediterraneo occidentale, raggiungendo il Nord Africa e formando una profonda e vasta depressione con venti sciroccali sull'Italia che durarono fino al 17 e portarono estese nevicate su tutto il territorio padano e un graduale rialzo termico.


    Fenomeni

    Nel periodo le massime precipitazioni si verificarono sulle zone prealpine tra Lombardia e Piemonte e sulla fascia pedemontana emiliana, dove il manto nevoso raggiunse i 70 ?80 cm,altrove la distribuzione fu piu' irregolare con valori che oscillano tra i 50 cm del Polesine, della Romagna e del pedemonte veneto e i 10 cm del litorale veneto e friulano. La neve fu abbondante anche in altre zone di pianura e di fondovalle:Trento 150 cm, Genova 20, Roma 15. Le temperature del periodo furono tra le piu' basse del secolo: tra il 6 e il 13 si superarono abbondantemente i ?20 nella bassa pianura emiliana, si toccarono i ?18 a Verona e i ?17 a Rimini. Sull' Emilia il manto nevoso rimase compatto fino al 18 febbraio e tracce di neve rimasero fino ai primi di marzo, nonostante l'assenza di nuove precipitazioni nevose di rilievo.


    7-17 FEBBRAIO 1986

    Evoluzione del tempo

    Tra il 7 e l'8 un corpo d'aria fredda in quota interessò le regioni centro?orientali, il 9 una depressione proveniente dalla Spagna, si sposto' verso l'Italia centrale determinando una confluenza di aria fredda da NE e di aria calda da S, che durò fino al 12. Il 13 si stabilì un campo anticiclonico con massimo sulla Scandinavia, ma già il 14 una depressione atlantica entrò sul Mediterraneo attivando correnti meridionali e spostando il suo centro sul meridione il giorno 15. Il 17 una nuova depressione dall' Atlantico si spostò sulla Francia attivando intense correnti meridionali su tutta l'Italia.

    Fenomeni

    Il periodo fu caratterizzato da frequenti nevicate soprattutto su Emilia Romagna e Marche; a Reggio E. dove si ebbero nevicate nei giorni 6,7,8,9,10,15,e 17, si ebbe un massimo di spessore del manto nevoso di 40 cm. L' inverno 85?86, con consistenti nevicate anche in gennaio e marzo , è stato il piu' nevoso , nella zona di Reggio E. degli ultimi decenni con un totale di 142 cm di neve sulla zona pedecollinare.


    10-15 GENNAIO 1987

    Evoluzione del tempo

    Il giorno 10 sul Mediterraneo occidentale si verificò una confluenza tra aria fredda proveniente da NE e aria umida atlantica, si formò una profonda depressione che si mosse lentamente dal golfo ligure alle regioni meridionali, il 13 si formò una nuova depressione vasta e profonda, che spostò il suo centro dal Golfo del Leone al Mar Ligure attivando correnti meridionali fino al 15, prima di attenuarsi sul posto.

    Fenomeni

    Risultò interessata dalle nevicate tutta la Valpadana, l'altezza massima del manto nevoso oscillò dai 60 cm di Torino, ai 50 della media pianura emiliana, ai 30 di Udine e Bergamo.


    6-7 FEBBRAIO 1991

    Evoluzione del tempo

    Il giorno 6 un corpo di aria artica si spostò in quota dall'Austria verso la Romagna e successivamente si formò una depressione al suolo, sulle regioni centrali con confluenza di aria fredda da NE e aria calda dai quadranti meridionali, il 7 una perturbazione atlantica fece affluire nuova aria calda e umida in quota mentre al suolo non era ancora esaurito l'afflusso freddo.

    Fenomeni

    Nevicò intensamente sulla Valpadana centro?orientale e in particolare in Romagna, con 60?70 cm di neve nel riminese, 40 a Cesena, 38 a Reggio E. , 30 a Bologna e 20 a Ferrara. Per Rimini fu la più abbondante nevicata da quella storica del 1929. Il giorno 7 sull'Emilia Romagna si registrarono temperature oscillanti tra i ?12 della costa e i ?20 della bassa emiliana.


    ANALISI DI UN FENOMENO NEVOSO NELLA PRIMAVERA AVANZATA ( 17-18 APRILE 1991 )

    Evoluzione del tempo

    Verso la metà del mese su molte zone della Valpadana le temperature massime superavano i 20 °C ma il 17 l'anticiclone atlantico, disteso dalle latitudini artiche fino al Nord Africa e una depressione sull'Europa orientale, determinarono la discesa da N di un vigoroso fronte freddo, che dopo aver portato intenso maltempo su molte zone dell'Europa centro settentrionale, con neve e grandine, scavalcò l'arco alpino formando una depressione sul Mar Ligure il giorno 18, determinando un intenso afflusso di aria fredda da NE sull'Italia settentrionale e richiamando aria calda e umida da SE lungo l'Adriatico.


    Fenomeni

    Tra il 17 e il 18 su molte zone della Valpadana la temperatura scese di oltre 20 °C in poche ore, si manifestarono piogge abbondanti, temporali, nevicate e forti venti da NE, che raggiunsero localmente i 140 Km/h, nei successivi giorni su molte zone le temperature minime scesero al di sotto dello zero, rilevanti furono i danni alle colture. Le nevicate in pianura interessarono principalmente le zone pedemontane dell'Emilia Romagna, dove il manto nevoso variò da pochi cm della costa a 20?30 delle zone collinari e pedecollinari più interne.


    BIBLIOGRAFIA

    AAVV Il libro del tempo e del clima
    Pinna Climatologia
    Ministero Lavori Pubblici Carta della precipitazione nevosa media in Italia dal 1921 al 1960
    Regione Veneto Manuale delle valanghe
    Giuliacci Climatologia fisica e dinamica della Valpadana
    Ufficio Idrografico Genio Civile Istruzioni per la misura delle precipitazioni meteoriche

    Queste sono solo alcune pillole, di un archivio che conta migliaia di files

    Citazione Originariamente Scritto da Mad Visualizza Messaggio
    Io ve lo dico: la nuova Serie 1 sembra il risultato di una violenza sessuale. Nello specifico, sembra che una Serie 5 GT abbia abusato di una Polo.

Segnalibri

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •